Italia ed Europa:
scenario geo-economico
Di Nicolò Rossetto – IUSS Pavia e ISPI
Con il contributo di Matteo Verda
Dicembre 2015
Sommario
Il panorama energetico dell’Unione europea
 L’Italia e gli altri stati membri
 La politica energetica europea
 L’Unione dell’energia e gli obiettivi al 2020 e al 2030
 Conclusioni
 Bibliografia

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1) Il panorama energetico dell’Unione europea
L’Unione europea è
un’associazione politicoeconomica che riunisce 28
stati europei, i quali
hanno ceduto alle
istituzioni comunitarie la
sovranità su una serie di
materie.
La UE è una delle più
grandi economie del
mondo con un PIL di circa
13.500 miliardi di euro e
una popolazione di circa
510 milioni di abitanti.
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La UE è il 3° consumatore al mondo di energia primaria (1.640 Mtep nel
2012), dietro a Cina (2.890 Mtep) e Stati uniti (2.140 Mtep).
La UE è il 1° importatore netto di energia primaria al mondo (930 Mtep
nel 2012), molto più di Cina (470 Mtep) e Stati uniti (370 Mtep).
 La UE si caratterizza per una forte dipendenza energetica (53,4% nel
2012), che trova somiglianze solo con i casi di Giappone e Corea del
Sud.
La UE presenta rispetto alle altre principali economie un paniere
energetico relativamente bilanciato, con un moderato ricorso al
carbone e un significativo uso del nucleare e del gas naturale.
Significativo il ricorso alle fonti non rinnovabili diverse
dall’idroelettrico.
I combustibili fossili rappresentano comunque i ¾ dell’intero paniere
energetico.
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La dipendenza dalle importazioni è da attribuire all’elevato sviluppo
economico dell’area e alla relativa scarsità della dotazione di fonti
fossili, anche a seguito dello sfruttamento realizzato nei decenni passati.
Ciò trova conferma nell’aumento del tasso di dipendenza, passato dal
43% del 1995 al 52,2% del 2005 e assestatosi negli ultimi anni attorno
al 53%, in virtù del progressivo esaurimento dei giacimenti di
idrocarburi nel Mare del Nord, della decrescente economicità delle
miniere di carbone italiane, spagnole e dell’Europa centro-orientale e
della difficoltà di sviluppare nuovi bacini di idrocarburi.
Questa tendenza è solo in parte bilanciata dalla recente minore dinamica
della domanda (il picco è stato toccato nel 2005-06) e dal maggiore
ricorso alle fonti rinnovabili domestiche (sole, vento e biomasse).
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IL paniere energetico della UE ha subito, e subisce tuttora, un
graduale cambiamento per effetto dello sviluppo tecnologico, la
dotazione di risorse, i prezzi delle materie prime energetiche e le
politiche pubbliche.
Negli anni ‘90 si è assistito a un calo dei combustibili solidi e alla
crescita del peso del gas naturale. Poi è stato il petrolio ad
accelerare la riduzione della sua quota, già iniziata negli anni
precedenti.
Dopo il 2005 la penetrazione del gas si è arrestata e, anzi, è
leggermente diminuita, a favore di una ripresa dei solidi e,
soprattutto, delle fonti rinnovabili (eolico, biomasse e solare in
primis).
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La UE storicamente
importa molto petrolio e
derivati.
Tra gli anni ‘90 e i primi
anni 2000 a ciò si sono
aggiunte quote crescenti di
gas naturale.
La UE importa piccole quantità di
elettricità dalla Russia e un certo
ammontare di biomasse e
biocarburanti da vari paesi.
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Negli ultimi anni la UE ha visto crescere
la sua dipendenza dalle importazioni di
petrolio e, soprattutto, di carbone e gas.
Per il petrolio vale l’89%, per il gas
naturale il 66%, per i combustibili solidi
il 42%.
Nel complesso però l’aumento della
dipendenza (linea viola) dopo il 2004-05
è stato modesto.
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La Russia è la principale fonte esterna
di energia per la UE, in particolare per
petrolio (34%) e gas naturale (32%).
Con riferimento a quest’ultimo,
significativo è pure il ruolo della
Norvegia.
Nel caso del carbone vi è invece una
pluralità di fornitori importanti.
