Primo Levi e il “dolce mondo”
ELISABETTA TARANTINO
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FERRARA, 4 APRILE 2013
Le immagini archetipiche
 Perché
ciò che è già oltremodo lucente
viene continuamente rispiegato?
(Cavaglion 1997 (1991): 90)
 Levi
sublimò … il suo urlo di disperazione
tramite immagini fisse, ricorrenti e
archetipiche
(Nezri-Dufour 2002: 111)
Buna
(28 dicembre 1945)
Piedi piagati e terra maledetta,
Lunga la schiera nei grigi mattini.
Fuma la Buna dai mille camini,
Un giorno come ogni giorno ci
aspetta.
Terribili nell’alba le sirene:
“Voi moltitudine dai visi spenti,
Sull’orrore monotono del fango
È nato un altro giorno di dolore.”
Compagno stanco ti vedo nel
cuore,
Ti leggo gli occhi compagno
dolente.
Hai dentro il petto freddo fame
niente
Hai rotto dentro l’ultimo valore.
Compagno grigio fosti un uomo
forte,
Una donna ti camminava al fianco.
Compagno vuoto che non hai più
nome,
Un deserto che non hai più pianto,
Così povero che non hai più male,
Così stanco che non hai più
spavento,
Uomo spento che fosti un uomo
forte:
Se ancora ci trovassimo davanti
Lassù nel dolce mondo sotto il
sole,
Con quale viso ci staremmo a
fronte?
Il “dolce mondo” nell’Inferno di Dante
Ciacco (Inferno 6.88-90):
“Ma quando tu sarai nel dolce mondo,
priegoti ch’a la mente altrui mi rechi:
più non ti dico e più non ti rispondo.”
Farinata (Inferno 10.82-84):
“E se tu mai nel dolce mondo regge,
dimmi: perché quel popolo è sì empio
incontr’a’ miei in ciascuna sua legge?”
“Il superstite”
(4 febbraio 1984)
Since then, at an uncertain hour, “Indietro, via di qui, gente
sommersa,
Dopo di allora, ad ora incerta,
Andate. Non ho soppiantato
Quella pena ritorna,
nessuno,
E se non trova chi lo ascolti
Non ho usurpato il pane di
Gli brucia in petto il cuore.
nessuno,
Rivede i visi dei suoi compagni Nessuno è morto in vece mia.
Lividi nella prima luce,
Nessuno.
Grigi di polvere di cemento,
Ritornate alla vostra nebbia.
Indistinti per nebbia,
Non è mia colpa se vivo e
Tinti di morte nei sonni inquieti: respiro
A notte menano le mascelle
E mangio e bevo e dormo e
vesto panni”.
Sotto la mora greve dei sogni
Masticando una rapa che non c’è.
Ricontestualizzazione
“Il superstite”, 19-20:
Non è mia colpa se vivo e respiro
E mangio e bevo e dormo e vesto panni
Inferno 33.139-141:
“Io credo”, diss’ io lui, “che tu m’inganni;
ché Branca Doria non morì unquanche,
e mangia e bee e dorme e veste panni”.
The recontexting, which adds the notion of
betrayal to that of guilt and the notion of being
only apparently alive to that of surviving, is
chilling in the global context of Levi’s writings.
(Cicioni 1995, 133)
Se ancora ci trovassimo davanti
Lassù nel dolce mondo sotto il sole,
Con quale viso ci staremmo a fronte?
priegoti ch’a la mente altrui mi rechi
dimmi: perché quel popolo è sì empio
incontr’a’ miei in ciascuna sua legge?
Ad ora incerta
Riferimenti di Levi a Dante nelle note
 [Per Buna - “È il nome dello stabilimento in cui ho
lavorato durante la prigionia.”]
 Per 25 febbraio 1944 (1946) - Inferno 3.57 e Purgatorio
5.135 (134) + T. S. Eliot, The Waste Land (“I had not
thought death had undone so many”)
 Per Un altro lunedì (1946) - Vita Nuova 26
 Per Schiera bruna (1980) - Purgatorio 26.34
 Per Il superstite (1984) - Inferno 33.141 + S. T. Coleridge,
The Rime of the Ancient Mariner, 582
25 febbraio 1944
(9 gennaio 1946)
Vorrei credere qualcosa oltre,
Oltre che morte ti ha disfatta.
Vorrei poter dire la forza
Con cui desiderammo allora,
Noi già sommersi,
Di potere ancora una volta insieme
Camminare liberi sotto il sole.
“Ci dicemmo allora, nell’ora della
decisione, cose che non si dicono
fra i vivi.” (SQU, “Il viaggio”)
 Per 25 febbraio 1944 (1946) - Inferno 3.57 e Purgatorio 5.135
(134) + T. S. Eliot, The Waste Land (“I had not thought death
had undone so many”)
25 febbraio 1944
Di potere ancora una volta insieme
Camminare liberi sotto il sole.
Buna
Se ancora ci trovassimo davanti
Lassù nel dolce mondo sotto il sole
25 febbraio 1944
Vorrei credere qualcosa oltre,
Pia de’ Tolomei (Purg. 5.130-136)
“Deh, quando tu sarai tornato al mondo
Oltre che morte ti ha disfatta.
e riposato de la lunga via”,
Vorrei poter dire la forza
seguitò ’l terzo spirito al secondo,
Con cui desiderammo allora,
“ricorditi di me, che son la Pia;
Noi già sommersi,
Siena mi fé, disfecemi Maremma:
Di potere ancora una volta insieme
salsi colui che ’nnanellata pria
Camminare liberi sotto il sole.
disposando m’avea con la sua gemma”.
BUNA
CIACCO (Inf. 6.88-90)
Se ancora ci trovassimo davanti
Ma quando tu sarai nel dolce mondo
Lassù nel dolce mondo sotto il sole
priegoti ch’a la mente altrui mi rechi
Inferno 3.49-57
“ … Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa”.
E io, che riguardai, vidi una ’nsegna
che girando correva tanto ratta,
che d’ogne posa mi parea indegna;
e dietro le venìa sì lunga tratta
di gente, ch’i’ non averei creduto
che morte tanta n’avesse disfatta.
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