Le fonti teoriche del paradigma
dipendentista e del sistema mondo

CHE COS'E' IL CAPITALISMO?

Il capitale viene utilizzato con l'unico obiettivo della
sua autoespansione (accumulazione)

E' questo meccanismo che dà luogo al modello
della società capitalistica, insieme alle relazioni
sociali necessarie per attivarlo

il capitale è ricchezza accumulata:

beni consumabili

macchinari

diritti sulle cose (denaro)
Il capitalismo: denaro-merce-denaro




D-M-D' [D' = D+d] (d: plusvalore, accrescimento
di valore di D)
il capitale è il valore accresciuto dal plusvalore

nelle società precapitalistiche è di tipo usuraio,
mercantile o commerciale

nel regime capitalistico il capitale penetra nella
sfera della produzione
Pluslavoro-Plusvalore-Profitto
la produzione capitalistica è riassunta nella
formula: C+V+PL
Il capitalismo: caratteristiche



1. separazione produttori dai mezzi di
produzione
2. concentrazione dei mezzi di produzione nella
mani di una classe sociale (continua evoluzione
dei mdp)
3. parallela comparsa di una classe di persone
'libere' (vs schiavi e servi) che non ha altri
mezzi di sussistenza che la vendita della fl
il capitalismo: funzionamento




Concorrenza
perché ci sia 'capitalismo' è necessario almeno
uno dei due suoi fattori di base:

mercato illimitato (in continua espansione)

molteplicità dei soggetti proprietari dei mezzi di
produzione
Concorrenza e decremento del valore delle merci:
incremento della produzione e della produttività
Ma... la concorrenza conduce alla concentrazione del
capitale
Le contraddizioni del capitalismo: composizione
organica del capitale e caduta tendenziale del
tasso di profitto




C+V+PL: valore di ogni merce

C: capitale costante (macchine, edifici, materie prime, ecc.)

V: capitale variabile (salari): è la sola parte del capitale che
permette di aumentare il capitale mediante il plusvalore.

PL: Plusvalore
Il meccanismo della concorrenza (+ produttività e miglioramento
macchinari, ecc.) porta all'incremento di C rispetto a V: C/V:
composizione organica del capitale
Il tasso di profitto (PL/C+V) è più basso nei settori a
composizione organica più elevata, dunque i capitali tendono
ad affluire verso i settori a composizione organica più bassa
MA: la concorrenza porta all'aumento della composizione
organica del capitale (+ produttività, prezzi + bassi), che a sua
volta comporta un abbassamento del tasso di profitto.
Concorrenza vs monopoli (1)


L'incremento della composizione organica del capitale è
una lotta di concorrenza tra capitalisti:

costante concentrazione del capitale

tendenziale restringimento del numero dei capitalisti
La concentrazione dei capitali è una legge permanente
della società capitalistica:


+ composizione organica del capitale + concentrazione
Ma la concentrazione monopolistica è il contrario della
concorrenza (limitazione produzione; -ripartizione dei
mercati; prezzi + alti, ecc...)
Concorrenza vs Monopoli (2)



i profitti ottenuti nel settore-monopolio non
possono essere reinvestiti nello stesso settore
(abbassamento dei prezzi, incremento
produzione, ecc.):
Il capitalismo è prigioniero di questa
contraddizione a partire dalla fine dell'800
Soluzione: esportazione di capitali


impianto di imprese capitalistiche dove NON ESISTONO
MONOPOLI (settori e/o zone geografiche) e il tasso di
plusvalore è più alto
COLONIALISMO: sovrapprofitti coloniali
capitalismo dei monopoli: concentrazione capitali e
seconda rivoluzione industriale
es: salariati non agricoli (Germania 1882-1961)
numero sal.
da uno a dieci
da 11 a 50
da 51 a 200
oltre 200
1882
65,9
12,1
10,1
11,9
1895
54,5
15,8
14
15,7
1905
45
17,9
16,8
20,3
1925
39,4
19,1
18
23,5
1933
46,8
14,3
14,3
24,6
1950
24,6
28,7
9,6
37,1
1961
24,3
15,9
14,5
45,1
Espansione verso i Paesi del 'terzo mondo'



