Fratelli d’Italia
Una lezione sull’Inno nazionale italiano
Testo di Goffredo Mameli (1827-1849)
Quando compose l’inno, nel 1847, Mameli aveva venti anni
Siamo nel Risorgimento, il periodo in cui l'Italia lotta per
ottenere l’unificazione e la liberazione dallo straniero
Goffredo Mameli partecipa con entusiasmo al Risorgimento.
Nel 1849 a Roma, dove è nata la Repubblica Romana, combatte al fianco di Garibaldi
contro i francesi e, ferito ad una gamba, muore per la cancrena, all'età di 22 anni.
Musica di Michele Novaro (1818-1885)
Convinto liberale, Novaro musicò decine di canti patriottici ed
organizzò spettacoli per la raccolta di fondi destinati alle
imprese garibaldine.
L’autore lo intitolò
Canto nazionale
L’autografo dell’Inno italiano
Parafrasi
Fratelli d'Italia,
L'Italia s'è desta,
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Fratelli d’Italia, l’Italia si è
risvegliata, si è messa sulla testa
l’elmo di Scipione
Scipio: Scipione (soprannominato l’Africano) è il
generale romano che nel 202 a. C. sconfisse a Zama
(Algeria) il cartaginese Annibale. I versi dunque
significano: l’Italia è tornata a combattere come ai tempi
di Scipione.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Che schiava di Roma
Iddio la creò.
Parafrasi
Dov’è la vittoria? Porga la chioma
all’Italia perché Dio la creò (creò la
vittoria) schiava di Roma.
I versi significano che la vittoria sarà
immancabilmente dell’Italia per volere divino.
La personificazione
della Vittoria nella
colonna traiana (Roma)
Le porga la chioma: nell'antica Roma alle schiave
venivano tagliati i capelli per distinguerle dalle
donne libere. Così la Vittoria dovrà porgere all’Italia
la sua chioma, perché sia tagliata, dal momento che è
stata creata da Dio schiava di Roma.
Parafrasi
Stringiamci a coorte,
Siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò.
Uniamoci in battaglia
Siamo pronti a morire
al richiamo dell'Italia
coorte: le legioni dell’esercito romano erano
suddivise in coorti, formate da circa 600 uomini
Stringiamci (stringiamoci) a coorte significa
quindi restiamo uniti e compatti, come i soldati di
una coorte romana, per realizzare il nostro ideale.
Parafrasi
Noi fummo da secoli
Noi da secoli veniamo calpestati e derisi
Calpesti, derisi,
dallo straniero, perché non siamo un
Perché non siam popolo,
popolo unito, perché siamo divisi in
Perché siam divisi.
tanti Stati
Calpesti: calpestati
Siam divisi: prima del
Risorgimento, l’Italia era divisa
in tanti stati in parte sottomessi
allo straniero.
Parafrasi
Raccolgaci un'unica
Bandiera, una speme: Ci raccolga un’unica bandiera, una sola
Di fonderci insieme speranza: è arrivato il momento di unirci.
Già l'ora suonò.
Raccolgaci: ci raccolga
Speme: speranza.
“Calpesti” ,“Raccolgaci” (vedi dietro)” e “Speme” sono
esempi di italiano letterario ottocentesco
Uniamoci, uniamoci,
Parafrasi
L'unione e l'amore
Uniamoci, amiamoci l'unione e l'amore
Rivelano ai popoli
rivelano ai Popoli le vie del Signore.
Le vie del Signore.
Giuriamo far libero Giuriamo di liberare la terra dove siamo nati.
Se siamo uniti da Dio, chi ci può sconfiggere?
Il suolo natio:
Uniti per Dio
Chi vincer ci può?
Il suolo natio: la terra in cui siamo nati, la nostra patria
Per Dio: doppia interpretazione possibile. Per Dio può essere un
francesismo e quindi significa "da Dio": se siamo uniti da Dio, per
volere di Dio, nessuno potrà mai vincerci.
Per Dio può però essere anche una imprecazione.
Dall'Alpe a Sicilia,
Dovunque è Legnano;
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core e la mano;
Parafrasi
Dalle Alpi alla Sicilia, ogni città Italiana
è pronta a lottare contro l’oppressore
come nella battaglia di Legnano, ogni
Italiano ha il cuore e la mano di
Ferruccio (è coraggioso come
Ferruccio).
Legnano: la città italiana nel 1176 i comuni lombardi sconfissero l'Imperatore
tedesco Federico Barbarossa, che qui diventa simbolo dell’oppressione straniera.
Ferruccio: Francesco Ferrucci, nel 1530 difese Firenze dall'imperatore Carlo V. Il
Ferrucci venne vigliaccamente finito, quando era già morente, con una pugnalata da
Fabrizio Maramaldo, un capitano di ventura al servizio di Carlo V. “ Vile, tu uccidi un
uomo morto” furono le celebri parole che l’eroe rivolse al suo assassino. Da allora
“Maramaldo” è diventato sinonimo di “vile”, “traditore”.
Parafrasi
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla;
I bimbi italiani si chiamano tutti
Il suon d'ogni squilla Balilla; ogni campana ha già suonato la
I Vespri suonò.
rivolta come nei Vespri siciliani.
Balilla: è il soprannome del bambino, la cui esistenza è però incerta, che con il lancio di
una pietra nel 1746 diede inizio alla rivolta di Genova contro gli austro-piemontesi che
occupavano la città da qualche mese.
Squilla: campana
I Vespri: nel 1282 i siciliani si ribellano ai francesi. La rivolta parte all’ora del vespro, ossia
la sera, e si è poi chiamata rivolta dei Vespri siciliani. Il senso degli ultimi due versi è
quindi il seguente: tutte le campane italiane suonano i vespri, ossia stanno dando il segnale
che la ribellione contro lo straniero è iniziata.
Son giunchi che piegano
Parafrasi
Le spade vendute;
Già l'Aquila d'Austria
Le spade dei soldati mercenari
Le penne ha perdute. (dell’Austria) si piegano come giunchi. Già
Il sangue d'Italia
l’aquila, simbolo dell’Austria ha perso le
E il sangue Polacco
penne. Ha sparso il sangue dell’Italia e
Bevé col Cosacco,
quello polacco insieme ai russi, ma quel
Ma il cor le bruciò.
sangue le ha bruciato il cuore (ossia sarà
presto sconfitta).
Il sangue polacco: L'Austria, alleata con la Russia (il cosacco),
ha bevuto il sangue Polacco, ha diviso e smembrato la Polonia.
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