Parrocchia
Santa Maria della Consolazione
Atti degli Apostoli
don Alfonso Capuano
Samaria
e Giudea
Gerusalemme
Ai confini
del mondo
At 13-28
At 1-7
At 8-12
2° viaggio
Concilio
di
Gerusalemme
Paolo
3° viaggio
3° viaggio di Paolo
 Il periodo di transizione tra il secondo e il terzo
viaggio di Paolo, nel resoconto di Luca, è quasi
avvolto nell’oscurità. E’ possibile che Paolo sia
rimasto ad Antiochia dall’autunno del 52 d.C. alla
primavera del 54 d.C.
 Il terzo viaggio vede Paolo ripercorrere le regioni
della Galazia e della Frigia, “confermando nella
fede tutti i discepoli”.
3° viaggio di Paolo
 Entra in scena anche la figura di Apollo, una
personalità rilevante per la cultura greca, ma
anche per la sua formazione ebraica, avvenuta nel
raffinato ambiente intellettuale di Alessandria
d’Egitto, ove egli era nato. Costui sostenuto dalla
Chiesa di Efeso, è inviato a Corinto a continuare
l’opera di Paolo.
3° viaggio di Paolo
 Successivamente (19,1), riprende il racconto del
terzo viaggio di Paolo, che giunge ad Efeso,
capitale della provincia romana di Asia (cioè la
zona circostante di Efeso, non l’intera Asia
Minore). Efeso era uno dei centri commerciali,
culturali e religiosi più importanti dell’antico
mondo greco-romano. Paolo vi giunge
incontrandovi un gruppo di cristiani che non
conoscono il dono dello Spirito Santo sceso a
Pentecoste e che hanno ricevuto solo il battesimo
di Giovanni Battista.
3° viaggio di Paolo
 L’Apostolo li istruisce, allora, sulla superiorità
della figura di Gesù, rispetto a quella del Battista
e del battesimo cristiano rispetto a quello
praticato nelle comunità che ancora si riferivano
al precursore. Ecco, allora, ripetersi sui credenti
Efesini l’effusione pentecostale dello Spirito
(alcuni hanno visto in questo evento la figura del
sacramento della confermazione).
3° viaggio di Paolo
 Paolo sosta almeno un paio di anni a Efeso, tra il
52 e il 55 ed è qui che egli scrive la prima lettera
ai Corinti, probabilmente quella ai Galati e forse
quella ai Filippesi. Il suo metodo pastorale
suppone anzitutto il contatto con la sinagoga e
con i Giudei del luogo, con esiti antitetici di
conversione e di rigetto. Si rivolge poi a tutti in
pubblico, compiendo anche opere prodigiose. Si
ha, così, l’interesse della folla, ma pure di coloro
che praticavano la magia.
3° viaggio di Paolo
 Paolo deve, così, prendere le distanze da queste
manifestazioni dagli aspetti discutibili e lo fa
aprendo una vera e propria campagna contro la
magia. Vengono distrutti soprattutto i testi magici,
dei quali si dà anche un’indicazione del giro
d’affari: cinquantamila dracme o monete
d’argento (si consideri che il salario giornaliero
era, allora, di una sola dracma).
3° viaggio di Paolo
 Nel frattempo a Efeso scoppia una dura reazione
contro la diffusione della fede cristiana (chiamata
la “Via” in 19,23 come anche in 19,9 e in altri
passi degli Atti). Essa infatti mettendo al bando
idolatria e magia, creava difficoltà all’industria
del sacro, che in quella città prosperava accanto al
celebre tempio della dea Artemide. I compagni di
Paolo, i macedoni Gaio e Aristarco, sono
trascinati in un’assemblea pubblica presso il
teatro, che si può ammirare anche oggi.
3° viaggio di Paolo
 Paolo, ancora presente a Efeso, viene invitato a
non partecipare a quell’incontro per evitare ogni
provocazione (a suggerirgli questa scelta sono
alcuni funzionari imperiali che si erano avvicinati
al cristianesimo). A intervenire per primo è un
ebreo di nome Alessandro, ma la folla, sobillata e
confusa dai commercianti efesini, gli impedisce di
parlare, abbandonandosi a una litania infinita di
invocazioni alla dea di Efeso, Artemide.
3° viaggio di Paolo
 A placare la folla turbolenta è il cancelliere (uno
dei più alti funzionari cittadini, incaricato di
convocare l’assemblea popolare, stendere i
decreti da essa approvati e renderli esecutivi) che
con molta abilità presenta ai suoi concittadini il
rischio che la riunione degeneri in sedizione e
suggerisce ai commercianti di affidarsi ai
tribunali normali per una denuncia regolare. Dopo
questa vicenda piuttosto grave, Paolo affretta la
partenza, riprendendo il suo viaggio missionario.
