Il Romanticismo è un movimento artistico e letterario che nasce
in Germania alla fine del Settecento, e si diffonde in Europa
durante l’Ottocento.
Esso esalta la passione e i sentimenti, dando poca importanza
alla “ragione” venerata dai neoclassicisti. Per questo i romantici
rivalutano il Medioevo, l’“Infanzia dei popoli”, nel quale si hanno
moltissime innovazioni, molte delle quali non completamente
legate alla ragione.
I romantici privilegiano il rapporto tra l’artista e la natura, la
quale è selvaggia, in modo tale che possa generare molte
emozioni, a differenza di una natura sotto il controllo dell’uomo
e “razionalizzata”.
Un rappresentante del Romanticismo è
, con il
suo quadro
Turner è nato a Londra alla fine del Settecento. Suo padre era un fabbricante di
parrucche e sua madre era morta giovane; quindi, all’età di dieci anni, Turner fu
affidato a un suo zio, dal quale iniziò a interessarsi alla pittura.
Nel 1789 chiese di entrare nella Royal Academy e vi fu annesso l’anno successivo.
Studiò il paesaggio classico e lo stile dell’epoca, che tendeva a trasfigurare le
immagini reali in visioni più personali e soggettive.
Viaggiò a lungo in Europa, visitando anche il Louvre di Parigi e Venezia.
Quando suo padre morì, Turner cadde in depressione.
Ebbe due figlie senza mai sposarsi e morì proprio in casa di una sua amante
durante la metà dell’Ottocento.
Fu seppellito, sotto sua richiesta, nella Cattedrale di Sant Paul.
Il dipinto raffigura un nave travolta da una tempesta. Il soggetto si trova al
centro e, da questo, si muovono a spirale le nuvole e le onde.
Le forme sono reali, ma confuse dalla fusione di luce e spazio, fatta per dare un
senso di angoscia.
I colori sono sia caldi sia freddi.
Il quadro è stato realizzato con colori ad olio su tela.
La luce, che si trova principalmente al centro del quadro, è accentuata, per
suscitare una forte emozione.
I volumi sono quasi assenti, perché i soggetti si mescolano con la luce ed il
colore.
Ho scelto questo quadro per le forti emozioni che suscita: angoscia, vertigine,
sgomento, ma anche perché, in quanto mira a mostrare alcune emozioni e non
tanto le forme e l’oggettività del dipinto, può essere tranquillamente detto
“romantico”.
Nasce in Italia alla metà dell’Ottocento l’esigenza di
abbandonare la pittura accademica, per utilizzare,
invece, un linguaggio orientato al realismo.
Nel 1856 a Firenze, al caffè Michelangelo, nasce il
movimento dei macchiaioli, che affermano che la
realtà può essere resa attraverso macchie di colore.
Uno dei maggiori esponenti di questo movimento è
Giovanni Fattori, con il quadro più caratteristico tra le
rappresentazioni di paesaggi:
.
Giovanni Fattori nacque a Livorno nel 1825, figlio di un artigiano.
Studiò a Livorno e a Firenze, dove, frequentando il caffè
Michelangelo, entrò in contatto con i pittori macchiaioli, per
diventare, poi, uno tra i rappresentanti più autorevoli.
Lasciò Firenze solo per brevi viaggi: andò a Parigi, dove conobbe
Manet, a Londra e a Filadelfia.
Il pittore cominciò a dipingere scene di vita militare dal vero, cioè senza
alcun elemento celebrativo. In seguito, abbandonò la tecnica chiaroscuro romantica per un contrasto a macchia di luce-colore,
realizzando, quindi, i suoi quadri per zone cromatiche.
Realizzò numerosi ritratti, ma, soprattutto, dipinse paesaggi, in
particolare quelli della Maremma, e la vita militare, vista con amaro
realismo. Infatti ciò che accomuna tutti i suoi quadri è l’adesione al
realismo, cioè al rappresentare la vita reale in tutti i suoi aspetti, sia
positivi, sia negativi. Lui stesso affermava che l’arte deve trarre
ispirazione dalle manifestazioni della natura e dall’impegno sociale.
Fattori morì a Firenze nel 1908.
Il dipinto è stato realizzato da G. Fattori nel 1867 durante il suo soggiorno a
Castiglioncello.
