Il bambino al centro della
famiglia?
silvana cremaschi
Pordenone 23 ottobre 2014
Nasce l’ idea «moderna» di infanzia
 Medioevo: «indifferenza»: il bambino fa parte della società
adulta non appena è in grado di vivere senza l’attenzione
costante della madre o della balia
 500 e ‘600: «vezzeggiamento»: l’infanzia è un tempo di innocenza
e dolcezza, i bambini sono considerati fonte di divertimento e di
evasione
 ‘700: «visione moralistica» : l’età del bambino serve come
preparazione ed educazione alla condizione adulta. Questa
visione dell’infanzia promuove la creazione di spazi separati per i
bambini e sancisce la fine della libertà dei bambini di stare tra gli
adulti
 Aries, lettura forse semplificata ma che mette correttamente in
luce il paradosso che l’infanzia è emersa storicamente come
categoria sociale alla quale viene negata la libertà in nome della
necessità di protezione e di educazione morale.
I bambini nella famiglia premoderna
 tra adulti e bambini differenze di tipo quantitativo, non
qualitativo: i bambini sono adulti in miniatura, normale il lavoro
infantile (ma anche il gioco libero)
 Bambini e bambine: percorsi fortemente segregati, mondi
fortemente differenziati
 Manca l’idea che i bambini possano avere bisogni specifici in
quanto appartenenti ad un gruppo sociale specifico
 Non ci sono dati che dicano con certezza che i maltrattamenti e
le punizioni fisiche fossero la norma,
 così come non si può sostenere che i genitori fossero meno
provati emotivamente dalla morte di un figlio a causa
dell’elevata mortalità infantile
 Sentimenti di affetto, protezione e preoccupazioni per i bambini
sono sempre stati presenti
I bambini nella famiglia premoderna
 promiscuità tra bambini appartenenti a diversi ceti sociali,
tra figli dei signori e dei «servi»
 Compresenza di diverse figure di adulti e di diverse forme
di autorità: genitori, fratelli maggiori, servitori con gradi
diversi di competenze, padroni…
 Diverse figure “allevanti” (balie, servitori, istitutori/istitutrici,
ecc.)
 Nelle famiglie aristocratiche e borghesi i rapporti con i
genitori di tipo formale (circoscritti e cerimoniali) e spesso
rapporti con altri adulti più affettivi
800: famiglie borghesi e scoperta dell’infanzia

 infanzia condizione specifica, caratterizzata da bisogni, ritmi e spazi
propri
 processo legato all’emergere della famiglia nucleare moderna,
 favorito da alcune condizioni connesse al processo di
industrializzazione e all’avvento della modernità:
dipendenza economica della famiglia dal mercato,
separazione della sfera pubblica e privata
minore rilevanza della tradizione,
scolarizzazione di massa.
 La scuola crea uno spazio ad hoc per i bambini contribuendo così
ad identificare l’infanzia come categoria sociale e ad affermare
l’idea di sviluppo individuale dei bambini (gradazione dell’infanzia
per età, individuazione di bisogni e competenze diversificate)
 I bambini divengono oggetto di precise attenzioni e strategie
educative
La filosofia della madre educante
 Accentramento nella figura della madre di competenze ed
attività prima delegate a figure diverse (balie, servitori,
istitutori)
 Allattamento al seno dei neonati: per creare legami di
attaccamento con i figli e come indice di una più elevata
moralità e responsabilità materna ( intimità)
 Sorveglianza e controllo delle attività quotidiane (fino ai
comportamenti corporei) dei figli e responsabilità per la loro
educazione morale
 il ruolo materno diviene fondamento per l’identità familiare
e sociale femminile, identificazione del ruolo della donna
quasi esclusivamente nel ruolo di madre, nella sfera privata
La figura del padre nella famiglia borghese
 ruolo residuale rispetto alla centralità della figura materna
 contenuti meno chiari e definiti: prescrittore di mete e valori o
testimone di successi e piaceri
 Il ruolo paterno così definito non richiede la presenza dei padri tra
le mura domestiche: si giustifica così la sua totale immersione nel
mondo della produzione
 Ciò favorisce la riduzione ulteriore delle funzioni e dei compiti
paterni e limita le occasioni di interazione con i figli, specialmente
se piccoli
 Identificazione del ruolo maschile paterno, funzione di
procacciatore di risorse per la famiglia e sfera pubblica/della
produzione
Il secolo del bambino?
