“Tua è la colpa”:
narrative penali reali e di
fiction e costruzione
della “verità”
Alfredo Verde
Psicologo – Psicoterapeuta
Associato di Criminologia
nell’Università di Genova
Criminologia e riflessione sulla narrativa
• Tradizione ormai ventennale della criminologia
italiana (Budapest, congresso della SIC/ISC,
1993)
• Molteplici contributi (per ricordare solo i
volumi):
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Francia A. (ed.) Il capro espiatorio. Discipline a confronto.
Angeli, Milano, 1995
Francia A., Verde A., Birkhoff J. (eds.) Raccontare delitti. Il
ruolo della narrativa nella formazione del pensiero
criminologico, Angeli, Milano, 1999
Verde A., Angelini F., Boverini S., Majorana M. Il delitto non sa
scrivere. La perizia psichiatrica fra realtà e fiction,
DeriveApprodi, Roma, 2006
Verde A., Barbieri C. (eds.) Narrative del male. Dalla fiction alla
vita, dalla vita alla fiction, Angeli, Milano, 2010
Francia A. Il delitto raccontato. Una lettura criminologica delle
novelle di Guy de Maupassant, Angeli, Milano, 2010
Tre livelli nelle narrative sul
delitto
• III livello - Narrative “scientifiche”
(criminologia)
• II livello - Narrative giudiziarie, narrative dei
media, narrative di fiction
• I livello – Narrative popolari (folk criminology)
• Si tratta sempre di costruire una storia rispetto a
un evento che scompiglia a livello del Reale
• …perché muove l’orrore e il piacere, il
disprezzo e la condanna e insieme l’invidia per
chi se lo è potuto permettere (Freud e il
parricida: ci inchiniamo come lo starec)
I – Narrative scientifiche
• Luogo delle produzione di un discorso sul
delitto, a livello maggiore o minore di
formalizzazione e di convalida (teorizzazione,
verifica empirica quantitativa o qualitativa,
rifiuto o accettazione dell’ipotesi di partenza):
costruzione di narrative “validate”
• Circolarità complesse ma modelli semplificatori
(impossibilità di contraddizione logica: assenza
di logica tragica).
• La contraddizione logica può portare un’altra
“voce”: codice dell’ossimoro
II Narrative giudiziarie,
mediatiche, letterarie
• Giudicare chi delinque (sistema giudiziario)
• Riportare alle masse le notizie sul delitto
(sistema dei media)
• Narrare delitti nella fiction…
• …sono i modi socialmente approvati in cui una
collettività tratta il problema del delitto.
• “Teorizzazioni” criminologiche collettive,
mettono in trama a livello condiviso il problema
del delitto.
• Ci sono, tuttavia, differenze profonde nelle
modalità di mettere in trama le narrative
II.1 - Narrative giudiziarie
• Sentenze penali come costruzioni narrative
ancorate a una verità cui si arriva attraverso la
produzione di narrative di base (“prove”) che
testimonierebbero di un certo Reale
• Riferimento alle narrative folk e alla
criminologia scientifica (quando le narrative
folk non sono in grado di mettere in trama, e
quindi, per esempio, l’autore potrebbe essere
“matto)
• Difficoltà ad accogliere la “voce” del reo (gli
account del reo: cfr. Francia, Binik e Guidali,
2008)
II.2 - Narrative mediatiche
• Nascono nell’ottocento con le gazzette giudiziarie,
riconoscendo il primato del sistema giudiziario
• Il primato viene rispettato finché dura la modernità
• Poi i media si affrancano dal rispetto per la verità
giudiziaria e si propongono come sede alternativa
del giudizio
• Sono caratterizzate dalla gestione via iperbole e da
simbolizzazioni affettive elementari, con
alternative antitetiche e semplicistiche provenienti
dalle narrative folk (lontananza dall’ossimoro, cioè
dai dilemmi tragici)
• La criminologia è ridotta a criminalistica, la loro
logica è “venatoria” (Francia, com. verb.)
