INSIEME PER…
Un piccolo viaggio alla scoperta (in chiave educativa)
del Consiglio Comunale dei Ragazzi
(Franco Santamaria)
Travesio, 7 marzo 2014
IL PUNTO DI VISTA DA CUI MI PONGO:
quello sociopedagogico

Propone uno sguardo positivo sulle giovani generazioni e ne
promuove l’esercizio concreto dei diritti

Guarda all’educazione come a un diritto dei bambini e dei ragazzi
e a una responsabilità sociale (adulti e comunità locale)

Ritiene la strategia delle alleanze (lavorare insieme)un elemento
imprescindibile dell’impegno a favore delle giovani generazioni
OCCUPARSI DI LORO
(e non solo preoccuparsi)
 Bambini e ragazzi sono cittadini a tutti gli effetti e hanno diritto che
gli adulti e le istituzioni……
 I diritti sono sanciti da documenti internazionali e da leggi statali
 Diritto all’istruzione, alla salute, al tempo libero, all’educazione, al
divertimento, alla partecipazione……
 Sono portatori di capacità e non solo di problemi
 Sono un investimento
 I percorsi di crescita dono diventati molto più complessi rispetto al
passato (e di conseguenza i ruoli adulti
 Le azioni (le politiche) per/con l’infanzia e l’adolescenza sono una
grande e affascinante impresa sociale, culturale, politica
RIPARTIAMO DA LORO!
dai mutamenti intervenuti nei percorsi di crescita….
 Impoverimenti (il gioco libero, le trasgressioni, il gruppo)
 Potenzialità (curiosità, i nuovi media, i processi di apprendimento)
 Domande (esigenze, attese, problemi, paure, sogni……)
…e da un non-mutamento
 La relazione
ALCUNE “DOMANDE”
Cosa cercano i bambini e i ragazzi?
 Relazioni significative con i coetanei e con gli adulti (essere ascoltati)
 Esperienze concrete, coinvolgenti, di gruppo
 Svolgere ruoli attivi in tutti gli ambiti di vita, partecipare
effettivamente e sentirsi utili (anche nell’orto)
 Gioco, divertimento, movimento (anche come sfogo di energie psicofisiche)
 Adulti autorevoli, autoritari, responsabili, fiduciosi
Nota - Sono molto esigenti (cercano adulti competenti, rigorosi e non amici o
compiacenti).
Per favore, fate gli adulti……!
LA SITUAZIONE
(a livello nazionale)
Sostanziale, grave, permanente assenza da parte dello
Stato (Non è un Paese per bambini e per ragazzi, Una
congiura contro i giovani?), a parte la legge 285 del 1997
La cura delle giovani generazioni è di fatto affidata alle
risorse e al senso di responsabilità del territorio, delle
comunità locali
Necessita, di conseguenza, rivedere le strategie di lavoro
UN PAESE SINE CURA
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Un quadro normativo lacunoso,
la mancanza di un sistema organico di protezione dei minori,
le gravi sperequazioni da regione a regione,
il piano di azione nazionale per l’infanzia e l’adolescenza privo di
finanziamenti adeguati (cfr. legge di sostenibilità 2013-2014 e 2014-2015,
l’ insufficiente sostegno alla genitorialità,
la mancanza di un sistema di formazione e aggiornamento
obbligatorio per tutti gli operatori che lavorano con e per i bambini
e gli adolescenti,
le perduranti discriminazioni normative o di trattamento
la mancanza di una normativa generale sul diritto all’ascolto e alla
partecipazione……
(Estratto del documento inviato all’Italia dal Comitato ONU – 2012)
IL CCR
Un’esperienza con elevate potenzialità e……
 E’ un’interessante modalità di partecipazione dei ragazzi alla vita
della collettività sociale in cui vivono, permettendogli di contribuire
alle scelte e alle decisioni dalle quali finora sono stati esclusi.
 Tramite il Consiglio viene offerta ai ragazzi la possibilità di
confrontarsi, di gestire la conflittualità nella ricerca di soluzioni che
non soddisfino le esigenze dei singoli ma quelle di tutta la
collettività di cui si è parte. Così facendo si rende effettiva la pratica
della partecipazione attraverso l’espressione delle proprie idee,
delle proprie esigenze e dei propri desideri, nell’esercizio
consapevole dei propri diritti.
 E’ un’esperienza educativa (con tutto ciò che ne consegue)
……altamente complessa
Molteplicità soggetti in gioco:
bambini, ragazzi, genitori, figure
professionali, istituzioni pubbliche (Comune, Scuola), realtà di privato sociale……
Pluralità aspetti quali:
finalità, strategie, modalità di lavoro, modello
organizzativo, posizionamento nella rete degli attori che si occupano di giovani
generazioni, potere decisionale…
Varietà ambiti di intervento: tutti quelli legati alla vita dei bambini e
dei ragazzi (art. 12 Convenzione)
Caleidoscopio di significati sul piano educativo
Raccordo stretto con le “domande” e i diritti dei ragazzi
PERCHE’ PROMUOVERE IL CCR?
