GESTIRE LE EMOZIONI
1° INCONTRO
Programma primo incontro
Cosa sono le emozioni
La modulazione emotiva
Re-balancing degli argomenti
affrontati
EMOZIONI – MONDO COMPLESSO

Le emozioni sono
spesso definite come
uno stato complesso di
sentimenti che si
traducono in
cambiamenti fisici e
psicologici che
influenzano il
pensiero e il
comportamento

L’emotività è
associata a una serie
di fenomeni
psicologici tra cui il
temperamento, la
personalità , l’umore
e la motivazione
SENTIMENTO
Dal latino «percepire con i sensi»
Condizione COGNITIVO-AFFETTIVA che dura
più a lungo delle EMOZIONI e che presenta una
minore incisività rispetto alle PASSIONI
In psicologia connotazione affettiva che una
sensazione acquista per il soggetto
EMOZIONE
Dal latino «e-moveo» MUOVERE FUORI
Processo interiore suscitato da un evento-stimolo
rilevante per gli interessi dell’individuo.
La presenza di un’emozione si accompagna a:
•
•
•
esperienze soggettive (sentimenti),
cambiamenti fisiologici (risposte periferiche
regolate dal sistema nervoso autonomo,
reazioni ormonali ed elettrocorticali),
comportamenti ‘espressivi’ (postura e
movimenti del corpo, emissioni vocali).
TEORIE SULLE EMOZIONI
• Teorie fisiologiche
suggeriscono che le risposte
all’interno del nostro corpo
sono responsabili delle
emozioni.
• Teorie neurologiche
propongono che l’attività
all’interno del cervello
conduce a risposte emotive.
• Le teorie cognitive sostengono
che i pensieri e le altre attività
mentali hanno un ruolo
essenziale nella formazione di
emozioni.
1° ASSIOMA DELLA COMUNICAZIONE
OGNI COMUNICAZIONE HA UN
ASPETTO DI CONTENUTO E UNO
DI RELAZIONE.
L’ASPETTO DI RELAZIONE E’
FONDAMENTALE PER DARE
SIGNIFICATO ALLA
COMUNICAZIONE
2° ASSIOMA DELLA COMUNICAZIONE
NON SI PUO’
NON COMUNICARE
3° ASSIOMA DELLA COMUNICAZIONE
TUTTI GLI SCAMBI DI
COMUNICAZIONE SONO
SIMMETRICI O
COMPLEMENTARI, A SECONDA
CHE SIANO BASATI
SULL’UGUAGLIANZA O SULLA
DIFFERENZA
4° ASSIOMA DELLA COMUNICAZIONE
LA NATURA DI UNA
RELAZIONE DIPENDE
DALLA PUNTEGGIATURA
DELLE SEQUENZE DI
COMUNICAZIONE
DEI COMUNICANTI
ANALISI STRUTTURALE
IO
1
•G
2
•A
3
•B
CATEGORIZZARE IL MONDO


