PLOTTING DIACHRONIC MAPS: THE
ROLE OF METAPHORS
(Relazione di Flavia Gangi e Gueli Giada)
 Descrivere vie di estensione semantica attraverso metafore, le
quali sono spesso strumento per determinare ruoli semantici
 Alcune metafore, in particolare, sono molto utili per creare
mappe diacroniche che spieghino determinate polisemie non
più immediatamente visibili
Il campo basico concettuale considerato è quello delle
RELAZIONI SPAZIALI, tuttavia le fonti di estensione metaforica
possono essere diverse (ad es. relazioni umane).
 Diverse fonti per uno stesso ruolo semantico indicano
l’esistenza di diverse concettualizzazioni che possono dar vita
ad inaspettate polisemie.
 L’ assenza di polisemia invece tra ruoli semantici legati a
concetti semantici vicini è del resto altrettanto significativa.
 Alcune polisemie possono derivare dalla fusione tra ruoli
semantici in origine distinti.
 Nelle estensioni semantiche possono infine aver influito
processi analogici e non necessariamente metaforici.
PATTERN POLISEMICI: sono condizionati dal dominio semantico
di origine il quale, se visto diacronicamente, è spesso coincidente
o similare.
Il risultato è un mutamento semantico di tipo estensivo (se
mantiene il significato originario) o restrittivo (se invece lo
perde).
Es. 1: COMITATIVO: caso estesosi ad esprimere lo strumentale
mantenendo spesso anche funzione di comitativo
Es. 2: LOCATIVO: caso estesosi ad esprimere il comitativo
perdendo la funzione originaria di locativo
Ciò che sembra un’ infrequente estensione semantica può
spesso essere solo un’infrequente tipo di polisemia sincronica
ma non diacronica: la gradualità è riscontrabile non solo
nell’ampliamento ma anche nella riduzione semantica.
DOMINI DI ORIGINE E OBIETTIVO:
Lo spazio viene assunto come fonte di concettualizzazione di altri domini
semantici più astratti. Questo avviene per il fatto di essere direttamente
esperibile.
Heine (1991): L’estensione semantica procederebbe dal dominio
concettuale dello spazio ad altri domini seguendo in processo di
progressiva grammaticalizzazione:
ABLATIVO
AGENTE
FINE/SCOPO
ALLATIVO > COMITAT. > STRUMENT. >TEMPO >CONDIZIONE > MODO
LOCATIVO BENEFAT.
DATIVO
CAUSA
PERCORSO
POSSESSIVO
RELAZI. SPAZIALI> RELAZ. UMANE> RELAZ. INANIMATE
Le relazioni che possono intercorrere tra soggetto e spazio sono
potenzialmente infinite, ma pochi sono i rapporti basici
univocamente espressi da un caso:
DIREZIONE: ALLATIVO
ORIGINE: ABLATIVO
LOCAZIONE: LOCATIVO
TRAIETTORIA: casi/preposizioni non esclusivi
ES: Inglese: IN (locazione) o TROUGHT
Questo perché sia la traiettoria che la locazione
mostrano di occupare lo stesso spazio concettuale
tra origine e direzione (oltre ad essere entrabi atelici)
ORIGINE
LOCAZIONE
TRAIETTORIA
DIREZIONE
LOCAZIONE E ORIGINE:
Da un’originaria struttura tripartita (direzione, origine e locazione), si è
passati per riduzione ad una bipartizione: ORIGINE E
LOCAZIONE/DIREZIONE.
Questo processo è diacronicamente attestato: ad es. il latino ha
eliminato la distinzione tra in+ablativo (locazione) e in+accusativo
(direzione), assumendo l’ ablativo (caso che esprimeva l’origine) come
marca del locativo (non più distinto dalla direzione) e perdendo così il
suo originario significato di origine.
