3° Azione umana e azione educativa
Obiettivi:







esplicitare le fondamentali dimensioni dell’azione umana,
indicandone le caratteristiche peculiari;
precisare i caratteri della dimensione etico-sociale,
distinguendo tra valori di riferimento
e competenza nell’azione e nella relazione;
precisare i caratteri della dimensione tecnico operativa,
distinguendo tra progetto e tecnica
nella produzione di beni e servizi;
descrivere la struttura dell’inferenza pratica;
distinguere tra motivi-valori, motivazione, intenzione
e controllo dell’azione;
descrivere le fasi fondamentali del modello del passaggio
del Rubicone di H. Heckhausen;
elencare, indicando le caratteristiche,
le modalità fondamentali di controllo dell’azione di Kuhl.
Pratica educativa
Definizione:
Forma coerente e complessa
di attività umana cooperativa
socialmente stabilita
che si attua in un contesto sociale
caratterizzato dall’impegno educativo svolto
dagli educatori competenti al fine di
promuovere lo sviluppo degli educandi.
Dimensioni dell’azione umana

Aristotele distingue due dimensioni dell’agire
umano:
PRODUTTIVO
poisi
ETICO-SOCIALE
praxi
• PRODUTTIVO: poietico
poisi
 tecnico-produttivo
Idea
Progetto
eido
Abilità
«Tecnica»
tecn
Prodotto
L’agire produttivo o tecnico-pratico


È diretto alla produzione di oggetti
o beni materiali
è guidato dall’idea (eidos)
o modello dell’oggetto da produrre
e trova la sua perfezione nell’abilità (téchne)
operativa posseduta.
Il suo compimento, o celebrazione,
è dato dal bene prodotto
• ETICO-SOCIALE: etico
Concett
o del
bene
eido
Disposizione
interiore
«Prudenza»
fronsi
praxi
Azione
L’agire etico-sociale


È guidato da un ideale (il bene)
e può realizzarsi tramite una particolare
disposizione interiore
detta in greco (phrònesis = prudenza),
che consiste nella capacità
di prendere decisioni prudenti e
responsabili.
Il suo compimento, o celebrazione,
sta nella crescita virtuosa di chi agisce
bene e di chi ne è coinvolto.
phrònesis

„virtù intellettuale che determina le
scelte e le azioni che realizzano i
beni di eccellenza in modo
appropriato alle variabili particolari
delle situazioni „
(A.MacIntyre, Whose Justice?
Which Rationality?, 97-98,115-116.)
La pratica educativa

La pratica di cui parla MacIntyre,
ingloba in sé sia la dimensione della
poiesis (l'agire tecnico e produttivo),
sia la dimensione della praxis (l'agire
pratico), ambedue attualizzate nella
dimensione sociale, storica, culturale
e comunitaria.
Progettazione educativa
e soluzione dei problemi


Azione educativa  processo di soluzione
di problemi di natura pratica, operativa
Profilo:
etico - sociale
tecnico - pratico
L’mpostazione aristotelica in
termini dell’azione sociale

L’azione dell’educatore, sia sul livello
etico–sociale che tecnico–pratico,
è intrecciata con componenti interne,
rapporti esterni che implicano
interazioni sul piano dei significati,
delle intenzioni, delle motivazioni
(Amerio, 1995)
La dimensione etico-sociale
dell’azione educativa

l’agire dell’educatore è diretto a
scegliere comportamenti, relazioni e
mezzi in rapporto al bene dei singoli
e della comunità
phrònesis

„virtù intellettuale che determina le
scelte e le azioni che realizzano i
beni di eccellenza in modo
appropriato alle variabili particolari
delle situazioni „
(A.MacIntyre, Whose Justice?
Which Rationality?, 97-98,115-116.)
L’inferenza pratica assume in genere una
di queste forme:

Io intendo conseguire un certo fine:
•
•

per raggiungere questo fine è necessario
per me agire in un determinato modo,
dunque, mi dispongo ad agire in tale
modo.
Io desidero realizzare un determinato
bene:
•
•
per realizzare tale bene è necessario
conseguire un altro bene intermedio,
mi attivo a raggiungere quest’ultimo
bene.
L’azione educativa come ricerca
del bene umano
La prudenza (phrònesis):
- la competenza di saper riconoscere il
bene da conseguire e il modo per
raggiungerlo
- la disposizione interiore nello
scegliere e nell’agire in coerenza con
il bene riconosciuto

“L’educazione morale inizia prima
dell’uso della ragione, procede
dall’azione all’emozione e da
questa al ragionamento morale”
(G.Abbà, Felicità, vita buona e virtù, 314)
“l’essere umano diventa morale
attraverso la vita morale”
(B.Sichel, Moral Education. Character, Community and Ideals, 103)

L’educazione ha la responsabilità di
introdurre i giovani criticamente nella
vita sociale e nella convivenza
democratica

Se si verificano queste e queste condizioni
allora fai (faccio) questo e questo.
Forma di rappresentazione del pensiero pratico
 Io ritengo obbligatorio per me raggiungere
un determinato fine.
• Io ritengo, inoltre, che in questa situazione
per raggiungere tale fine
sia necessario agire in questo modo,
• dunque è obbligatorio per me
agire in questo modo.
Inferenza DEONTICA – interessa la sfera dell’obbligo morale
Educatore

Produce?



