ANALISI E CONTABILITA’ DEI COSTI ANNO ACCADEMICO 2009/2010 LEZIONE DEL 9 DICEMBRE 2009 L’IMPUTAZIONE DEI COSTI COMUNI O GENERALI L’attribuzione dei costi comuni ai vari oggetti di determinazione dei costi presenta due problemi: La determinazione dell’ammontare dei costi che devono entrare nel calcolo; La scelta del criterio di attribuzione ai vari oggetti. L’IMPUTAZIONE DEI COSTI COMUNI (a) Criteri d’imputazione: Criterio tecnico o funzionale o causale: l’imputazione dei costi comuni è fatta in modo da esprimere il contributo che i relativi fattori hanno dato ai vari oggetti (non sempre utilizzabile); Criteri finalizzati o convenzionali (criteri neutrali o criteri commerciali). L’IMPUTAZIONE DEI COSTI COMUNI (b) Procedimento d’imputazione per i costi comuni industriali: Su basi aziendali: Su base unica; Su basi multiple. Su basi di reparto (previa localizzazione dei costi ai centri di costo): Su base unica; Su basi multiple. L’IMPUTAZIONE DEI COSTI COMUNI (c) Basi d’imputazione (sono le quantità note in relazione alle quali si ripartiscono proporzionalmente i costi comuni – cost drivers): Basi uniche aziendali: Basi tecniche: Basi di costo: Volume di materie impiegate; Numero di ore di lavoro diretto impiegate; Numero di ore-macchina; Numero di chilowattora consumati. Costo speciale delle materie; Costo della manodopera diretta; Costo primo. Basi di risultato: Volume della produzione ottenuta; L’IMPUTAZIONE DEI COSTI COMUNI (d) Basi multiple aziendali:i costi industriali comuni sono raggruppati in classi omogenee, per ciascuna delle quali l’imputazione avviene secondo la base ritenuta più corretta. Basi di reparto: richiedono la preventiva localizzazione dei costi, sulla base di uno dei seguenti criteri: Quantità variabili di attività dei singoli centri; Quantità fisse di struttura. L’IMPUTAZIONE DEI COSTI COMUNI (e) L’attribuzione ai prodotti si ha con: Basi d’imputazione (uniche o multiple) per i costi commerciali: Quantità vendute; Ricavi; Ricavi omogeneizzati; Dopo l’eventuale localizzazione per zone di vendita o per canali di vendita ecc. L’IMPUTAZIONE DEI COSTI COMUNI (f) Basi d’imputazione (uniche o multiple) per i costi amministrativi: Costo primo; Costi industriali generali; Costo industriale; Ricavi; Ricavi omogeneizzati. A.B.C. (Activity Based Costing) (a) a) Presentazione Si tratta di una tecnica che intende migliorare il risultato dell’attribuzione dei costi indiretti agli oggetti di riferimento: si vuole imputare correttamente al prodotto i costi richiesti per ottenerlo e distribuirlo Intuitivamente si fa riferimento al criterio “tecnicoobiettivo” secondo i principi di causalità, uso e beneficio L’impostazione ABC si propone di superare la soggettività dell’imputazione forfettaria dei costi indiretti, mediante un’impostazione differenziata secondo le prestazioni fornite al prodotto Il sistema ABC è una determinazione di costi per processo. A.B.C. (Activity Based Costing) (b) b) I costi “trasversali” ed i “fattori trainanti” Le attività di cui si vuole rilevare ed imputare i costi sono costituite da complessi di azioni di raccordo con quelle delle funzioni fondamentali di produzione tecnica e di distribuzione. Vengono definiti “transaction cost”, traducibile in italiano in costi “trasversali” con riferimento ai due etimi latini “trans-actio”, azione o attività di transito da una parte all’altra del processo tecnico produttivo o distributivo. Si tratta cioè del costo di servizi resi alla produzione tecnica e alla distribuzione. A.B.C. (Activity Based Costing) (c) c) Si deve rilevare che i “costi trasversali” in linea di massima sono indipendenti dalla produzione e perciò la loro imputazione al prodotto (oggetto di riferimento) richiede in linea di principio basi diverse. Queste basi vanno ricercate nel fattore trainante dei costi (cost driver) delle singole attività. L’espressione cost driver può essere tradotta in “fattori trainanti” L’inquadramento del sistema ABC nella contabilità dei costi di produzione Tecnicamente si amplia il ventaglio delle basi di ripartizione dei costi indiretti, nell’ambito del metodo della ripartizione su base multipla aziendale. Esso può coesistere coi centri di costo tradizionali. A.B.C. (Activity Based Costing) (d) Quindi i complessi (pool) di costi indiretti nel sistema ABC assumono la connotazione dei centri di costo “fattizi” o di comodo, nei quali non necessariamente esiste un organico di personale e possono essere solo una parte subalterna ad altri centri di costo. Si deve osservare tuttavia che un certo grado di forfetizzazione, anche nell’ambito dei più