A volte, però, ci abituiamo a fare
una cosa in un certo modo e, anche
quando lo schema comportamentale
non produce i risultati desiderati,
continuiamo a mantenerlo in
funzione:
è a questo punto che comincia a
diventare un elemento
disfunzionale nella nostra vita.
 Quando
l’ambiente è stato
sfavorevole, le emozioni
hanno dovuto adattarsi a
quanto era loro
consentito, in quantità e
qualità.
 Questa è stata la nascita
delle emozioni
sostitutive. Il loro
consolidamento è
avvenuto gradualmente,
lungo tutto il percorso
della storia individuale.
EMOZIONI
IL VALORE DELLE EMOZIONI
L’emozione genuina ci guida nella
rotta. Eccessiva inibizione nel sentire
l’emozione genuina ci fa “perdere la
bussola”;
eccessiva inibizione nell’azione ci
rende incapaci di ottenere un
risultato, cioè di essere appagati
IMMAGINI MENTALI
Rappresentazione
mentale
realizzata dal cervello umano
che funziona in maniera iconica.
IL NOSTRO CERVELLO
Il
cervello, attraverso i canali
sensoriali (visivo, uditivo, tattile,
olfattivo e gustativo), acquisisce
le informazioni principali che
vanno a finire nel registro
sensoriale
memoria sensoriale
IL NOSTRO CERVELLO
 In
base alla nostra esperienza, il cervello
è in grado di raggruppare gli stimoli
sensoriali in unita' d'informazione
CHUNK
 Gli
elementi scelti generano immagini, le
quali possono essere richiamate in
qualunque momento influenzando il
comportamento e le decisioni
dell'individuo impegnato in quel
particolare contesto.
IMMAGINI MENTALI
 Il
cervello sostanzialmente utilizza e
richiama le immagini per formare
delle linee guida
 Queste
linee guida definiscono il
nostro comportamento a fronte degli
stimoli esterni.
RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVI
Il
raggiungimento di un obiettivo
puo' essere reso più semplice se
viene richiamato alla mente
l'immagine del risultato finale o
quello che si vuole ottenere
LE RAPPRESENTAZIONI MENTALI
Gli stimoli esterni insieme alla
rappresentazione interna
generano delle decisioni che si
traducono in un comportamento.
ELABORAZIONE
RAPPRESENTAZIONI INTERNE
 Le
immagini mentali immagazzinate
in passato possono essere rielaborate
 quindi
anche le linee guida e
strategie saranno modificate per
diventare sempre più complesse
RAPPRESENTAZIONI MENTALI
È
possibile sollecitare in un soggetto
una risposta emozionale attraverso
stimoli esterni che rievochino una
rappresentazione interna specifica in
base alle sue esperienze pregresse.
DECODIFICARE IL MONDO

Ognuno di noi accumula una quantità enorme di
conoscenze nell’arco della propria vita ed il nostro
cervello impara, rapidamente, come
automatizzare i comportamenti
DECODIFICARE IL MONDO
Spesso, la mente, automatizza modi di fare le cose
che ci fanno star male, spesso a livello fisico.
Impariamo per ripetizione poiché comportamenti
ripetuti in un numero sufficiente di volte creano un
proprio percorso neurale nel cervello
DECODIFICARE IL MONDO
al
Informazioni e contenuti di
qualità sono fondamentali per il
processo di apprendimento: se
cervello non si fornisce nulla di
specifico su cui lavorare, questo
elabora cose senza senso.
DECODIFICARE IL MONDO
L’essere umano crea “modelli del mondo” usando le
“generalizzazioni”. Sopravviviamo e prosperiamo
grazie alla nostra capacità di abituarci alle cose ma
questa “abilità” puo’ crearci seri problemi poiché il
“dare per scontato” puo’ non trovare una risposta
coerente se ci troviamo in situazioni per noi “nuove”
che la nostra mente non decodifica.
DECODIFICARE IL MONDO
Abbandoniamo l’automatismo e dobbiamo fare
affidamento sui nostri sensi per capire come reagire
alla nuova situazione
DECODIFICARE IL MONDO
Se i nostri processi mentali funzionano al meglio, noi
creiamo, gradualmente, uno schema abituale
automatico che rimane in funzione finchè qualcosa lo
blocca.
A quel punto rivediamo
lo schema ed il nostro
modo di pensare.
DECODIFICARE IL MONDO
Quando, però, ci abituiamo a fare
una cosa in un certo modo,
nonostante lo schema
comportamentale non produca i
risultati desiderati, continuiamo a
mantenerlo in funzione
DECODIFICARE IL MONDO
Le persone persistono a rimanere in situazioni di
intenso disagio perché sono condizioni a cui sono
abituate:
 non si rendono conto di avere altre scelte
 oppure si presentano alternative, talmente
DIFFICILI da affrontare, da spingerle a rifiutare il
cambiamento.
DECODIFICARE IL MONDO
Per arrivare ad ottenere cambiamenti duraturi
serve:
Capire la gravità del problema e “voler cambiare
veramente”
 Valutare il problema sotto una luce diversa
 Creare nuove possibilità di scelta allettanti che ci si
deve impegnare a perseguire.

