Di fatto, non esiste pazzia senza giustificazione e
ogni gesto che dalla gente comune e sobria viene
considerato pazzo, coinvolge il mistero di
un’inaudita sofferenza che non è stata colta dagli
uomini.
Alda Merini- L’altra verità. Diario di una diversa
Nel corso della vita, una
persona può trovarsi in quattro
diverse condizioni mentali:
1.
Benessere mentale:
2.
Disagio mentale:
3.
Disturbo o malattia mentale:
4.
Disturbo mentale stabilizzato:
è la condizione in cui si vive quando esiste un buon livello di
soddisfazione dei bisogni insieme a una soddisfacente qualità della vita. Tale condizione è
caratterizzata da equilibrio, serenità, tranquillità, accettazione del proprio stato individuale
e sociale, ma allo stesso tempo curiosità e spirito d’iniziativa. Il benessere mentale non è
uno stato che si raggiunge una volta per tutte: nelle alterne situazioni dell’esistenza il
benessere mentale è l’obbiettivo verso cui l’individuo tende costantemente.
è la condizione in cui si vive quando si avverte uno stato di
sofferenza connesso a difficoltà di varia natura (negli affetti, nel lavoro…) che comunque si
presentano nella vita. Tensione, frustrazione, aggressività o tristezza caratterizzano questa
condizione senza tuttavia che s’instauri alcun sintomo specifico. Insieme alla condizione di
benessere, una quota di disagio è parte integrante di ogni esistenza.
è la condizione in cui il soggetto vive quando
non trova una risoluzione alla sofferenza in cui lo pone la condizione di disagio, ovvero
quando il disagio raggiunge livelli d’intensità molto elevati. Si passa dal disagio al disturbo
quando alla sofferenza prolungata si accompagnano alterazioni mentali o dei
comportamenti. La sofferenza si clinicizza, cioè insorgono dei sintomi psichiatrici specifici:
deliri, allucinazioni, ossessioni. La condizione di disturbo può essere temporanea se curata
efficacemente e in maniera tempestiva.
è la condizione in cui il soggetto vive quando
il disturbo si cronicizza: perdurano nel tempo non solo le alterazioni mentali o del
comportamento, ma anche la situazione che le ha determinate. Molto spesso il disturbo si
stabilizza per non essere stato curato o per essere stato curato male.
Nel quotidiano le quattro condizione tratteggiate costituiscono
un sistema di riferimento entro cui possiamo collocare i concetti
tradizionali di malattia e di salute mentale.
La psichiatria moderna considera
profondamente sbagliata e dannosa l’idea
diffusa nel senso comune che divide la mente
umana in due soli stati possibili:
stato sano e stato malato.
•
Ciascuno di noi transita continuamente tra la prima e la seconda
condizione, dal benessere al disagio e viceversa. Qualcuno può
trovarsi nella terza condizione, essere soggetto a specifici
disturbi e qualcuno può stabilizzarsi su un certo disturbo
ponendosi in una condizione di difficile reversibilità.
STATISTICAMENTE:
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) calcola che nel
mondo ci siano
450 milioni di persone affette da disturbi mentali.
(gran parte di questi disturbi non sono ne’ diagnosticati ne’
trattati)
900 milioni in condizione di disagio mentale,circa il 13% della
popolazione mondiale.
Nel nostro paese
10 milioni di italiani soffrono per un disagio o per un disturbo
mentale.
DISTURBO MENTALE
(o malattia mentale)
Affezione che colpisce il pensiero, i sentimenti e
il comportamento di una persona in modo tale
da rendere la sua integrazione sociale
problematica o da causargli sofferenza
personale.
I principali sintomi delle malattie mentali sono:
• condotta asociale e deterioramento delle relazioni;
• disturbi dell’umore;
• alterazioni della personalità;
• difficoltà cognitive, allucinazioni e alterazione della
percezione della realtà
I principali disturbi mentali sono:
• nevrosi
• psicosi
• depressione
• schizofrenia
• disturbo di personalità
NEVROSI
Disturbo psichico senza causa
organica i cui sintomi sono
interpretati dalla psicanalisi
come espressione di un
conflitto che ha le sue radici
nella storia del soggetto.
