Il riordino territoriale
Luciano Gallo
Direttore Federazione dei Comuni del Camposampierese
Mirano 12 settembre 2012
Il mondo è cambiato e anche noi siamo cambiati.
Viviamo un passaggio d’epoca
• Lo Stato ha sempre meno risorse e sta ridefinendo la
propria architettura istituzionale ridisegnando i rapporti tra
Stato Regione Territorio;
• Stiamo passando da uno Stato centralizzato ad uno Stato
federale;
• I Comuni si stanno associando;
• Le Province, come enti locali, stanno passando da enti di
I° livello ad enti di 2° livello con funzioni non di gestione ma
di indirizzo e coordinamento;
• Vengono istituite le città metropolitane;
• L’organizzazione dei servizi pubblici locali è rivoluzionata
• L’Europa sta definendo le proprie politiche di crescita
improntate sulla centralità dei luoghi.
Il mondo è cambiato e anche noi siamo cambiati.
Viviamo un passaggio d’epoca
• I nostri Comuni in questo cambiamento
diventano sempre più “periferia” ed
“invisibili”; confusi tra un passato che non
c’è più, un futuro da costruire ed un
presente dove si “naviga a vista”;
• Il modello di sviluppo fondato sul PIL non
funziona più.
• Noi tutti stiamo rivedendo comportamenti e
stili di vita scegliendo un modello di vita più
sobrio, più sostenibile.
Consapevoli che il 2012 ed il 2013
sono gli anni delle scelte
• Saremo costretti a prendere delle decisioni, personali
e collettive.
• Lo sta facendo l’Europa, lo faranno gli americani, i
francesi, i russi, il nord Africa
• Lo dovranno fare i consigli comunali,
• lo dovremo fare noi cittadini che messi di fronte al fatto
che non possiamo più vivere e consumare come
abbiamo fatto negli ultimi trent’anni dovremo scegliere.
• Sapendo che stare fermi non significherà mantenere la
posizione ma cadere inesorabilmente ancora più in
basso.
Scegliere significa…
• La citazione migliore per un anno delle scelte è “non
possiamo pretendere che le cose cambino se
continuiamo a fare le stesse cose” (Albert Einstein)
• Come Comuni abbiamo una serie di incroci davanti
che la vita e il sistema di norme finora creato ci getta
tra i piedi nei prossimi giorni e nei prossimi mesi.
• Gli incroci non li abbiamo scelti noi.
• Ma quale strada prendere dipende solo da noi.
Il cambiamento è …
5 “parole faro”
• Rete (internettiana, modello organizzativo;
acceleratore di processi e abitare la rete…)
• Territorio – Terra (rigenerare l’identità dei
luoghi);
• Lavoro (futuro e dignità alle persone soprattutto
ai giovani)
• Persona, il suo benessere
• Beni comuni, beni collettivi, beni relazionali
Finalità del riordino territoriale
• Il senso del riordino si comprende bene alla luce
dei titoli dei provvedimenti legislativi degli ultimi
anni:
– DL 78/2010: “stabilizzazione finanziaria e
competitività economica”;
– DL 201/2011 (salva Italia) “Disposizioni per la
crescita, l’equità e il consolidamento dei conti
pubblici”
– DL 1/2012 (cresci Italia) “misure per la concorrenza,lo
sviluppo delle infrastrutture e la competitività”;
– DL 95/2012 “revisione della spesa con invarianza dei
servizi ai cittadini”
Finalità del riordino territoriale
• Il significato è coniugare il
RIGORE con la CRESCITA;
–Il RIGORE è compito dello Stato
nelle sue diverse forme ed
articolazioni;
–La CRESCITA è compito del
Mercato
Finalità del riordino territoriale
Il TERRITORIO si fa più competitivo ed
attrattivo se lo Stato diviene meno
costoso, più utile nell’esercizio delle sue
funzioni e se aumenta la sua capacità di
governance
– Un territorio omogeneo che fa coincidere
l’ambito territoriale ottimale per l’esercizio
delle funzioni amministrative con la
programmazione economico-sociale e
urbanistica è un passo importante in questa
direzione
Contenuti del riordino territoriale
Art 8 comma 5 LR 18/2012
• La Regione ha il compito di predisporre il
PIANO DI RIORDINO TERRITORIALE per
dare una visione sistemica e sinergica tra:
– L’esercizio delle funzioni amministrative
– La programmazione socio-economica
– I piani di settore
AMBITO
TERRITORIALE
FUNZIONI
AMMINISTRATIVE
AMBITO COMUNALE
Le funzioni non fondamentali
(residuali rispetto all’art 19 co 1 DL
95/2012)
AMBITO
TERRITORIALE
MINIMO
UNIONI di comuni
CONVENZIONI
Funzioni
Funzioni
Funzioni
Funzioni
AMBITI
TERRITORIALI
OTTIMALI
(Artt 7 e 8 LR
18/2012)
Art. 19 co 1 lett d) DL
95/2012
E’ la parte più
strategica e
delicata:
La Federazione di Comuni
Dai distretti socio-sanitari ai distretti
di PL (3 anni)
AMBITO
PROVINCIALE E
CITTA’
METROPOLITANA
Artt. 17 e 18 DL
95/2012
Ente di II° livello con compiti di
coordinamento e direzione,
composto da rappresentanti dei
Comuni.