Nasce la famiglia affettiva (moderna), si ri-definisce il
ruolo ed il «posto» dei figli (e quello dei genitori)
I figli non sono più una inevitabile conseguenza della vita
affettiva e sessuale della coppia, non più anelli della
catena generazionale o forza lavoro in piccolo,
ma centro affettivo e simbolo della affettività familiare
stessa…sono ora cercati, voluti, programmati…
Il numero dei figli diminuisce man mano che aumenta la
loro rilevanza affettiva: la ricerca «del figlio» nella ricerca
della identità dell’adulto? Chi sono? Come mi definisco?
Vivo la mia vita proiettandola sul figlio
La famiglia «affettiva»
 Cambiamenti sociali, culturali e del mondo del lavoro
 riduzione dell’autorità dei genitori a favore di modalità relazionali
centrate sull’affettività
 aspettative di maggiore vicinanza affettiva verso i figli sia da
parte dei padri sia da parte delle madri
 processo di de-differenziazione affettiva che definisce aspettative
comuni per entrambi i genitori per quel che riguarda l’espressione
dell’affettività verso i figli
 Permangono invece forti differenze per quel che riguarda altri
aspetti dell’esperienza della genitorialità (la cura dei figli, la loro
educazione, ecc.)
 Figlio al centro? Figlio soggetto «dotato di personalità, identità,
diritti altri» dal genitore o «proprietà affettiva», parte della psiche
e della intima identità del genitore?
Voi non siete speciali

«Voi non siete speciali. Vi hanno viziati, coccolati, idolatrati. Ma
diversamente da quanto suggeriscono il trofeo che avete vinto a calcio o la
vostra splendida pagella, non lo siete. Anche se ci fosse un diplomato su un
milione, sareste comunque settemila sulla terra: se tutti siete speciali, non lo è
nessuno» David McCullough ai diplomati del liceo di Boston il 7 giugno 2012.
 «per i ragazzi di oggi essere speciali è una condanna. Non c’è scelta: i loro
padri l’avevano, tra un percorso sicuro ma poco eccitante e carriere ambiziose
ma più precarie. Loro no: anche per fare l’insegnante oggi servono dieci anni
di tribolazioni. Così ci si butta, finanziati da genitori ansiosi, su ambizioni spesso
fuori misura: regista, diplomatico, fisico nucleare».
 Pacifico, nel romanzo, «Class - vite infelici di romani mantenuti a New York»
racconta le storie (infelici, appunto) di un giovane regista e della moglie, le cui
carriere creative sono finanziate da famiglie non miliardarie fino a tardissima
età. «La realizzazione personale di un giovane borghese non vale il denaro che
costa. Credendo di aiutarli, i genitori li caricano di aspettative. E ritardano
domande fondamentali: ‘‘ho talento o no? Quello per cui sto studiando mi
piace o no? ’‘
Per crescere un bambino ci vuole un villaggio
Al centro di che cosa? ma dove è il villaggio?
Solitudine «del bambino», un unico bambino per 2 genitori
(o 4?) e 4 nonni ( o 8?) e qualche zio…
La televisione baby sitter
La casa «piccola» in ordine e la festa di compleanno al
supermercato
La vita frammentata: gli amici di calcio, quelli di scuola …
Il curriculum nascosto per diventare una persona di
successo
La perdita della genitorialità sociale: nessuno può sgridare
mio figlio!
Diritti del bambino e/o gratificazione del genitore?
Un solo figlio, o due, se di diverso sesso, per rispondere a tante
aspettative dei genitori, gratificarli, essere «misura sociale» della
competenza, del successo, della competitività con gli altri genitori
 Diventare un campione ( agonismo dai 3 anni?)
 Imparare prima e più degli altri: maestra, nell’altra classe hanno già
iniziato il corsivo…
 Conoscere le lingue, al pomeriggio corso di…
 Fare esperienze speciali, un po’ prima degli altri, anche cose non
vissute dai genitori ( e a cui quindi i genitori non riescono ad
«accompagnare»;
 Mandato: devi essere «felice», ed essere «speciale» per poter essere
mostrato agli amici e ai colleghi come il testimonial del successo del
genitore
 E se qualcosa non va? Certificato di BES!
Diritti del bambino e/o del genitore?