DECODIFICARE IL MONDO
Uno dei modi in cui ci creiamo i modelli del mondo,
che ci circonda, consiste nel fare generalizzazioni.
nostra
cose
Sopravviviamo grazie alla
capacità di abituarci alle
CATEGORIZZARE IL MONDO

Generalizziamo un
evento, categorizzandolo
come “lo stesso” insieme
a molti altri e
archiviandolo nella
nostra mente con
l’etichetta “stringere la
mano”.
CATEGORIZZARE IL MONDO

Ma se andiamo in posti
diversi, come il Giappone,
dove le tradizioni sono
differenti, e quando
allunghiamo la mano
l’altra persona fa un
inchino, la sua azione
manda in frantumi il
nostro schema
comportamentale
CATEGORIZZARE IL MONDO
 Una
delle ragioni
per cui non finiamo
tutti per avere lo
stesso modello del
mondo risiede nel
fatto che la nostra
esperienza di esso è
governata da
alcune limitazioni e
restrizioni
CATEGORIZZARE IL MONDO
Siamo
noi che
creiamo la nostra
esperienza
soggettiva, usando
come materia prima
il mondo esterno
CATEGORIZZARE IL MONDO
I
limiti del nostro sistema nervoso
individuale
(restrizioni neurologiche)
I
limiti imposti dalla società in cui
viviamo
(restrizioni
sociali)
 La
nostra singolare storia individuale
(restrizioni
personali)
CATEGORIZZARE IL MONDO
 Ciascuno
di noi usa i cinque sensi, in
maniera leggermente diversa dagli
altri, nell’elaborare le informazioni.
 I modelli che creiamo dipendono,
dunque, da quali sensi preferiamo, da
quali informazioni selezioniamo o
scartiamo, da come interpretiamo ciò
che decidiamo di percepire.
RESTRIZIONI NEUROLOGICHE
 Riceviamo
informazioni riguardo al
mondo attraverso cinque canali
d’ingresso:
 VISIVO
 AUDITIVO
 CINESTESICO
 OLFATTIVO
(sensazioni)
 GUSTATIVO
Anziché dare pari peso a ciascuno dei
sensi, ognuno di noi privilegia un senso
particolare (o più d’uno)
RESTRIZIONI SOCIALI
 In
quanto membri di una determinata
società, siamo soggetti ad una serie di
“filtri” condivisi sulla realtà, tra cui il
più significativo è senz’altro il
linguaggio cha parliamo dalla nostra
nascita.
RESTRIZIONI PERSONALI
 Una
persona che ha dei problemi
agisce a partire da una mappa povera,
limitata nella quantità e nella qualità
delle scelte possibili: i problemi
insorgono quando le persone
scambiano il modello per la realtà
RESTRIZIONI PERSONALI
 La
ricchezza e la povertà delle nostre
mappe dipendono da tre meccanismi
di filtraggio:
 cancellazione,
 distorsione,
 generalizzazione.
MECCANISMI DI FILTRAGGIO
 Sono
processi necessari per
gestire le informazioni che ci
arrivano dalla realtà: nascono
problemi quando si cancella, si
distorce, si generalizza
l’informazione sbagliata, creando
schemi comportamentali o di
pensiero che non contribuiscono
al nostro benessere o che vanno,
addirittura, a minarlo.
MECCANISMI DI FILTRAGGIO
 Ha
luogo quando prestiamo
attenzione a certe porzioni della
nostra esperienza a scapito di altre,
cosa che facciamo in modo naturale e
automatico.
 La cancellazione è un meccanismo
necessario e utile per garantire che la
nostra realtà assuma sempre
dimensioni gestibili, ma in alcune
circostanze, puo’ causare sofferenza
MECCANISMI DI DISTORSIONE
A
volte “interpretiamo, ciò che ci viene
detto con valenza positiva, in modo
assolutamente fastidioso.
MECCANISMI DI GENERALIZZAZIONE
 E’
un processo tramite il quale una
persona prende una o alcune
esperienze e decide che siano
rappresentative di tutte le altre
esperienze di quel tipo, in qualsiasi
momento.
 La generalizzazione è un utile
strumento di apprendimento.
MECCANISMI DI GENERALIZZAZIONE
 Si
creano generalizzazioni quando
una persona applica una singola
regola a tutte le situazioni che
assomigliano a quella originaria: il
contesto viene esteso da “una” a
“tutte” le volte.
MECCANISMI DI GENERALIZZAZIONE
 Riconosciamo
il fatto che la regola ha
un senso nel contesto appropriato,
possiamo “capire” le persone e cercare
di “guidarle” nella creazione di
comportamenti nuovi e più efficaci
MECCANISMI DI GENERALIZZAZIONE
 Una
volta che cominciamo ad
esplorare in che modo ciascuna realtà
individuale sia costruita, è possibile
aprirsi agli altri e a tutta una gamma
di nuove opzioni e opportunità.
TECNICA DI MIRRORING
Quando si comunica con una
persona diventa
importantissimo utilizzare un
linguaggio che, la stessa, possa
decodificare, per creare un
senso di connessione (Tecnica
di mirroring)
COMUNICAZIONE RELAZIONALE
Una persona con preferenze visive
potrebbe esprimere il proprio amore
con doni e fiori, e l’altra,
prevalentemente auditiva, si
sentirebbe comunque trascurata,
perché il partner
non le dice mai
“ti amo”
PREFERENZE SENSORIALI
Una volta che avrete ricalcato con
efficacia, le preferenze sensoriali
dell’altra persona, potrete cominciare
a guidarla verso nuove direzioni, per
aumentare la sua capacità di
elaborare la realtà efficacemente
MODALITA’ DI ELABORAZIONE
 Le
persone non devono rimanere
ferme in un’unica modalità di
elaborazione. Il vero apprendimento
comporta il passare da un canale
all’altro, per ottimizzare il potenziale
dell’individuo.
MODELLO SOGGETTIVO DEL MONDO
Espandere l’esperienza di un
collaboratore vuol dire:
 essere proattivi ed orientarsi in base al
risultato desiderato
 reagire alle situazioni in tempo reale
 dimostrare flessibilità del
comportamento con approcci sempre
diversi
 vedere i collaboratori come una sfida
ed un’opportunità di apprendere