AMBITO
AREE
GEOGRAFICHE
OMOGENEE
(Artt 7 LR
18/2012)
Area montana e parzialmente
montana;
Area ad elevata urbanizzazione;
Area del basso Veneto
Area del Veneto centrale
AMBITO REGIONALE
PROGRAMM.NE
SOCIO
ECONOMICA
PIANIFICAZIONE
URBANISTICA E
TERRITORIALE
PIANI DI SETTORE
PAT
PI
PUA (Piani urbanistici
attuativi)
(LR 11/2004 art. 3)
Fondamentali
delegate dallo Stato
Delegate dalla Regione
previste da leggi speciali
PATI
INTESE
PROGRAMMATICHE
D’AREA
(LR 35/2001 art. 2)
PTCP (Piano territoriale di
coordinamento provinciale)
COORDINAMENTO PER
LO SVILUPPO
TERRITORIALE
PRS
PAS
PTRC (Piano territoriale
regionale di coordinamento)
Esempio: Sanità
(distretti),Sociale (Piani di
zona), Polizia locale (distretti),
Protezione civile (distretti)…
•Se funzioni comunali
coincidenti con ATO)
•Se funzioni regionali o statali:
il più possibile con ATO o
Ambiti di settore
AMBITI PER L’ESERCIZIO DELLE FUNZIONI
AMMINISTRATIVE A LIVELLO LOCALE
AMBITO
TERRITORIALE
FUNZIONI AMMINISTRATIVE
A LIVELLO LOCALE
NOTE
Ambito
Comunale
Tutte le funzioni (facoltativo sotto i 1.000 ab)
Le funzioni non fondamentali (sotto i 5.000/3.000 ab)
Funzioni strategiche comunali (sopra i 5.000 ab)
Il Comune è Ente locale di I°
livello. Il ruolo politico-istituzionale è
prioritario.
Ambito
Associativo
Minimo
Funzioni fondamentali (art. 19 DL 95/2012)
Funzioni delegate dallo Stato
Funzioni delegate dalla Regione
Funzioni previste da leggi speciali
Vi è l’obbligo dell’servizio associato
di funzioni amministrative secondo il
limite demografico minimo che le
forme associate devono
raggiungere (artt 4 e 5 della LR
18/2012)
Ambito
Territoriale
Ottimale
E’ la parte più strategica e delicata:
l’individuazione da parte della Regione della
dimensione territoriale ottimale per l’esercizio
delle funzioni amministrative locali
(Dai distretti socio sanitari ai distretti di PL)
Criteri dimensionali: La legge
regionale indica l’obbligo di
appartenenza alla medesima area
omogenea e medesima provincia,
contiguità territoriale (art 8 LR 18/2012).
Ambito
Provinciale
Funzioni provinciali, trasporto extra urbano,
ambiente, distretti scolastici, viabilità sovra
comunale, urbanistica…
Ente di II°livello con compiti di
coordinamento e direzione,
composto da rappresentanti dei
Comuni. Gli organi sono Presidente,
Consiglio.
