Università degli Studi di Pisa Facoltà di Medicina e Chirurgia Tesi di Laurea La dislessia evolutiva: progetto per un sistema di supporto elettronico della lettura basato su evidenze neurofisiologiche preliminari di un coinvolgimento del sistema visivo. Candidato Alessandra Crecchi Relatore Chiar.mo Prof. Bruno Rossi ANNO ACCADEMICO 2010-2011 LA DISLESSIA EVOLUTIVA La Dislessia Evolutiva (DE) è un Disturbo Specifico dell'Apprendimento (DSA) caratterizzato da una difficoltà nell'apprendere la lettura che si realizza in assenza di deficit neurologici, cognitivi, sensoriali, relazionali e in presenza di normali opportunità educative e scolastiche. (DSM IV-TR, APA 2000) LA DISLESSIA EVOLUTIVA Le Ipotesi Eziologiche ● Ipotesi fonologica ● Ipotesi del deficit di processamento temporale ● Ipotesi cerebellare ● Ipotesi visiva Le vie visive Sistema Magnocellulare: Produce risposte rapide e brevi, sensibile al movimento, basso contrasto di luminanza, bassa frequenza spaziale. Deputato alla localizzazione dell'oggetto. Sistema Parvocellulare: Produce risposte tardive ma più durature, sensibile a stimoli cromatici isoluminanti rosso/verdi, ad alta frequenza spaziale e alto contrasto. Deputato all'identificazione delle caratteristiche fini dell'oggetto. LA DISLESSIA EVOLUTIVA Ipotesi visiva Deficit Magnocellulare Il sistema magnocellulare è responsabile della rappresentazione spaziale degli eventi visivi durante la lettura, ed il suo coinvolgimento si rifletterebbe in alcune difficoltà presentate dai soggetti con DE: sostituzione e/o inversione di grafemi simili, incapacità di mantenere costante la fissazione binoculare. ● In letteratura sono numerosi gli studi in cui sono stati impiegati i Potenziali Evocati Visivi per studiare il sistema magnocellulare dei soggetti con DE. ● I POTENZIALI EVOCATI VISIVI (PEV) I Potenziali Evocati Visivi (PEV) rappresentano una metodica elettrofisiologica per ottenere informazioni sulla funzionalità del sistema visivo nel suo complesso. Per studiare il sistema magnocellulare si utilizzano stimoli acromatici con pattern reversal a scacchiera. Sul tracciato ottenuto vengono analizzate le onde N75 e P100. Per studiare il sistema parvocellulare invece si utilizzano stimoli cromatici isoluminanti con pattern a barre orizzontali, frequenza temporale di 1 Hz e frequenza spaziale di 2/cdg. Sul tracciato ottenuto si analizzano le onde P1 ed N1. PEV NELLO STUDIO DELLA DE L'ipotesi magnocellulare è sostenuta dal rilievo di PEV abnormi in risposta a stimoli acromatici a bassa frequenza spaziale e basso contrasto ripetutamente osservati nel corso degli anni in numerosi laboratori (Romani et al. 2001, Samar et al. 2002, Vaegan et al. 2006) ● Per quanto riguarda il sistema parvocellulare è recentemente emersa una singola evidenza sperimentale che sembra orientare verso un suo coinvolgimento nella fisiopatogenesi della DE (Farrag et al. 2002). In questo studio, tuttavia, sono stati impiegati stimoli ad alta frequenza spaziale (quindi capaci di stimolare anche il sistema parvocellulare) ma acromatici (quindi prevalentemente orientati verso il magnocellulare), dunque non sufficientemente puri da reclutare selettivamente l'uno o l'altro. Tali stimoli hanno prodotto risposte di latenza significativamente aumentata nei dislessici rispetto ai controlli. ● SCOPO DELLO STUDIO E' proprio in virtù delle evidenze in letteratura che supportano l'ipotesi di un deficit a carico del sistema magnocellulare visivo e della relativa scarsità degli studi sul parvocellulare, che ci siamo proposti di studiare con metodica neurofisiologica la funzione di entrambi i sistemi nei soggetti con DE. CAMPIONE E METODI Sono stati reclutati 6 bambini (3 femmine) di età compresa fra i 10 e i 12 anni (media=11,7 ± 0,89) che hanno ricevuto diagnosi di DE presso la ASL di appartenenza. Sono stati poi reclutati 6 normolettori (3 femmine) di età compresa fra i 9 e i 13 anni (media=11,7 ± 1,45). ● I soggetti sono stati sottoposti alla registrazione dei PEV di luminanza e cromatici attraverso la presentazione, su di un monitor TV, di stimoli strutturati (scacchiere e barre) con inversione spaziale del pattern. Durante la registrazione i bambini si trovavano ad 1 m di distanza dallo schermo con l'occhio controlaterale a quello indagato coperto. A tutti è stato chiesto di fissare una mira al centro del monitor per l'intera durata