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Continuiamo il tema del male nella Bibbia: quindi affronteremo il
“Male nel Nuovo Testamento”
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Un intermezzo su “Le piante nella Bibbia”
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Alcuni brani “scandalosi” del Nuovo Testamento (le “pietre di
inciampo”)
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Il male nell’AT
(riassuntivo)
Catechesi degli adulti - Anno pastorale 2014/15
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Il modello della responsabilità collettiva
Un primo modello per spiegare la presenza del male è quello della cosiddetta responsabilità collettiva ed è espressa chiaramente nel
Decalogo che YHWH dona a Israele:
1Dio pronunciò tutte queste parole:
2«Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile:
3Non avrai altri dèi di fronte a me.
4Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la
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terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri
nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, 6ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni,
per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.
(Es. 20,1-6)
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Elementi a favore
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Il male fatto dal singolo si ripercuote sulla collettività, non è un fatto
privato e isolato.
•
Allo stesso modo il male può avere conseguenze per le generazioni
future.
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Si rende ragione di quei mali di cui non si vede la causa (malattie,
sciagure…)
Elementi a sfavore
•
Però è anche vero che non si può imputare la colpa di un male a chi non
lo ha materialmente commesso.
Questa credenza rimarrà fortemente impressa nella mentalità popolare ebraica, tanto che
anche Gesù stesso dovrà sconfessarla (cfr. il cieco nato e l’accenno all’episodio del crollo
della torre)
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Il modello della responsabilità personale
16Non si metteranno a morte i padri per una colpa dei figli, né si metteranno a
morte i figli per una colpa dei padri. Ognuno sarà messo a morte per il proprio
peccato.
(Dt. 25,16)
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Elementi a favore
•
La responsabilità del male è un fatto che riguarda chi lo ha commesso.
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Si chiarisce la diversità tra responsabilità del male e sue conseguenze.
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Si evidenzia maggiormente un senso di “giustizia” di Dio.
Elementi a sfavore
•
Come abbiamo già visto, il grande limite è che purtroppo non sempre
questa “giustizia” si compie nell’arco della vita terrena.
Il limite di questo modello interpretativo sarà il grande perno su cui poggia il
libro di Giobbe che affronteremo di seguito…
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Il modello del mistero superiore e totalizzante (di Dio)
Questo modello è esplicitato soprattutto nel libro di Giobbe e, con
angolatura diversa, nel libro del Qohelet.
Può essere riassunto da questa espressione che Giobbe pronuncia
alla fine del suo percorso:
2«Comprendo che tu puoi tutto e che nessun progetto per te è impossibile. 3Chi è
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colui che, da ignorante, può oscurare il tuo piano? (…) Io ti conoscevo solo per
sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto.
(Gb. 42,2-5)
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Elementi a favore
•
Si vuol dare una spiegazione a “mali” di per sé incomprensibili e senza
causa evidente
•
Si rifiuta l’idea di un Dio crudele salvando il principio della bontà e della
onnipotenza di Dio
•
Una novità: il dolore inizia ad esser visto come parte del “mistero” di Dio
(si pone in sintonia col messaggio del “Servo di Jahwè” e prepara il
concetto della sofferenza come elemento salvifico e redentivo)
Elementi a sfavore
•
Non la si può considerare una soluzione oggettiva e razionale: si muove
nell’ambito della fede e di un percorso di comprensione personale
•
In definitiva non soddisfa pienamente al grido che sgorga dal cuore di
ogni uomo: perché il male nel mondo?
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Il modello della Sofferenza dell’innocente
Questo modello interpreta in maniera del tutto nuova la realtà della sofferenza ed è espressa dalla figura biblica del Servo di YHWH:
Nella seconda parte del libro del profeta Isaia (Is 40-55), scritta da un profeta anonimo del VI° secolo, comunemente chiamato DeuteroIsaia, si è soliti distinguere quattro canti o poemi, generalmente definiti i canti del Servo di Jahwè (Is 42,1-4; 49,1-6; 50,4-9; 52,13-53,12),
dove si parla di un personaggio anonimo, straordinario, che compie una missione altrettanto straordinaria.
A chi si riferiva l’autore? Le risposte degli esegeti sono diversissime: per alcuni di loro il
servo è Israele stesso (Il popolo in esilio ha da Dio un compito, una vocazione di rinascita,
di rigenerazione della vita religiosa, e questo compito fa di Israele il vero servo di Jahvè); per
altri esegeti il servo è un personaggio simbolo o il deutero-Isaia stesso, o un profeta come
Geremia, o un personaggio storico come Zorobabele.