Province e Citta Metropolitane
Quadro normativo
•
•
•
Il D.L. 95 del 6/7/2012 convertito nella L. 135 del 7/8/12 (G.U. 189 del 14-82012) sulla spending review prevede il riordino delle Province (art. 17) e
l’istituzione delle Città Metropolitane (art. 18).
Il Consiglio dei Ministri in data 20/07/2012, ha definito, con deliberazione
pubblicata nella GU n. 171 del 24/07/12, i criteri per il riordino previsti dal DL
95 – dimensione territoriale e popolazione residente – in base ai quali i nuovi
enti dovranno avere almeno
– una popolazione di almeno 350.000 abitanti
– una superficie territoriale non inferiore ai 2.500 chilometri quadrati.
I Comuni capoluogo di Regione sono esclusi dagli interventi di riordino.
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Procedura
•
•
•
•
Il Governo trasmette al Consiglio delle autonomie locali (CAL), istituito in
ogni regione, la propria deliberazione con i suddetti criteri. Ciascun CAL
approva un’ipotesi di riordino entro 70 giorni, che deve essere trasmessa al
Governo il giorno successivo.
Entro 20 giorni dalla data di trasmissione dell’ipotesi di riordino o,
comunque, anche in mancanza della trasmissione, trascorsi 90 giorni dalla
data di pubblicazione del decreto, ciascuna Regione trasmette al Governo
una proposta di riordino delle province ubicate nel proprio territorio,
formulata sulla base delle ipotesi del CAL.
Le ipotesi e le proposte di riordino tengono conto delle eventuali iniziative
comunali volte a modificare le circoscrizioni provinciali esistenti.
Se alla data stabilita (23/10/2012) una o più proposte di riordino delle regioni
non sono pervenute al Governo, il provvedimento legislativo è assunto
previo parere della Conferenza unificata Stato-Regioni-Autonomie Locali,
che si esprime entro dieci giorni esclusivamente in ordine al riordino delle
province ubicate nei territori delle regioni medesime.
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Scadenze
•
•
•
•
•
•
•
•
Entro il 2 ottobre 2012: il CAL o, in mancanza, l’organo di raccordo tra regione ed enti
locali, approva una ipotesi di riordino di tutte le Province.
Entro il 3 ottobre 2012: il CAL trasmette la proposta alla Regione.
Entro il 23 ottobre 2012: la Regione trasmette al Governo la proposta di riordino di tutte
le Province del proprio territorio, sulla base della proposta del CAL.
Entro 60 giorni dalla conversione in legge del decreto, il Governo dispone una proposta
di legge per il riordino delle Province e l’eventuale ridefinizione dei confini della Città
Metropolitana sulla base della proposta regionale.
Entro 60 giorni dalla conversione in legge del decreto, il Presidente del Consiglio dei
Ministri individua con decreto, da adottare previa intesa con la Conferenza Stato-Città
ed autonomie locali, le funzioni amministrative di competenza statale da trasferire ai
Comuni.
Entro 180 giorni dalla conversione in legge del decreto, il Presidente del Consiglio dei
Ministri provvede alla puntuale individuazione dei beni e delle risorse finanziarie,
umane, strumentali e organizzative connessi all'esercizio delle funzioni stesse ed al
loro conseguente trasferimento dalla provincia ai comuni interessati.
Entro il 31 ottobre 2013: approvazione dello statuto della Città Metropolitana.
Entro il 1° gennaio 2014: istituzione delle Città Metropolitane, ovvero precedentemente,
alla data della cessazione o dello scioglimento del consiglio provinciale.
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Funzioni della Città metropolitana
Alla Città Metropolitana spettano, oltre alle
funzioni fondamentali delle province, le seguenti
funzioni:
• pianificazione territoriale generale e delle reti
infrastrutturali;
• strutturazione di sistemi coordinati di gestione
dei servizi pubblici, nonché organizzazione dei
servizi pubblici di interesse generale di ambito
metropolitano;
• mobilità e viabilità;
• promozione e coordinamento dello sviluppo
economico e sociale.
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Organi della Città metropolitana
Sono organi della Città Metropolitana il
Consiglio Metropolitano ed il Sindaco
Metropolitano
• Il Sindaco Metropolitano può essere:
a) di diritto il sindaco del comune capoluogo;
b) eletto secondo le modalità stabilite per
l'elezione del presidente della provincia;
c) eletto a suffragio universale e diretto.