Crea le condizioni
Alimenta i desideri del bene e promuove la
capacità di decidere i mezzi per raggiungere i beni
Quale è la virtù fondamentale
dell’educatore?

Prudenza
Inferenza pratica

Inferire (lat. inferre) – argomentare,
concludere per via d’induzione
inferenza = operazione mentale per cui
si passa da uno o più giudizi,
a un nuovo giudizio che da quelli risulta.

Inferenza pratica - procedimento
decisionale, cioè un ragionamento
che da una finalità generale
permette di giungere alla scelta dell’azione
per conseguire il fine.
Fine
• Un motivo è una ragione d’agire
intimamente legata a un desiderio.
• La desiderabilità di qualcosa è alla base di un
“ordine di ragioni”, di una serie di “perché”
che porta all’azione finale.
• «Ciò che richiede alla fine questa messa in
ordine è la distanza fra il carattere di
desiderabilità
e l’azione singolare.
Quando viene posta intenzionalmente questa
distanza, il ragionamento pratico consiste
nell’ordinare in una strategia la catena dei
Catena di inferenze pratiche
Motivi
e finalità
(assunti in
proprio dal
soggetto)
Scelta
dell’azion
e (da
compiere
nell’immediato)
Progetto d’azione finalizzato al raggiungimento di un fine
Come si sviluppa l’azione umana
dal punto di vista psicologico?

Aspetto motivazionale
• Motivo
• Processo decisionale

Aspetto volitivo
• Difficoltà nell’essere perseveranti nel
raggiungimento delle mete, dei progetti
prestabiliti


Motivo  valore che anima la persona
alla costruzione degli stati motivazionali,
intenzioni, alla loro attuazione e
valutazione.
I valori tendono a strutturarsi secondo un
“reticolo nomologico”
nomo + logo

Come si sviluppa il reticolo nomologico?
• Processi di inculturazione e socializzazione (Nuttin)
• Processo di interiorizzazione dei valori

Processo motivazionale



Processo decisionale



Individuo-Ambiente
Non include in sé la generazione dell’intenzione
Atto di interno consenso = momento decisionale
(si passa da un desiderio a una scelta)
Processo di interiorizzazione di esperienze
(diretta, vicaria), comunicazioni, riflessioni,
emozioni
Processo volitivo


Processi di controllo o di regolazione della
volizione
Carattere valutativo
PROCESSO MOTIVAZIONALE
«Passaggio
del
RUBICONE»
PRE-DECISIONALE
Motivazion
e
Sistema
del Sé
Tendenza
motivazional
e risultante
Percezione
della
situazione
PROCESSO VOLITIVO
POST-DECISIONALE
FORMAZIONE
della
INTENZIONE
Inizio
dell’azione
Contatto con il Sé
AZIONE
Le quattro fasi fondamentali
del modello del passaggio del Rubicone
Formazione
dell’intenzione
Fase
motivazionale
Verso la scelta
Iniziazione
dell’intenzione
Volizione
pre-attiva
Fase pre-attiva
Scelta
Disattivazione
dell’intenzione
Volizione
attiva
AZIONE
Attuazione
dell’intenzione
Motivazione
post-attiva
VALUTAZIONE
Le quattro fasi fondamentali
del modello del passaggio del Rubicone
Formazione
dell’intenzione
Fase
motivazionale
Verso la scelta
Iniziazione
dell’intenzione
Volizione
pre-attiva
Fase pre-attiva
Scelta
Orientamento
all’azione
Disattivazione
dell’intenzione
Volizione
attiva
AZIONE
Attuazione
dell’intenzione
Orientamento
allo stato
Motivazione
post-attiva
VALUTAZIONE

Orientamento all’azione
- passaggio alla fase attiva;
- termina il paragone tra le diverse
alternative d’azione;
- attenzione focalizzata in modo omogeneo
su tutto ciò che è rilevante per
l’esecuzione dell’azione:
• meta da raggiungere
• stato attuale insoddisfacente
• discrepanza tra stato attuale e meta
desiderata
• strategie d’azione.

Orientamento allo stato
- l’individuo “subisce” una situazione,
invece di affrontarla attivamente;
- concentrazione sullo stato attuale;
- riflettere a lungo sulle diverse
alternative d’azione e le loro eventuali
conseguenze;
- rimuginazione della decisione presa, di
un risultato negativo, delle possibili
strategie per il raggiungimento degli
obiettivi;
- esitazioni;
- stati di preoccupazione.
Orientamento all’azione/allo stato
dopo un insuccesso:
riguarda la capacità
di concentrarsi sul compito
e di controllare emozioni
o pensieri avversi,
nonostante l’esperienza di
insuccesso
prospettivo:
riguarda la capacità di
prendere l’iniziativa e di
generare l’energia
necessaria per l’azione
La volizione e il controllo dell’azione
nell’attuazione delle decisioni