ristretti complessi dei costi indiretti è ineliminabile. Il lavoro di ragioneria indubbiamente si accresce. Si deve tuttavia osservare che con l’impiego degli elaboratori elettronici il grosso del lavoro si manifesta in sede di analisi del problema e di produzione del programma (software). A.B.C. (Activity Based Costing) (e) Altra osservazione: l’introduzione di un sistema ABC e la sua articolazione vanno valutate alla luce dei costi che essa comporta e confrontata con l’utilità che ne deriva. ESERCIZIO:Calcolo delle quote di costi indiretti su base unica aziendale Si suppone un’azienda con quattro prodotti fabbricati in diversa quantità e grandezza, quest’ultima con riferimento all’impiego di materie dirette, ore di lavoro diretto, e ore macchina. Si suppone che i costi indiretti siano pari a 9.924,00 e le ore lavorate siano pari a 220, ripartite fra i prodotti come sotto indicato. Viene scelta una base di volume di produzione, espressa in ore di lavoro diretto. Calcolo del coefficiente d’imputazione = Totale costi indiretti Tot.ore lavoro diretto = 9.924 = 45,109 220 Imputazione Prodotti Ore di lavoro diretto (h) Quota globale (є arrotondato) Quota unitaria per prodot. (є) P 1 pz n. 10 5 225,54 22,55 P 2 pz n. 100 50 2.255,45 22,55 P 3 pz n. 10 15 676,64 67,66 P 4 pz n. 100 150 6.766,37 67,66 Totale 220 9.924,00 ESERCIZIO: Calcolo dei coefficienti di costi indiretti nel sistema A.B.C. (base multipla aziendale) Si suppone un’azienda con quattro prodotti fabbricati in diversa quantità e grandezza, quest’ultima con riferimento all’impiego di materie dirette, ore di lavoro diretto, e ore macchina. Si suppone che i costi indiretti siano pari a 9.924,00: tali costi sono imputati quanto ad Euro 5.764,00 in base alle ore di lavoro indiretto, quanto ad Euro 2.260,00 in base al numero di attrezzaggi, quanti ad Euro 2.000,00 in base al numero delle singole parti. Il numero degli attrezzaggi sia pari a 8, il numero delle singole parti sia pari a 4 e il numero delle ore lavorate siano pari a 220, ripartite fra i prodotti come sotto indicato. Coefficiente = Totale costi del complesso Totale base Base per complesso: Totale costi del complesso : Totale base = Coefficiente 1° 2° Complesso Complesso Numero Ore di lavoro attrezzaggi diretto 3° Complesso Numero singole parti 5.764,00 2.160,00 2.000,00 220 26,20 8 270 4 500 PROBLEMI PARTICOLARI NEL CALCOLO DEI COSTI: FULL COSTING Fino ad ora abbiamo ipotizzato che il calcolo dei costi si sia basato sull’imputazione all’oggetto di riferimento di tutti i costi cioè in base alla tecnica dei “COSTI PIENI” (o full costing o absorbtion costing). Tale tecnica ritiene che ai prodotti debba essere sempre attribuita una quota di tutti i costi sostenuti dall’azienda per produrli. Mediante il procedimento per commessa o quello per processo si attribuiscono agli oggetti di riferimento i costi speciali e quelli comuni per giungere ad un costo di produzione o ad un costo complessivo PIENI. Tale tecnica è criticabile in quanto i risultati a cui si perviene sono privi di oggettività a causa del riparto dei costi fissi sulla base di criteri soggettivi che possono portare a decisioni errate. In pratica i costi fissi sono considerati e trattati come se fossero relativi a fattori produttivi comuni imputabili all’oggetto di riferimento con metodi indiretti. FORMAZIONE DEL COSTO E DEL PREZZO DI VENDITA NEL FULL COSTING Materiali diretti+Manodopera diretta+Altri costi speciali (lavorazioni presso terzi ecc.) = Costo primo o speciale + Quota di costi generali industriali = Costo industriale + Quota di costi generali commerciali+ Quota di costi generali finanziari e tributari + Quota di costi generali amministrativi = Costo complessivo + Costi figurativi (remunerazione fattori gratuiti) = Costo economico tecnico (C.E.T.) + Profitto atteso (al lordo delle imposte sul reddito) = Prezzo di vendita PROBLEMI PARTICOLARI NEL CALCOLO DEI COSTI: DIRECT COSTING Questa tecnica prevede che solo i costi variabili siano attribuiti ai prodotti, mentre i costi non variabili vengono considerati costi di competenza del periodo in cui sono sostenuti o a cui sono attribuiti (la tecnica del “direct costing” –D.C.viene qualche volta indicata anche come “variable costing” –V.C.) Con la tecnica del direct costing si perviene alla seguente configurazione di costo: FORMAZIONE DEL COSTO NEL DIRECT COSTING (a) Materiali diretti+Manodopera diretta+Altri costi speciali (lavorazioni presso terzi ecc.) = Costo primo variabile + Quota di costi generali industriali variabili = Costo industriale variabile + Quota di costi generali