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L’energia disponibile per i consumi finali è stata di oltre 1.200 Mtep nel
2012, continuando il trend in leggera diminuzione iniziato dopo il
2005.
Una volta tolti circa 100 Mtep per usi non energetici, il resto si ripartisce
per circa 1/3 nei trasporti (32%), per circa ¼ negli usi industriali
(26%) e per gli usi residenziali (26%), mentre il rimanente 1/7 viene
usato nei servizi e nell’agricoltura e pesca (15%).
Nel corso degli ultimi anni si notano alcuni andamenti piuttosto comuni tra
le economie sviluppate:
 Crescente utilizzo dell’energia elettrica nei consumi finali (da 5,31
MWh pro capite nel 1995 a 6,12 nel 2012, pari a circa il 22% dei
consumi finali);
 Stabilità nei consumi residenziali e del terziario, mentre sono in calo
quelli dell’industria, soprattutto durante le recessioni del 2008-09 e del
2011-12;
 Dopo una forte espansione negli anni ’90-’00, anche i consumi nei
trasporti sono in calo.
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Flussi di energia nella UE nel 2012 (dati
Commissione europea)
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Si noti la scarsa correlazione tra
la domanda di energia del
residenziale e l’andamento
economico.
Si noti l’evidente calo dell’uso
dei petrolio e derivati dopo il
2005-06.
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La UE ha prodotto nel 2012 circa 3.300 TWh di energia elettrica
grazie a una potenza installata pari a circa 950 GW.
Di questa produzione, circa 2.800 TWh sono stati utilizzati per i
consumi finali, ripartendosi in parti grosso modo uguali tra
industria, residenziale e terziario. Limitato il peso dell’elettricità nei
trasporti.
Il mix di generazione è piuttosto bilanciato, con ampio uso dei
combustibili solidi (28,4%) e del nucleare (26,8%). Seguono in
crescita le rinnovabili (23,6%) e in calo il gas (17, 6%). Marginale il
ruolo del petrolio e derivati e dei rifiuti.
Da notare che negli ultimi anni la potenza installata è cresciuta più
rapidamente della produzione, segnalando un più basso fattore di
carico degli impianti.
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Alcune altre importanti statistiche:
 La UE presenta una delle più basse intensità energetiche al mondo,
circa 0,09 tep/1.000 $, e continuamente in calo (per gli USA vale 0,13 e
per la Cina 0,33), cosa che consente il disaccoppiamento tra PIL e
domanda di energia;
 Grazie al suo efficiente uso dell’energia, nonostante l’elevato reddito
personale nella UE si utilizzano solamente 3,1 tep pro capite;
 Il settore energetico vale circa il 2,5% del PIL UE, al netto
dell’autoproduzione presso i produttori industriali;
 La UE è responsabile di circa 3.500 milioni di tonnellate di CO2 l’anno,
ossia circa l’11% di quelle mondiali, e ha una tra le più basse intensità di
carbonio pari a circa 0,25 t CO2/1.000 $;
 Grazie all’efficienza energetica e al crescente ricorso alle rinnovabili, le
emissioni complessive di CO2 sono in calo;
 I prezzi unitari dell’energia per i consumatori finali sono tra i più alti
al mondo, in particolare se raffrontati agli Stati uniti.
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Quando si analizza il panorama energetico europeo va tuttavia
ricordato che gli stati membri della UE sono estremamente
eterogenei tra di loro.
Tale eterogeneità vale peraltro anche se ci si limita a guarda i paesi più
grandi.
Es.: L’Italia e il Regno unito hanno una popolazione e un reddito pro
capite analogo, ma nel primo caso la dipendenza energetica vale
l’80,8%, mentre nel secondo vale solamente il 42,2%.
=> Gli interessi dei vari stati membri possono divergere molto
l’uno dall’altro e politiche pensate per alcuni paesi possono essere
poco attraenti o adatte per altri.
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Mix elettrico di alcuni paesi membri:
elaborazioni su dati BP (2015)
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2) L’Italia e gli altri stati membri
L’Italia è uno dei maggiori consumatori di energia al mondo, sebbene
negli ultimi anni la crisi economica, la terziarizzazione e la
maggiore efficienza energetica abbiano causato un continuo calo
della domanda di energia.