raccogliere
informazioni sulla
possibile origine del
problema,

aiutare la persona a
recuperare
informazioni che
avevano subito un
processo di
cancellazione,
distorsione o
generalizzazione per
mettere in condizione, il
nostro collaboratore, di
riconfigurare la propria
mappa interiore
GIOCO PSICOLOGICO

Quante volte, nelle
nostre giornate,
sentiamo che qualcosa
non è andato come
avremmo voluto con le
persone che ci
circondano?

Sono momenti
spiacevoli in cui
rimaniamo ingabbiati
in un diffusissimo
fenomeno della vita
quotidiana: il gioco
psicologico
GIOCO PSICOLOGICO

Vengono chiamati in
questo modo per
evidenziare quella
mancanza di scelte
alternative in cui
cadono le persone
mentre li mettono in
atto.

Chi “gioca” tiene un
comportamento
“inconsapevolmente”ripetiti
vo come se stesse seguendo
regole predefinite
GIOCO PSICOLOGICO
 Quando
un gioco psicologico si
conclude, i giocatori hanno la
sensazione di essere “di nuovo” caduti
(o essere stati trascinati loro
malgrado) in qualcosa di spiacevole
che ha comportato delle “mosse” già
viste,
GIOCO PSICOLOGICO

I giochi psicologici,
come i giochi ludici,
possono essere tanti,
ciascuno con le sue
peculiarità, ma a
differenza di questi
ultimi sono tutti,
indistintamente,
perdenti.
GIOCO PSICOLOGICO
Il “gioco
psicologico” è un
frequente dramma
della
comunicazione e
del rapporto.
 Tra i fondamentali
bisogni dell’essere
umano, infatti, c’è il
bisogno di
riconoscimento e, con
esso, l’esigenza di
scambiare “carezze”
con i propri simili.