commerciali variabili = Costo complessivo variabile La differenza tra il ricavo (dato esterno) e il costo complessivo variabile denominata “margine lordo di contribuzione” deve partecipare alla copertura dei costi fissi e alla formazione dell’utile di periodo. E’ ovviamente possibile calcolare: Il margine di contribuzione di esercizio, riferito alle varie produzioni attuate nel corso di un periodo amministrativo; Il margine di contribuzione complessivo, relativo ad un’intera produzione o ad un intero processo; Il margine di contribuzione unitario se riferito ad un solo prodotto. FORMAZIONE DEL COSTO NEL DIRECT COSTING (b) I sostenitori del direct costing ritengono tale metodo un procedimento valido soprattutto in aderenza al principio di prudenza nelle valutazioni di bilancio: infatti i costi fissi (costi di periodo) vengono coperti dai ricavi di vendita e non vengono addossati alle rimanenze FORMAZIONE DEL COSTO E DEL PREZZO DI VENDITA SECONDO IL DIRECT OR VARIABEL COSTING Materiali diretti Costo primo variabile Manodopera diretta Altri costi speciali variabili Quota costi generali industriali variabili Costo industriale variabile Quota di costi generali commerciali variabili Costo complessivo variabile Margine lordo di contribuzione Copertura costi costanti o fissi Margine di utile Ricavo di vendita ESERCIZIO: VALUTAZIONE DELLE RIMANENZE AL FULL COSTING E AL DIRECT COSTING Un’impresa industriale ha avuto i seguenti dati in due esercizi successivi: I esercizio II esercizio Costi fissi (Є) 900,00 900,00 Costi variabili: materie per unità prodotta (Є) 40,00 40,00 manodopera per unità prodotta (Є) 50,00 50,00 lavorazioni presso terzi per unità prodotta (Є) 10,00 10,00 Prezzo di vendita unitario (Є) 180,00 180,00 Esistenze iniziali (n.unità) 4.500 Produzione (n.unità) 21.000 12.000 Vendita (n.unità) 16.500 16.500 Rimanenze finali (n.unità) 4.500 Determinare il risultato economico dei due esercizi secondo le due tecniche del full costing e del direct costing. ESERCIZIO: RISULTATO ECONOMICO NEI DUE ESERCIZI SECONDO IL FULL COSTING (a) Si presenta il Conto Economico dei due esercizi secondo la tradizionale struttura a costi, ricavi e rimanenze. Le rimanenze sono valutate a full costing. Si usa la forma a sezioni divise. Componenti negativi Esistenze iniziali I esercizio II esercizio - 642.857 840.000 480.000 1.050.000 600.000 Costi del lavoro presso terzi 210.000 120.000 Costi fissi 900.000 900.000 3.000.000 2.742.857 Risultato dell’esercizio +612.857 +227.143 Totale a pareggio 3.612.857 2.970.000 Costi delle materie Costi della manodopera ESERCIZIO: RISULTATO ECONOMICO NEI DUE ESERCIZI SECONDO IL FULL COSTING (b) Componenti positivi I esercizio II esercizio Ricavi di vendita 2.970.000 2.970.000 Rimanenze finali 642.857 - 3.612.857 2.970.000 Totale a pareggio La valutazione delle rimanenze è stata fatta a costo pieno, cioè: 840.000+1.050.000+210.000+900.000 = є 142,857 per unità 21.000 ESERCIZIO: RISULTATO ECONOMICO NEI DUE ESERCIZI SECONDO IL DIRECT COSTING (a) Si presenta il Conto Economico, strutturato per evidenziare i margini lordi di contribuzione, con l’inclusione delle rimanenze valutate a direct costing. Si usa la forma scalare progressiva. Descrizione PARZIALI I eserc. TOTALI II eserc. I eserc. Ricavi di vendita - Costi delle materie 840.000 450.000 Costi della manodopera 1.050.000 600.000 Costi lavoro presso terzi 210.000 120.000 2.100.000 1.200.000 + Esistenze iniziali - 450.000 - Rimanenze finali 450.000 - 1.650.000 1.650.000 = Costo primo variabile = Costo variabile del venduto Margine lordo di contribuzione - Costi fissi = Risultato dell’esercizio II eserc. 2.970.000 2.970.000 1.650.000 1.650.000 1.320.000 1.320.000 900.000 900.000 +420.000 +420.000 ESERCIZIO: RISULTATO ECONOMICO NEI DUE ESERCIZI SECONDO IL DIRECT COSTING (b) La valutazione delle rimanenze è stata fatta a costo variabile e cioè a: 840.000+1.050.000+210.000 = є 100 per unità 21.000 In totale є 450.000 (є 100 x n. 4.500) CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Dall’esame dei due Conti Economici si evince che, valutando le rimanenze al costo pieno, l’utile risulta proporzionato all’ENTITA’ DELLA PRODUZIONE, mentre valutandole al costo variabile l’utile risulta proporzionato all’ENTITA’ DELLE VENDITE. La seguente tabella raccoglie infatti i dati essenziali e i risultati dei due procedimenti. DESCRIZIONE FULL COSTING I ESERC. DIRECT COSTING II ESERC. I ESERC. II ESERC. Produzione (n.unità) 21.000 12.000 21.000 12.000 Vendita (n.unità) 16.500 16.500 16.500 16.500 +612.857 +227.143 +420.000 +420.000 Risultato economico