II.3 - Narrative di fiction
• Saturano il desiderio di narrare il male e quello di
mettersi nei panni dell’Es o del Super-io (romanzo
giallo tradizionale, a suspense, noir)
• Si connettono alla criminologia scientifica del
tempo (Zola) e anche alle narrative folk;
propongono con facilità il codice dell’ossimoro
(dalla tragedia greca ai romanzieri russi, al
romanzo espressionista, alla narrativa attuale)
I - Narrative folk
• Basate sulle credenze diffuse nel sociale intorno
al delitto, alle sue cause, ai suoi effetti, al
trattamento o alla punizione dei delinquenti
• Corpus non necessariamente coerente di opinioni e
atteggiamenti non articolari fra di loro e molto
dipendenti dalle situazioni contingenti (le mamme
nei bar dopo Erika e Omar, le opinioni sulla
Franzoni, Sara, Yara…)
• Si articolano perfettamente col blabla dei media,
che non propone mai narrative antitetiche
Una digressione sulla dinamica della
punizione nelle società moderne: il bisogno
di vendetta (Alexander e Staub)
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•
Il primo movimento di fronte a un
delitto è di identificazione col
delinquente (depressione primaria)
Successivamente, buttiamo fuori di noi
l’origine del disordine: “qualcuno” ha
attentato al “corpo sociale” (metafora
immaginaria di grande presa), ha violato
il patto, e la “comunità dei fratelli”
(Freud, Neri) lo deve espellere
A tale scopo, nelle società “moderne”
funziona efficacemente la delega
collettiva al sistema penale per la
gestione del nemico interno delinquente (BAFFl, gruppo di lavoro
specializzato = sistema giudiziario –
Bion)
Il bisogno di espiazione nelle società
moderne (Alexander e Staub)
• Il movimento successivo è quello
dell’identificazione col delinquente e
di oscillazione fra Ps e D: se ha fatto
qualcosa di male bisogna redimerlo,
bisogna curarlo
• Adesso siamo di nuovo identificati
con lui (identificazione secondaria),
ma sappiamo molto bene che lui non
è noi, e attraverso di lui vogliamo
curare noi stessi
• Questo momento, di espulsione /
inclusione, lo potremmo definire
come ambivalenza della società
punitiva
Desiderio di vendetta e narrative
• Come viene gestito il desiderio di
vendetta ai diversi livelli delle
narrative sul delitto?
• Nella modernità bastavano le
narrative processuali
• Nella tarda modernità, le narrative
mediatiche si affiancano alle
narrative processuali attingendo da, e
nutrendo, le narrative folk
• Le trame si semplificano ancora
rispetto alle trame giudiziarie; la
logica è quella di cercare un
colpevole per sedare l’ansia di
indifferenziazione (Girard; cfr. In a
cold blood, Capote)
Sfiducia nel giudizio e nelle
narrative processuali
• La sfiducia nel giudizio si accompagna al
tramonto della legittimazione sociale fornita
al sistema giudiziario al fine di
raccontare/spiegare i delitti
• Talk show judgement e… talk show
criminology: semplificazione/ anticipazione
del plotting, che si fa via via più rozzo
• Funzione SSRI dell’esperto antidepressivo antiansia (bye bye fear), utilizzato per
sedare/tappare l’angoscia e non per
mappare/capire
• L’esperto diventa un personaggio televisivo
Effetto TV: scene di repertorio o
immagini agghiaccianti?
• Diminuzione della
simbolizzazione via plotting,
prevalenza della dimensione
dell’immaginario: sappiamo
che il raccontare e il narrare
sono più legati alla coscienza e
all’Io di quanto lo siano le
scene vissute o immaginate, le
scene viste, in altre parole. Il
plot si dipana, le immagini
sono “già tutte lì”
• Cultura di internet, grande
serbatoio del trash culturale
Che cosa possono fare le narrative di fiction?
• Le narrative di fiction possono assegnare la
responsabilità in modo non uniforme e monolitico,
ma attribuire la colpa e quindi la responsabilità a
diversi soggetti
• Le “responsabilità” di tutti vengono quindi tenute in
considerazione, anche se una esclude l’altra: aspetti
ossimorici dell’imputazione della responsabilità
• Come mai Harry Potter si sente sempre in colpa?