In caso di mancata approvazione dello statuto
entro il termine di cui al comma 3-bis, il sindaco
metropolitano è di diritto il sindaco del comune
capoluogo, fino alla data di approvazione dello
statuto definitivo della Città Metropolitana
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Le Città Metropolitane
Città
metropolitane
Abitanti
al 1/1/11
Superficie
(kmq)
Densità abitativa
Numero
comuni
Abitanti comune % ab. capoluogo
capoluogo
su provincia
Roma
4.194.068
5.352
784
134
2.761.477
66%
Milano
3.156.694
1.579
1.999
121
1.324.110
42%
Napoli
3.080.873
1.171
2.631
92
959.574
31%
Torino
2.302.353
6.830
337
315
907.563
39%
Bari
1.258.706
3.825
329
41
320.475
25%
Firenze
998.098
3.514
284
44
371.282
37%
Bologna
991.924
3.703
268
60
380.181
38%
Genova
882.718
1.839
480
67
607.906
69%
Venezia
863.133
2.462
351
44
270.884
31%
Reggio Calabria
566.977
3.183
178
97
186.547
33%
Valore alto
Valore medio
Valore basso
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Le province del Veneto
•
•
•
In base ai criteri definiti dal Governo, le province del Veneto che non
presentano i requisiti demografici e territoriali previsti sono quattro: le
province di Padova e Treviso non raggiungono la superficie minima, la
provincia di Belluno non raggiunge la popolazione minima, la provincia di
Rovigo non ha entrambi i requisiti.
Va fatto notare che il Veneto, con i suoi quasi 5 milioni di abitanti
(4.937.854 all’1/1/2011) e 18.399 kmq, ha una popolazione ed una
superficie complessivamente superiori rispetto ai requisiti richiesti per sette
province, anche se questo è un dato puramente quantitativo, che non tiene
conto della configurazione fisica, dell’assetto funzionale e dell’identità
storica del territorio, che non può essere suddiviso semplicemente in base
alla media aritmetica. D’altro canto, va detto che neanche le circoscrizioni
delle attuali province, disegnate in epoca napoleonica, sono adeguate alle
caratteristiche che il territorio è venuto assumendo da allora a seguito di
processi di sviluppo distribuiti in modo non omogeneo nelle diverse aree
del Veneto.
Il riordino delle Province imposto dalle esigenze della finanza pubblica,
quindi, può essere colto come opportunità per ridisegnare le province del
Veneto, adeguandole alle caratteristiche di omogeneità del territorio e alle
dinamiche dello sviluppo di area vasta.
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Funzioni della Provincia
art 17 DL 95/2012
• Funzioni delle province:
– Pianificazione territoriale provinciale di coordinamento
nonché tutela e valorizzazione dell’ambiente;
– Pianificazione dei servizi di trasporto in ambito
provinciale, autorizzazione e controllo in materia di
trasporto privato, costruzione, classificazione e
gestione delle strade provinciali e regolazione della
circolazione stradale ad esse inerente;
– Programmazione provinciale della rete scolastica e
gestione dell’edilizia scolastica relativa alle scuole
secondarie di secondo grado.
Organi della Provincia
art 17 DL 95/2012
• Sono organi della provincia:
– Consiglio provinciale che è composto da non
più di 10 componenti eletti dai consigli
comunali dei Comuni residenti nel territorio
provinciale
– Presidente della provincia è eletto dal
consiglio provinciale
• Gli organi provinciali durano in carica 5
anni
LE ATTUALI PROVINCE VENETE
Superficie
Kmq
Residenti
1/1/2011
Residenti
per kmq
Imprese
2011
Res. per
impresa
Numero
Comuni
Provincia di Venezia
2.462
863.133
350
70.371
12,27
44
Provincia di Treviso
2.477
888.249
359
84.387
10,53
95
Provincia di Belluno
3.678
213.474
58
15.213
14,03
69
Provincia di Padova
2.142
934.216
436
92.783
10,07
104
Provincia di Rovigo
1.790
247.884
138
26.304
9,42
50
Provincia di Vicenza
2.725
870.740
320
77.436
11,24
121
Provincia di Verona
3.121
920.158
295
89.433
10,29
98
18.394 4.937.854
268
455.927
10,83
581
Attuali province del Veneto
Regione Veneto
In giallo le province che non presentano i requisiti demografici e territoriali.