 Dopo il picco di 197,8 Mtep nel 2005, il consumo interno di
energia è stato di circa 166,4 Mtep nel 2014 (MiSE 2015).
 Siamo tornati ai livelli della metà anni ‘90.
NB: i dati riportati provengono da diverse fonti non sempre
perfettamente omogenee.

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Fonte: dati IEA.
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Italia: evoluzione del paniere di fonti primarie
TPES in Mtep 1965-2014 – Fonte:
elaborazione su BP(2015).
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
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

Non solo il consumo interno di energia è cambiato, ma nel tempo è
mutato anche il peso delle varie fonti di energia.
Il petrolio ha visto progressivamente ridursi il proprio ruolo e anche
il gas naturale, dopo un’intensa crescita nei primi anni 2000 sta
conoscendo una contrazione.
Il ruolo del carbone e dell’idroelettrico (al netto delle fluttuazioni
dovute alla piovosità) è piuttosto stabile.
In crescita, ma da valori di partenza bassi il peso delle nuove
rinnovabili (eolico, fotovoltaico e biomasse moderne).
Petrolio e gas naturale hanno registrato quote analoghe attorno al
2011-12, ma più recentemente l’uso del gas è sensibilmente calato
(crisi termoelettrico, stagioni miti).
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Fonte: IEA su 2012.
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L’evoluzione del paniere si può apprezzare ancora meglio se si
guarda alla generazione elettrica, cresciuta molto negli ultimi
decenni a seguito della progressiva elettrificazione dei consumi
finali.
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Guardando al lungo periodo …
Elaborazione Wikipedia su dati Terna.
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… e guardando al più recente passato.
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In ogni caso si registra eccesso di capacità installata, con i
primi segnali di inversione del ciclo degli investimenti.
Dati: Terna (2015).
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Anche il consumo di prodotti petroliferi è mutato in valore
assoluto e in peso relativo dei vari prodotti.
L’olio combustibile è ormai poco usato, mentre è elevata la
domanda di diesel per autotrazione.
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Il confronto con gli altri paesi europei
Anche le altre principali economie europee hanno registrato negli ultimi
anni un disaccoppiamento (decoupling) tra crescita economica e
consumo interno di energia.
Anche là, come in Italia, la crisi economica e la modificazione strutturale
dell’economia hanno accentuato la riduzione dei consumi.
Tuttavia, l’economia, la dotazione di risorse naturali e le politiche passate
e attuali giustificano significative differenze, soprattutto con riferimento
alla composizione del paniere.
Germania: evoluzione del paniere
TPES in Mtep 1965-2014 – Fonte: elaborazione
su BP(2015).
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Francia : evoluzione del paniere
TPES in Mtep 1965-2014 – Fonte: elaborazione
su BP(2015).
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Regno Unito : evoluzione del paniere
TPES in Mtep 1965-2014 – Fonte: elaborazione
su BP(2015).
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Spagna : evoluzione del paniere
TPES in Mtep 1965-2014 – Fonte: elaborazione
su BP(2015).
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Polonia : evoluzione del paniere
TPES in Mtep 1965-2014 – Fonte: elaborazione
su BP(2015).
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Le differenze possono essere ben apprezzate confrontando la
ripartizione del paniere di fonti primarie per un singolo anno.
Emerge chiaramente la peculiarità italiana, caratterizzata da assenza
di energia nucleare, modesto contributo del carbone, elevata
penetrazione del gas naturale e significativo ruolo delle rinnovabili
(idroelettrico e fotovoltaico in primis).
Proprio queste differenze e gli interessi che vi stanno dietro sono alla
base delle difficoltà a sviluppare una politica energetica europea,
che vada oltre una generica integrazione dei mercati europei e la
difesa della concorrenza.
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Media UE: olio 37%, gas 22%, carbone 17%, nucleare 12%, FER 12%.
2014 – Fonte: elaborazione su
BP(2015).
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Oltre al paniere sbilanciato su alcune foni costose,
l’Italia si caratterizza per una bassa intensità
energetica, dovuta alla presenza di una forte industria
leggera e un clima mite.
Tonnellate equivalenti di petrolio
ogni milione di dollari di PIL
2014 – Fonte: elaborazione su BP(2015) e
IMF(2015).