Lingue romanze: francese e italiano: hanno seguito la bipartizione
latina (es: sono A casa, vado A
scuola)
spagnolo: EN: locazione, A: direzione
Il francese mantiene tracce di questo processo in alcuni avverbi utilizzati
per esprimere sia la locazione che la direzione i quali risultano composti
utilizzando la particella di origine DE (es: de+hors, de+avant, de+sun...)
Il est/va dehor: Egli è/va fuori (locazione/direzione)
Tuttavia questi stessi avverbi possono essere usati per esprimere anche
origine duplicando la preposizione de:
Il vient de dehor: Egli viene da fuori (origine)
Quindi De è un’originaria marca d’origine che solo in un secondo
momento ha acquisito quella di locazione/direzione. Questo mutamento
semantico ha portato alla perdita del significato originario perché
spazialmente locazione ed origine sono ben distinti, non ci può dunque
essere polisemia.
RELAZIONI UMANE:
 Polisemia ORIGINE/AGENTE: visibile in molte lingue (greco, lingue
germaniche...)
Ad esempio nelle lingue semitiche l’agente passivo si esprime con
preposizioni vicine all’arabo MN (da) o ancora in turco si trova la
postposizione dell’ espressione TARAFINDAN (dalla parte).
Questo avviene poiché essa assume la metafora per cui AGENTI SONO
ORIGINI, in quanto iniziatori dell’evento sono spazialmente concepiti
come punto di partenza dell’azione.
 Polisemia RICEVENTE/BENEFICIARIO/DIREZIONE: colui che riceve o è
destinatario di un’azione rappresenta la direzione verso cui l’agente
indirizza la sua azione.
POSSESSO: DIREZIONE O LOCAZIONE?
• Tipo di relazione che implica un qualche grado di controllo del
possessore sull’ oggetto posseduto
• Il possessore è metaforicamente assunto come locazione poiché
esercita un controllo su ciò che possiede in virtù della sua vicinanza
fisica allo stesso
• Heine: «L’origine di una predicazione di possesso sta in un verbo di
esistenza/locazione in cui il possessore è codificato come
dativo/benefattivo/goal e la cosa posseduta è il soggetto».
Es: 1) Bretone: ur velo c’hlas am eus
una bici blu a me è: Io ho una bici blu
2) Boliviano: waska tiya-puwan
Quechua corda esiste per me: io ho una corda
3) Francese: le livre est à moi
Il libro è a me: Il libro mi appartiene
4) Latino: Mihi est liber
Il libro è a me: Il mio libro
ESSERE ed ESISTERE sono verbi statici, paiono quindi esprimere una
condizione spazialmente locativa più che direzionale (in tal caso
dovremmo avere verbi di movimento).
COMITATIVO:
Le marche del comitativo danno luogo a frequenti polisemie ma solo
raramente indicano relazioni spaziali, ciò non significa che la
codificazione di questo ruolo semantico non abbia origine spaziale. La
sua origine infatti, dove è ancora visibile, pare sia nel locativo.
Lingue IE: Inglese: WITH > wid (antico inglese)= contro, opposto
Tedesco: MIT > *medi- (protogermanico)= centro (simile
all’inglese middle)
Greco: ME > metà (greco antico)= tra, in mezzo
Italiano: CON > cum (latino) > Ku (osco)= vicino, presso
Come nel caso dell’estensione dall’origine alla locazione, l’originario
significato di locativo pare essersi perso in favore di quello acquisito di
comitativo.
Tuttavia le particelle/preposizioni che indicano questo ruolo
semantico possono derivare anche non da relazioni spaziali ma
da voci lessicali:
1) Estone: -GA (particella postposta che esprime il comitativo)
deriva dal balto-finnico *KAUSA= persone
2) Derivazioni da verbi che significano prendere, seguire...
3) Avverbi che significano «assieme» o significati simili
Queste derivazioni altre rispetto alle relazioni spaziali spiegano
perché la polisemia tra comitativo e nozioni spaziali sia rara e
limitata.
