Laurea Magistrale in QUATERNARIO, PREISTORIA e ARCHEOLOGIA
Master in QUATERNARIO e PREISTORIA
CULTURE DEL PALEOLITICO INFERIORE E MEDIO
5
Novembre
2012
dott.ssa Anna Iliana Casini
Università degli Studi di
Ferrara
IL RITOCCO
Con il termine ritocco si intende definire gli stacchi ottenuti per
percussione o pressione alfine di realizzare o ravvivare uno
strumento: il ritocco modifica un supporto.
I distacchi presenti su un margine ritoccato possono, anche, derivare
da una fase precedente alla confezione dell’utensile (preparazione) o
da un’azione successiva (utilizzo o azioni meccaniche).
Le caratteristiche del ritocco, intese come insieme coerente dei
termini necessari alla descrizione di ciascuna serie di ritocchi, sono
state sapientemente enunciate da Tixier et alii (1980). La descrizione
di esse si basa sul riconoscimento di sette caratteri fondamentali,
differentemente combinabili tra loro:
posizione, localizzazione, ripartizione, delineazione, estensione,
inclinazione e morfologia.
POSIZIONE
Diretto – ottenuto, a partire dalla faccia ventrale della scheggia,
verso la faccia dorsale (sulla quale è quindi visibile).
Inverso – ottenuto, a partire dalla faccia dorsale della scheggia,
verso la faccia ventrale (sulla quale è quindi visibile).
Alterno – ottenuto, in parte, a partire dalla faccia ventrale e, in
parte, dalla faccia dorsale.
Alternante – ottenuto, alternativamente, a partire dalla faccia
ventrale e dalla faccia dorsale.
Incrociato – gli stacchi partono dalle due facce.
Bifacciale – il bordo dell’utensile è ritoccato sulle due facce in
modo continuo (i ritocchi diretti e inversi sono sovrapposti).
1. diretto;
2. inverso;
3. alterno;
4. alternante;
5. bifacciale;
6. incrociato.
LOCALIZZAZIONE
[1]
Distale
Mediano
Prossimale
Destro
Sinistro
Basale
[1] Definita sulla base della scheggia orientata.
RIPARTIZIONE
Discontinuo
Parziale
DELINEAZIONE
[1]
Rettilineo
Concavo
Convesso
Incavo
Denticolato
ESTENSIONE
[2]
Corto
Lungo
Invadente
Coprente
[1] Si riferisce alla delineazione complessiva della parte di bordo ritoccato.
[2] Riferito alla parte di superficie interessata dalla presenza di ritocchi.
DELINEAZIONE
Rettilineo
Convesso
Concavo
Sinuoso
INCLINAZIONE
Erto
Semi-erto
Radente
MORFOLOGIA
1.
2.
3.
4.
Scagliato
Scalariforme
Parallelo
Subparallelo
INCLINAZIONE, AMPIEZZA, MORFOLOGIA
scagliato
parallelo
scalariforme
semplice
erto
piatto
soprelevato
Altri approcci, all’analisi del ritocco, sono stati proposti da numerosi autori: si
ricorda quello proposto dai professori Bisi, Guerreschi e Peretto (1978) per i
complessi del Paleolitico medio.
La classificazione, basata su principi più prettamente tipologici, prende in
considerazione differenti aspetti:
• la presenza e la localizzazione della punta;
• la classificazione del manufatto, tramite nomenclatura Bordes e Laplace;
• il modo del ritocco (semplice, erto, piatto, sopraelevato, scagliato, stacco di
bulino, frattura);
• l’ampiezza del ritocco (liminale, marginale, profondo, coprente);
• la direzione del ritocco (diritto, inverso, normale, bipolare);
• la varietà del ritocco (indeterminato, sommario, scalariforme, lamellare);
• l’andamento e la delineazione del ritocco (lineare rettilineo, convesso,
concavo, sinuoso – denticolato composto convesso, concavo, sinuoso –
incavo);
• la localizzazione del ritocco;
• il numero dei ritocchi.
La descrizione del ritocco deve, sì, basarsi su dei criteri tecnici generali ed
univoci ma deve, altresì, essere adattata, di volta in volta, all’insieme litico
preso in considerazione e alle sue peculiarità.
Aldilà di ogni proposta di classificazione, infatti, sarà sempre necessario fornire
una visione d’insieme delle caratteristiche tecnologiche e tipologiche dei
supporti ritoccati, alfine di poterne identificare particolarità, convergenze e
divergenze rispetto ad altri complessi coevi.
