I CLIMI
IN EUROPA
L’Europa occupa l’emisfero boreale (a nord
dell’Equatore).
Le terre che ne fanno parte si trovano ben al di
sopra del tropico del Cancro e appena al di
sotto del Circolo polare artico.
Essa occupa dunque una FASCIA climatica
temperata (né calda, né fredda… tranne sui
rilievi più alti).
I mari svolgono l’azione di mitigarne
ulteriormente il clima.
Inoltre, le catene montuose sono disposte
lungo i paralleli (in senso “orizzontale”,
quindi): impediscono dunque alle masse
d’aria tropicali e artiche di muoversi da sud a
nord e viceversa, mentre permettono alle
masse umide provenienti dall’Atlantico di
svolgere la loro azione mitigatrice.
Ci sono, ovviamente, alcune differenze tra
zona e zona che dipendono dalla latitudine
e dalla vicinanza o meno ai mari.
Possiamo distinguere infatti, nella FASCIA
temperata, diverse AREE climatiche.

Clima temperato mediterraneo (inverni
miti, estati calde, escursione termica
stagionale ridotta);

Clima temperato oceanico o atlantico
(inverni freschi, estati fresche, escursione
ridotta);

Clima temperato continentale (inverni
freddi, estati calde, escursione forte);

Clima continentale artico, simile al clima
continentale alpino (inverni freddi, estati
fresche, escursione media).
Come si può osservare, in Europa il clima
presenta una marcata alternanza
stagionale.
In inverno, infatti, la temperatura diminuisce e
le precipitazioni aumentano; in estate la
temperatura aumenta e le precipitazioni
diminuiscono; in primavera e in autunno
c’è una forte variabilità climatica.
I RITMI
STORICI
DEL CLIMA EUROPEO
Negli ultimi 10 000 anni il clima europeo ha
attraversato cinque grandi fasi di
cambiamento, in cui la temperatura media
è aumentata o diminuita di 1 o 2 gradi
(apparentemente pochi, in realtà molti per la
biodiversità terrestre).
1. La prima fase (8000 – 2000 a.C.) fu
caratterizzata da un aumento della
temperatura e dalla diffusione
dell’agricoltura.
2. La seconda fase (2000 – 500 a.C.) fu
caratterizzata da oscillazioni climatiche con
prevalenza di freddo e pioggia.
3. La terza fase (500 a.C. – 1300 d.C.) fu
caratterizzata da un aumento della
temperatura.
Pensate che l’attuale Groenlandia doveva
essere una Green-Land, cioè una terra
verde ricoperta di prati…
4. La quarta fase (1300 – 1800) fu
caratterizzata da una “microglaciazione”.
5. La quinta fase (1800 – oggi) è caratterizzata
dall’aumento della temperatura dovuta anche
all’“effetto serra”.
Oggi si teme lo scioglimento dei ghiacciai che
produrrebbe le seguenti conseguenze:

raffreddamento della corrente del Golfo;

“tropicalizzazione” del Mediterraneo con
formazione di trombe d’aria, di cicloni ecc.
GLI AMBIENTI
NATURALI
IN EUROPA
I biomi sono ambienti non modificati
dall’uomo, all’interno dei quali prevalgono
determinati tipi di flora e di fauna.
In Europa essi sono quattro, quasi
completamente scomparsi:
1. Nelle regioni meridionali a clima
mediterraneo, la foresta e la macchia
mediterranea sempreverde (alberi e
arbusti sempreverdi adatti a resistere alle
grandi siccità estive).
2. Nelle regioni centrali a clima oceanico (o
atlantico) e a clima continentale, la foresta
temperata decidua (alberi e arbusti
caducifogli, ovvero che d’inverno perdono le
foglie).
3. Nelle regioni nord-orientali a clima
continentale o artico, la taiga o foresta
boreale (conifere sempreverdi e qualche
albero caducifoglie).
4. Nelle regioni dell’estremo nord, dove
troviamo il clima artico, la tundra (muschi e
licheni sul terreno permanentemente
ghiacciato, detto “permafrost”).
I RITMI
STORICI
DELL’AMBIENTE
EUROPEO
I biomi sopravvivono a malapena perché
l’Europa è una delle zone più popolate e più
urbanizzate (ossia “organizzate in città”, dal
latino urbs) del mondo, nonché una delle più
ricche.
Ciò è il risultato di una lunga storia, le cui
tappe fondamentali sono tre.
1. Il tempo dell’antica Roma.
A esso risalgono:

le prime bonifiche delle foreste e delle
pianure;

la successiva introduzione del sistema della
“centuriazione” (la suddivisione regolare dei
terreni agricoli fino a formare una specie di
reticolo, in base al quale venivano poi
tracciate le strade).
2. Il tempo successivo all’anno Mille.
A esso risale la completa “riconquista”
dell’“incolto”, cioè delle foreste e delle
paludi.
3. Il tempo successivo al 1800.
A esso risale la “meccanizzazione”
dell’agricoltura, cioè l’introduzione di
potenti mezzi agricoli capaci di ottenere rese
migliori.
Oggi le foreste europee occupano comunque una
superficie enorme: ben 900 milioni di ettari (1
ettaro = 1 quadrato con il lato di 100 m = 100
000 m2).
Le foreste africane occupano “soltanto” 520
milioni di ettari e quelle nordamericane 450!
Inoltre, questa superficie sta aumentando sempre
più grazie a opere di rimboschimento.
Tuttavia dobbiamo sempre ricordarci che esse
sono foreste secondarie, cioè piantate
dall’uomo. Le foreste primarie, cioè
sopravvissute nei millenni all’intervento umano,
sono soltanto le taighe (che sono appunto,
biomi) della penisola scandinava e della
Russia, che però si stanno riducendo sempre
più.
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Climi_ambienti_Europa - La scuola di zio Gustavo