L'espansione nel TM permette il costante allargamento
della base del modo di produzione capitalistico (condizione
per la realizzazione del plusvalore)
Mutamenti in termini di:

politica economica

politica internazionale
Nell'epoca della libera concorrenza (esportazione di merci) la
borghesia europea sostiene la libera concorrenza (primato della
produttività): sia conservatori che liberali sono CONTRO il
colonialismo, che assorbe energie allo Stato
L'epoca imperialista e le colonie

Con l'inizio dell'era dei monopoli:

Mutamento di prospettiva: dalla ricerca di capitali
alla ricerca di sovrapprofitti: le colonie



luoghi dove investire i capitali eccedenti
conquista e mantenimento di territori stranieri CHIUSI alla
concorrenza
Caratteristiche della colonia:




mercati di prodotti finiti
fonti di materie prime
fonti di forza lavoro a basso costo
campi di investimenti e prestiti
Colonialismo

La nuova prospettiva informa la politica estera europea degli
anni 80 dell'800:

spartizione del pianeta

mantenimento dei mercati coloniali contro l'invasione dei
capitali stranieri

tendenza al protezionismo
Profitti territori metropolitani
Profitti territori coloniali



L'esportazione di capitali espressione della legge secondo
la quale i capitali si orientano verso settori e zone dove il
tasso medio di profitto è più alto
I profitti nelle colonie sono superiori ai profitti medi ottenuti
nei territori metropolitani. Perché?

1. composizione organica del capitale più bassa

2. minore costo del lavoro: salari, tempo di lavoro,
tutele, ecc.
Si realizza cioè quel super-sfruttamento tipico
dell'economia europea dell'epoca dell'accumulazione
(prima rivoluzione industriale)
Sovrapprofitti coloniali






Dividendi pagati nei Paesi Bassi da società
operanti in Indonesia (Paul Baran)
1922
4,8
1923
15,7
4,2
1924
22,7
4,5
1937
10,3
4,5
1922/'37 (media)
3,9
10
12,7
Sovrapprofitti coloniali

1951 1952 1953 1954 1951 1956 1957
Società Belgio
8,6
9,4
7,6
7,2
8,2
9,4
9,5

Società Congo

21,7 24,3 20,6 19,3 18,5 20,1 21
I sovrapprofitti coloniali e
la divisione internazionale del lavoro (1)




L'esportazione di merci verso i Paesi del TM nell'800 (fase
II) aveva distrutto i vecchi modi di produzione, impedendo
l'avvio di un sistema industriale autonomo
L'esportazione di capitale (fase III) supplisce la mancanza
di capitali delle classi possidenti indigene, rendendo
possibile l'avvio di una sorta di sistema capitalistico locale,
MA:
La borghesia delle metropoli capitalistiche (del 'centro':
Wallerstein) introduce il modo di produzione capitalistico in
una forma molto particolare: la monoproduzione
Perché?
I sovrapprofitti coloniali e
la divisione internazionale del lavoro (2)


I capitali esportati verso i Paesi del TM si specializzano
nella produzione per il mercato mondiale,e, per evitare la
concorrenza con la produzione dei Paesi metropolitani, si
dirigono essenzialmente verso la produzione di materie
prime agricole e minerarie.
Conseguenze:

L'economia dei Paesi coloniali e semi-coloniali diventa il
completamento dell'economia capitalistica dei Paesi
metropolitani e si sviluppa solo nell'ambito di questa
funzione

Sviluppo economico unilaterale, limitato alla produzione di
un piccolo numero di prodotti o addirittura di un solo
prodotto: MONOPRODUZIONE
I sovrapprofitti coloniali e
la divisione internazionale del lavoro (3)


Per la prima volta nella storia l'esportazione
imperialistica di capitali realizza una vera e propria
divisione razionale del lavoro a livello planetario, che
collega strettamente tutti i Paesi del mondo Rosa
Luxemburg):

Europa occidentale e Usa: produzione manifatturiera

Europa Orientale e alcuni Paesi d'oltremare: prodotti
alimentari di base

TM: materie prime vegetali e minerali
Socializzazione e internazionalizzazione della produzione
su scala mondiale, a vantaggio dei Paesi del Centro.