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Considerazioni
• Le ipotesi di riordino che si possono fare sono molteplici. A questo riguardo,
nelle sedi istituzionali del Veneto sta fervendo un intenso dibattito e ciascun
attore avanza una propria ipotesi, che generalmente riflette punti di vista e
interessi particolari.
• Il processo di riordino non può essere ridotto ad un mercanteggiamento fra
istituzioni, al di fuori di un progetto d’insieme. In questo modo, si svia dai fini
del riordino, che sono la riduzione della spesa pubblica e la
razionalizzazione dei livelli di governo, dei quali si parla molto poco.
• Quale ripartizione di funzioni fra Regione e Province per consentire un’efficace
governo di area vasta?
• Quale rapporto fra la Regione, le Province e le Intese programmatiche d’Area
introdotte in Veneto, come forma di partecipazione alla programmazione di area
vasta?
• Quale ripartizione di funzioni fra le Province, i Comuni e le forme associative
intercomunali (Unioni dei Comuni), al fine di una gestione più efficace, efficiente ed
economica delle funzioni e dei servizi ai cittadini e alle imprese?
• Quali risparmi si potrebbero conseguire, senza diminuire i livelli di servizio ai
destinatari finali dell’azione del governo locale?
• Rispondere a queste domande consentirebbe di ridisegnare in modo
coerente l’architettura istituzionale del Veneto e solo all’interno di questo
quadro avrebbe senso definire ruolo, circoscrizioni e dimensioni delle
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province.
Considerazioni
•
•
•
Nel bene e nel male, la decisione governativa è ispirata da una logica topdown e non lascia spazio e tempo ad un dibattito democratico che possa
giungere ad una proposta largamente condivisa. D’altro canto, la
soppressione o la riduzione delle Province è un tema che riemerge
ciclicamente dall’unità d’Italia e fino ad ora nulla si è deciso in materia.
Il rischio è che decisione non sia ottimale sotto il profilo funzionale e non sia
soddisfacente per gli interessi in gioco, ma una proposta deve essere
avanzata. E questo è un compito precipuo della classe dirigente politica. A
meno che si decida di non decidere, facendo scattare il meccanismo di
intervento sostitutivo previsto dalla legge.
In questi casi, si impone necessariamente un’assunzione di responsabilità e
una riduzione di complessità, privilegiando un criterio di riordino che guardi
alle caratteristiche del territorio per come si è venuto trasformando nel
tempo e, soprattutto, alle potenzialità dello sviluppo futuro, che sia
sostenibile sotto il profilo economico, sociale, ambientale ed istituzionale.
26
Considerazioni
•
•
•
•
•
In base a questa logica, l’ipotesi più coerente è quella che porta ad
individuare un’unica grande area metropolitana del centro veneto e a
dotarla di una adeguata forma di governo, che veda il concorso della
Regione e della Città Metropolitana, mediante un’organica ripartizione di
funzioni.
Non avrebbe alcun senso, infatti, far coincidere la Città Metropolitana con
l’attuale Provincia di Venezia, come tende a prefigurare la normativa, salvo
diverse opzioni, e tanto meno ridurla ai comuni limitrofi al Comune di
Venezia, che non costituiscono in alcun modo una Città Metropolitana.
D’altro canto, la costituzione della Città Metropolitana in questi termini
metterebbe in risalto le specificità dell’area montana, del basso veneto e del
quadrante veronese, del cui sviluppo si proporrebbe come elemento
propulsivo.
E’ un’occasione storica per riconoscere l’area metropolitana che esiste di
fatto, come testimoniano i flussi di persone, imprese, merci, capitali,
informazioni che la attraversano oltre i suoi stessi confini, per delineare uno
scenario istituzionale che possa creare le condizioni per rilanciare lo
sviluppo.
E’ l’occasione per dimostrare che anche nel Veneto e in Italia è possibile
progettare il futuro, oltre la crisi.
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