PARROCCHIA MARIA SS. ADDOLORATA
OPERA DON GUANELLA – BARI
NON ABBIATE
PAURA
DELLA TENEREZZA
La relazionalità
del “Mi ami tu?”
nel giovane cristiano
Anno Pastorale 2015-2016
Negli Orientamenti Pastorali per il decennio del 2010 – 2020, Educare alla vita
buona del Vangelo, i Vescovi italiani hanno voluto offrire alcune linee di fondo per
una crescita concorde delle Chiese in Italia nell’arte delicata e sublime
dell’educazione, scrivendo quanto segue:
«L’amore è il compimento della relazione, il fine di tutto il
cammino. Il rapporto tra maestro e discepolo non ha niente a
che vedere con la dipendenza servile: si esprime nella libertà
del dono. Tre sono le sue caratteristiche: l’estrema dedizione
(«Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita
per i propri amici»: 15,13); la familiarità confidente («tutto ciò
che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi»: 15,15);
la scelta libera e gratuita («Non voi avete scelto me, ma io ho
scelto voi»: 15,16). Il frutto di questa esperienza è la missione
che Gesù affida ai suoi discepoli: «Da questo tutti sapranno
che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri»
(13,35; cfr. 15,12-17)».
C’è una pagina evangelica del Vangelo di
Giovanni che ritengo adatta a cogliere
questa dimensione vissuta dal giovane
cristiano.
«Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli
sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano
insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo. Natamele
di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli.
Disse loro Simon Pietro: “Io vado a pescare”. Gli dissero:
“Veniamo anche noi con te”. Allora uscirono e salirono
sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando
già era l’alba. Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si
erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: “Figlioli, non
avete nulla da mangiare?”. Gli risposero: “No”. Allora egli
disse loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e
troverete”. La gettarono e non riuscivano più a tirarla su
per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che
Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!”. Simon Pietro,
appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai
fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri
discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete
piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un
centinaio di metri» (Gv 21,1-8).
«Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon
Pietro: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu più
di costoro?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu sai
cheti voglio bene”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”.
Gli disse di nuovo, per la seconda volta: “Simone,
figlio di Giovanni, mi ami?”. Gli rispose: “Certo,
Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse:
“Pascola le mie pecore”. Gli disse per la terza
volta: “Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?”.
Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli
domandasse: “Mi vuoi bene?” e gli disse: “Signore,
tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene”. Gli
rispose Gesù: “Pasci le mie pecore. In verità, in
verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi
da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai
vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e
ti porterà dove tu non vuoi”. Questo disse per
indicare con quale morte egli avrebbe glorificato
Dio. E, detto questo, aggiunse: “Seguimi”»
(Gv, 21,15-19).
È una pagina dove si intrecciano diversi spunti di riflessione.
Prima di tutto c’è l’interessante contrapposizione tra Pietro e
Giovanni. Ambedue vedono lo sconosciuto sulla riva, però è
Giovanni che riconosce per primo il Signore. Ma chi prende
l’iniziativa di andare a pescare, chi corre per primo a
incontrare il Signore, chi trae a riva la rete piena di 153 grossi
pesci, è Pietro.
Sembra proprio che l’evangelista Giovanni esalti –
da punti di vista differenti - ora l’uno ora l’altro:
 il discepolo prediletto per la chiaroveggenza e per
l’intuito del cuore nel riconoscere il Signore,
 Pietro per la prontezza e la generosità nel
servizio.
In un gruppo di giovani
ci sono tanti
temperamenti: c’è chi è
più intuitivo e chi è più
irruente, chi riflette
prima di agire e chi
invece si butta di
slancio. Ciò che importa
è che ciascuno si misuri
con il Signore, ciò che
contano sono l’intuito
nell’amore e la
generosità nel
servizio: due
caratteristiche del
discepolo di Gesù.
Come vivo l’intuizione e il servizio generoso
nella mia vita di giovane cristiano?