Si distinguono:
1)PSICONEVROSI
denominate nei primi scritti di Freud come neuropsicosi da difesa, esprimono un conflitto tra il desiderio
e la difesa e affondano le loro radici nell’età infantile del soggetto.
Le psiconevrosi comprendono:
-nevrosi di transfert: comprendenti
isteria d’angoscia, isteria di conversione
e nevrosi ossessiva*
nevrosi cosiddette artificiali
-nevrosi narcisistiche*
2)NEVROSI ATTUALI
non sono determinate da conflitti dell’età infantile, ma da conflitti della realtà attuale. Per questo nelle
loro manifestazioni non c’è il meccanismo dello spostamento che caratterizza le psiconevrosi (i cui sintomi
sono un’espressione simbolica di un antico conflitto); ciò che appare è il risultato evidente dell’assenza o
inadeguatezza del soddisfacimento sessuale.
Nelle nevrosi attuali, Freud include:
-nevrosi d’angoscia (da non confondersi con l’isteria d’angoscia), caratterizzata da una mancanza di scarica
dell’eccitazione sessuale
-nevrastenia: designa un quadro clinico caratterizzato da stanchezza fisica e mentale, irritabilità, insonnia,
cefalea, riduzione dell’attività sessuale e altri sintomi. Rientra nel quadro delle nevrosi attuali e, secondo
Freud, la causa sta nell’insufficiente funzionamento sessuale incapace di liberare in modo adeguato la
tensione libidica
-ipocondria: preoccupazione immotivata per le proprie condizioni di salute accompagnata da disturbi
fisici, stati d’angoscia e depressione
NEVROSI E QUOTIDIANEITA’
I disturbi nevrotici entrano nella realtà quotidiana di tutti e, per quanto vari
siano, presentano tutti un tasso d’ansia intorno a cui la sintomatologia si
organizza.
L’ansia è un normale stato psicologico di attesa e
vigilanza: diventa nevrotica quando è l’espressione
di uno stato conflittuale.
Freud ha individuato nel desiderio e nella difesa i termini del conflitto che avrebbe
le sue radici nella rivalità sessuale, da lui descritta sotto il nome di complesso di
Edipo.
Oggi si tende ad allargare i termini del conflitto aldilà del recinto familiare e della
vicenda sessuale per concepire il disagio nevrotico come un contrasto tra
un’istanza repressiva (di origine individuale, familiare o sociale) e un’istanza di
libertà, che non riguarda solo la sessualità, ma il concetto di sé e le proprie
aspirazioni, per cui fattori nevrotizzanti agiscono sull’intero arco della vita.
La medicalizzazione non giova nella risoluzione del conflitto nevrotico. Il conflitto
nevrotico non può essere risolto se non attraverso l’atto esistenziale della scelta.
DIFFERENZA TRA NEVROSI E PSICOSI
E’ stabilita in riferimento a:
-Eziologia: la nevrosi ha un’origine esclusivamente
psicogena o con scarsi riferimenti somatici
-Funzione del reale: risulta conservata nelle nevrosi e più
o meno gravemente danneggiata nelle psicosi
-Consapevolezza critica: il nevrotico, a differenza dello
psicotico, si rende conto dell’insensatezza di certe sue
fantasie o di certe sue ansie
-Adattamento sociale: spesso accettabile nelle nevrosi,
problematico o difficilmente tollerabile nelle psicosi
PSICOSI
Il termine è stato introdotto nel 1845 da E. von Feuchtersleben col significato
generale di malattia mentale o follia.
E’ un termine adottato per indicare un’alterazione dell’equilibrio psichico
dell’individuo con compromissione della capacità di comprendere il significato della
realtà e frequente presenza di disturbi del pensiero, deliri ed allucinazioni.