Culmine di questo processo: vigilia della Prima Guerra
Mondiale
I sovrapprofitti coloniali:
la divisione internazionale del lavoro (4)
Alcuni esempi





Cuba (anni '30 del 900): lo zucchero costituisce l'80% del
valore di tutte le esportazioni
Bolivia (anni 30 del 900): lo stagno rappresenta il 70% del
totale delle esportazioni
Egitto, Sudan, Uganda (prima metà del 900): il cotone: 8593% delle esportazioni
stesso periodo: Venezuela: petrolio – 85% delle
esportazioni
Guatemala e Colombia (metà anni '50) il caffè esportato è
pari, rispettivamente, al 69% e all'84%

Senegal: arachidi: 85%

Costa d'Avorio: caffè e cacao – 85%
Le conseguenze sulle societàcolonie

la monocultura e la monoproduzione rendono i Paesi
del TM strettamente dipendenti dalle economie dei
Paesi metropolitani:

instabilità economica legata alle dinamiche
economiche presenti nei Paesi metropolitani

disoccupazione periodica

disastri ecologici per il super-sfruttamento del
suolo e relativo impoverimento

sottoalimentazione della popolazione per gli
effetti sulla fecondità del suolo (es del
Brasile)
Trusts e cartelli internazionali




[Ricordiamo che l'esportazione di capitali nei Paesi coloniali si
verifica nella fase del capitalismo monopolistico, quando i trusts
dominano gran parte dei settori nei Paesi del Centro].
Si verifica a livello internazionale lo stesso fenomeno che si è
verificato nei Paesi metropolitani: l'accentramento di capitali su
un solo settore provoca gli stessi problemi sui tassi di profitto e
sui prezzi
per risolvere questi problemi si formano cartelli internazionali
che limitano la produzione globale e suddividono il mercato
mondiale in zone di vendita esclusiva e di esclusivo rifornimento
di materie prime
Dalla fine del XIX secolo il numero dei cartelli internazionali è
aumentato costantemente: 40 nel 1897; 100 nel 1910; 320 nel
1931

cartelli di acquisto, cartelli di vendita,cartelli integrati
Trusts e cartelli internazionali
(es. prima metà 900)

Gomma
mondiale
(1940)
(1937)
97% produzione

Fostati

Diamanti
(1939)
90%

Rame
(1939)
90%

Cemento
(1937)
92%

Potassio
(1939)
91%

Zucchero
(1937)
85%

Stagno

Seta artif.
(1939)
(1929)
92%
83%
70%
Cartelli internazionali e potere nei
Paesi coloniali


Economia Paesi coloniali: monoproduzione e/o
monocultura
Produzione e vendita dei prodotti è
monopolizzata dai Trusts

> potere sovrano su intere nazioni
Il potere dei trusts

Le company countries e le proprietà nei
Paesi del TM

il caso della United Fruit Company

Corruzione della vita pubblica

Le relazioni con gli Stati dei Paesi del TM
La struttura economica dei Paesi
“sottosviluppati”

Sottosviluppo industriale

Combinazione di elementi:


1. Modo in cui sono entrati in contatto nel passato con il
capitalismo delle metropoli capitalistiche [es: Asia (India),
Africa del Nord (Algeria)].