Esso rappresenta la campagna Maremmana, caratterizzata dall’accostamento
delle colline al mare. Diviso in due parti dalla linea dell’orizzonte, la parte
superiore è occupata dal cielo e da nuvole chiare, mentre la parte inferiore
ospita il mare in lontananza, le colline e i campi, attraversati in diagonale da un
sentiero.
La stesura in larghezza e la strada in diagonale contribuiscono a creare la
profondità prospettica.
Le forme sono reali.
Le linee dei contorni non sono definite e si alternano in dritte (orizzonte,
strada) e ondulate (nuvole, prato, ombre).
Vi sono colori caldi e freddi: in primo piano prevalgono i colori caldi, mentre
all’orizzonte i colori freddi e scuri delle colline e del mare; il cielo è piuttosto
chiaro, grazie anche alle numerose nuvole.
Il quadro è realizzato con colori a olio su tela; nelle parti rappresentanti il
terreno il colore è steso con uno strato molto sottile, lasciando intravedere la
trama della tela, per rendere il paesaggio più realistico.
La luce illumina tutto il quadro, in particolare le teste e i dorsi dei buoi.
Il quadro trasmette tranquillità: il mare calmo, la posizione rilassata del
contadino, tutto contribuisce a comunicare questa sensazione.
L’Impressionismo è una corrente pittorica nata in Francia tra il 1860 e il 1880.
Gli impressionisti devono il loro nome a un critico d’arte di quel tempo, che, in modo
dispregiativo, definì impressionista il quadro di Monet, chiamato appunto “Impression:
Soleil levant”.
L’Impressionismo prende spunto dal Romanticismo e dal Realismo, i quali negavano
l’importanza del soggetto, per esaltare i sentimenti e le emozioni che il quadro suscita.
Gli impressionisti prediligevano dipingere all’aria aperta (En plein air), per poter cogliere
a fondo l’impressione visiva suscitata dal paesaggio.
Le forme venivano rappresentate senza un disegno preparatorio, ma con pennellate
veloci, e create grazie a una particolare mescolanza di luce e colore; è anche per questo
che i pittori impressionisti preferiscono dipingere en plein air, per vedere bene le
variazioni della luce, e quindi del colore, durante i vari momenti del giorno.
Inoltre essi dipingevano spesso l’acqua, poiché essa, muovendosi, creava molte
variazioni di luce e colore.
Un altro dato fondamentale della tecnica impressionista è il non utilizzo del colore
grigio: i pittori creano le ombre e le figure scure grazie alla sovrapposizione di colori
complementari (verde e rosso; viola e giallo; arancione e blu), che da, appunto, un
colore simile al grigio.
In questo periodo muta anche la funzione dell’arte: diventa indipendente dalla
committenza, quindi possono essere dipinti paesaggi, scene di vita quotidiana, a
scelta del pittore.
I rappresentanti più autorevoli sono
, Manet, Pissarro, Degas, Renoir,
Cézanne.
Claude Monet nacque a Parigi nel 1840 e morì a Giverny
nel 1926.
Trascorse l’adolescenza a Le Havre, dove iniziò a dipingere
en plein air.
Negli anni sessanta frequentò l’Academie Suisse, dove
studiò i riflessi della luce sull’acqua, prime esperienze
impressioniste. Studiò, inoltre, le variazioni della luce e del
colore su uno stesso soggetto (Cattedrale di Rouen).
Il suo quadro più famoso, che è anche il quadro che da il
nome agli impressionisti, è “
”.
Il quadro, realizzato da Claude Monet nel 1872, è oggi conservato a Parigi, nel museo
Marmottan.
Il dipinto raffigura il porto di Le Havre all’alba; sullo sfondo si trovano le industrie, mentre in
primo piano vi sono delle barche di pescatori che tornano dalla pesca notturna.
Possiamo dividere il dipinto orizzontalmente a metà circa, dove termina il mare e iniziano gli
edifici: nella parte superiore vi è il porto, mentre in quella inferiore sono presenti le barche con
i pescatori.
Le forme sono reali e, grazie al particolar uso del colore, steso con rapide pennellate, sembrano
in movimento.
La linea è quasi assente: i contorni delle cose sono creati dal mescolamento di luce e colore
(prevalgono l’arancio, il blu e il verde, che si mescola con il blu del mare.
Il quadro è realizzato En plein air con colori ad olio su tela.
La luce è tipica di un paesaggio all’alba e, insieme al colore, serve a delineare le forme.