Fondamenti di TIPOLOGIA
“La tipologia paleolitica è la scienza che permette di
riconoscere, di definire e di classificare le differenti varietà
di utensili ritrovabili nei siti attribuiti al lungo periodo
dell’evoluzione dell’uomo” (Bordes, 1961).
Un tipo è definito come una serie ricorrente di attributi o
di caratteri associati che si riproducono, abbastanza
regolarmente, da poter loro attribuire un nome.
Lo strumento tipologico, associato ad analisi statistiche di
vario genere, è oggi conosciuto, soprattutto, grazie ai
lavori di Bordes e Laplace finalizzati ad una descrizione
delle varie tipologie di strumenti.
La lista tipologica di François Bordes (1961)
Il “Metodo Bordes”, grazie al principio quantitativo, applicato allo studio
delle serie litiche, ha permesso di superare le classificazioni puramente
mono-tetiche, basate sulla presenza o assenza di alcuni fossili guida,
aprendo la via ad una classificazione poli-tetica degli insiemi litici,
prendendo in considerazione la frequenza dei differenti tipi, in rapporto alla
composizione totale dell’insieme litico.
Bordes ha definito una lista di 63 tipi: varie morfologie di raschiatoi (distinti
in base alla localizzazione del ritocco), schegge Levallois, grattatoi, bulini,
punteruoli, coltelli a dorso, troncature, incavi, denticolati, becchi, erti,
bulini, choppers, ecc. Le percentuali relative a ciascun tipo vengono, poi,
riportate su un diagramma cumulativo (sull’asse delle X il tipo di strumento
e sull’asse delle Y la sua frequenza in %) che permette di differenziare i
complessi litici riportati sullo stesso.
L’approccio tipologico di Bordes pone le sue basi sulla differenziazione
culturale e cronologica degli insiemi litici sulla base della presenza/assenza
e frequenza di alcuni tipi quali, per esempio, le schegge Levallois o i
raschiatoi.
1.
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Schegge Levallois tipiche
Schegge Levallois atipiche
Punte Levallois
Punte Levallois ritoccate
Punte pseudo-Levallois
Punte musteriane
Punte musteriane allungate
Limaces
9.
10.
10.
9. Raschiatoi semplici rettilinei
10. Raschiatoi semplici convessi
11. Raschiatoi semplici concavi
10.
13.
12.
13.
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17.
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Raschiatoi
Raschiatoi
Raschiatoi
Raschiatoi
Raschiatoi
Raschiatoi
doppi
doppi
doppi
doppi
doppi
doppi
15.
rettilinei
rettilineo-convessi
rettilineo-concavi
biconvessi
biconcavi
concavo-convessi
16.
Asse della scheggia
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Raschiatoi
Raschiatoi
Raschiatoi
Raschiatoi
Raschiatoi
Raschiatoi
Raschiatoi
Raschiatoi
Raschiatoi
Raschiatoi
Raschiatoi
Raschiatoi
convergenti rettilinei
convergenti convessi
convergenti concavi
déjété
trasversali rettilinei
trasversali convessi
trasversali concavi
su faccia piana
a ritocco erto
a dorso assottigliato
a ritocco bifacciale
alterni
21.
18.
19.
23.
23.
23.
25.
26.
27.
23.
28.
Asse dello
strumento
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39.
40.
41.
Grattatoi
Grattatoi atipici
Bulini
30.
Bulini atipici
Perforatori
Perforatori atipici
Coltelli a dorso
Coltelli a dorso atipici
Coltelli a dorso naturale
Raclettes
Schegge troncate
Tranchets musteriani
39.
32.
42.
43.
42. Incavi
43. Strumenti denticolati
43.
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Punte Burinante alterne
Schegge ritoccate sulla faccia piana
Schegge a ritocco erto "spesso"
Schegge a ritocco alterno "spesso"
Schegge a ritocco erto "sottile"
Schegge a ritocco alterno "sottile"
Schegge a ritocco bifacciale
Punte di Tayac
Triangoli ad incavo
Pseudo-microbulini
Incavi su estremità
Hachoirs
Rabots
Punte peduncolate
Strumenti peduncolati
Choppers
Choppers inversi
Chopping-tools
Diversi
56.
Punte foliate bifacciali
51.
57.