a) disgregazione vecchia industria artigiana

b) disgregazione produzione a domicilio

c) disgregazione industria manifatturiera (dove c'era)
2. Caratteri della penetrazione del capitale straniero
I caratteri della penetrazione del
capitale straniero




a) mancato investimento nell'industria manifatturiera da parte del capitale
straniero
b) le classi dominanti autoctone investono in beni immobiliari, commercio e
usura, e non nell'industria (137)
e, in ultima analisi:
c) la natura degli scambi tra Paesi metropolitani e Paesi 'sottosviluppati' ha
danneggiato sistematicamente i secondi a favore dei primi:


la ragione di scambio è costantemente peggiorata.
La ragione principale: differenza nel livello di produttività tra le due parti del
pianeta:

scambio eguale tra più lavoro (meno qualificato e meno produttivo)
con meno lavoro (+ qualificato e + produttivo)
Neo-colonialismo


Il neocolonialismo è una dominazione
“indiretta”:

indipendenza politica e dipendenza economica

concessione inevitabile da parte della borghesia metropolitana alla
borghesia coloniale:

trasformazione dei rapporti tra le due classi, fondata sull'incremento delle
esportazioni di attrezzature industriali (compatibili con una certa
autonomia della borghesia coloniale, che coinvolge spesso lo Stato)
Gli 'aiuti al TM' vanno collocati in questo scenario: colma il
crescente deficit della bilancia dei pagamenti dei Paesi neocoloniali a favore dei settori monopolistici che esportano
attrezzature a danno dei vecchi settori (tessili, produttori di
carbone, ecc.)
Lo Stato



Lo Stato dei Paesi del TM è un 'incubatore'
della borghesia locale: funzione decisiva
nell'economia dei Paesi sottosviluppati
Come nei Paesi metropolitani contemporanei,
anche nei Paesi del TM rafforza ricchezza e
potere della borghesia locale, ma in modi
diversi (ordinazioni statuali, veri e propri
saccheggi dalle casse dello Stato)
= statalismo
500/600
economico
dell'Europa
del
Lo Stato come garante del profitto dei
monopoli

a) Presa in carico dei settori di base non redditizi (energia,
materie prime) [con rappresentanze del capitale privato]


ribassi dei prezzi di vendita
b) Riassestamento aziende capitalistiche in difficoltà

nazionalizzazione delle perdite e privatizzazioni dei
profitti

c) cessione ai trusts di proprietà statuali

d) sussidi diretti e indiretti alle imprese private

e) garanzia diretta di profitto da parte dello Stato

forniture allo Stato : economia di guerra
Economia di guerra


la ricerca di mercati sostitutivi del capitalismo
nella fase dei monopoli (surplus di capitali)
conduce all'economia di guerra e di riarmo

crisi dell'industria dell'acciaio dopo lo sviluppo delle
ferrovie (Francia e Germania prima della I guerra
mondiale)

crisi dell'industria automobilistica dopo la I gm e
crisi del 1929/32 (riarmo della Germania)
L'economia del riarmo trasforma lo Stato in
cliente dell'industria bellica, assicurando
sbocchi stabili e permanenti
La spesa bellica dello Stato

Incremento costante della spesa bellica degli
Stati

è questo che determina l'aumento della spesa
pubblica, e non la spesa per il welfare

meccanismi e rapporti di forza
Spese militari nel mondo
LE SPESE MILITARI NEL MONDO
La spesa militare dei cinque continenti, 1997-2006
(in miliardi di dollari)
Fonte: Sipri, Yearbook, 2007
LE SPESE MILITARI NEL MONDO
La spesa militare dei cinque continenti, 1997-2006
(in miliardi di dollari)
Fonte: Sipri, Yearbook, 2007
LE SPESE MILITARI NEL MONDO
La spesa militare dei cinque continenti, 1997-2006
(in miliardi di dollari)
Fonte: Sipri, Yearbook, 2007
LE SPESE MILITARI NEL MONDO
La spesa militare dei cinque continenti, 1997-2006
(in miliardi di dollari)
Fonte: Sipri, Yearbook, 2007
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Le fonti teoriche del dipendentismo