Tonnellate equivalenti di petrolio
pro capite consumate in un anno
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Da notare che l’Italia è stata storicamente un paese a
bassa intensità energetica. Anzi, è negli ultimi anni che
questo valore ha smesso di migliorare sensibilmente, mentre
altri paesi europei hanno registrato progressi importanti.
Dati: ENEA (2014).
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La dipendenza dalle importazioni
Altra caratteristica strutturale dell’Italia è la forte
dipendenza dalla importazioni nette di energia.
 Nel 2012 l’Italia ha registrato importazioni nette per
circa 134 Mtep di energia (EC 2014), pari a circa
l’81% dei consumi interni di energia.
 Tale valore è dovuto alla scarsità di fonti fossili
prodotte nel nostro paese (produzione quasi nulla di
carbone e modesta di petrolio e gas) e alla scarsa
competitività del mix elettrico (circa il 15% del
fabbisogno elettrico è importato).
 Tuttavia, negli ultimi anni questo valore è andato
calando, a causa della diminuzione della domanda e
della crescita della produzione da rinnovabili.

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Meno idrocarburi e più rinnovabili prodotte.
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1981-2014 – Fonte: elaborazione su
BP(2015).
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Mtep
Mtep
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Mtep
Mtep
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La riduzione della dipendenza, assieme al recente calo
delle quotazioni delle materie prime, si è tradotto in una
bolletta energetica più leggera.
mld $
2009
2010
2011
2012
2013
2014
petrolio
41
56
70
69
61
51
gas
24
26
30
31
27
20
3
3
4
4
3
2
68
85
104
104
91
73
carbone
totale
2009-2014 – Fonte: elaborazione su
UNCTADStats(2015).
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Le infrastrutture di adduzione del gas naturale in Europa.
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3) La politica energetica europea




Progressiva “europeinizzazione” della politica energetica a partire
dagli anni ‘90.
Sviluppo per competenze “prossime”: mercato unico, ambiente,
infrastrutture.
Col Trattato di Lisbona (2009) la UE ottiene la competenza
specifica in materia energetica (art.194 TFUE).
Si fa salvo il diritto degli Stati Membri nello scegliere il proprio mix
e nel definire il proprio approvvigionamento energetico, nonché nel
decidere il livello di sfruttamento delle risorse energetiche proprie.
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Oggi il diritto primario dell’Unione europea è stabilito dal Trattato di
Lisbona (firma 13 dicembre 2007 - entrata in vigore 1 dicembre 2009),
che ha modificato i precedenti trattati.
La versione consolidata dei trattati si articola nel Trattato sull’Unione
europea (TEU) e nel Trattato sul funzionamento dell’unione europea
(TFUE).
Ad essi si aggiunge il Trattato sull’Euratom, mentre il Trattato sulla
CECA è scaduto nel 2002 e non è stato rinnovato.
Dopo tale riforma “costituzionale”, sono numerosi i riferimenti all’energia
nel TFUE.
In base all’art. 4 TFUE, l’Unione ha competenza concorrente con
quella degli stati membri in materia di energia, così come in materia di
mercato interno, ambiente e reti trans-europee.
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Maggiori dettagli si trovano nella Parte terza del TFUE, quella dedicata
alle politiche e azioni interne dell’Unione (art. 26 e sgg.), dove il Titolo
XXI è appunto dedicato all’energia.
L’art. 194, l’unico del titolo e che riprende il testo del Trattato che adotta
una Costituzione per l’Europa del 2004, definisce al primo paragrafo
gli obiettivi della politica dell’Unione in materia di energia:
“Nel quadro dell’instaurazione e del funzionamento del mercato interno e
tenendo conto dell’esigenza di preservare e migliorare l’ambiente la
politica dell’Unione nel settore dell’energia è intesa, in uno spirito di
solidarietà tra Stati membri, a:
a) Garantire il funzionamento del mercato dell’energia;
b) Garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico
dell’Unione;
c) Promuovere il risparmio energetico, l’efficienza energetica e lo
sviluppo di energie nuove e rinnovabili,
d) Promuovere l’interconnessione delle reti energetiche”.