Quando il reciproco
scambio di “carezze
positive” è impedito, le
persone, comunque
spinte dal bisogno di
riconoscimento, sono
portate a
scambiarsene di
negative.
GIOCO PSICOLOGICO

Atto conclusivo dei
giochi è uno scambio
di carezze negative
che conduce ad una
sensazione sgradevole,
secondo una
procedura,
inconsapevolmente,
definita e ripetitiva.
CARATTERISTICHE

Una delle caratteristiche principali dei giochi, è
“il rimanerci male” poiché comportano
un’emozione spiacevole. Si scambiano con l’altro
poche battute, sperando che proceda tutto bene
ed invece si ripete ciò che già così spesso è
accaduto. E ci si rimane male. La ripetizione, il
non apprendere dall’esperienza, è un altro
aspetto importante dei giochi
IL GIOCO PSICOLOGICO
Il gioco psicologico
esprime la
competizione tra due o
più persone per
conquistare una
posizione di
prevalenza
momentanea, di
consistenza effimera,
per essere, in altre
parole
 “riconosciuti”dagli
altri.

CARATTERISTICHE

ripetitività:
sono sequenze di
comunicazione , tra due o
più persone, che
sottostanno a
determinate regole e che
si ripresentano con una
certa frequenza
 Nei
giochi le emozioni
svolgono un ruolo
fondamentale.
 Se non sono state,
pesantemente,
ostacolate nei primi
anni di vita, le
emozioni possono
esprimersi in modo
spontaneo e naturale
CARATTERISTICHE
 Se
invece, hanno dovuto
convivere con ambienti
familiari ostili alla loro
manifestazione, possono
modificarsi,
nascondersi, alterarsi
EMOZIONI
 L’emozione
sgradevole
serve proprio a
segnalare ciò che ci
turba affinchè si sia
spinti ad intervenire
attraverso un
comportamento volto a
riprendere un
equilibrio
soddisfacente
EMOZIONI
 Esiste
una notevole
differenza tra
emozioni “genuine”
ed emozioni
“artefatte”,
inconsapevolmente,
automatiche (emozioni
sostitutive)
EMOZIONI
 scoprire,
su noi
stessi, la differenza
non è facile
perché l’abitudine ci
fornisce un’impressione
di naturalezza,
chiaramente falsata
EMOZIONI
 Quando
l’ambiente è stato
sfavorevole, le emozioni
hanno dovuto adattarsi a
quanto era loro
consentito, in quantità e
qualità.
 Questa è stata la nascita
delle emozioni
sostitutive. Il loro
consolidamento è
avvenuto gradualmente,
lungo tutto il percorso
della storia individuale.
EMOZIONI
IL VALORE DELLE EMOZIONI
L’emozione genuina ci guida nella
rotta. Eccessiva inibizione nel sentire
l’emozione genuina ci fa “perdere la
bussola”;
eccessiva inibizione nell’azione ci
rende incapaci di ottenere un
risultato, cioè di essere appagati
EMOZIONI SOSTITUTIVE
Abbiamo smarrito la capacità di
cercare le motivazioni semplici
del nostro esistere per seguire le
spinte di emozioni sostitutive con il
loro carico di insoddisfazione.
LEADER
ESSERE AL
CENTRO DELLA
COMUNICAZIONE
 INFLUENZARE E
NON ESSERE
INFLUENZATI

LEADERSHIP

TRE FATTORI
FONDAMENTALI:
Leader
 Situazione
 membri

MISURARE L’ ASSERTIVITA’