Il Diritto alla genitorialità, problemi provocazioni e banalizzazioni per
riflettere
 Avere un figlio quando non arriva da solo: un figlio a 60 anni, dopo
«essermi realizzato/a», fecondazione artificiale, utero in affitto, madre
in affitto…
 Avere un figlio quando «non può» arrivare : due padri o due madri
 Avere un figlio biondo e con gli occhi azzurri
 «Restituire il figlio adottato» quando non corrisponde alle attese
 Il bambino proprietà dei genitori: mary ellen, il maltrattamento della
figlia denunciato con la legge per la protezione degli animali; Il
bambino «lasciato ai genitori» perché al genitore fa bene … il
bambino a ore tra genitori separati, il bambino che «deve star bene
con il nuovo compagno/a, con i nuovi «fratelli», da subito, ( altrimenti:
dallo psi…!)
Dividersi appassionatamente: la distanza giusta
 Amore passione e odio reggono le trame della vita: innamoramento
e separazione sono retti da passioni forti, l’impeto fusionale o il
risultato di spinte oppositive centrifughe… ma tutta la relazione, in
tutta la sua durata, si confronta con amore e odio, con la distanza
giusta tra vicino e lontano.
 Ci si separa quando non si può più stare insieme, quando nell’
alchimia degli affetti gli elementi corrosivi
prevalgono su quelli positivi. Tra il desiderio
di comunanza e quello di libertà prevale,
almeno per un poco, il secondo, in attesa
Forse di nuovi legami
Dividersi appassionatamente: la distanza giusta
La separazione, anche ora che non è più uno scandalo pubblico,
mantiene un pathos privato … il dolore puro della perdita del “noi” per
tutti, per il coniuge che subisce la separazione, per i figli che vedono
lacerarsi il tessuto dell’appartenenza, per quanto poco protettivo esso
fosse nella realtà. (vegetti finzi)
La separazione familiare ruota intorno ai
due coniugi; sono loro a tenere il centro
della scena e a determinare, anche senza
volerlo, le reazioni dei figli… ma non si
separa solo una coppia, si modificano i
ruoli, le funzioni, le identità di nonni,
suoceri parenti, e figli…
Quando i genitori si dividono
 mentre i genitori hanno mille occasioni per parlare tra loro e con altri, amici,
parenti, avvocati, giudici, consulenti, i figli, in particolare i più piccoli,
vengono tenuti il più possibile all’oscuro di tutto. Per il loro bene, si dice, per
proteggerli dal conflitto,
 La separazione familiare diviene una questione privata da risolvere con
discrezione e senza parlarne troppo; ma la serenità è una conquista non un
punto di partenza, e spesso un controllo razionale tradisce una prematura
anestesia delle emozioni
 Anestesia delle emozioni: non accetta
non riconosce e non libera l’espressione
del dolore proprio e dei figli, pietrifica le
emozioni e le trasforma in “fare”; rischio di
trasformare i figli in pedine da spostare sulle
scacchiere della vita.
Separarsi bene?

E’ possibile, ma non subito, non prima di elaborare gli inevitabili sentimenti
di abbandono, colpa, rabbia, vendetta
 Il dolore è conseguenza negativa del trauma; ma anche segnale d’allarme
che chiama a raccolta le energie, attiva processi di riparazione,
ricomposizione e riorganizzazione della vita.
 Il coraggio di portare fino in fondo il dolore della separazione aiuta a
ricomporre la propria identità e a recuperare risorse che sembravano perdute.
I figli hanno bisogno di sapere che anche i genitori soffrono, quanto loro e
forse anche di più, anche se cercano di smussare i conflitti, controllare gli
eccessi, celare sconforto e disperazione.
 Se padre e madre ammettono di soffrire anche
i figli si sentono autorizzati a fare altrettanto,
altrimenti si sentono costretti ad imitare i
comportamenti asettici, ritenendoli più
appropriati.
Bambini divisi e costruzione dell’identità
costruzione della identità: fatto non solo privato e personale ma
relazionale, cambia in un quadro che muta i rapporti reali e le
rappresentazioni della geometria nella mente; nel triangolo padre
madre figlio nessuno è più al suo posto
 La ricerca filosofica è alimentata da un quesito radicale: Chi sono io?
La psicologia trasforma la domanda in terapia: Tu sei la tua storia
L’identità ricevuta dai genitori si incrina nella separazione, cambiano
ruoli, relazioni, rappresentazioni, ora i figli devono ricomporla o
delinearne un’altra,
 NESSUNO SI IDENTIFICA DA SE’,
OCCORRONO NUOVE RELAZIONI
E RAPPRESENTAZIONI
nelle fiabe le nonne narravano di lutti
chi narra di separazioni e ricongiunzioni?

