Modelli pragmatici della comunicazione
Quando un diplomatico dice sì, intende ‘forse’
Quando dice forse, intende ‘no’
Quando dice no, non è un diplomatico
Voltaire
Pragmatica: studio teorico di quelle condizioni del linguaggio che ne
rendono possibile la comunicazione tra utenti
Dimensioni della pragmatica
Dimensione sociale
Dimensione inferenziale
Dimensione cognitiva
Tesi di fondo: la sola competenza sintattica e semantica non è sufficiente a
determinare le condizioni di verità di un enunciato, sono necessarie anche
informazioni contestuali.
«È compito della semantica dirci cosa un soggetto dice letteralmente
quando usa espressioni di un certo tipo;
È compito della pragmatica spiegare l’informazione che egli
trasmette e le azioni che compie quando dice qualcosa.»
K. Korta, J. Perry, Pragmatics, in STANFORD ENCYCLOPEDIA
PHILOSOPHY ON-LINE, www.plato.stanford.edu
OF
MODELLO DEL CODICE
La teoria ‘classica’ della comunicazione si basa sul cosiddetto
modello del codice, fondato sull’operazione essenzialmente
semantica della codifica.
S1
Rappr. mentali di S1
CODIFICA
S1 & S2 condividono il codice
CODIFICA
Rappr. mentali di S2
S2
Il modello del codice soddisfa tre assunzioni fondamentali:
a. Il significato delle frasi di una lingua è univocamente fissato
dalle regole sintattiche e dalle convenzioni semantiche;
b. le frasi hanno la funzione di rappresentare stati di cose del
mondo;
c. Il significato di una frase è dato dall’insieme di condizioni di
verità della frase – cioè le condizioni che il mondo deve
soddisfare perché la frase sia considerata vera.
Il modello del codice è tipicamente espresso nella semantica
standard dei linguaggi logici
Linguaggio per
la logica enunciativa (LE)
Linguaggio per
la logica predicativa (LP)
Condizioni di verità
di enunciati di LE
Condizioni di verità
di proposizioni di LP
Tavole di verità
?
(connettivi verofunzionali)
Le condizioni di verità per proposizioni di LP
devono tenere conto della struttura interna
delle proposizioni stesse.
Qual’è l’intuizione che sta dietro le condizioni di verità
per proposizioni di LP? Consideriamo una semplice
proposizione atomica di LP come Pt, dove
P = predicato a 1 posto (proprietà )
t = termine individuale ( individuo)
Possiamo immaginare che P rappresenti una specifica
proprietà e che t rappresenti uno specifico individuo
secondo una particolare interpretazione (o mondo
possibile).
LINGUAGGIO
m
A
MONDO
Int(m)
Int(A)
Int
Es.:
“Mario”
nome
Mario
persona
“alto”
predicato
altezza
proprietà
Dunque un’interpretazione Int non è altro che un certo
modo di associare elementi del linguaggio (in questo
caso LP) a elementi del mondo che il linguaggio descrive.
Allora una proposizione di LP come Am (formalizzazione
di “Mario è alto”) è:
• vera in Int quando Int(m) – cioè l’oggetto associato da
Int a m – soddisfa la proprietà associata da Int a A [cioè
quando “Mario” è il nome di un individuo alto];
• falsa in Int, altrimenti.
Interpretazione
Un’interpretazione di un linguaggio logico L è una
struttura D, Int dove:
1. D è un insieme non vuoto, detto dominio;
2. Int è una funzione che
2.1 a ogni termine t di L associa un elemento
Int(t) del dominio D;
2.2 a ogni predicato P di L associa una proprietà o
relazione Int(P) che sussiste per elementi di D.
Interpretazione D, Int del linguaggio L
Linguaggio L
Dominio D
Int
mL
AL
Int(m)  D
Int(A) vale per
certi elementi di
D
Interpretazione estensionale dei predicati
Enunciato «la bandiera è verde», dove
V = predicato «verde»
e = termine individuale «bandiera»
«Ve» è vera nell’interpretazione D, Int quando
Int(e) appartiene a Int(V)
cioè quando l’oggetto individuale che la funzione Int ha
associato al termine individuale «e» appartiene all’insieme che
la funzione Int ha associato al predicato V.