3° viaggio di Paolo
 La meta è Gerusalemme, ma prima egli si rivolge
a settentrione, verso la Grecia, accompagnato da
una delegazione di cui si offre l’elenco dei nomi
(20,4): forse erano gli incaricati della raccolta di
aiuti per la Chiesa di Gerusalemme, di cui si parla
nel capitoli 8-9 della seconda lettera ai Corinti.
 Si noti in Atti 20,5 la ripresa del racconto in prima
persona plurale, “noi”, con la narrazione di un
episodio per certi versi curioso, ambientato
durante una celebrazione eucaristica domenicale
nella città di Troade.
3° viaggio di Paolo
 Durante il rito dello “spezzare il pane”
eucaristico, l’apostolo parla a lungo: un ragazzo,
un certo Eutico, che era seduto su una finestra,
s’addormenta e precipita dal terzo piano. Paolo lo
raccoglie e grida: “Non vi turbate, è ancora
vivo!”, e lo restituisce alla comunità in festa. Il
viaggio di Paolo tocca altri centri, come Asso,
Mitilene, l’isola di Chio, Samo isola a sud-est di
Chio, Mileto, a sud di Efeso.
3° viaggio di Paolo
 Come però annunziato solennemente in 19,21
Paolo ha un nuovo programma: dal momento che
ritiene ormai terminato il suo lavoro nel
Mediterraneo orientale, vuole concluderlo con un
gesto di comunione fra le giovani chiese e
Gerusalemme recandovisi lui stesso a recapitare
personalmente la colletta, e poi è necessario per
lui raggiungere Roma (cf. Rm 15,22-32).
3° viaggio di Paolo
 A questo nuovo programma, come già detteo
precedentemente, corrispondono le tre rimanenti
sezioni: il congedo di Paolo dalle sue comunità
(19,21-20,38); l'arrivo a Gerusalemme, l'arresto e
le lunghe vicende processuali (cc. 21-26); infine,
in seguito all'appello a Cesare, l'avventuroso
trasferimento via mare, col naufragio, e l'arrivo a
Roma (cc. 27-28).
2° viaggio
Concilio
di
Gerusalemme
Paolo
3° viaggio
Congedo
Testamento
di Paolo:
l'evangelo
continui ad
essere
annunziato
con fedeltà
Il congedo di Paolo
 La sezione del congedo di Paolo dalle sue chiese
culmina nel discorso di addio ai presbiteri efesini
a Mileto (20,17-38); visto però che anche nelle
altre tappe si allude a prolungati insegnamenti di
Paolo (20,1.2.7.11), questo discorso assume un
valore più generale di "testamento" di Paolo a
tutte le sue comunità e ai loro pastori; il punto su
cui cade l'accento è che l'evangelo a cui Paolo ha
dedicato tutta la sua vita continui ad essere
annunziato con fedeltà, fronteggiando le nascenti
eresie (vv. 28-31).
L’addio di Paolo agli Efesiani più anziani
2° viaggio
Concilio
di
Gerusalemme
Paolo
3° viaggio
Processo
Difesa
teologica.
dall’accusa
di apostasia
dalla fede
d'Israele
Congedo
Testamento
di Paolo:
l'evangelo
continui ad
essere
annunziato
con fedeltà
Paolo salvato dalla folla a Gerusalemme
Il processo a Gerusalemme
 Nella sezione delle vicende processuali di Paolo
fanno spicco i tre lunghi discorsi di autodifesa:
davanti al Sinedrio (22,1-21), davanti al
governatore romano Felice (24,10-21), e infine,
momento culminante, davanti al successore Festo
e al re Agrippa II con la sua corte (26,1-23). La
tonalità è "apologetica" (22,1; 24,10; 25,8;
26,1.2.24); non si tratta però di una difesa
giuridico-politica, ma teologica.
Il processo a Gerusalemme
 L'accusa è quella di apostasia dalla fede d'Israele
(21,21-24.28; 24,5.8; 28,17); l'imputato non è né
il cristianesimo in astratto di cui Paolo sarebbe
solo il simbolo, né Paolo come persona in senso
puramente biografico: è in gioco qualcosa che va
al di là di Paolo, però storicamente passa
attraverso la sua persona e la sua opera: non la
chiesa in astratto ma la chiesa in quanto si è
aperta, soprattutto per opera di Paolo, ai pagani.