Dalla parte dei figli

Gli adulti hanno confidenti, avvocati, consulenti, amici,
amiche separate, psicologi, mediatori; spesso i figli non
sanno, o si finge che non sappiano… non si dà loro il tempo e
lo spazio per dire il dolore, la rabbia, il senso di abbandono e
di solitudine;
Piccoli: ma non passivi, agiscono ed entrano nella relazione,
maggiore è la dipendenza e maggiore la passività, spesso
vivono le crisi come riverbero delle
emozioni dei genitori;
Più grandi: maggiore autonomia e
ricerca di risposte sue, spesso sguardo
semplificato e «lineare»
I bambini divisi e le letture «lineari»

 E’ colpa mia; si sono separati perché io sono cattivo
 Il difensore dell’assente
 L’avvocato del più «debole»
 Il sostituto di papà (o di mamma)
 Due adolescenze che si sovrappongono e la finta complicità
le confidenze del genitore alla ricerca di un nuovo legame
 Il vendicatore dei torti privati e pubblici
 L’anestetizzato: non mi fido più delle
relazioni
L’adolescente e le prove generali nella
costruzione di una nuova coppia
E quando l’ “esperienza è traumatica? ”
E’ sopraffacente “ minaccia la salute e il benessere di un
individuo, lo rende impotente di fronte ad un pericolo, viola
gli assunti di base della sopravvivenza ed evidenzia
l’impossibilità di controllare e prevedere gli eventi” (Eisen e
Goodman 1998)
Trauma acuto: provoca una reazione che mira
all’espulsione (PTSD) come un “corpo estraneo”
Trauma o stress cronico: fonte
continua di minaccia per la salute
difficile da raggiungere dalle
cure, “trauma interno all’identità”
(come un ascesso) Camuffo 2007
Lo stress e lo sviluppo del bambino
Danni riscontrati a carico di:
 Sistema nervoso centrale
aree cerebrali preposte a:pensiero complesso (corteccia prefrontale),
memoria (ippocampo), comunicazione tra emisferi cerebrali (corpo
calloso) riconoscimento minacce ambientali (amigdala) bilancio
emotivo (sistemi di catecolamine, serotonina, oppioidi endogeni,
dopamina, neuropeptidi)
 sistema nervoso simpatico e parasimpatico
ritmo respiratorio, battito cardiaco, pressione arteriosa
 sistema endocrino
funzionalità del surrene, produzione del cortisolo endogeno
essenziale nella regolazione della reazione agli agenti esterni
 sistema immunitario
difesa del soggetto da aggressori esogeni ed endogeni
Funzionamento psicologico post traumatico
 Ipervigilanza –depressione-dissociazione si alternano
 funzionamento incomprensibile e imprevedibile
 Reazioni di allarme anche in assenza di pericolo reale
 Esperienze che comportano intimità e intensità dei
legami aumentano la sensazione di vulnerabilità
riattivano il trauma
Modelli operativi interiorizzati
 assunto di un "mondo malevolo",
 Mancanza di "fiducia di base"
 'profezie che si autodeterminano' nelle relazioni
che comportano prossimità e dipendenza
Possibili esiti patologici
Esiti delle esperienze sfavorevoli croniche :
 Depressione, ansia, somatizzazione, dissociazione
 Fallimenti scolastici e relazionali
 Alti livelli di aggressività, carenza di atteggiamenti prosociali e
di avvicinamento.
In età adolescenziale e adulta
 relazioni di bassa qualità, anche nell’area sessuale, bassa
stima di sé, bisogno di controllo sugli altri, ipersensibilità ai
giudizi delle altre persone, ostilità interpersonali e vulnerabilità
allo sfruttamento.