ESPERIENTE:
a) AGENTE: Giovanni minaccia Maria
b) PAZIENTE: Il cane lo impaurisce
Tuttavia il caso più tipico in cui lo troviamo è il DATIVO:
Es: Ungherese: Ez tetszik Péternek
Questo piace Pietro (dativo)
Questo piace a Pietro
Del resto l’esperiente ha qualcosa in comune con l’agente, il paziente e il
ricenvente/beneficiario:
ESPERIENTE
UMANITÀ
AGENTE
RICEV/ BENEF
PAZIENTE
+
+
+
+/-
+/-
+
+/-
-
CAMBIO di ST.
-
-
-
+
VOLITIVITÀ
-
+
-
-
CONTROLLO
L’esperiente è spesso un partecipante statico all’azione:
metaforicamente viene quindi inteso come locazione/contenitore di
sensazioni, le quali sono a loro volta assunte come cose, il caso dativo si
spiega quindi con questa condivisione del dominio spaziale proprio
anche del locativo, e con l’essere simile al ricevente (anch’esso
metaforicamente contenitore di sensazioni ed emozioni).
Conferma di ciò arriva dall’estone in cui l’esperiente può essere espresso
con l’ ADESSIVO, con il quale può essere espresso anche il locativo:
Es dal finnico:
1) Mul on häbi / piinlik
Io (adess) essere vergogna (nom)/ imbarazzo (nom)
Io ho vergogna/ mi sento imbarazzato
2) Mul on vaja töötada
Io (adess) è bisogno (nom) lavorare
Io ho biosgno di fare un lavoro
3) Hänellä on hyvä maku
Lui/lei (adess) è buon gusto (nom)
Lui/lei ha un buon gusto
In alcune lingue l’ adessivo indica il possessore, può tuttavia
esprimere anche l’esperiente:
Es Francese: J’ ai faim
Tedesco: Ich habe hunger
Ho fame
Sono affamato
L’ estone e il finnico possono invece esprimere il possessore
anche con l’ allativo ( direzione).
METAFORE COMPETITIVE: IL POSSESSORE:
Il possessore è spesso espresso con il caso GENITIVO il quale trae origine
da marche di ablativo (caso che esprime l’origine). Questo è avvenuto
perché il possessore è stato spazialmente assunto come origine del
processo di possessione stessa. Questa metafora va dunque a
competere con quella precedente, in virtù della quale il possessore,
assunto come locazione, può essere espresso con l’ allativo (caso
dell’esperiente ma anche della locazione appunto). Origine e locazione
si confermano semanticamente ben distinti, l’assunzione di una di
queste due metafore dipende dal punto di vista della codifica.
In questo caso la marca di ablativo, estesasi al genitivo, mantiene di
solito l’originario significato spaziale:
Es. Tedesco: VON
da
di
Seppure non sempre: Inglese: OF
di (da solo con particolari verbi, ad
es: indipendent of)
RICEVENTE E BENEFICIARIO:
Esempio di frequente polisemia, poiché vengono entrambi espressi
solitamente con il caso DATIVO ( o casi con simile funzione, ad es
allativo):
Es. Finnico: Vanhempi antoi lapselle lahjan
genitore(nom) ha dato bambino (all) regalo (acc)
Il genitore ha dato un regalo al bambino
Diacronicamente è attestata l’estensione semantica dal beneficiario al
ricevente:
Es. ES/EIS greco: 1) greco omerico (direzione e scopo)
Prôta mèn es Púlon elthè
Per prima cosa verso Pilo (acc) vai (imperat. Aor)
Per prima cosa vai a Pilo
2) greco classico ( direzione, scopo, beneficiario)
Ho Kroisos tò pân es autòn epepoiḗkee
(art. nom. m) Creso (nom) (art.acc. sing) tutto (acc) per lui (acc) ha fatto
Creso ha fatto tutto per lui
3) Greco post-classico e moderno: es/eis si è esteso ad esprimere il
ricevente, mantenendo una S che si attacca alla parola considerata:
Edosa to vivlio Ston Antone
Ho dato il libro S (a)+(art.masch.acc) Antonio (acc)
Ho dato il libro ad Antonio
L’estensione semantica si è verificata partendo dalla direzione verso lo
scopo e solo successivamente ha interessato beneficiario e ricevente
Caso di processo inverso rispetto allo schema iniziale:
da relazioni inanimate a relazioni animate
BENEFICIARIO non RICEVENTE:
I marcatori del beneficiario possono avere anche origine diversa
rispetto le relazioni spaziali basilari:
Es. Finnico: preposizione VOKSI postposta, usata anche per esprimere la
causa. Il significato spaziale di questa preposizione è
«attraverso», motivo per cui è stata estesa all’espressione
della causa.