Il processo a Gerusalemme
 Perciò si rievoca di nuovo per filo e per segno per
ben due volte, benché già noto al lettore (cf. 9,119), il racconto della conversione di Paolo (22,121 e 26,1-23), e si menziona sempre la missione
ricevuta a favore dei pagani (22,15.21;
26,17s.20.23; cf. 9,15). Al di là delle altre accuse
fittizie, è questo il punto che fa scattare l'ostilità
degli avversari (22,22; 26,21), come già con Gesù
nella sinagoga di Nazaret (Lc 4,28).
Il processo a Gerusalemme
 All'accusa
di
apostasia
si
replica
appassionatamente ribadendo di continuo che
nella risurrezione di Gesù la speranza di Israele
ha trovato non la sua distruzione ma il suo
adempimento (22,1-3; 23,6; 24,14s.21; 26,4-8; cf.
28,20). Il re Agrippa interrompe Paolo: «Ancora
un poco e mi persuadi a farmi cristiano!» (26,28).
L'apologia
sfocia
nell'annunzio,
nella
proclamazione della risurrezione di Gesù e della
sua messianicità (23,6; 24,10-21; 26,6-8.22s).
2° viaggio
Concilio
di
Gerusalemme
Paolo
3° viaggio
ROMA
Israele è
accecato: la
predicazione
cristiana si
volgerà ai
pagani.
Processo
Difesa
teologica.
dall’accusa
di apostasia
dalla fede
d'Israele
Congedo
Testamento
di Paolo:
l'evangelo
continui ad
essere
annunziato
con fedeltà
Naufragio durante il viaggio verso Roma
L’arrivo a Roma
Arrivo a Roma
 Significativa è anche la conclusione dell'ultima sezione,
la pagina conclusiva di tutta l'opera. Il racconto
dell'arrivo di Paolo nella capitale dell'impero si conclude
non con la comparizione davanti a Cesare, ma con
l'incontro con la locale comunità ebraica, che si protrae
lungamente, e vede ancora una volta l'apologia
intrecciarsi all'annunzio (28,17-23). Anche a Roma come
già in tutte le precedenti tappe della sua attività,
nonostante l'adesione di alcuni, Paolo è costretto a
constatare l'incredulità di Israele (v. 24), e ad
interpretarla come quel misterioso "accecamento",
permesso da Dio stesso nel suo popolo, di cui avevano
parlato già i profeti (vv. 25-27; cf. Is 6,9s).
Arrivo a Roma
 Esso non esclude l'illuminazione futura (Lc 13,34s;
21,24; At 1,6-8; 3,19-21; cf. Rm 9-11); per il momento,
però, non potrà impedire che la minaccia già
preannunziata (13,44-47; 18,6) venga posta in atto: la
predicazione cristiana si volgerà ai pagani, e sarà accolta
(v. 28). Significativa anche la conclusione narrativa (vv.
30-31): Paolo approfitta del suo regime di semilibertà
domiciliare per ricevere visitatori, «...annunciando il
vangelo del regno, e insegnando le cose riguardanti il
Signore Gesù Cristo con piena libertà e senza ostacolo».
Viene così richiamato l'inizio del libro, in cui il Risorto
s'intratteneva ancora coi discepoli a parlare del regno di
Dio (At 1,3).
Arrivo a Roma
 Accenno che a sua volta rinviava più indietro, alla
predicazione prepasquale di Gesù. Come nei confronti di
Gesù, così nei confronti della predicazione postpasquale:
nessuna opposizione umana, nessuna incredulità,
neppure quella del popolo eletto, possono impedire che
l'annunzio del regno, divenuto ormai un tutt'uno con
l'annunzio della signoria di Gesù, continui il suo
cammino nella storia. Su questa nota di fiducia, che
ancora una volta, come nei "ritornelli" che scandiscono
tutto il racconto, evoca la potenza vittoriosa della
"parola", si conclude l'opera lucana.
Conclusioni d’insieme
 Si rivela dunque insufficiente una finalità genericamente
storiografica o genericamente religiosa. Luca non ha
scritto né per comporre la prima "storia della chiesa", né
per fare semplicemente opera di edificazione e di
evangelizzazione. Troppo generica resta anche
l'interpretazione centrata sul ritardo della parusia; questo
problema forma solo l'orizzonte generale, il presupposto,
delineato sin dall'inizio (At 1,1-11), non la finalità
specifica che ha indotto Luca a proseguire il racconto
fino all'arrivo di Paolo a Roma. Troppo ristrette,
all'opposto, le ipotesi di una finalità giuridicopolitica
oppure antieretica: esse possono spiegare alcuni testi ma
non l'opera nella sua costruzione complessiva.