I sintomi psicotici sono catalogabili in:
1) DISTURBI DI CONTENUTO DEL PENSIERO
ideazione prevalente delirante (deliri)
2) DISTURBI DI FORMA DEL PENSIERO
alterazioni del flusso ideativo fino alla "fuga delle idee" ed all'incoerenza; alterazioni
dei nessi associativi, come la paralogia, la tangenzialità, le risposte di traverso, i salti di
palo in frasca;
QUADRO SINTOMATICO
• Alterazione profonda nella percezione della realtà esterna,
spesso deformata con mancanza totale o parziale di
rapporto cognitivo con la medesima
comportamento rigido, insicuro o contraddittorio
• Disgregazione a livelli profondi della personalità con
difficoltà a controllare la propria immaginazione e i propri
sentimenti che ora sembrano assenti e ora eccessivi per
ipertrofia dell’affettività, spesso accompagnata da
regressione a comportamenti primitivi
• Allucinazioni e deliri con grave alterazione del pensiero
logico e della capacità linguistica e non linguistica di
comunicare
• Grave disadattamento sociale dovuto a mancanza di
comprensibilità dei sintomi, di cui spesso lo stesso
psicotico, a differenza del nevrotico, non è consapevole
DISTURBO DEPRESSIVO
La depressione è una patologia dell'umore, tecnicamente un disturbo
dell'umore caratterizzata da un insieme di sintomi cognitivi,
comportamentali, somatici ed affettivi che, nel loro insieme, sono in grado
di diminuire in maniera da lieve a grave il tono dell'umore,
compromettendo il "funzionamento" di una persona, nonché le sue abilità
ad adattarsi alla vita sociale.
La depressione non è quindi, come spesso ritenuto, un semplice
abbassamento dell'umore, ma un insieme di sintomi più o meno
complessi che alterano anche in maniera consistente il modo in cui una
persona ragiona, pensa e raffigura se stessa, gli altri e il mondo esterno.
La depressione talvolta è associata ad ideazioni di tipo suicida o autolesionista; quasi sempre si accompagna a deficit
dell'attenzione e della concentrazione, insonnia o ipersonnia, disturbi alimentari, estrema ed immotivata prostrazione fisica.
La depressione fa parte dei disturbi dell'umore, insieme ad altre patologie come la mania.
La mania è una condizione patologica caratterizzata dall'alternarsi di fasi depressive e fasi
maniacali. La fase maniacale si presenta come quasi opposta a quella depressiva
QUADRO SINTOMATICO
-Umore depresso per la maggior parte del giorno
-Marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le
attività per la maggior parte del giorno
-Significativa perdita di peso, in assenza di una dieta, o significativo
aumento di peso, oppure diminuzione o aumento dell'appetito
-Agitazione o rallentamento psicomotorio
-Affaticabilità o mancanza di energia
-Sentimenti di autosvalutazione oppure sentimenti eccessivi o
inappropriati di colpa
-Diminuzione della capacità di pensare o concentrarsi, o difficoltà a
prendere decisioni
-Ricorrenti pensieri di morte, ricorrente ideazione suicida senza
elaborazione di piani specifici, oppure un tentativo di suicidio o
l'elaborazione di un piano specifico per commettere suicidio
SCHIZOFRENIA
• La schizofrenia viene identificata come l’interpretazione alterata
della realtà per uscire fuori dal mondo.
La maggioranza dei casi di schizofrenia vi a qualche forma di apparenza di disorganizzazione
o incoerenza del pensiero, oppure rigide costruzioni paranoidi.
• QUADRO SINTOMATICO:
-deliri,
-allucinazioni,
-disturbo del pensiero
-distacco emotivo o assenza di emozioni,
-incapacità di concentrazione,
-mancanza di piacere,
-inadeguatezza nel comportamento della persona,
-povertà di linguaggio e funzioni comunicative.
-limitazione attività della persona.
• Il suo tasso d’incidenza e di 15-25 casi all’anno per 100.000 abitanti.
DISTURBO DI PERSONALITÀ
• Si riferisce agli individui i cui tratti di
personalità sono disadattati in modo pervasivo,
inflessibile e permanente.
È definito come un modello abituale di esperienza o comportamento che
a cui l’individuo appartiene e si manifesta in almeno due delle seguenti
aree: esperienza cognitiva, affettiva, funzionamento interpersonale e
controllo degli impulsi.
• È una condizione di disagio, personale, sociale
e lavorativo, anche se questo non è sempre
riconosciuto dal paziente. Manca di insight,
ossia non si rende conto del proprio impatto
sugli altri e non tende a cercare aiuto.
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