I volumi sono creati da particolare uso del colore, steso con rapide ma corpose pennellate.
Quello che mi colpisce in questo quadro è che, pur rappresentando un paesaggio in maniera
realistica, proprio per la tecnica usata, la scena appare un po’ surreale, fantastica.
È sorprendente come, con una tecnica abbastanza semplice, Monet sia riuscito a rappresentare
un paesaggio piuttosto complesso.
In questo periodo non vi sono veri e propri movimenti
pittorici, quindi si usa chiamare le tecniche della
seconda metà dell’Ottocento Post-Impressionismo.
I più grandi artisti sono:
e
.
Vincent Van Gogh è nato in Olanda nella la metà dell’Ottocento,
figlio di un pastore protestante.
Terminati gli studi, fu assunto da un mercante d’arte e lavorò per
qualche anno presso le filiali di Parigi.
L’anno dopo fu licenziato e tornò in Olanda, dove si unì ai predicatori.
Ma era mal visto anche lì, a causa delle sue posizioni estremiste; quindi
per Van Gogh iniziò un periodo di solitudine e miseria.
Cinque anni dopo si appassionò alla pittura, prendendo lezioni di
disegno, e l’anno seguente si trasferì a Parigi, dal fratello, il quale era un
mercante d’arte.
Nel 1888 andò ad Arles per fondare un atelier con Gauguin, ma la
convivenza durò poco e terminò con una lite, che portò Van Gogh a
tagliarsi il lobo di un orecchio.
Da quest’anno iniziarono le frequenti crisi nervose che lo portarono a
ricoverarsi in un istituto per alienati. È lì che lui realizzò il quadro
“Notte stellata”.
Nel 1890 si uccise sparandosi un colpo di pistola al torace.
Il quadro è stato realizzato da Vincent Van Gogh durante un momento di insonnia.
Esso rappresenta un paesaggio notturno sotto un cielo stellato. In primo piano, nell’angolo
a sinistra, si trova uno scuro e ondeggiante cipresso, dietro al quale si vede un villaggio, con la
chiesa e le casette intorno, con le colline per sfondo.
Le forme sono poco reali, in particolare il cipresso e il cielo: infatti, invece di voler
rappresentare realisticamente un paesaggio, il pittore mira a suscitare stati d’animo agitati e
inquieti. Il cipresso e il cielo, tracciati con linee ondulate, sono gli elementi più dinamici del
quadro, mentre il villaggio è statico, quindi è rappresentato con linee dritte.
Nonostante il paesaggio sia notturno, si trovano i colori caldi del giallo e dell’arancio (stelle
nel cielo, luna, finestre delle case, luci dell’alba…).
Il quadro è stato realizzato con colori ad olio su tela.
La luce proveniente dalle stelle si riflette su tutto il paesaggio ed è una luce innaturale,
suggestiva.
I volumi sono realizzati accostando colori chiari e scuri.
Questo quadro mi ha colpito per la grande luminosità, nonostante sia notte, del paesaggio, e
per i movimenti a spirale del cielo, che sembra minacciare il paese. Inoltre, il cipresso in
primo piano mi sembra un osservatore (magari lo stesso Van Gogh), che guarda inquieto il
paesaggio.
Paul Gauguin nacque a Parigi nel 1848 e trascorse la sua infanzia
in Perù, fino a quando si arruolò in marina in Francia.
Dopo qualche anno cominciò a frequentare il pittore Pissarro e
nel 1886 conobbe Van Gogh.
L’anno successivo si recò a Panama e nel 1888 raggiunse Van
Gogh a Arles, dove si fermerà per poco tempo. Qui realizzò il
quadro “
”.
Infine si trasferì definitivamente a Tahiti.
Gauguin si distaccò dall’Impressionismo, rappresentando figure
bidimensionali create da larghe zone cromatiche.
Morì a Tahiti nel 1903.
Il quadro rappresenta alcune persone che assistono ad
una visione (lotta notturna tra Giacobbe e l’angelo).
Il dipinto viene diviso in diagonale dal tronco dell’albero:
da una parte le persone in preghiera, dall’altra la visione.
Le forme, apparentemente reali, mancano di volume e
prospettiva. Il rosso dello sfondo contribuisce a rendere
surreale la rappresentazione (come l’oro per le icone
bizantine).
Le linee, per lo più curve, sono tracciate in maniera
netta, delineando i contorni scuri di ogni elemento.
