Frequenza • n unità statistiche • k modalità m1, m2, …, mk ni = frequenza di mi: Numero di volte in cui è stata osservata sulle n unità statistiche k n i 1 i n1 n2 nk n Modalità frequenza m1 n1 m2 … mk n2 … nk n Frequenza cumulata • n unità statistiche • k modalità m1, m2, …, mk Modalità m1 m2 … mk Frequenza assoluta n1 n2 … Frequenza cumulata N1 = n1 N2 = n1 + n2 … nk n Nk = n1 + …+ nk Attenzione : n = Nk Frequenza relativa N.B. La frequenza assoluta non consente di confrontare la distribuzione di insiemi di unità statistiche con diversa numerosità. n unità statistiche k modalità m1, m2, …, mk ni frequenza di mi ni fi n Frequenza relativa La frequenza relativa moltiplicata per 100 esprime la percentuale di volte nelle quali si è verificata mi k n1 n2 nk fi 1 n n n i 1 Esempio 3 – frequenze relative Tabella 2.6 – Distribuzione di frequenza dei voti di laurea. Femmine Maschi Voto ni ni 70–79 0 1 80–89 2 6 90–94 7 9 95–99 16 19 100–104 25 10 105–109 37 20 110–110 29 7 Totale 116 72 Tabella 2.7 – Distribuzione di frequenza relativa dei voti di laurea. Femmine Maschi Voto fi fi 70–79 0.000 0.014 80–89 0.017 0.083 90–94 0.060 0.125 95–99 0.138 0.264 100–104 0.216 0.139 105–109 0.319 0.278 110–110 0.250 0.097 Totale 1.000 1.000 Frequenza percentuale n unità statistiche k modalità m1, m2, …, mk ni frequenza di mi ni pi x 100 n Frequenza percentuale k p i 1 i 100 N.B. = E’ possibile calcolare le percentuali cumulate Esempio 4 – frequenze percentuali Tabella 2.6 – Distribuzione di frequenza dei voti di laurea. Femmine Maschi Voto ni ni 70–79 0 1 80–89 2 6 90–94 7 9 95–99 16 19 100–104 25 10 105–109 37 20 110–110 29 7 Totale 116 72 Tabella 2.7 – Distribuzione di frequenza percentuale dei voti di laurea. Femmine Maschi Voto fi fi 70–79 0.0 1.4 80–89 1.7 8.3 90–94 6.0 12.5 95–99 13.8 26.4 100–104 21.6 13.9 105–109 31.9 27.8 110–110 25.0 9.7 Totale 100.0 100.0 Indicazioni per la stesura delle tabelle •Titolo chiaro: a chi/cosa, dove o a quando i dati si riferiscono. Se sono più di una , le tabelle devono essere numerate •Indicare il nome del carattere osservato •Specificare l’unità di misura del fenomeno se il carattere osservato è di tipo quantitativo •Includere la fonte dei dati •Usare lo stesso numero di cifre decimali •Inserire eventuali note per rendere più chiara la lettura della tabella Rappresentazione in classi Caratteri continui Caratteri discrete (con numerose modalità) Aspetti da considerare classi disgiunte classi esaustive numero di classi ampiezza delle classi valore centrale delle classi Esempio 5 – Rendimenti Rappresentazioni in classi Tabella 2.4 – Rendimenti a sei mesi di 80 fondi bilanciati moderati italiani. -1.0 -0.6 -0.3 0.0 0.0 0.7 0.7 0.8 0.9 1.2 1.2 1.2 1.3 1.3 1.4 1.4 1.4 1.5 1.5 1.5 1.6 1.7 1.7 1.7 1.7 1.7 1.8 1.8 1.8 1.8 1.9 1.9 2.0 2.0 2.1 2.2 2.2 2.2 2.3 2.3 2.4 2.4 2.4 2.5 2.5 2.5 2.6 2.6 2.6 2.7 2.7 2.7 2.9 2.9 2.9 2.9 3.1 3.1 3.3 3.4 3.6 3.6 3.8 3.8 4.0 4.1 4.7 4.8 5.0 5.2 5.3 5.6 5.8 6.1 6.7 7.6 8.4 8.6 9.4 11.0 0 2 4 6 8 10 Esempio 5 – Rappresentazioni in classi Tabella 2.4 – Rendimenti a sei mesi di 80 fondi bilanciati moderati italiani. -1.0 -0.6 -0.3 0.0 0.0 0.7 0.7 0.8 0.9 1.2 1.2 1.2 1.3 1.3 1.4 1.4 1.4 1.5 1.5 1.5 1.6 1.7 1.7 1.7 1.7 1.7 1.8 1.8 1.8 1.8 1.9 1.9 2.0 2.0 2.1 2.2 2.2 2.2 2.3 2.3 2.4 2.4 2.4 2.5 2.5 2.5 2.6 2.6 2.6 2.7 2.7 2.7 2.9 2.9 2.9 2.9 3.1 3.1 3.3 3.4 3.6 3.6 3.8 3.8 4.0 4.1 4.7 4.8 5.0 5.2 5.3 5.6 5.8 6.1 6.7 7.6 8.4 8.6 9.4 11.0 Tabella 2.5 – Distribuzione rendimenti dei fondi. Rendimento -1.0 |– 1.0 1.0 |– 2.0 2.0 |– 3.0 3.0 |– 4.0 4.0 |– 6.0 6.0 |– 8.0 8.0 |– 10.0 10.0 |– 12.0 Totale in classi dei ni 9 23 24 8 9 3 3 1 80