Similmente:
INGLESE
FOR
beneficiario, causa
TEDESCO
FÜR (˟fura= prima)
e anche scopo
LATINO
PRO (di fronte a)
GRECO
HUPÉR (presso)
Queste preposizioni non esprimono direzione, motivo per cui non si
sono estese a codificare il ricevente.
METAFORE COMPETITIVE: BENEFICIARIO
1) Il beneficiario è la DIREZIONE verso cui verte l’agente: causa di
polisemia con il ricevente, anch’esso inteso come destinazione di
un’azione. Il beneficiario gode di solito di un dato stato di cose ed è
spesso il ricevente che l’agente si prospetta per la sua azione anche
se magari questo intento non viene realizzato:
Es. Maria ha cotto una torta per Paolo ma Sara l’ha mangiata prima
che egli potesse vederla = (Paolo destinatario e potenziale
beneficiario dell’azione di Maria)
La polisemia si basa quindi sul fatto che un’azione intenzionale viene
intesa come attuata anche se ciò non avviene.
2) Metafora attiva solo per il beneficiario che considera più complesse
relazioni spaziali: l’esempio del latino (pro=di fronte a) e del greco
(hupér=presso) indica che l’agente che si muove/agisce verso un
potenziale beneficiario, si frappone spazialmente tra quest’ultimo e
un possibile osservatore: ESISTENZA=VISIBILITÀ
DATIVO:
Dalle più antiche fonti delle lingue IE sappiamo che esso tende a
mescolarsi con il LOCATIVO: le desinenze dei due casi spesso si
assomigliano in quanto sono varianti morfologiche di uno stesso
morfema. Nelle lingue IE, il dativo era la marca tipica per esprimere il
ricevente, beneficiario, possessore e maleficiario.
Il finnico questi ruoli vengono espressi da tre casi diversi ma tra loro
correlati: ADESSIVO=possessore
ALLATIVO=ricevente
ABLATIVO=maleficiario
Es. 1) Liisalla on kirja
Lisa (adess) è libro (nom)
Lisa (possessore) ha un libro
2) Liisalle tuli kirje
Lisa (all) è arrivata lettera (nom)
Lisa (ricevente) ha ricevuto una lettera
3) Liisalta katosi kukkaro
Lisa (abl) è scomparsa borsa (nom)
Lisa (maleficiario) ha perso la sua borsa
Questi casi vengono considerati spaziali più per il loro nome che per il
loro uso, il quale è prevalentemente legato a relazioni di tipo umano,
codificate in diverso modo in base al dominio spaziale considerato come
origine semantica di tale relazione.
LA TRAIETTORIA COME FONTE PER
RELAZIONI UMANE : L’INTERMEDIARIO
• Nonostante la minore “basicità” della traiettoria tra gli altri ruoli
semantici ciò non vuol dire che non possa funzionare come
concetto indipendente nel dominio base dello spazio per metafore
legate ad altri domini. es. Relazioni umane
• In particolare è frequente l’estensione di marche di traiettoria nel
ruolo di intermediario come l’inglese through.