Il secondo spunto di
riflessione è dato dal fatto
che i discepoli, pur
essendo esperti nel loro
mestiere di pescatori,
quella notte non prendono
nulla. Quasi a volerci dire
che, senza Gesù le nostre
preoccupazioni, i nostri
affanni, le nostre relazioni
e la vita affettiva sono
vani. Con chiarezza Gesù
ci dice: «Senza di me non
potete fare nulla».
Noi, nonostante le delusioni e le difficoltà che incontriamo
nelle relazioni, nella nostra vita affettiva, siamo chiamati alla
speranza di essere amati dal Signore, fondando quella
stessa non tanto sul nostro saper fare e organizzare, ma sulla
certezza che Dio Padre «è al di sopra di tutti, agisce per
mezzo di tutti ed è presente in tutti», come ci dice l’apostolo
Paolo nella Lettera agli Efesini (Ef 4,6).
È presente nella nostra sofferenza e nella
nostra vita affettiva, nonostante i nostri
scoraggiamenti e le nostre delusioni.
È Lui
È Lui a reggerci
quando i nostri
orizzonti
sembra che si
eclissino e la
nostra vita
affettiva sembra
che non abbia
gli effetti
desiderati.
È Lui a rendersi presente quando i nostri cuori e i
nostri passi battono la fiacca e vorremmo quasi
lasciar perdere tutto abbandonando ogni
esperienza della nostra vita.
È Lui che alita dentro di noi, ci invita ad avere fiducia in Lui
e soltanto in Lui, ci spinge ad abbandonarci nelle sue mani
tenere, compassionevoli e misericordiose, andando a
curare le ferite e a riscaldare il cuore delle persone, come
ci ha invitato a fare papa Francesco:
«Serve una Chiesa capace di riscoprire le viscere
materne della misericordia. Senza la misericordia,
c’è poco da fare oggi per inserirsi in un mondo di
“feriti”, che hanno bisogno di comprensione, di
perdono, di amore» .
1
1. Papa Francesco in occasione dell’incontro con l’episcopato brasiliano de1 27 luglio 2013.
E ANCORA,
«Dio cammina accanto a noi, in nessun momento ci abbandona!
Non perdiamo mai la speranza! Non spegniamola mai nel nostro
cuore! Il drago, il male, c’è nella nostra storia, ma non è lui il più
forte. Il più forte è Dio, e Dio è la nostra speranza! [ ..] Fidiamoci di
Dio! Lontano da Lui il vino della gioia, il vino della speranza, si
esaurisce. Se ci avviciniamo a Lui, se rimaniamo con Lui, ciò che
sembra acqua fredda, ciò che è difficoltà, ciò che è peccato si
trasforma in vino nuovo di amicizia con Lui»2.
2. Papa Francesco in occasione della XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù (24 luglio 2013).
La nostra vita affettiva e la nostra vita cristiana deve
ispirarsi a Lui, deve essere un’azione che focalizza
l’attenzione su di Lui e sulla sua Parola.
Senza Gesù
la nostra vita
diventa
scialba,
vuota, senza
slancio e
senza
entusiasmo.
Senza Gesù la nostra vita perde sapore
e si oscura il significato di ciò che
viviamo e facciamo.
Senza Gesù gli orizzonti della nostra
esistenza si eclissano e tutto diventa
monotono, pesante e senza senso.
Senza Gesù
Senza Gesù
l’essenziale
diviene invisibile
ai nostri occhi e
restiamo protesi
a guardare solo
ciò che ci
soddisfa e ci fa
comodo.
Invece quando i discepoli sono invitati da Gesù a gettare le
reti altrove, questi trovano un’abbondanza tale di pesci
tanto da stentare a tirare le reti. Quasi a volerci dire che
con Gesù tutto cambia, tutto riluce, tutto acquista sapore.
Con Gesù il nostro sguardo è purificato
e il nostro cuore è pacificato.
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