Conclusioni d’insieme
 Il grande tema di Luca-Atti è quello che risuona già
all'inizio del Vangelo nelle parole di Simeone (Lc 2,9-35)
e nella citazione isaiana: «...E ogni carne vedrà la
salvezza di Dio» (Lc 3,4-6; cf. I3 40,3-5); quello che
collega la conclusione del Vangelo (Lc 24,44-49) con
l’inizio degli Atti (1,6-8); quello che risuona infine nelle
parole di Paolo ai giudei di Roma (28,25-28). Non un
generico “universalismo"; per cogliere il problema nella
sua interezza occorre aggiungere un'importante
precisazione: il tema di Luca-Atti è sì quello d'apertura ai
pagani, però nella continuità con la storia della salvezza
già vissuta da Israele.
Israele
Xto
Chiesa
Conclusioni d’insieme
 Il problema del rapporto chiesa/pagani, per Luca non può
essere risolto se si prescinde dall'altro aspetto, il rapporto
Chiesa/Israele; il rapporto non è bipolare ma tripolare.
Non nel senso che la chiamata dei pagani sia una
conseguenza dell'incredulità di Israele (essa era in atto
già da tempo, in parallelo con l'evangelizzazione dei
giudei), ma nel senso che questa incredulità costringe la
chiesa a rivolgere la sua predicazione esclusivamente o
principalmente ai pagani. Il problema che stava a cuore a
Luca ed ai suoi lettori sembra essere quello della
legittimità di una chiesa che si proclama erede delle
speranze di Israele, ma nella quale di fatto entrano i
pagani e restano fuori i giudei.
Xsa
Xsa
Israele
Xsa
Pagani
Conclusioni d’insieme
 Questa interpretazione, fra l'altro, si rivela capace di farci
comprendere l'unità fra "Luca teologo" e "Luca storico".
Il problema in questione infatti era tale che poteva essere
fronteggiato solo ricostruendo gli avvenimenti che
avevano portato a questa situazione; era uno scopo che
non poteva essere raggiunto esclusivamente attraverso
una ricostruzione storica, ma neppure senza di essa;
andava raggiunto narrando e al tempo stesso
interpretando teologicamente alla luce delle Scritture e
dell'evento pasquale, soprattutto nei discorsi, quegli
avvenimenti.
Conclusioni d’insieme
 Va individuato qui il nucleo del "teologizzare" di Luca,
che conferisce dimensione teologica al suo narrare e
impedisce di attribuirgli un'intenzione puramente
storiografica, ma al tempo stesso ci mette in guardia dal
pericolo di sottovalutare la dimensione storiografica di
Luca-Atti cercando in essi una teologia completa che
tocchi tutti i punti della dottrina cristiana (di qui
l'inattendibilità di tanti confronti con Paolo a tutto
scapito di Luca), una teologia astratta che non passi
attraverso il racconto.
Conclusioni d’insieme
 Attribuendo all'opera lucana questa specifica finalità che
possiamo chiamare apologetico-ecclesiologica, non va
dimenticato però che l'apologia stessa, come già notato a
proposito dell'ultimo discorso di Paolo (At 26,1-23) e poi
a proposito della pagina conclusiva del libro (28,17-31),
sfocia nell'annunzio, nella proclamazione di Gesù. Ed in
effetti il materiale di tipo kerygmatico, nel Vangelo
l'annunzio del regno, negli Atti degli Apostoli l'annunzio
di Cristo morto e risorto, è riportato con abbondanza. E
così pure il materiale parenetico. Luca non vuole solo
corroborare la fede del lettore (Lc 1,4), ma anche
muoverlo all'impegno personale, presentargli tutto un
itinerario di vita cristiana.
Conclusioni d’insieme
 Però tutti questi aspetti (escatologia, cristologia,
ecclesiologia, parenesí...) non vanno colti separatamente,
come una molteplicità di centri d'interesse eterogenei, ma
nell'intreccio profondo che li collega. Il messia respinto
da Israele e crocifisso; il messia risorto e costituito
Signore ma senza immediato trionfo visibile; il messia
che neppure dopo la pentecoste è riuscito ad aggregare
intorno a sé tutto il popolo; questo messia che adempie le
speranze veterotestamentarie ma in maniera sconcertante
e imprevedibile, è anche il messia da seguire "ogni
giorno" (Lc 9,23), nel cammino che si prolunga tra il già
e il non ancora, nella gioia della salvezza e nella lode, ma
anche nella perseveranza, nella povertà, nella preghiera.
Conclusioni d’insieme
 L'evangelista dei grandi orizzonti - da Adamo al regno,
da Gerusalemme ai confini della terra - è anche
l'evangelista della quotidianità.
 Vittorio Fusco
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