Proprietà «essere verde» in D, Int:
l’insieme degli oggetti verdi di D
D
Sono svariati i fatti di cui l’analisi condotta dalla pragmatica
tiene conto:
 Fatti oggettivi relativi al parlante (chi è, quando ha
parlato,…)
 Fatti relativi alle intenzioni del parlante (cosa intende
ottenere dicendo ciò che dice)
 Fatti relativi alle credenze del parlante e dei suoi
interlocutori, a quali credenze essi condividono, qual è
l’oggetto della conversazione, …
 Fatti relativi alle istituzioni sociali che influenzano l’azione
che una persona compie quando dice ciò che dice
Dimensione sociale della pragmatica  John L. Austin (Come
fare cose con le parole, 1962, trad. it. 1987)
«Si è giunti a ritenere comunemente che molti enunciati che
sembrano asserzioni non sono affatto intesi, o lo sono solo in
parte, a riportare o comunicare semplici informazioni riguardo
ai fatti: per esempio, le ‘proposizioni etiche’ forse sono intese,
unicamente o in parte, a manifestare un’emozione o a
prescrivere un comportamento o a influenzarlo in maniere
particolari.» (p. 8)
[N.B.:
Enunciato = espressione linguistica dotata di un valore di verità
Asserzione = atto di affermare il contenuto proposizionale
dell’enunciato]
«Esempi:
‘Battezzo questa nave Queen Elizabeth’ – pronunciato quando
si rompe la bottiglia contro la prua.
‘Lascio il mio orologio in eredità a mio fratello’ – quando ricorre
in un testamento.
[Tali enunciati]
A. non ‘descrivono’ o ‘riportano’ o constatano assolutamente
niente, non sono ‘veri o falsi’; e
B. l’atto di enunciare la frase costituisce l’esecuzione, o è parte
dell’esecuzione, di un’azione che peraltro non verrebbe
normalmente descritta come, o come ‘soltanto’, dire
qualcosa.» (pp. 9-10)
«Come dobbiamo chiamare una frase o un enunciato di questo
tipo? Propongo di chiamarlo una frase performativa
[…] Il nome deriva, ovviamente, da perform [eseguire], il verbo
usuale con il sostantivo ‘azione’: esso indica che il proferimento
dell’enunciato costituisce l’esecuzione di un’azione – non viene
semplicemente concepito come semplicemente dire qualcosa.»
(pp. 10-11)
Distinzione
Enunciati constativi / Enunciati performativi
Veri o falsi
Efficaci o inefficaci
Teoria degli atti linguistici: classificazione dei vari aspetti sotto i
quali si può realizzare un atto linguistico
Atto locutorio  «l’atto di ‘dire qualcosa’ in questo pieno senso
normale»
Atto illocutorio  l’atto di fare qualcosa mentre si compie l’atto
locutorio
Atto perlocutorio  l’atto di produrre, intenzionalmente o no,
degli effetti
«Dire qualcosa produrrà spesso, o anche normalmente, certi effetti
consecutivi sui sentimenti, i pensieri o le azioni di chi sente, o di chi
parla o di altre persone: e può essere fatto con lo scopo, l’intenzione
o il proposito di produrre questi effetti […]
Chiameremo l’esecuzione di un atto di questo genere l’esecuzione di
un atto ‘perlocutorio’ e l’atto eseguito una ‘perlocuzione’.» (p. 76)
[N.B.: per è una preposizione di origine latina che spesso, unita a certi
verbi, ne rafforza il significato: esempio per-seguire significa intuitivamente
seguire ‘con determinazione’]
Dimensione inferenziale della pragmatica
Il compimento di un atto linguistico presuppone non soltanto
l’uso di informazione e conoscenza tratto dall’ambiente
circostante, ma anche l’appello a una conoscenza ‘di sfondo’
condivisa tra il parlante e l’interlocutore.
Questa conoscenza di sfondo viene usata per compiere vere e
proprie inferenze – cioè processi di ragionamento non
esclusivamente deduttivi, il cui scopo è essenzialmente quello di
manifestare un’intenzione (teoria del filosofo Paul Grice, p. es.
nell’articolo Logica e conversazione)
La vera e propria teoria della conversazione di Grice si basa, nel
caso dell’esecuzione di un atto linguistico, sulla distinzione tra
ciò che il soggetto
dice esplicitamente
e
ciò che il soggetto stesso
assume implicitamente
sintassi+semantica convenzionali
+ processi contestuali di
specificazione del riferimento
princìpi razionali + ‘massime’ che
governano la conversazione
Meta-principio generale: Principio di Cooperazione
«Il tuo contributo alla conversazione sia tale quale è richiesto, allo
stadio in cui avviene, in accordo con lo scopo o orientamento
accettato dallo scambio linguistico in cui sei impegnato» (Logica e
conversazione, p. 60 ed. it.)
