La comunicazione interpersonale
Tipi particolari
Cap.6°
a cura del prof.
Marco Migliardi
La comunicazione diadica
IPSSAR – Cortina a.s. 1998-99
• Diade: entità composta da 2 soli elementi
• Comunicazione diadica: passaggio di 1 o più msg.
fra 2 persone, 1 emittente e 1 ricevente
• Caso frequentissimo nella quotidianità. L’incontro
casuale per strada, dal negoziante, con un
conoscente,...
• Vi sono numerosi cambiamenti giornalieri di
referenti, ma anche tante variazioni comunicative
fra le stesse due persone.
La comunicazione diadica 2
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• E’ la più semplice da studiare perchè ha
meno variabili
• Più facile ottenere feedback e ottimizzare la
comunicazione
• Più facile rivolgersi ad 1 persona che a più
persone anche perchè si presuppone la
bidirezionalità dei msg., cioè il dialogo
La comunicazione telefonica
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• Il più tipico es. di c. diadica
• Si usano solo il linguaggio verbale e il paraverbale, non il non-verbale
• Ne consegue che l’ottimizzazione è più
complicata, ma per alcuni è preferibile
• Per es. per chi non è sicuro della propria
comunicazione non-verbale e inoltre...
... Si può mentire!
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Permette vari tipi di
menzogne: si può
avere una
conversazione anche
quando non si è
presentabili, si può
mentire sul contesto,
si può mentire con i
linguaggi nonverbali,...
No, cara sono solo
come un cane e mi
annoio da morire
senza di te!!
La lettera (legg. pag.150)
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Altro tipico es. di c.diadica
Qui è esclusa anche la c. para-verbale
Ma quella non verbale lo è?
Infinità di forme: lettera d’amore, di
raccomandazione, di licenziamento, di
richiamo, minatoria, anonima, circolare,
aperta
• Le ultime 2 sconfinano nella c.sociale
La comunicazione in gruppo
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Riunione
Ristretto, numeroso,
• Più complessa
della
ricorrente,
di c.diadica
informale,
formale,
lavoro,
festiva,
omogeneo,
• Presenta molte variazioni
che dipendono:
in famiglia,...
eterogeneo,...
Monologo,Informare,
convincere,
dibattito,
con
dal gruppo
dal contesto
divertire, ...
limiti di tempo
o senza,...
dallo scopo
dall’organizzazione
Regole della c.di gruppo
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• Difficile stabilirle di fronte a tante variabili
• Ci sono però alcune caratteristiche costanti
che si presentano sia nelle riunioni fra
piccoli gruppi che in gruppi più vasti
• Vediamone alcune...
Il turno di parola
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• E’ una costante nelle discussioni di gruppo
• Sono state scritte alcune regole:
– Regola della selezione e dell’interpellanza: la
parola va alla persona cui ci si è rivolti
– Regola dell’auto selezione: chi parla per primo
acquisisce il diritto di parola
– Regola della precedenza: se nessuno accenna
a parlare il turno successivo va alla persona che
sta parlando
Il turno di parola – 2°
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• In genere più numeroso è il gruppo maggiori
sono le possibilità che le regole saltino
• Spesso si ricorre allora a linguaggi non verbali
che stimolano l’applicazione delle regole:
cenni con gli occhi, abbassare la voce, la
postura,... agevolano il passaggio del turno di
parola
• La funzionalità della c. Di gruppo però può
essere ostacolata anche dalle trappole
(K.Liss)
Le trappole
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Ecco le “trappole” che impediscono una efficace
comunicazione di gruppo:
• Disinformazione sulla
riunione stessa
• Inadeguatezze
logistiche
• Tempo troppo limitato
• Oratori troppo
dogmatici o che usano
prescrizioni morali
assolute
• Oratori che esprimono
troppe critiche
• Eccessiva vaghezza
nei discorsi
• Deviazioni dal tema
• Cedimento psicofisico
Presentare se stessi
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• Il primo incontro presenta due componenti:
– Una involontaria (si è percepiti dall’altro così
come appaiamo)
– Una intenzionale (si fa qualcosa per farsi
conoscere dall’altro)
La componente involontaria
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• Riguarda il nostro modo di essere, la nostra
espressione, le nostre caratteristiche esterne
e superficiali che gli altri possono percepire
a prima vista
• Ha anche una componente intenzionale
perchè noi assumiamo modi che ci
caratterizzano così come noi preferiamo
La componente intenzionale
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• Riguarda le operazioni di autopresentazione
• Verbali: dire il proprio nome, parlare di sè,..
• Non-verbali: gesti di saluto, stretta di mano,
mimica facciale, sorrisi,...
• Sono operazioni determinante in gran parte da
altri fattori quali:
– Contesto, mezzi a disposizione (frontalmente o al
telefono, per es.) e scopi (entrare in confidenza o
mantenere le distanze)
L’ascolto attivo
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• Argomento già sfiorato precedentemente
• Si contrappone all’ascolto passivo, quello
cui siamo stati abituati dai mass-media
• Significa far capire all’oratore che lo si sta
ascoltando e si attua mandando dei feedback che possono essere un rinforzo
positivo o negativo della comunicazione
I segnali positivi
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• Appartengono in genere al campo del nonverbale e quindi non interrompono la c.
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Cenni di assenso
Sorrisi che indichino gradimento
Contatti oculari diretti
Posture particolari che indichino attenzione e
concentrazione
• Sono tutti rinforzi positivi alla c.
I segnali negativi
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• A scuola se ne vedono moltissimi e stanno
ad indicare scarsa attenzione, svogliatezza,
noia per cui l’oratore è meglio che cambi
– Sbadigliare
– Distogliere lo sguardo dall’oratore
– Impegnarsi in operazioni varie con gli oggetti a
disposizione
– Guardare l’ora di frequente
– Fissare lo sguardo da altre parti
Caratteristiche dei Feed-back
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• Per essere valido deve attenersi a regole:
– Opportunità: in base al contesto
– Frequenza: può sembrare una presa in giro se è
continuo
– Varietà: inviare segnali differenti
– Tempestività: se è tardivo è peggio
– Selettività: inviare fb diversi a seconda del tipo di
reazione che si deve mostrare
• Così si interagisce proficuamente nella c.di
gruppo
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