• Es: “They have to speak through an interpereter to be able to
communicate effectively”
• Un intermediario può pertanto essere visto come uno “strumento
umano”, Tuttavia le marche strumentali non codificano strumenti
umani ma differenti relazioni e possono essere utilizzati per scopi
differenti quando accompagnano nomi “umani” in quanto è raro
che un essere umano venga usato come strumento.
LA TRAIETTORIA COME FONTE PER
RELAZIONI UMANE : L’INTERMEDIARIO
• Inoltre un intermediario non è semplicemente
uno strumento: anche se l’intermediario agisce
sotto istigazione di qualcun altro, lui controlla
l’evento.
• L’intermediario funziona dunque come un canale
attraverso il quale l’agente raggiunge il proprio
scopo.
• La metafora alla quale approdiamo è :
L’INTERMEDIARIO è IL CANALE E L’AZIONE è LA
COSA TRASFERITA.
LA TRAIETTORIA COME FONTE PER
RELAZIONI UMANE : L’INTERMEDIARIO
• Tuttavia non vi sono molti studi riguardanti le
polisemie relative a questo ruolo semantico; nelle
lingue indoeuropee sembra esserci una polisemia tra
traiettoria, intermediario e mezzo come l’ing. Through.
• La prep. dià + gen dimostra che l’estensione dalla
traiettoria all’intermediario precede l’estensione dallo
strumento al mezzo MA! In greco antico la distinzione
tra strumento e mezzo non era codificata dunque
l’estensione dall’intermediario riguarda entrambi i
ruoli.
• In molte lingue poi le marche di traiettoria si
estendono all’agente. Es. il francese par che codifica
traiettoria e agente passivo.
Relazioni non umane. Il dominio di
base per lo strumento
• Una fonte frequente per le marche strumentali è data
dai locativi; sembra esserci una diretta connessione tra
spazio e strumentalità.
• Ci sono varie ragioni per cui relazioni locative possono
essere viste come strumentali , ad esempio alcuni tipi
di strumenti sono anche luoghi dentro o sopra i quali
collochiamo esseri umani. Es. I mezzi di trasporto.
• Alcuni strumenti possono essere inoltre contenitori o
fungere da supporto, ad es. una tazza può essere uno
strumento per bere; una bottiglia uno strumento per
contenere liquidi…
Relazioni non umane. Il dominio di
base per lo strumento
• Sembra esserci così un’estensione analogica basata su
una generalizzazione:
• Alcuni contenitori/supporti sono
strumenti
Tutti gli strumenti sono codificati
come determinanti una relazione di
contenimento/supporto.
• Come già detto le marche di traiettoria possono
estendersi agli strumenti ma è chiaro che questa
estensione debba essere mediata da un ruolo umano:
L’intermediario.
• Pertanto l’estensione che va dalla traiettoria
all’intermediario, al mezzo e allo strumento è basata
sulla metafora: UNO STRUMENTO/MEZZO è UN
INTERMEDIARIO.
Lo strumento come dominio di base
• Un’estensione frequente dello strumento è questione di
materiale: il materiale con cui qualcosa è fatto è
concepito come lo strumento usato per farlo; la metafora
proposta è : IL MATERIALE è UNO STRUMENTO PER
CREARE OGGETTI.
• Questo ruolo semantico ha un’altra fonte frequente nel
dominio dello spazio che è l’origine, seguendo la
metafora: GLI OGGETTI VENGONO FUORI DA SOSTANZE.
• Per gli es. ricorriamo al Turco:
• Tugladam bir ev
• Brick-ABL a house
“A house of bricks”
• Bu ev tuglaya yapumistir
• This house brick-STRUM make- PAST
made with bricks.”