Controllo delle azioni


Passivo – si sviluppa automaticamente;
tra le intenzioni in competizione
prevalogono quelle più attraenti (bambino
piccolo)
Attivo – autoregolazione di ordine
metacognitivo (strategie di controllo)
Il controllo delle azioni attraverso
strategie metacognitive
1° Strategie di attenzione selettiva
•rivolte alle informazioni pertinenti,
utili o necessarie
a sviluppare positivamente l’azione;
•parallelamente strategie
di inibizione delle informazioni
che possono favorire tendenze competitive.
2° Strategie di mantenimento
•nella memoria di lavoro;
•e di codificazione delle informazioni
che proteggono le intenzioni
e migliorano o mantengono efficienti
i piani d’azione correnti,
mentre eliminano elementi
che potrebbero indebolirli
o renderli inefficaci.
3° Strategie cognitive di governo
•come una certa parsimonia
nel ricercare le informazioni
che possono facilitare o inibire
la realizzazione delle intenzioni,
selezionando solo quelle fondamentali.
4° Strategie di controllo delle emozioni
•che possono ridurre
la forza del processo volitivo
sia nella predisposizione di un piano d’azione
sia durante l’azione.
5° Strategie di controllo e di protezione
delle motivazioni
•di fronte a motivazioni alternative
che entrano in concorrenza
con quelle presenti.
6° Strategie di organizzazione e governo
dell’ambiente di apprendimento
•Organizzazione di un ambiente
non distraente
e di evitamento di elementi o persone
che disturbano la concentrazione
e l’attenzione;
•forme di impegno sociale,
cioè manifestare le decisioni prese
a persone che sono per noi importanti
e che possono a loro volta costituire motivo
di sollecitazione a portare a termine
i nostri piani d’azione.
La motivazione attualizzata nella
situazione concreta porta alla:


definizione di un’intenzione,
o obiettivo d’azione;
decisione di impegnarsi
in maniera adeguata per
raggiungerlo.
La capacità di controllare il processo di
volizione
garantisce l’efficacia di tale decisione;
 la forza volitiva determina l’intensità e
la perseveranza dell’azione stessa.

L’analisi di Kuhl può essere riletta entro il
quadro più generale della
capacità di autodirigersi

Definizione
capacità di prendere decisioni,
di porsi degli obiettivi e di realizzarli,
difendendoli da “pericoli” interni ed
esterni.
Due implicazioni


La persona è intrinsecamente
motivata, cioè nella formazione dei
suoi obiettivi tiene conto dei suoi
bisogni, sentimenti, valori, interessi
ecc. (contatto con il Sé).
Capacità di affrontare consapevolmente le
difficoltà e gli ostacoli
che si presentano senza abbandonare i
propri obiettivi.
Autodirigersi
Autoregolazione
mantenimento
del Sé
Autocontrollo
mantenimento
degli obiettivi
Qual è la funzione adattiva delle due forme
volitive?

L’autocontrollo, è adatto, quando:
- un obiettivo deve essere raggiunto in
breve tempo;
- se il soggetto deve prendere delle
decisioni di routine, nelle quali non è
necessaria una soluzione “creativa” del
problema;
- vi è una incongruenza tra cognizioni ed
emozioni; cioè quando le emozioni, lo
stato motivazionale, il temperamento etc.
non corrispondo all’intenzione attuale o
non collaborano .

-
-
L’autoregolazione serve:
per la formazione degli obiettivi autocongruenti permettendo e mantenendo il
contatto con il Sé;
per la soluzione di un problema che
richiede lo sviluppo di nuovi schemi di
comportamento, cioè quando non è
possibile ricorrere a programmi “già
approvati” precedentemente.

L’”arte” dell’autodirigersi consiste nella
capacità di poter alternare tra queste due
forme volitive e integrarle,
tenendo conto sia della situazione in cui ci
si trova,
sia dell’obiettivo che si intende
raggiungere.
Come si sviluppano le due forme volitive?


Secondo numerose ricerche degli psicologi
russi Leontjev, Luria e Vygotskij,
l’organizzazione intrapsichica dell’attività
volitiva non è pre-programmata
geneticamente,
ma si sviluppa attraverso uno scambio
lungo e continuo tra ambiente sociale ed
individuo, fin dalla sua nascita.
Kuhl, basandosi su queste ricerche,
collega lo sviluppo delle due forme
dell’autodirigersi al clima educativo,
ossia allo stile educativo adottato dalle
figure genitoriali.


Uno stile democratico incoraggia l’autonomia
del bambino e promuove la capacità di
autoregolazione.
Uno stile autoritario e direttivo, basato sulla
paura e su sanzioni negative favorisce lo
sviluppo dell’autocontrollo.
Concetto moltiplicativo della motivazione
M=PxV
M – motivazione (stato interno che attiva, dirige e sostiene l’azione)
P – percezione delle proprie capacità (probabilistica soggettiva di
raggiungere l’obiettivo)
V – valore soggettivo attribuito alla particolare attività
Scarica

Capitolo 3