 Perché permette ai ragazzi di imparare a essere cittadini
attivi attraverso esperienze concrete di cittadinanza (forme di
partecipazione permanente delle ragazze e dei ragazzi alla vita della comunità locale)
 Perché va costruito nel tempo come un laboratorio
educativo (ludico-apprenditivo sia per i ragazzi che per gli adulti), un luogo
di ricerca, soprattutto rispetto ai temi cruciali della
partecipazione alla vita sociale e dei processi di
apprendimento
 Perché va rilanciato l’interesse verso la partecipazione
sociale e la partecipazione effettiva (si presenta come compito
sociale e educativo particolarmente complesso poiché non è possibile cambiare,
chiedendo solo ai ragazzi di cambiare)
IL TEMA DELLA PARTECIPAZIONE
 Il CCR rappresenta un’opportunità importante di
partecipazione (purché costruita con intento educativo)
 E’ un diritto dei ragazzi sancito da documenti
internazionali e da leggi nazionali (gli uni e le altre largamente
disattese)
 E’ un’esperienza educativa
(sviluppo di conoscenze, di consapevolezza,
di pensiero critico)
 E’ un processo, un cammino lungo e paziente
continuo monitoraggio)
 Cfr. la scala della partecipazione di Hart
(che richiede un
I documenti
 La Convenzione sui diritti dei bambini e dei ragazzi dell’89,
in particolare agli artt. 12, 13, 14 e 15. La Convenzione
dichiara i diritti-doveri dei bambini alla partecipazione e il
dovere degli adulti di predisporre condizioni e strumenti
per rendere esigibile tale diritto.
• La Carta europea della partecipazione dei giovani alla vita
comunale e regionale.
Partecipazione e quotidianità
 Una famiglia
che si organizza e relaziona democraticamente, coinvolgendo
tutti i suoi membri con pari dignità, pur nel rispetto dei diversi gradi di
responsabilità
 Una scuola
che pone realmente al centro i bambini e i ragazzi, riconoscendo
loro un legittimo ruolo nella costruzione delle regole di vita, dell’offerta didattica e
formativa, dei processi di valutazione;
 Un Comune
che riconosce i bambini come risorsa e li coinvolge nella
definizione delle priorità, progettando spazi, tempi, opportunità anche per i suoi
cittadini più giovani;
 Un allenatore, un prete, un operatore che si proponga
Sono solo alcuni esempi di come una comunità possa essere
realmente educativa e agire in modo partecipativo per
insegnare ai minori di età il corretto protagonismo, che è
esercizio dei diritti finalizzato non alla pretesa di
affermazione dei propri interessi, ma al vivere
democratico, alla corresponsabilità, al bene comune
“CONDIZIONI” PER UN EFFICACE
FUNZIONAMENTO DEL CCR
 Essere riconosciuto, tutelato, accudito da parte delle
istituzioni pubbliche (Comune e Scuola innanzitutto), nonché da
parte degli altri attori territoriali e dai genitori
 Disporre di gradi di libertà più ampi rispetto ad altre
situazioni strutturate, in funzione di percorsi di
sperimentazione
 Costruire un solido legame con la Scuola
 Poter restituire gli “apprendimenti” in un dialogo
permanente con la quotidianità
 Essere parte di una rete di opportunità educative per
l’infanzia e l’adolescenza (scuole, associazioni, strada ecc.),
superando sovrapposizioni, duplicazioni, concorrenze
 Essere sostenuto da un elevato investimento formativo sul
piano psicopedagogico con gli adulti direttamente
responsabili del CCR
 Essere parte di un disegno complessivo e organico di
politiche per l’infanzia e l’adolescenza, che mettano al
centro:
- le giovani generazioni
- la responsabilità educativa degli adulti
- le comunità locali
IL CCR COME LUOGO EDUCATIVO
E’ luogo di relazioni significative
(coetanei, adulti, istituzioni,
comunità locale)
E’ possibilità di gioco, di divertimento (di leggerezza)
E’ ambito esperienziale in cui si privilegia il linguaggio
delle cose concrete
E’ laboratorio dell’educazione alla partecipazione e
dell’educazione alla cittadinanza
E’ opportunità di apprendimento (dall’esperienza)
E’ luogo di sperimentazione
“sbagliare”)
(è legittimata la possibilità di
I RISCHI CHE CORRE IL CCR
(che gli adulti fanno correre al CCR……)
Il CCR “scimmia”: imita pedissequamente il CC degli adulti
(procedure e meccanismi di funzionamento, tagliare nastri ecc.)