“This house is
Lo strumento come dominio di base
• Un’estensione spesso discussa è quella che va dallo
strumento all’agente, ciò implica che un ruolo non
umano serva da base per uno umano.
• Polisemie tra strumentale e agente sono frequenti
nelle lingue Australiane; nelle lingue indoeuropee
invece il significato originario dello strumentale è
legato al comitativo.
• L’estensione da marche strumentali a quelle di agente
non è stata spiegata in termini di metafora ma può
essere vista come una metonimia in quanto agente e
strumento sono concetti contigui e lo strumento può
essere visto come parte dell’agente.
Causa e scopo
• Partendo da due metafore quali: LE CAUSE SONO
ORIGINI DI EVENTI e GLI SCOPI SONO DESTINAZIONI ci
si sposta dal dominio di relazioni astratte a quello dello
spazio senza implicare uno stadio intermedio dove vi
siano relazioni umane.
• Ci troviamo agli antipodi della concezione di spazio,
come la distanza che vi è tra agente e
recipiente/beneficiario. MA! Se la polisemia tra
recip/benef non è frequente lo è invece quella tra
causa e scopo come l’ingl. For e spesso questa
polisemia abbraccia il beneficiario ma non il recipiente.
Es:
• He ran away for fear (causa)
• I bought a present for Mary (beneficiario)
• Mary went out for dinner (purpose)
Causa e scopo
• La prep. Greca dià+ acc che indicava causa,
lentamente si è estesa allo scopo e più tardi al
beneficiario.
• In greco moderno la prep jià indica scopo e
beneficiario ma anche causa.
• Il latino pro indicava prima beneficiario e
scopo ma corrisponde a prep. In lingue
romanze come il francese pour che indica
anche causa.
Agente e possessore
• I ruoli di agente e possessore possono condividere lo
stesso dominio di origine; il gen di agente è comune in
molte lingue indoeuropee dove, tuttavia, è limitato alle
forme nominali del verbo.
• Queste costruzioni partono da un gen. Possessivo che
modifica un agg verbale; più tardi sono state estese ai
verbi finiti. Troviamo uno sviluppo similare in Finnico
che non presenta un reale agente passivo ma gli infiniti
possono trovarsi con genitivi dando un’interpretazione
agentiva. Es:
• Kirja on
minu-n
kirjoitta-ma-ni
• Book-NOM be-PRES.3SG I-GEN write-INF3-1SGPOSS
• “The book has been written by me”
Agente e possessore
• Un agente di questo tipo può essere interpretato come
possessore di un’azione; un evento riferito ad una
forma nominale è anche concepito come entità statica,
come una cosa che può essere posseduta. La metafora
è:
• GLI AGENTI SONO POSSESSORI DI EVENTI E GLI EVENTI
SONO LE COSE POSSEDUTE
• La polisemia di agente e possessore può anche
emergere in quanto prodotto di entrambi i ruoli
connessi con l’origine nel dominio dello spazio es: il
tedesco von (from) indica origine, possessore e agente
passivo; tuttavia i due sviluppi
• a) origine
possessore e
• b) origine
agente sono storicamente indipendenti
gli uni dagli altri.
Possessore e recipiente/beneficiario
• La polisemia tra recipiente e beneficiario implica il caso
dativo ma è il recipiente, più che il beneficiario, che ha un
contatto con il possessore.
• L’estensione semantica va dal recip/benef al possessore:
un recipiente è qualcuno che riceve un’entità che è stata
trasferita, anche dopo che il trasferimento ha avuto luogo
il recipiente è, anche se temporaneamente, il possessore
dell’entità. Non vi è una metafora a riguardo in quanto il
recipiente non è un possessore metaforico.
• Si possono osservare estensioni parziali dal dativo a casi
non prototipici di possessione come la possessione
astratta in russo:
Mne dvacat’let
• Me-DAT twenty years
“I am twenty years old”
Agente e recipiente/beneficiario
• Una costruzione di questo tipo si ha però quando
la forma verbale esprime obbligo o necessità;
l’azione può o deve essere compiuta da un
partecipante umano che sia concepito come il
target dell’obbligo o della necessità.
