Dal magistero di Benedetto XVI La porta della fede (At 14,27) che introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ ingresso nella sua Chiesa è sempre aperta per noi. È possibile oltrepassare quella soglia quando la Parola di Dio viene annunciata e il cuore si lascia plasmare dalla grazia che trasforma. Attraversare quella porta comporta immettersi in un cammino che dura tutta la vita. Esso inizia con il battesimo e si conclude con il passaggio attraverso la morte alla vita eterna (Porta fidei N.1) Il Signore disse ad Abram: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò. Farò di te una grande nazione e i benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione». (Gn 12,1-2) Poi il Signore apparve a lui alle querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ ingresso della terra nell’ ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e ide che re uomini stavano in piedi verso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall’ ingresso della terra e si prostrò fino a terra, dicendo: « Mio Signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo». (Gn 18, 1 – 4 ) Un giorno, uno di loro che si chiamava Abramo, prese un percorso differente, benestante, rinunciò a vivere nell’ agio; uomo in ricerca, non si conformava al quieto vivere di molti. L’ educatore è anzitutto: 1. un assetato; 2.un pellegrino; 3.un ricercatore; L’ educatore è anzitutto una persona chiamata dal Signore a un ministero della Chiesa: non è un DON Chisciotte solitario con in testa un proprio progetto, è anzitutto un credente, che dice il suo si alla proposta del Signore, con grande fiducia, e cammina insieme alle famiglie dei ragazzi. La tenda, che Abramo piantava la sera e smontava al mattino, è il simbolo di questo suo pellegrinare nella fede. Dio è capace di continue sorprese. Ciò che conta per un educatore non sono anzitutto le qualità culturali o i mezzi umani, ma l’ autorevolezza di chi lo Chiama e la forza di Chi lo manda, l’ intensità della fede e la generosità nel fare il cammino che il Signore indica. L’ educatore non può dire e dare niente senza una forte esperienza personale di fede. Come Abramo, ogni educatore deve sentirsi un salvato: uno che ha avuto non da se, ma da Dio, la grazia della fede, e s’ impegna ad accoglierla e a comprenderla in un atteggiamento di umile semplicità e di sempre nuova ricerca Sotto le querce di Mamre, Abram rileva i tratti dell’ ospitalità genuina. L’ educatore, assieme alla tenda, porterà nel suo zaino anche un rametto con foglie di quercia: esso rimanda alla frescura dell’ ombra che ripara dal sole cocente, esaminiamo tre tratti che devono caratterizzare il servizio di un educatore: • Tenere aperta la porta del proprio cuore: non chiudersi ne propri progetti, schemi mentali e pastorali. • Dare il benvenuto: perché l’ altro non è mai un intruso ma qualcuno che arrivando porta bene, arricchisce sempre anche se scomoda. È il segno della visita di Dio, sempre diversa dalle proprie attese umane. L’ altro non è l’ avversario da distruggere • Accorgersi di ciò di cui l’ altro ha bisogno, mettendolo al proprio agio: l’ educatore parte dalla situazione dell’ altro per condurlo gradualmente all’ incontro con Dio. Non si tratta di un semplice travaso ma di un esperienza di comunione avanzando insieme in una maturazione reciproca. Un giorno un educatore entrò in una città desideroso di convertirne gli abitanti. All’ inizio la gente lo ascoltava volentieri, tanto che la piazza si riempì. Poi gradualmente l’ entusiasmo della novità venne meno e nessuno andò ad ascoltare il suo messaggio. Un forestiero fu attratto dalle parole di quell’ educatore che parlava a voce alta in un cortile vuoto. «perché continui a predicare? Nessuno più ti ascolta, tutti ti ignorano!» disse all’ educatore. Questi rispose umilmente: «all’ inizio speravo di convertire gli altri. Ora, se in assenza di ascoltatori, continuo a predicare è per tenere vivo in me quell’ annuncio, per convertire il mio cuore e per impedire che loro cambino me.» • Che posto occupa Dio nella tua vita? • Quale cura poni per l’ accoglienza ospitale, il benvenuto caloroso, il clima relazionale del gruppo, la continuità del rapporto con i ragazzi oltre le scadenze sacramentali? • Quanto preghi per le persone che la comunità ti affida? • Approfondisci la vita del Santo Patrono della parrocchia o del Santo di cui porti il nome come modello di fede e custode della testimonianza cristiana. • Ricostruisci come è nata la tua fede e come si è sviluppata. • Valuta l’ apporto che il servizio di educatore ha dato alla tua esperienza di fede e di appartenenza alla Chiesa. Signore, io voglio credere in te. Fa che la mia fede sia piena e senza riserve, e che essa penetri il mio pensiero. Fa che la mia fede sia libera, cioè abbia il concorso personale della mia scelta. Fa che la mia fede sia certa e forte, non tema le contrarietà dei problemi, ne le avversità di chi la mette in discussione. O Signore, fa che la mia fede sia gioiosa, dia pace e letizia al mio Spirito, lo abiliti all’ orazione con Dio e alla conversazione con gli uomini. Fa che la mia fede sia operosa e diventi una continua ricerca, una continua testimonianza, un alimento di continua speranza. Amen. (Paolo VI)