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Elementi a favore
•
La sofferenza e “i mali” acquistano un significato positivo all’interno del
progetto di Dio
•
Assumono addirittura un ruolo “redentivo”
•
Questi elementi possono dare una parziale risposta al “perché il male”
Elementi a sfavore
•
Viene preso in considerazione solo “il giusto”
•
Non si dice nulla sulla natura dell’uomo inclina a compiere il male
•
L’interesse dell’autore non è rispondere al problema del male nel mondo
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Il modello “riassuntivo” di Gen. 3
La trattazione sul problema del male e del peccato è subito affrontata nella Bibbia
al cap. 3 del libro della Genesi.
Il lettore non ha neanche il tempo di gioire per la Creazione di Dio che subito si imbatte
nel problema del male.
Secondo alcuni esegeti però, la riflessione che troviamo in Gen. 3 è in realtà il
risultato di un cammino che vuole fare sintesi delle risposte precedenti (ecco
perché “modello riassuntivo”), una riflessione matura del pensiero di Israele sul
male che dunque si pone alla fine di un percorso, non all’inizio. La composizione di
questo testo dunque, è assai tardiva.
Un elemento interessante è notare come ad esempio i profeti non facciano mai
allusione al racconto del peccato originale di Gen 3. Segno, secondo questa tesi, che questo
testo ancora non c’era!
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Si possono individuare nel racconto questi punti:
•
La responsabilità personale dell’uomo
•
Vi si ritrova in esso la radice di ogni peccato: peccato “originale” ma
anche peccato “originante”
•
Vita e morte sono legate alla responsabilità dell’uomo (ma di quale morte
si parla?)
•
Il peccato personale-individuale ha delle ricadute sulla collettività
•
Il peccato delle origini segna l’inizio di una “storia” di peccato che
sembra sempre peggiore come se fosse una escalation in negativo
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La prospettiva del libro del Siracide
L'accento che il Siracide dà al nostro tema è quello sulla libertà e
responsabilità umana: «non dire "il mio peccato viene da Dio"», il male viene da
te, il male non è colpa di Dio. Quindi è l'uomo e non Dio all'origine del male:
Il Siracide pone al centro della sua antropologia
il principio che il male non è da Dio, l'empietà
non è comandata da Dio. Dipende dall'uomo
stabilire dove egli intende stendere la mano, se
sul fuoco che lo brucia o sull'acqua che lo ristora.
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Elementi a favore
•
Dio non sta all'origine del male
•
Si evidenzia la piena libertà dell'uomo e quindi la responsabilità per le
conseguenze delle sue azioni
•
La morte non è un male in sé e non viene collegata al peccato
Elementi a sfavore
•
Non si preoccupa di dare una spiegazione sul perché esista il male
•
L'insistenza sulla responsabilità dell'uomo non spiega da sola il
problema
•
Visione misogina del ruolo della donna
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La prospettiva del libro della Sapienza
I. La morte fisica del giusto e dell’empio non è la vera morte
II. La morte vera è la morte eterna (seconda morte) ed appartiene alle opere del
Diavolo
III.Questa morte entra nel mondo umano a causa della “invidia” del Diavolo che
conduce gli uomini al rifiuto di Dio e al peccato
IV.Perché la seconda morte colpisca gli uomini occorre che essi commettano il
peccato
V. I giusti non saranno colpiti da questa seconda morte, ma vivranno per sempre
con Dio
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Elementi a favore
•
Dio non sta all'origine del male
•
La morte fisica non è la vera morte
•
La morte vera è a causa del Diavolo e viene collegata al peccato
•
I giusti non saranno colpiti da questa morte
Elementi a sfavore
•
Divisione un po’ troppo netta tra “buoni” e “cattivi”
•
Non si rende ragione del perché di quei “mali” senza evidente
“colpevole” (le malattie, i disastri in natura)
•
Non è chiaro se la seconda morte è solo la lontananza da Dio o un
effettivo annientamento
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Le soluzioni dell’Intertestamento
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Elementi a favore
•
Dio non sta all'origine del male
•
Si cerca di attenuare la responsabilità dei progenitori (e quindo
dell’intero genere umano) introducendo cause esterne per spiegare la
presenza del male
•
Viene coinvolta la creazione stessa, la sua corruzione potrebbe spiegare
la presenza dei disastri provocati dalla natura e ciò che non ha una
causa visibile
Non è la morte fisica conseguenza del peccato, casomai la sua
Elementi a sfavore
“anticipazione”
• Spiegazioni troppo “mitiche”
•
•
La responsabilità del male attribuita solo a cause esterne appare
debole
•
La responsabilità umana viene esclusa e quando la si ammette appare
come indotta o provocata
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La visione dualistica di Qumran: non ha altri riscontri nella tradizione
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Temi di catechesi anno 2015/16