 Ciclo della violenza: trasmissione intergenerazionale delle
condotte maltrattanti/abusanti. (Malacrea M. 1998)
Effetti delle condizioni di vita sfavorevoli
POVERTA’
RETE SOCIALE
CONDIZIONI DI VITA SFAVOREVOLI
Salute dell’adulto
Salute del bambino
Casa
Esposizione alla violenza
Amici
Famiglia
Istituzioni della comunità
Disoccupazione
ANGOSCIA PSICOLOGICA
Conflitto coniugale
Depressione del genitore
Comportamento
dei nonni
Maltrattamento
Modelli
Internalizzati genitori
Comportamento del
genitore
Relazione
coniugale
Salute
Mentale infantile
CARATTERISTICHE
DEL BAMBINO
Salute
Temperamento
COMPORTAMENTO DEI FRATELLI
molti bambini crescono in modo equilibrato
Studi longitudinali dimostrano che, di fronte a situazioni
ambientali ed eventi sfavorevoli, i diversi bambini
reagiscono in modo diverso:
Bambini vulnerabili ( fragili, in difficoltà)
Bambini apparentemente invulnerabili
Ercole/una muraglia che permette di resistere
Achille/un punto debole, toccato, distrugge
Bambini sani, con buon adattamento
Fattori di rischio e di protezione:
Solo un terzo dei soggetti a “rischio” manifesta problemi
nell’adattamento, due terzi non presentano disturbi
evidenti (Wolin-Wolin 1997, Kirby-Fraser 1997)
Molti bambini reagiscono in modo adattivo (Rutter 1979,
Werner e Smith 1982, Antony 1987 Garmezy 1994, Masten, Best e Garmezy 1990,
Green et al. 1994, La Greca et al. 1996,
Salzer e Bickman 1999)
21-49% dei bambini abusati non presenta difficoltà
di adattamento o disturbo comportamentale
in età adulta;
(Finkelhor 1990, Fergusson e Muller 1999)
Che cos’è la resilienza
La “capacità di resistere” è il risultato di un’ interazione
dinamica tra fattori di rischio e fattori protettivi a diversi
livelli: biologico, psicologico, sociale, ambientale
Risposta positiva, senza conseguenze psicopatologiche, a
stress e a condizioni avverse”
Dovuta a:
Flessibilità: “adattamento positivo” in risposta a condizioni di vita
sfavorevoli o ad evento traumatico
inatteso adattamento positivo nonostante l’esposizione ad
ambienti ad elevato rischio psico-sociale
Funzionamento competente in presenza di eventi stressanti acuti
o cronici
Processo di recupero da un trauma
La Resilienza è dinamica
La resilienza si riferisce ad un generale stato di
adattamento nella vita quotidiana: non è
detto che un individuo sia ogni giorno ed
ogni minuto della sua vita ugualmente resiliente





(Masten 2001)
 Gli stessi fattori protettivi non possono essere considerati attributi fissi
(Smith e Carlson 1997)
 Fattori di rischio e fattori protettivi non costituiscono categorie
dicotomiche (Waller 2001)
Fattori protettivi



Presenza di adulti competenti e protettivi
Buone abilità cognitive
Senso di autoefficacia ed autostima
 Positiva visione del mondo
 Presenza di abilità riconosciute a livello sociale
 Adattabilità e personalità pro-sociale
 Presenza di relazioni profonde con coetanei pro-sociali e
rispettosi delle regole
 Buone condizioni socio-economiche
 Presenza di un buon ambiente scolastico
 Legame con organizzazioni pro-sociali
 Buone relazioni di vicinato e presenza di risorse nella comunità
Interazione tra fattori di rischio e fattori protettivi
Il fattore protettivo agisce come “cuscinetto” contro gli effetti
negativi del fattore di rischio (Masten 1997)
Il fattore protettivo limita la catena di reazioni negative che
contribuiscono allo sviluppo di conseguenze a lungo termine (Hawkins et
al. 1998)
I fattori protettivi prevengono
l’esposizione ad un dato
fattore di rischio (Morriset 1993)
Strategie di intervento: aumentare la resilienza
Aumentare il benessere: qualità della vita, strategie di
coping, supporto sociale, ristrutturazione cognitiva;(WellBeing-Therapy),
Ridurre il rischio: rimuovere o ridurre l’esposizione del
bambino a traumi di vario tipo
Interesse all’ assetto: incrementare o stimolare le risorse del
bambino per lo sviluppo delle sue competenze
Interesse al processo: influenzare i processi che
cambieranno la vita del bambino
Fornire chiavi interpretative «sociali e collettive»
aumentare la resilienza
Fattori di resilienza attivabili tramite l’aiuto dell’adulto:
 le modalità con cui gli altri accolgono l’evento
 la capacità di farsi un’idea dell’agente del trauma e costruzione di
una spiegazione
 lo sviluppo del senso di colpa e di attività riparative
 la messa in scena dell’avvenimento traumatico (gioco, sogno,
fiaba; c’era una volta un re che partiva per la
guerra, la regina morì, e il re si risposò,
la matrigna cattiva e la principessa….)
L’incontro e la parola sono fattori importanti di
resilienza; “il bambino organizza in più leggere
rappresentazioni verbali la percezione concreta”
(Fava Vizziello 2003)
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Il bambino al centro della famiglia