E’ DIFFICILE PERCHE’ E’
UN CONCETTO POCO
INQUADRABILE

NESSUNO E’ SEMPRE
NON ASSERTIVO,
SEMPRE AGGRESSIVO,
SEMPRE ASSERTIVO

ASSUMIAMO LE TRE
MODALITA’
COMPORTAMENTALI
SECONDO LE
SITUAZIONI
MISURARE L’ ASSERTIVITA’



Spesso si perde il contatto
con le proprie sensazioni
Vogliamo mantenere un
buon rapporto con il vicino
e, nello stesso tempo,
zittire il cane rumoroso
QUINDI:
DEFINIRE
OBIETTIVO
PRIORITA’

Ordinare ogni livello di
obiettivo sulla base delle
personali priorità,
immaginando di dover riporre
gli obiettivi stessi in cassetti
diversi
COMUNICAZIONE ASSERTIVA
atteggiamento non censorio avulso dall'uso di
etichette, stereotipi e pregiudizi
 capacità di comunicare i propri sentimenti in
maniera chiara e diretta ma non minacciosa
o aggressiva.

COMPONENTI DELL’ASSERTIVITÀ
AUTOSTIMA E FIDUCIA IN SE STESSI
OBIETTIVI CHIARI
SAPER ASCOLTARE
SAPER ASSUMERE RISCHI
SAPER DIRE DI NO
SAPER AMMETTERE GLI SBAGLI
CRITICARE IN MANIERA COSTRUTTIVA
ASSUNZIONE DI RESPONSABILITA’
Consapevolezza delle
conseguenze delle proprie azioni
che consente di modulare in base
ad esse le proprie scelte
SAPER DIRE DI NO
NO secco ed inappellabile
NO  ragionato
NO  empatico
LA TECNICA DEL DISCO ROTTO
La tecnica del disco rotto è una forma di
difesa efficace nei confronti di quelle
situazioni
comunicative
nelle
quali
l’interlocutore pretende di farci cambiare
opinione, oppure vuole manipolarci.
L’unico vero ostacolo all’uso corretto di tale
tecnica sta nel controllo delle proprie
emozioni.
LA TECNICA DEL DISCO ROTTO
Ripetere più volte il proprio punto di
vista, senza cambiare né le parole, né
tanto meno la qualità dell’eloquio
Scegliere una frase breve e usarla in
modo ossessivo, indipendentemente
da quello che dice l’interlocutore
TIPOLOGIA DEI MESSAGGI
ASSERTIVI

-
I messaggi assertivi particolarmente rilevanti
sono:
Formulare e ricevere complimenti
Formulare e ricevere critiche
Il complimento “assertivo”.
Alla sua base vi è il genuino apprezzamento nei confronti
della prestazione o del comportamento dell’interlocutore e
si esprime con parole precise e specifiche, es: ho
completato la lettura del suo ultimo libro. Ho apprezzato la
chiarezza con cui le sue idee vengono espresse, ho
ammirato la sua capacità di mantenere elevato il mio
interesse. Il complimento specifica cosa è piaciuto il libro e
perché, non è generico che sa di adulazione.
FORMULARE E RICEVERE CRITICHE
 Saper criticare, è uno dei nuclei portanti
 Il formulare la critica in modo non adeguato produce
conseguenze negative, che vanno dal risentimento alla
frustrazione, da un peggioramento dell’autostima nella
persona mal criticata al desiderio di vendetta
FORMULARE E RICEVERE CRITICHE
 Formulare critiche in modo corretto motiva la persona,ne migliora le
prestazioni future e rendere più positivo il clima relazionale.
 La critica va focalizzata sulla prestazione e non sulla persona, che va
pienamente rispettata.
 La critica è utile se permette di far identificare i punti sui quali
l’interlocutore farebbe bene a riflettere ed a fornire l’aiuto necessario a
far sì che allievo o collaboratore non cadano in quello stesso tipo di
errori nelle loro future prestazioni.
 Si sottolinea la continua disponibilità a fornire aiuto e suggerimenti per
eventuali difficoltà future.
Scarica

la gestione delle emozioni