MUSTERIANO di TRADIZIONE ACHEULEANA
Tipo A:
• percentuale variabile di raschiatoi (20,45%)
• consistente presenza di denticolati
• raschiatoi tipo Quina rari o assenti
• percentuale di bifacciali in genere >8%
(5,40%)
• grande varietà di strumenti e buono sviluppo
relativo degli strumenti “tipo Paleolitico
superiore” (grattatoi, bulini, perforatori,
troncature)
• percentuale variabile di coltelli a dorso
• percentuale variabile di supporti Levallois
Tipo B:
• bassa percentuale di raschiatoi
• percentuali elevate di denticolati
• bassa percentuale di bifacciali, di fattura
modesta e di piccole dimensioni
• grande sviluppo dei coltelli a dorso e di
strumenti “tipo Paleolitico superiore”
• percentuale variabile di supporti Levallois
• sviluppo del débitage laminare
MUSTERIANO CHARENTIANO
Tipo Quina:
• manufatti ben scheggiati, con tipi ripetitivi
• alta percentuale di raschiatoi (>50% cfr.
diagramma cumulativo)
• molti raschiatoi trasversali e di tipo Quina
• percentuali variabili di denticolati
• rari strumenti di “tipo Paleolitico
superiore”
• bifacciali rari o assenti
• coltelli a dorso rari o assenti
• percentuale molto bassa di supporti
Levallois
• talloni lisci di tipo Clactoniano
Tipo Ferrassie:
• alta percentuale di raschiatoi
• scarsa presenza di raschiatoi trasversali e
di tipo Quina (6,12%)
• debole presenza di denticolati
• bifacciali rari o assenti
• coltelli a dorso rari o assenti
• débitage Levallois
MUSTERIANO TIPICO
• percentuale variabile di raschiatoi
(30,65%)
• rari o assenti i raschiatoi trasversali e
tipo Quina
• bifacciali rari o assenti, spesso atipici
• coltelli a dorso rari o assenti, spesso
atipici
• frequenti le punte musteriane
• ruolo poco rilevante dei denticolati
• percentuale variabile di supporti
Levallois
MUSTERIANO a DENTICOLATI
• bassa percentuale di raschiatoi
• bassa percentuale di raschiatoi tipo
Quina
• abbondante presenza di incavi e
denticolati
• bifacciali rari o assenti
• coltelli a dorso rari o assenti
• percentuale variabile di supporti
Levallois
BORDES:
Le diverse tipologie di Musteriano corrispondono a diverse etnie in
possesso di tradizioni tecnologiche e culturali differenti, coesistite nella
stessa regione per millenni ma senza reciproche interferenze.
Questa mancanza di contatti potrebbe essere dovuta a:
• basso popolamento,
• ridotti spostamenti stagionali,
• attaccamento a tradizioni tecnologiche antiche,
• scarsa predisposizione all’omogeneizzazione culturale.
BINFORD & BINFORD:
La varietà delle industrie rappresenta una diversificazione delle attività
praticate
Industrie contemporanee differenti sono espressione di
attività differenti. Per lo studio delle industrie del Paleolitico medio
propongono un’analisi fattoriale.
Fattore = gruppo di tipi che risultano statisticamente collegati tra loro e
che variano in modo correlato. Ciascun fattore corrisponde a un certo tipo
di attività, generalmente ripartite in:
Maintenance tasks = attività di sussistenza.
Extractive tasks = attività volte al procacciamento.
Ad oggi l’approccio tipologico non rappresenta più uno strumento
sufficiente allo studio e all’interpretazione di un complesso litico, in
quanto non prende in considerazione quelli che sono i concetti, i metodi
e le tecniche applicati alla produzione di un complesso litico.
Nonostante queste considerazioni, lo strumento tipologico resta un buon
mezzo per la definizione dei tipi di strumenti, previo un linguaggio
comune a tutti gli studiosi in materia e non deve, quindi, essere
abbandonato ma, semplicemente, integrato ad uno studio più ampio che
prenda in considerazione il maggior numero possibile di variabili e
concetti.
Non bisogna, inoltre, dimenticare che lo studio tipologico è stato
applicato, negli anni passati, ad un gran numero di siti preistorici e che,
quindi, risulta uno strumento indispensabile per una corretta
interpretazione della bibliografia esistente.
La tipologia analitica di George Laplace (1964, 1968, 1972)
George Laplace è autore di una “tipologia analitica” concepita prendendo in
esame i caratteri distintivi delle industrie, nell’ambito di un atteggiamento
dialettico.