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
La lettera del trattato conferma politiche che de facto già erano
praticate dall’Unione, ma evidenzia altresì il contesto in cui questi
obiettivi devo essere perseguiti: mercati concorrenziali aperti su base
continentale, la sostenibilità ambientale e la solidarietà fra Stati
membri.
Il secondo paragrafo stabilisce il processo decisionale generale:
“Fatte salve le disposizioni dei trattati, il Parlamento europeo e il
Consiglio, deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria,
stabiliscono le misure per conseguire gli obiettivi di cui al paragrafo 1.
Tali misure sono adottate previa consultazione del Comitato economico
e sociale e del Comitato delle regioni.”
=> La lettera del trattato conferma il ruolo paritario di Parlamento e
Consiglio nel decidere sulle proposte legislative avanzate dalla
Commissione europea, secondo quella che prima si chiamava codecisione.
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Il paragrafo prevede però dei limiti chiari:
“Esse [le misure] non incidono sul diritto di uno Stato membro di
determinare le condizioni di utilizzo delle sue fonti energetiche e la
struttura generale del suo approvvigionamento energetico, fatto salvo
l’articolo 192, paragrafo 2, lettera c).”
Il riferimento ci dice che in vari casi, tra cui appunto quello di decisioni
che riguardano la scelta delle fonti energetiche, il Consiglio adotta
misure deliberando all’unanimità secondo una procedura legislativa
speciale e previa consultazione del Parlamento europeo, del Comitato
economico e sociale e del Comitato delle regioni.
=> Si ribadisce il diritto degli Stati a scegliere il proprio paniere
energetico, la struttura delle proprie forniture e lo sfruttamento delle
proprie risorse energetiche.
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Infine, il paragrafo tre conclude dicendo:
“In deroga al paragrafo 2, il Consiglio, deliberando secondo una
procedura legislativa speciale, all’unanimità e previa consultazione del
Parlamento europeo, stabilisce le misure ivi contemplate se sono
principalmente di natura fiscale.”
 Si ribadisce la sovranità degli Stati in materia di fiscalità, cosa che
ovviamente rende difficile scelte a livello comunitario. In questo senso
la UE è meno “potente” di altri governi federali, che possono tassare
l’energia. Anche la dimensione “esterna” della politica energetica
risulta poco sviluppata.
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Altri riferimenti all’energia all’interno del TFUE sono:
 Art. 122: “Fatta salva ogni altra procedura prevista nei trattati, il
Consiglio, su proposta della Commissione, può decidere, in uno spirito
di solidarietà tra Stati membri, le misure adeguate alla situazione
economica, in particolare qualora sorgano gravi difficoltà
nell’approvvigionamento di determinati prodotti, in particolare nel
settore dell’energia.”
 È possibile, ma non necessario, l’intervento dell’Unione in caso di
problemi gravi nell’approvvigionamento di energia.
 Art. 170: “Per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di cui agli
articoli 26 e 174 e per consentire ai cittadini dell’Unione, agli operatori
economici e alle collettività regionali e locali di beneficiare pienamente
dei vantaggi derivanti dall'instaurazione di uno spazio senza frontiere
interne, l’Unione concorre alla costituzione e allo sviluppo di reti transeuropee nei settori delle infrastrutture dei trasporti, delle
telecomunicazioni e dell'energia.”
=> La UE partecipa alla realizzazione delle infrastrutture che permettono
di collegare i mercati nazionali dell’energia, secondo le modalità
definite degli artt. 171-172.
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Il Trattato Euratom dà alcuni specifici obiettivi dell’azione comunitaria.
All’art. 1 si legge:
“La Comunità ha il compito di contribuire, creando le premesse
necessarie per la formazione e il rapido incremento delle industrie
nucleari, all'elevazione del tenore di vita negli Stati membri e allo
sviluppo degli scambi con gli altri paesi.”