Grice definisce implicature conversazionali quei contenuti
proposizionali che possono essere trasmessi attraverso
un’interazione comunicativa, ma senza essere esplicitati: da
parte sua, l’interlocutore deve tipicamente svolgere un compito
inferenziale per desumere l’intenzione del parlante.
Nell’esempio
D: «Vieni in piscina oggi?»
R: «Devo studiare per l’esame di logica e filosofia della scienza»
qual’è l’implicatura?
L’impresa comunicativa, concepita come impresa cooperativa, si
articola in princìpi conversazionali che Grice definisce massime
e che si raccolgono in quattro diverse classi: quantità, qualità,
relazione, modo.
Massime di quantità
«Rendi il tuo contributo informativo quanto basta»
Massime di qualità
«Fornisci un contributo vero»
Massime di relazione
«Fornisci un contributo rilevante»
Massime di modo
«Sii perspicuo»
Grice considera i princìpi che governano la conversazione come
conseguenze di princìpi generali dell’azione cooperativa della
razionalità umana ( problema dei fondamenti evolutivi e
neurobiologici della cooperazione)
Dimensione cognitiva della pragmatica
Tentativo di indagare gli effettivi meccanismi cognitivi alla base
della comunicazione come riconoscimento di intenzioni:
 Teoria di Sperber-Wilson (p. es. «Pragmatics, Modularity and
Mind-Reading», Mind and Language 2002 [17], pp. 3-23)
Secondo Sperber e Wilson, i meccanismi fondamentali
dell’attività inferenziale necessaria per la comunicazione
(secondo il modello griceano) vanno ben oltre il linguaggio e
oltre gli esseri umani (in questo senso, Sperber e Wilson parlano
di teoria della rilevanza).
La teoria della rilevanza si sviluppa dal progetto puramente
filosofico di Grice, per puntare a una teoria psicologica empirica
della comunicazione e della cognizione.
La fondamentale dimensione inferenziale, che nei modelli
pragmatici risulta tipica della comunicazione, sarebbe resa
possibile – nella teoria di Sperber e Wilson – dalla capacità di
meta-rappresentazione, cioè dalla capacità di costruirsi
rappresentazioni mentali degli stati cognitivi e di credenza che
stanno alla base delle azioni degli altri ( ‘Teoria della mente’)
Questa capacità sembra peraltro essere una caratteristica non
soltanto umana (cfr. il famoso articolo di D. Premack, G.
Woodruff, Does the chimpanzee have a theory of mind?,
«Behavioral and Brain Sciences» 1, 1978, pp. 512-526)
Quadro riassuntivo dei temi di Logica & Fil della Scienza 2012/13
Filosofia della scienza: analisi concettuale della natura, dei
metodi e delle implicazioni filosofiche delle teorie scientifiche
in senso lato!
Temi fondamentali:
 le caratteristiche generali di una teoria scientifica
 la causalità
 induzione e probabilità
 la natura delle leggi
 il ruolo della modellizzazione nella scienza moderna (e oltre!)
………
Logica: analisi e teoria del ragionamento deduttivo
Temi fondamentali:
 la nozione di conseguenza logica e di argomento corretto
 la nozione di linguaggio formale
 la logica enunciativa e l’algoritmo delle t. di verità
 la logica predicativa
 il metodo della deduzione naturale
 la questione generale della decidibilità/indecidibilità delle
logiche (e la connessione con la ricorsività in linguistica)
Il linguaggio tra filosofia e scienza
Temi fondamentali:
 Il paradigma scientifico e interpretativo delle scienze
cognitive
 La linguistica teorica (generativa) come esempio significativo
di scienza cognitiva ‘in azione’ (linguaggio come facoltà
primariamente cognitiva del ‘sistema’ MENTE/CERVELLO)
 L’analisi pragmatica del linguaggio: ritorno alla filosofia?
Scarica

Logica e Filosofia della Scienza 2013 2014 Linguistica e