L’uomo del mio tempo Salvatore Quasimodo Biografia di Salvatore Quasimodo Salvatore Quasimodo nacque a Modica (Ragusa) il 20 agosto del 1901 e trascorse gli anni dell'infanzia in piccoli paesi della Sicilia orientale seguendo il padre che era capostazione delle Ferrovie dello Stato. Subito dopo il catastrofico terremoto del 1908 andò a vivere a Messina, dove suo padre Gaetano Quasimodo era stato chiamato per riorganizzare la locale stazione. Prima dimora della famiglia, come per tanti altri superstiti, furono i vagoni ferroviari. In questo periodo continua a scrivere versi e studia il latino e il greco presso lo stato del vaticano. Nel 1926 viene assunto al Ministero dei Lavori Pubblici e assegnato al Genio Civile di Reggio Calabria. L'attività di geometra, per lui faticosa e del tutto estranea ai suoi interessi letterari, sembra però allontanarlo sempre più dalla poesia e, forse per la prima volta, deve considerare naufragate per sempre le proprie ambizioni poetiche. Il 10 dicembre 1959, a Stoccolma, Salvatore Quasimodo riceve il premio nobel per la Letteratura. La sua ultima opera, "Dare e avere" è del 1966: si tratta di una raccolta che è un bilancio della propria vita, quasi un testamento spirituale Colpito da ictus ad Amalfi, dove si trovava per presiedere un premio di poesia, Quasimodo muore il 14 giugno 1968, sull'auto che lo sta accompagnando a Napoli.Le opere del Poeta sono tradotte in quaranta lingue e sono studiate in tutti i Paesi del mondo. Poesia di Salvatore Quasimodo Uomo del mio tempo 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo. Eri nella carlinga, con le ali maligne, le meridiane di morte, t'ho visto- dentro il carro di fuoco, alle forche, alle ruote di tortura. T'ho visto: eri tu, con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio, senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora, come sempre, come uccisero i padri, come uccisero, gli animali che ti videro per la prima volta. E questo sangue odora come nel giorno quando il fratello disse all'altro fratello: "Andiamo ai campi". E quell'eco fredda, tenace, è giunta fino a te, dentro la tua giornata. Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue salite dalla terra, dimenticate i padri: le loro tombe affondano nella cenere, gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore. Parafrasi Uomo del mio tempo Uomo del mio tempo, sei del tutto simile all'uomo passato, colui che cacciava con la fionda e con le pietre. Ti ho visto, eri nell'aeroplano, con le ali cariche di bombe, nel carro armato, al patibolo e alle ruote di tortura. Si eri tu, con il tuo credo perfetto, dedito allo sterminio, senza amore e senza Dio. Tu hai accuso ancora una volta, come fecero gli avi prima di noi. Il sangue è lo stesso, ha lo stesso sapore ed odore del sangue del tradimento di Caino e Abele, quando l'uno uccise l'altro nei campi. E quella frase di tradimento, "Andiamo nei campi", giunge fino a te, fino alla quotidianità della tua giornata. Dimenticate o fogli del nostro tempo, le battaglie, le guerre combattute dai nostri predecessori. Le loro tombe ormai sono abbandonate e disperse nella cenere dell'oblio, e gli uccelli neri ed il vento oscurano il loro cuore. Commento la poesia narra di un uomo,L’uomo a cui si rivolge il poeta nel titolo della poesia è un uomo delle generazioni passate, che ha portato morte, distruzione; infatti, il poeta che compone questa poesia ha sotto gli occhi gli orrori della seconda guerra mondiale. Nella poesia, l’argomento principale è quello di superare l’odio, e la distruzione dell’uomo del passato e creare un futuro di pace e fratellanza. Il testo poetico è stato scritto dopo la fine della Seconda guerra mondiale, e infatti il poeta fa riferimento alle terribili armi che sono state utilizzate in questo conflitto e alla scienza che è stata piegata allo sterminio. La poesia si può dividere in due parti: la prima dal verso uno al verso tredici, la seconda da questo alla fine. Nella prima parte il poeta rivolge la poesia a tutti gli uomini del passato, il primo uomo ad uccidere, ed arrivando fino alla Seconda grande guerra. Nella seconda parte, invece, la poesia è scritta per noi uomini di oggi. Il poeta incita vivamente noi giovani a dimenticare i nostri padri e riesce a fare ciò attraverso l’uso dell’imperativo presente. La poesia si rivolge a tutti gli uomini del nostro tempo, chiedendoci di dimenticare i disastri, per creare una società migliore, serena e pacifica. Nelle strofe quattro e cinque abbiamo la ripetizione delle parole 't’ho visto', questo serve per dare più forza alla sua affermazione. Anche nei versi sette e otto viene ripetuto il verbo 'uccidere'; l’effetto che ne riceviamo è quello della gravità e della frequenza con cui l’uomo ha portato morte sulla faccia della terra. Analisi figure retoriche • C’è un enjambement nel verso 10-11 14-15 • C’è un ellissi nel verso 4-5 (t’ho visto) 7-8 (uccidere) • C’ è una similitudine tra il verso 7-8-9 • C’è una personificazione nel verso 1 Commento personale Questa poesia di nome l’uomo del mio tempo a noi ci ha colpito molto e si capisce che parla di un urlo sfuggente per le generazioni future con aspettative più alte. Inoltre pensiamo che questa poesia sottolinea il dolore provato da queste persone ed l’empatia del testo è molto evidente. Questo dipinto è stato eseguito da un pittore di nome Dalì