della registrazione. ● PEV DI LUMINANZA Per indagare il sistema magnocellulare è stata presentata una scacchiera con scacchi con angolo visivo 60' d'arco a differenti contrasti (K90%, K50%, K20%) mantenendo invariata la luminanza dello schermo. Sono state analizzate, sui tracciati ottenuti, le latenze dell'onda P100. Come si evince dalla Figura 1, la componente P100 diminuisce all'aumentare del contrasto di luminanza sia nei normolettori che nei dislessici. Tuttavia, in questi ultimi è più elevata rispetto a quella dei controlli per tutti e tre i contrasti, anche se il confronto raggiunge la significatività statistica (* p=0,013) solo per il contrasto più basso (20%). PEV DA STIMOLO CROMATICO Poiché in letteratura era già stato ipotizzato un possibile ruolo del sistema parvocellulare nella genesi della DE grazie alla registrazione dei PEV acromatici (Farrag et al. 2002), ma in realtà senza utilizzare gli stimoli più appropriati per indagarlo, in questo studio abbiamo utilizzato stimoli cromatici isoluminanti di alta frequenza spaziale ai quali esso è massimamente sensibile (andando dunque a reclutare esclusivamente il sistema parvocellulare). Abbiamo utilizzato un pattern a barre di dimensioni 15' nel quale i singoli elementi di due colori opponenti (rosso-verde) si invertono ad una frequenza temporale di 1c/s senza variazioni di luminanza, con frequenza spaziale di 2 cdg e a differenti contrasti (K90%, K50%, K20%). Sui tracciati ottenuti sono state analizzate le latenze della componente N1 (equivalente della P100 di luminanza). Come si evince dalla Figura 2, per gli stimoli cromatici isoluminanti di dimensioni 15', la latenza della componente N1 diminuisce all'aumentare dell'intensità del contrasto cromatico solo per i normolettori. Per i dislessici, invece, i valori di latenza sono più elevati per tutti e tre i contrasti, ma ai medi (50%) e alti (90%) contrasti la differenza tra valori di latenza tra soggetti con DE e controlli raggiunge la significatività statistica(* 50% p<0,001 *90% p<0,001) CONCLUSIONI Considerando le funzioni che vengono classicamente attribuite ai due sistemi visivi, ovvero la localizzazione spaziale dell'oggetto e il riconoscimento delle caratteristiche proprie dell'oggetto, una disfunzione di entrambi spiegherebbe sia le difficoltà di progressione/avanzamento nella lettura, che le difficoltà di riconoscimento delle lettere. Inoltre un difetto di entrambi i sistemi fornirebbe nuovi elementi all'ipotesi dell'influenza modulatoria del sistema magnocellulare sul parvocellulare. Infatti, secondo studi recenti (Kveraga et al. 2007, Tapia et al. 2011), il sistema magnocellulare eserciterebbe sul parvocellulare un controllo facilitatorio tipo top-down tramite un loop di proiezioni rientranti sul sistema ventrale via corteccia orbito-frontale e giro fusiforme. PROGETTO PER UN SOFTWARE DI SUPPORTO ALLA LETTURA Queste evidenze neurofisiologiche potrebbero essere d'aiuto nel definire alcune caratteristiche dei software di supporto alla lettura: favorire la localizzazione e la progressione degli stimoli (lettere) attraverso un'opportuna configurazione grafica potrebbe infatti determinare un miglior riconoscimento delle lettere stesse. Sulla base di tali evidenze stiamo realizzando un sistema che prevede le seguenti funzioni: • acquisizione del testo oggetto della lettura tramite importazione o scanning; • creazione di un’area di diametro variabile (singolo carattere o sillaba) che circoscriva il focus dell’attenzione e scorra lungo il testo alla velocità di lettura; • manipolazione elettronica del testo all’interno dell’area di focus con possibilità di aumentare dimensioni dei caratteri e contrasto di luminanza testo/sfondo (‘lente d’ingrandimento’); • impostazione eventuale del colore dello sfondo; • registrazione del feedback della prestazione del bambino tramite a) rilevamento della velocità oggettiva di lettura con registrazione vocale e/o velocità di scorrimento del dito sul touch-screen e b) rilevamento del numero di errori e/o degli inceppamenti nello scorrimento; • impostazione della velocità di scorrimento della ‘lente’ o alla velocità individuale attuale, identificata con valutazione preliminare, oppure ad una velocità ottimale, stimata tenendo conto delle possibilità di miglioramento realistiche nell’ambito dell’area di recupero funzionale. GRAZIE PER L'ATTENZIONE!