Il CCR “strumento”: viene esibito, strumentalizzandolo, come
prova provata dell’attenzione data alle giovani generazioni e al loro
desiderio di protagonismo
Il CCR “giochino”: viene considerato un passatempo innocuo, non
pericoloso
Il CCR “riserva indiana”: è il luogo deputato alle esperienze di
partecipazione, i cui risultati sono ininfluenti rispetto alle modalità
praticate negli altri contesti frequentati dai ragazzi
 Il CCR “ring”: è la logica della contrapposizione tra adulti e minori,
come se rivendicassero interessi opposti; è la logica dell’adulto che
teme la ribellione alla sua autorità e la messa in discussione del suo
ruolo di guida (ciò innesca resistenza da parte della società, spaventata dal
troppo “potere” che potrebbero avere i ragazzi se
partecipare)
messi nelle condizioni di
 Il CCR “inganno”: i ragazzi vengono eccessivamente responsabilizzati e chiamati ad assumersi compiti per i quali non sono ancora
adeguatamente preparati (così sperimentando solo la propria inadeguatezza,
rischiando di rimanere schiacciati dall’insostenibilità della situazione o delle sue
conseguenze)
 Il CCR “concorrenza”: esso è percepito dagli altri attori territoriali
come un pericoloso concorrente rispetto alle altre attività, cosa che
può avvenire anche fra CCR diversi; l’esito è un ostacolarsi
reciprocamente, invece di costruire una proficua collaborazione (e
chi ci rimette sono, come al solito, i ragazzi)
ADULTI CHE ACCOMPAGNANO
EDUCATIVAMENTE IL CCR
 Sono presenti
 Sono esperti di relazioni, appassionati di bambini e di ragazzi (non
mestieranti!)
 Si mettono a fianco (non si sostituiscono a loro) e sanno ascoltare
 Esprimono fiducia nei confronti dei ragazzi, creando le condizioni
utili affinché maturino autonomia e senso di responsabilità (sono
apprendimenti!)




Esprimono fermezza (non rigidità ingiustificata)
Orientano nelle scelte (non scelgono al posto loro)
Facilitano la costruzione di un pensiero critico, autonomo
Usano il linguaggio dell’ironia, della leggerezza
PER FAR CRESCERE UN RAGAZZO
CI VUOLE UN VILLAGGIO
I fanciulli gridando
su la piazzola in frotta,
e qua e là saltando
fanno un lieto rumore.
(Da “Il sabato del villaggio” di G. Leopardi)
UN VILLAGGIO CHE EDUCA…..
Sappiamo che, in campo educativo, oggi non c’è
spazio per navigatori solitari
Mettersi insieme, collaborare a diversi livelli è
una strategia indispensabile, non accessoria
Il CCR non può rappresentare una realtà isolata
dal contesto (pena la sua insignificanza)
(ANCHE) ATTRAVERSO
L’ESPERIENZA DELCCR
Ricostruire percorsi educativi sulla base di una
comune responsabilità educativa
Ricostruire senso di comunità a partire da tale
comune responsabilità (patti fra adulti) nei
confronti delle giovani generazioni
Ridefinire insieme (nel rispetto e nella
valorizzazione dei diversi ruoli) le politiche per
l’infanzia e l’adolescenza
IL RUOLO DEL COMUNE
Prendere sul serio i bambini e i ragazzi, le loro
esigenze e i loro diritti e, di conseguenza, il CCR
Definire in modo partecipato le linee guida delle
politiche per l’infanzia e l’adolescenza (di cui il CCR
è parte)
Sostenere il CCR come esperienza innovativa e
importante e supportare l’impegno degli adulti
Rafforzare la rete delle opportunità educative,
anche attraverso forme di coordinamento
Promuovere patti educativi
IL RUOLO DELLA SCUOLA
Prendere sul serio i bambini e i ragazzi, le loro esigenze
e i loro diritti e, di conseguenza, il CCR
Costruire raccordi efficaci con il “laboratorio” CCR, così
che tutti i ragazzi della Scuola si sentano partecipi
Individuare momenti di riflessione sul piano degli
“apprendimenti” (sia fra i ragazzi che fra gli adulti) a
partire dalle esperienze che il CCR realizza
Predisporre momenti di formazione integrata fra le
diverse figure adulte che si occupano operativamente del
CCR
IL RUOLO DEL PRIVATO SOCIALE
Prendere sul serio i bambini e i ragazzi, le loro
esigenze e i loro diritti e, di conseguenza, il CCR
Predisporre momenti di formazione integrata fra
le diverse figure adulte che si occupano
operativamente del CCR
Supportare, facilitare lo scambio fra CCR e
comunità locale
IL RUOLO DEI GENITORI
Prendere sul serio i bambini e i ragazzi, le loro
esigenze e i loro diritti e, di conseguenza, il CCR
Accompagnare e sostenere i ragazzi (tutti)
rispetto alle esperienze di partecipazione e di
inserimento sociale
Chiedere alle istituzioni di essere informati, di
poter riflettere insieme fra genitori, fra adulti
Discutere in casa, con i propri figli, di questa
esperienza
Crescere nella dimensione di genitorialità sociale
IL RUOLO DEI RAGAZZI (TUTTI!)
Divertirsi
Imparare cose interessanti, coinvolgenti
Imparare insieme
Crescere come persone e come cittadini
IL RUOLO DEL CCR
Essere un luogo generatore
BUON CCR
A TUTTI!
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