In quel giorno, un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Tra i miliardi di uomini che fin dall’inizio hanno popolato la Terra, nella “processione” ininterrotta di buoni- cattivi, piccoli- grandi, ricchi- poveri, felici- infelici, tutti “nomadi” in cammino, uno era Dio. Uno fra i tanti, mescolato con loro nel condividere la stessa esperienza. Questo bimbo è Dio, il Figlio di Dio, che non è venuto tra noi come un turista, come un visitatore frettoloso e di passaggio, ma si è inserito radicalmente nella razza umana… divenendo un membro della famiglia umana: un compagno di viaggio che condivide gioie, fatiche, sofferenze… fino all’esperienza della morte. Dio si è fatto talmente uno di noi che una ragazza può dire a Dio: “Tu sei mio figlio!”. E Dio può dire ad una ragazza: “Tu sei la mia mamma!”. “Vi annunzio una grande gioia”… L’angelo è messaggero di Dio, che parla appunto attraverso di lui. Quindi è Dio stesso che ancora oggi ci invita a gioire. La gioia per questa nascita è anzitutto di Dio: Dio è felice per averci donato suo figlio. A Natale non celebriamo soltanto la nascita di Gesù. Natale è anche la festa della nostra nascita, la festa della nascita dell’uomo. È la scoperta nuova di quanto valga io, tu, ogni uomo. Se Dio si è fatto bambino, se è nato in una stalla, se ha pianto e ha riso e ha giocato come tutti i bambini, se ha legato la sua esperienza di vita a quella dell’uomo; allora non si può far soffrire o lasciar soffrire un uomo, chiunque egli sia, senza ferire direttamente il Figlio di Dio, divenuto nostro fratello, il primo fratello. Ogni uomo è mio fratello. In ogni uomo si riflette il volto di quel primo fratello. Natale, allora, è una memoria scomoda: contesta fortemente ogni scelta, ogni abitudine e comportamento, ogni stile di vita che non è solidarietà verso chi soffre, verso i poveri, gli ultimi con i quali Egli si è identificato. Quei poveri, quegli ultimi che spesso sono più vicini a noi di quanto non pensiamo e sono forse anche in casa nostra! Noi tradiamo il Natale quando non amiamo e non ci amiamo. Ma l’amore è possibile, una nuova società è possibile. Se l’umanamente impossibile è accaduto.la nascita da una Vergine, e soprattutto la nascita di un uomoDio, allora ciascuno, qualunque sia la sua età anagrafica, può e deve dire: Io oggi rinasco, ricomincio, perché l’incontro col Salvatore mi rigenera a vita nuova! Ogni nostra famiglia diventi sempre culla,tenda, “presepe” vivo, dove Maria continua a deporre Gesù, luogo dove Gesù continua a nascere e rinascere per la gioia di tutti gli uomini. Il grande sogno del Bambino di Betlemme è fare di tutti gli uomini una sola famiglia. Il Natale è… Gesù tra Maria e Giuseppe uniti nell’amore. È qui che si compie pienamente il “venne ad abitare in mezzo a noi”. Ma continua ad accadere in modo particolare là dove ci si ama a vicenda. Far nascere e rinascere Gesù attraverso i gesti concreti dell’amore fraterno: ecco il Natale! Dipende da me… da te… da ciascuno! Ti sei presentato all'umanità come umile Germoglio di un albero cresciuto lungo i secoli. Sei nato fra gli uomini. Come me, Signore, hai conosciuto gli affanni della vita, la tenerezza di una famiglia unita, l'angoscia per le difficoltà, la dolcezza dell'amicizia. Tu sei diventato segno di unità. Come te, Signore, fa che sappia donare a chi mi vive accanto una ragione per essere felice. Amen