Questi obiettivi, in linea con gli obiettivi del Trattato sulla CEE, sono poi
meglio declinati in concreto nell’art. 2:
“Per l'assolvimento dei suoi compiti, la Comunità deve, alle condizioni
previste dal presente trattato:
a) sviluppare le ricerche e assicurare la diffusione delle cognizioni
tecniche,
b) stabilire norme di sicurezza uniformi per la protezione sanitaria della
popolazione e dei lavoratori e vigilare sulla loro applicazione,
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c) agevolare gli investimenti ed assicurare, particolarmente incoraggiando
le iniziative delle imprese, la realizzazione degli impianti fondamentali
necessari allo sviluppo dell'energia nucleare nella Comunità,
d) curare il regolare ed equo approvvigionamento di tutti gli utilizzatori
della Comunità in minerali e combustibili nucleari,
e) garantire, mediante adeguati controlli, che le materie nucleari non
vengano distolte dalle finalità cui sono destinate,
f) esercitare il diritto di proprietà che le è riconosciuto sulle materie fissili
speciali,
g) assicurare ampi sbocchi e l'accesso ai migliori mezzi tecnici, mediante
la creazione di un mercato comune dei materiali e delle attrezzature
speciali, la libera circolazione dei capitali per gli investimenti nucleari
e la libertà d'impiego degli specialisti all'interno della Comunità,
h) stabilire con gli altri paesi e con le organizzazioni internazionali tutti i
collegamenti idonei a promuovere il progresso nell'utilizzazione
pacifica dell'energia nucleare.”
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4) L’Unione dell’energia e gli obiettivi al
2020 e al 2030
Terzo pacchetto Liberalizzazioni (2007-09).
 Pacchetto Energia-Clima per il 2020.
 Iniziative varie per l’efficienza energetica e la sicurezza.
 Tre macro-obiettivi:
• mercato interno dell’energia (energia competitiva);
• sviluppo infrastrutture e trasparenza sui mercati (energia
sicura);
• Ets e sussidi alle rinnovabili (energia sostenibile)

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La politica europea, così come la politica energetica degli altri
paesi si può interpretare come un tentativo di risolvere il trilemma dell’energia, ponendo l’attenzione di volta in volta
su uno dei tre corni del problema.
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La UE è (grosso modo) in linea con gli obiettivi fissati per il 2020.
 Grazie anche alla crisi economica e ai forti sussidi elargiti alle
rinnovabili, la UE già nel 2012 ha:
ridotto le sue emissioni clima-alteranti (-18% rispetto al 1990);
accresciuto il peso delle rinnvabili sui consumi finali lordi
(14,1%);
contenuto la dinamica dei consumi rispetto all’andamento
previsto (-12% circa).
 Nonostante i buoni risultati, la UE non è soddisfatta di quanto
fatto e nell’ottica di garantire la sicurezza degli approvigionamenti,
ridurre i costi per le famiglie e le imprese e garantire la sostenibilità
ambientale tramite la decarbonizzazione quasi completa ha avviato
un nuovo dibattito.
 Questo ha portato all’adozione di un primo accordo nel Consiglio
europeo dell’ottobre 2014 sul quadro energia-clima al 2030.

61
Geopolitica.info Roma dicembre 2015
Elementi centrali di questo accordo (per ora non vincolante) sono:
 la riduzione delle emissioni di almeno il 40% entro il 2030 con
obiettivi vincolanti per i singoli Stati Membri;
 una quata delle rinnovabili nei consumi lordi finali di almeno il 27%
a livello di UE;
 la riduzione dei consumi energetici del 27% rispetto alle previsioni
fatte nel 2007 (obiettivo indicativo).
Si noti che l’accordo, raggiunto dopo mesi di negoziati, comprende una
serie di misure compensative improntate su equità e solidarietà.
 L’accordo prevede anche un’attenzione alle interconnessioni fra gli
Stati, in particolare tra quelli periferici. Eliminazione delle isole
energetiche del gas e dell’elettricità.
 Sviluppo di una governance dell’energia (?) che sia affidabile,
trasparente e priva di oneri amministrativi. Incentrata su Piani d’azione
nazionali, essa dovrà permettere la coordinazione delle politiche
nazionali, pur nel rispetto dell’autonomia degli Stati Membri
62
L’Unione dell’energia
Idea sviluppata da D. Tusk nell’aprile 2014 a seguito dell’aggravarsi
della crisi russo-ucraina.
 J.C. Junker riprende l’idea e la identifica come uno dei capisaldi
della sua proposta politica.
 M. Sefcovic, nuovo vice-presidente della Commissione, accoglie e
sostiene la proposta.
 Nel febbraio 2015 la Commissione europea presenta una
comunicazione in merito, che il Consiglio europeo del marzo
2015 in parte accoglie.