La sua tipologia si basa, infatti, sulla definizione di categorie, in funzione di
diversi parametri quali:
• il ritocco,
• la morfologia,
• i rapporti dimensionali dei manufatti
in una sorta di sistema tassonomico che ricorda quello biologico (si hanno,
così, il tipo secondario e primario, la classe, il gruppo e la famiglia).
Le categorie tassonomiche prese in considerazione sono le seguenti:
• Tipo secondario – strumento singolo, definito sulla base delle sue
caratteristiche tecno-morfologiche (es. grattatoio frontale lungo su lama
aurignaziana);
• Tipo primario – tema tipologico costante di cui i tipi secondari
rappresentano delle varianti (es. grattatoio frontale lungo – G1);
• Classe e Gruppo – riuniscono, a due differenti livelli, i tipi primari che
presentano le stesse caratteristiche fondamentali (es. gruppo delle
punte e classe delle punte marginali);
• Famiglia – riunisce uno o più gruppi similari (es. famiglia dei grattatoi –
G).
BULINO
Strumento caratterizzato dall’intersezione di
uno stacco (generalmente lamellare) con
un’altra superficie.
Quest’ultima può essere costituita dalla
superficie originaria del ciottolo o da un
altro stacco, da una frattura o da una serie
di ritocchi (nel sistema di Laplace si
definiscono
rispettivamente
“bulino
semplice”, “bulino su frattura” e “bulino su
ritocco”).
L’intersezione
(detta
biseau)
si
può
presentare rettilinea, sigmoide o poligonale.
BULINI
Classificazione dei BISEAU
BULINO SU TRONCATURA
Fabbricazione di un bulino su troncatura
BULINO DIEDRO
Fabbricazione di un bulino diedro
TIPI PARTICOLARI DI BULINI
Bulino “busqué”
Bulino di Noailles
Bulino di
Ripabianca
Bulino a
“becco di pappagallo”
COLPO DEL MICROBULINO
GRATTATOI
Morfologia di un grattatoio
Possibili modalità di utilizzo di un grattatoio
TIPI PARTICOLARI DI GRATTATOI
Grattatoio a ventaglio
Grattatoio unguiforme
Grattatoio circolare
Grattatoio solutreano
Grattatoio a muso
Grattatoio carenato
Grattatoio frontale lungo
Esempi etnografici di
grattatoi immanicati
Strumenti compositi: grattatoio-bulino
FAMIGLIA:
STRUMENTI DIFFERENZIATI A RITOCCO ERTO
GRUPPI:
 Troncature
 Becchi
 Punte a dorso
 Lame a dorso
 Dorsi e troncature
 Geometrici
TRONCATURE
marginali
profonde
BECCHI
PUNTE A DORSO
marginali
profonde
punte a dorso e cran
TIPI PARTICOLARI DI PUNTE A DORSO
Punta di Châtelperron
Gravette
Punta di Krems
Punta di Vachons
Fléchette
Microgravette
TIPI PARTICOLARI DI PUNTE A DORSO
Punta di La Font Robert
Punta
aziliana
Punta a cran
(Epigravettiano)
Punta a dorso e peduncolo
(Ahrensburgiano)
Punta di Sauveterre
LAME A DORSO
marginali
profonde
lame a dorso e cran
TIPI PARTICOLARI DI LAME A DORSO
lamella Dufour
TIPI PARTICOLARI DI LAME A DORSO
lamella Montbani
Ipotesi di utilizzo
DORSI E TRONCATURA
lame a dorso e troncatura
punte a dorso e
troncatura
GEOMETRICI
segmenti
triangoli
trapezi
TECNICA DEL MIRCOBULINO
lamella a piquant trièdre
incavo
superficie
di fratturazione
microbulino
7-8-9. Fabbricazione di un trapezio, un segmento e un
triangolo con la tecnica del microbulino.
10. Fabbricazione di un triangolo ed un trapezio a
partire da un’unica lamella con la tecnica del
microbulino.
Foliati
foliati a faccia piana
foliati bifacciali
foliati a cran
foliato
geometrico
raschiatoio
foliato
punta a cran solutreana
foglia di alloro
foglia di salice
punta foliata peduncolata
Solutreano:
punte foliate a cran
PUNTE
LAME – RASCHIATOIO
RASCHIATOI
DENTICOLATI
SCHEGGE A RITOCCO ERTO
Raclette (Maddaleniano antico)
Coltello di Rouffignac (Mesolitico)
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