• Come mai D’mitrij Karamazov, che non ha ucciso il
padre, va in Siberia per scontare un omicidio che non
ha commesso?
• Come mai Lo straniero di Camus è un assassino
innocente?
Tutti quanti i fratelli Karamazov sono colpevoli, ma
uno solo viene condannato (quello sbagliato)
• Ivan: delinquenza sognata (nevrotica), realizzata
attraverso la fantasia, che il delinquente freddo,
psicopatico (Smerdijakov) prende sul serio
• Dimitrij: funzionamento borderline, delinquenza
passionale, impossibilità di controllare gli impulsi:
il colpo di pestello al vecchio servitore Grigorij
• Smerdijakov: psicopatia: delinquenza fredda,
premeditata, consapevole odio cosciente del figlio
traumatizzato e rigettato, ridotto a servo
• (Alioscia): delinquenza rifiutata, negata, nel segno
dell’idealizzazione e della sublimazione (fallita):
impossibilità di mentalizzare gli impulsi aggressivi
e loro ritorno sotto la forma di un episodio
confusionale acuto: “Io, al mio Dio, non mi ribello;
soltanto, non accetto il suo mondo”
Quale sorte per i quattro
fratelli?
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Ivan: la malattia psichica della colpa (-)
Dimitrij: la Siberia e l’espiazione per un delitto solo
sognato (-)
Smerdijakov: il suicidio quando i meccanismi proiettivi
non funzionano più (-)
Alioscia: la vita (con Lise?) (+) – ma attraverso il delirio
•
Non hanno una vita felice e libera né il nevrotico, né il
delinquente psicopatico, né il delinquente impulsivo…
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Ha una vita “felice” e “libera” chi delira (finché dura…)
Amarezza ed espiazione in Dostoev’skij
Perché Merseault è colpevole e
innocente?
• Dramma del discorso giudiziario: è
colpevole perché ha mandato sua madre
all’ospizio “con un cuore di criminale”,
secondo il pubblico ministero, e viene
condannato a morte (una sola storia, la
storia della colpa attribuita a Meursault)
• Lui è si colpevole, ma dell’omicidio
dell’arabo, non di quello della mamma: di
quello della mamma è innocente
• E’ colpevole e innocente
• Lui stesso viene colpito dall’ossimoro, dal
dilemma tragico.
• Che cosa legge Meursault in cella?
La “storia del cecoslovacco”
(Le maléntendu)
“Un uomo era partito da un villaggio ceco per fare
fortuna. Dopo venticinque anni, diventato ricco, era
ritornato con la moglie e un bambino. Sua madre e sua
sorella avevano un albergo nel suo villaggio natale.
Per far loro una sorpresa, egli aveva lasciato in un
altro albergo la moglie e il bambino, poi era andato
dalla madre che non l'aveva riconosciuto. Per scherzo,
aveva preso una camera. Aveva mostrato il denaro. La
notte, sua madre e sua sorella l'avevano assassinato a
colpi di martello per derubarlo e avevano gettato il suo
corpo nel fiume. Il mattino era venuta la moglie e
senza saperlo aveva rivelato l'identità del viaggiatore.
La madre si era impiccata, la sorella si era gettata in
un pozzo. Devo aver letto quella storia un migliaio di
volte. Da una parte mi pareva inverosimile, dall'altra
era naturale. In ogni modo, trovavo che il viaggiatore
se l'era un po' meritata, e che non si deve mai
giocare.”
La ricchezza della narrativa
La narrativa ci arricchisce perché ci porta diversi
punti di vista, non è ossessionata dal bisogno di
vendetta, ci permette di identificarci con i più
efferati assassini e con i più spietati tutori
dell’ordine, con gli autori e con le vittime, con gli
uomini e con le donne, di ogni razza e sesso,
perfino con gli alieni o con gli scimmioni
E’ quindi aperta non solo alla logica paranoide
dell’attribuzione della colpa, ma anche alla logica
depressiva della condivisione delle colpe, anzi,
delle responsabilità.
Introduce alla complessità piuttosto che alla
semplicità, alla ricerca del perché e delle diverse
opinioni rispetto alla semplificazione folk
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