L’Unione dell’energia si basa su cinque dimensioni cardine:
 La sicurezza energetica, solidarietà e fiducia;
 Un mercato europeo pienamente integrato;
 L’efficienza energetica per moderare la domanda;
 De-carbonizzazione dell’economia;
63
 Ricerca, innovazione e concorrenza.

Pur citando gli obiettivi della sostenibilità e della
competitività, è evidente la forte attenzione al tema
della sicurezza. Il Consiglio europeo non sembra però
incline ad accontentare le posizione più “spinte” di
alcuni Stati membri dell’est Europa o della Commissione
europea.
Come per l’Unione bancaria, anche per l’Unione
dell’energia il processo di europeizzazione non è
semplice e lineare.
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Aggiornamenti:
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Tour di Sefcovic (autunno 2015);
Stato dell’Unione dell’energia (novembre 2015);
Consiglio dei ministri Trasporti ed energia (novembre
2015);
Attuazione degli obiettivi al 2020;
Traduzione dell’accordo dell’ottobre 2014 in norme
giuridiche;
Conferenza ONU di Parigi sul cambiamento climatico
(dicembre 2015).
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5) Conclusioni
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L’Unione europea e l’Italia in particolare si è avviata su un
percorso di bassa crescita economica, con progressiva
terziarizzazione della struttura produttiva.
La domanda di energia sta rallentando e registra un parziale
disaccoppiamento dalla crescita economica. Questo rende
più facile la de-carbonizzazione dell’economia e il
perseguimento degli obiettivi climatici ed energetici.
In questo quadro generale, permangono forti differenze tra
gli stati membri che rendono difficoltosa l’attuazione di
politiche comuni.
La Commissione europea sta cercando di accrescere il suo
ruolo nella definizione della politica energetica
(europeizzazione), sfruttando il testo del Trattato di Lisbona e
le sue competenze tecniche ed economiche, superiori a
quelle di molti governi nazionali. Geopolitica.info Roma dicembre 2015
66
6) Suggerimenti bibliografici
Commissione europea, Stato dell’Unione dell’energia, COM
(2015) 572 finale;
 Commissione europea, Country Factsheet Italy, SWD (2015)
229;
 Unione europea, EU energy in figures. Statistical pocketbook,
Lussemburgo (2015);
 ISPI, Focus Sicurezza energetica, nn. 21-22, Milano (2015)
 Rutten D., Energiewende: politica energetica e politica
industriale, Energia, Bologna (2015);
 Ministero dello Sviluppo Economico, La situazione energetica
nazionale nel 2014, Roma (2015);

Geopolitica.info Roma dicembre 2015
67

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
Gestore dei Servizi Energetici, Rapporto statistico Energia
da fonti rinnovabili – Anno 2013, Roma (2015);
Rossetto N. (2015), L’energia in Europa al 2030: ambiente vs
competitività?, in Verda M. (a cura di), Energia e geopolitica. Gli
attori e le tendenze del prossimo decennio, Milano (2015).
Commissione X della Camera dei Deputati, Indagine
conoscitiva sulla strategia energetica nazionale e sulle principali
problematiche in materia di energia, Roma (2014);
Agenzia Internazionale dell’Energia, Energy policies of IEA
countries – European Union 2014 Review, Parigi (2014);
Geopolitica.info Roma dicembre 2015
68




Commissione europea, EU energy, transport and GHG
emissions trends to 2050. Reference scenario, Lussemburgo
(2014);
Ministero dello Sviluppo Economico, Strategia energetica
nazionale: per un’energia più competitiva e sostenibile, Roma
(2013);
Agenzia Internazionale dell’Energia, Energy policies of IEA
countries – Italy 2009 Review, Parigi (2009).
Buchan Davide, Energy and climate change: Europe at the
Crossroads, Oxford (2009).
Geopolitica.info Roma dicembre 2015
69
Per domande e commenti potete contattarmi a:
[email protected]
Per chi fosse interessato segnalo:
www.sicurezzaenergetica.it
www.ispionline.it/energywatch
Si ringrazia Matteo Verda per alcuni grafici ed elaborazioni
utilizzati.
Grazie per l’attenzione.
Geopolitica.info Roma dicembre 2015
70
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