I colori, in prevalenza caldi, sono sia scuri sia chiari.
La luce è innaturale.
Quasi tute le figure sono prive di volume, poiché i colori
sono stesi in maniera piatta e uniforme.
Mi ha colpito per la particolare composizione, per le
grandi cuffie in primo piano, per l’uso del giallo e del
rosso, che sottolineano l’episodio della visione.
Il Cubismo è un movimento pittorico che nasce a Parigi, intorno al 1907.
Il termine deriva da l’espressione che un critico d’arte utilizzò per descrivere
un quadro di Braque: diceva che il pittore tendeva a ridurre tutto a “cubi”.
I cubisti, in particolare Braque e
, rappresentavano solo oggetti usuali,
dei quali indagavano la struttura.
Essi annullarono l’unicità del punto di vista, creando figure come se il pittore (e
l’osservatore) vedesse ciò che rappresenta da più punti di osservazione.
Di conseguenza, la tridimensionalità si ottiene accostando varie parti di un
oggetto, in modo tale che l’osservatore possa vedere anche le parti nascoste.
In un primo periodo, i cubisti rappresentavano le forme in modo schematico e
semplificato (Cubismo originario, 1907-1909), poi cominciarono a spezzare le
figure tramite la sovrapposizione dei piani, confondendo l’oggetto con lo
sfondo (Cubismo analitico, 1909-1912).
Da quest’ultima fase si inizia a sperimentare la tecnica del collage.
Pablo Picasso nacque a Malaga nel 1881, figlio di un insegnante di
disegno.
Picasso frequentò l’accademia di belle arti a Barcellona.
Si recò spesso a Parigi, fino a quando vi si trasferì, per poi spostarsi
nella Francia meridionale.
La sua arte è strettamente legata ai problemi di quei tempi (due
Guerre Mondiali e la guerra in Spagna); infatti il pittore cominciò a
rappresentare i soggetti utilizzando solo il colore blu, simbolo della
tristezza.
Successivamente, nel periodo rosa, Picasso rappresentò attori e
giocolieri del circo.
“Les demoiselles d’Avignon” del 1907 preannunciò il Cubismo: i
piani sono composti in modo bidimensionale.
La sua sperimentazione è evidente nei ritratti, dove il colore ha un
ruolo fondamentale (“
”).
Picasso morì a Firenze nel 1908.
Realizzato con colori ad olio su tela nel 1907,
rappresenta il viso del pittore visto di tre quarti.
Il soggetto occupa tutta la tela.
Le forme geometriche semplificate sono tracciate
con linee marcate e spezzate (Cubismo
originario).
I colori sono caldi e insistono sui toni del
marrone e dell’arancio, con un contrasto di
colori chiari e scuri.
I volumi, come le forme, sono semplificati e
quasi del tutto assenti.
Il quadro dà un’impressione di rigidità;
l’espressione
degli
occhi
e
l’estrema
semplificazione delle forme trasmettono un senso
di ansia e disagio.
Il Futurismo è un movimento fondato da Marinetti con il suo
Manifesto, pubblicato a Parigi nel 1909 e sviluppatosi dopo
l’adesione di un gruppo di artisti che firmarono a Milano il
manifesto dei pittori futuristi (1910, U. Boccioni, C. Carrà, L.
Russolo, G. Severini e G. Balla).
Contrapponendosi alla cultura del loro tempo, suscitano
riflessioni critiche. Esaltano la velocità, quale espressione dei
tempi moderni, si ispirano alla città industriale e si rifanno ai
principi della scomposizione della forma e del colore
(Divisionismo).
I soggetti sono sempre rappresentati in movimento; le forme si
mescolano con lo sfondo, creando effetti di luce differenti.
Infatti segno, luce, spazio, composizione, tutto contribuisce
alla dinamicità del quadro.
Uno tra i rappresentanti più autorevoli è
.
Nato a Torino nel 1871, si trasferì a Roma
nel 1895, dove morì nel 1958.
Nella prima fase dipinse en plein air, poi si
interessò al Divisionismo e al mondo
degli operai e degli esclusi.
La “Lampada ad arco” segnò l’inizio
della sua svolta futurista, per la quale
studiò la scomposizione della luce e
approfondì il tema del movimento.
Negli anni venti si interessò di cinema e
illustrò temi psicologici, per poi tornare
a temi figurativi pre-futuristi: città,
paesaggi, ritratti.
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