• Essendo i recipienti i “target” del trasferimento di
eventi, possono essere visti come target di questi
trasferimenti astratti; ciò spiega l’estensione dal
recip/benef all’agente e la metafora sarà:
• UN OBBLIGO è UNA COSA TRASFERITA
Agente e comitativo
• La polisemia agente/comitativo è piuttosto
infrequente; uno dei pochi esempi è lo strumentale in
sanscrito che indica strumento, agente passivo e
comitativo.
• Il fatto che questa polisemia sia solitamente evitata
può essere collegato alla natura del comitativo che
implica un’entità umana che compie un’azione insieme
ad un altro agente es:
• Mary prepared dinner with Janet
• La normale interpretazione della frase è che sia Mary
che Janet sono attivamente coinvolte nell’azione del
preparare la cena, entrambe sono quindi agenti.
• Data la possibile cooccorenza di comitativo e agente, la
polisemia viene meno
Comitativo e possessore
• I ruoli di comitativo e possessore sono solitamente ben
distinti. Questa mancanza di polisemia sembra connessa
con un’altra tendenza delle marche di comitativo in
costruzioni possessive a essere reinterpretate come marche
di possesso piuttosto che come possessore.
• Stolz(2001) sottolinea come questa estensione del
comitativo sia basata su un concetto secondo il quale
“essere con qualcosa” equivalga a “possedere qualcosa” Gli
esempi ci sono dati dallo swahili e dal portoghese:
• Hamisi a-na kitabu
• Hamisi 3SG- with book
“Hamsa has a book”
• E sentouse
porque estava
com medo
• And sit-PAST.3SG+RIFL because be-IMPF3SG with fear
• “And he sat down because he was afraid”
Comitativo e recipiente/beneficiario
• Anche la polisemia comitativo e recip/benef è
praticamente inesistente.
• I comitativi vengono dai locativi e i recipienti dagli
allativi ma le relazioni che il comitativo intrattiene con
il proprio dominio di base è completamente diversa da
quella che il recipiente intrattiene con il proprio
dominio di base.
• Le marche di relazioni spaziali che si estendono al
recipiente solitamente preservano il loro significato
spaziale VS le marche di locazione che si estendono al
comitativo perdono ogni significato spaziale.
• Anche nella relazione comitativa “STARE CON
QUALCUNO” che implica vicinanza fisica la marca del
comitativo non sembra connessa al dominio dello
spazio.
Esperiente
• Il ruolo dell’esperiente è codificato in vari modi, tuttavia non esiste un caso la
cui funzione principale sia codificare l’esperiente.
• L’unica eccezione sembra essere il caso “affettivo” delle lingue daghestaniane
la cui funzione primaria è quella di inserire l’esperiente in una serie di verbi
esperienti (verbi di percezione e mentali). In origine l’affettivo era un caso
spaziale che si è esteso all’allativo.
• In molte lingue l’esperiente viene codificato attraverso il dativo come il
recip/benef a causa dei tratti comuni ai due ruoli : umanità, controllo, avere
la percezione di qualcosa.
• Se non vi sono metafore possibili sul ruolo dell’esperiente, le lingue d’altra
parte abbondano di metafore connesse al dominio dell’esperienza: LE
EMOZIONI/SENSAZIONI SONO PERCEPITE COME CONTENITORI O COME
COSE CONTENUTE NEGLI ORGNI DEL NOSTRO CORPO. Inoltre l’affettivo
daghestaniano mostra come il collegamento tra il dominio dello spazio e
quello dell’esperienza sia possibile.
• Tuttavia, essendo il dominio dell’esperienza troppo complesso non si può
codificare il ruolo dell’esperiente con una sola metafora.
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