l’approccio del COMMUNITY LAB il Community Lab è un metodo di lavoro basato sull’analisi consolidata di case studies sulla programmazione partecipata finalizzato a comprendere meglio le comunità di oggi e le possibili forme di evoluzione in materia di welfare locale grazie all’apporto dei cittadini. Tale tecnica di formazione-azione è appunto centrata sull’idea di “sperimentalismo” vale a dire sulla consapevolezza che nella fase storica in cui viviamo è necessario innovare le istituzioni a partire da sperimentazioni consapevoli, monitorate, accompagnate. Mettere al centro le sperimentazioni e farne un sistema di apprendimento collettivo significa rendere più dinamiche le istituzioni e più adatte a cogliere le specificità delle proprie comunità locali. In tal senso, gli operatori e i cittadini devono condividere forme sperimentali di welfare partecipato, di gestione dei conflitti sociali e delle diversità, e insieme trarne indicazioni teoriche sulla società cui appartengono e indicazioni pratiche sulla coordinazione possibile rispetto ai problemi identificati. l’approccio del COMMUNITY LAB • In tal senso, il Community Lab è un metodo formativo che prevede la produzione di conoscenza attraverso l’azione con la comunità (come siamo davvero oggi, di cosa siamo capaci? ), a partire dall’analisi di forme sperimentali del lavoro sociale che pure vi sono, e dall’attenzione forte alle dimensioni quotidiane del lavoro sociale (quali sono i luoghi, i processi, le modalità relazionali che producono agio negli operatori e allargano la partecipazione tra gli utenti?). Linee guida per la sperimentazione delle pratiche partecipative nell’ambito dei Piani di zona per la salute e il benessere sociale 1. Realizzare un welfare partecipato, inteso sia nei termini più generali di nuove forme dell’attivazione di gruppi e reti sociali utile al benessere, sia nei termini più tecnici di forme organizzate dell’elaborazione politica (Piani di zona ecc.). Non solo pensare ma anche innovare. Transitare le istanze dei singoli dall’“io” al “noi”, concretamente favorendo l’incontro e lo scambio tra gruppi sociali, favorendo la costruzione di contesti in cui sia possibile un’elaborazione collettiva dei disagi individuali, spesso ancora non consapevolmente formulati in forma di richieste o di problemi. Linee guida per la sperimentazione delle pratiche partecipative nell’ambito dei Piani di zona per la salute e il benessere sociale • • 2. Favorire la diffusione di pratiche elaborative delle politiche sociali che vadano oltre i target più tradizionali (ad es. oltre il ragionare su anziani, disabili ecc.), ponendosi l’obiettivo di affrontare dimensioni nuove e trasversali del disagio sociale , che riguardano vaste fasce di età e gruppi sociali per elaborare politiche trasversali ai target e ai singoli servizi. QUALI POLITICHE TRASVERSALI? • Pensiamo - per fare qualche esempio emblematico - alle nuove precarietà lavorative, alle frammentazioni familiari, alle vulnerabilità psicofisiche nelle transizioni vissute in solitudine (la genitorialità o la vecchiaia), alla nuova connessione tra salute mentale e stress performativi, alla disattivazione crescente dei giovani. Ciò infatti permetterebbe di scardinare la suddivisione tradizionale tra parti sempre più frammentate del servizio sociale e sanitario, ma anche tra le stesse parti del servizio sociale (”per i giovani”, “per gli adulti”, “per gli immigrati” e così via). OLTRE LA DISATTIVAZIONE • 3. Favorire una trasformazione dei servizi perché sappiano “andare verso” i cittadini senza attenderli nelle loro stanze, in particolare, andare verso quelli che si sono allontanati dalle istituzioni, come ad esempio i “nuovi vulnerabili” - disabituati alla richiesta di aiuto - o gli “abitanti-non-cittadini” - coloro che vivono relazioni sociali intense senza interloquire con le istituzioni in modo agevole o paritario - come sono oggi i migranti, ma anche i giovani. Anziché attenderli allo sportello dei servizi quando il loro problema si è fatto insostenibile o cronicizzato, l’idea è di generare collettivamente nuove risorse per aumentare la consapevolezza e per far fronte a una alle fasi iniziali del disagio. 1. L’OGGETTO DI LAVORO • L’idea è quella di passare dai target tradizionali (anziani, immigrati, disabili,…) a nuovi oggetti di lavoro (e quindi a nuove titolazioni dei tavoli) che aiutino le istituzioni ad andare oltre la frammentazione delle politiche sociali e sanitarie, e a coinvolgere diversi gruppi tra loro solitamente incompresi o invisibili. 1. L’OGGETTO DI LAVORO • Alcuni esempi più concreti emersi da un percorso di Community Lab sono: precarietà lavorativa e nuova vulnerabilità: quali politiche locali? disattivazione giovani ed “esodo dalla cittadinanza”: quali politiche locali? sovraccarico familiare: nuovi processi di violenza familiare: quali politiche locali? patologizzazione del disagio infantile (le certificazioni neuropsichiatriche e i bimbi migranti) e della tristezza (nuove depressioni): quali politiche locali? accompagnamento alla non autosufficienza diffusa, intesa come esperienza comune in fasi biografiche di crescente isolamento, che divengono maggioritarie e trasversali per anziani, disabili, precari, neogenitori: quali politiche locali? riduzione dell’istituzionalizzazione crescente del disagio (ospedalizzazione degli anziani, residenzialità di lungo corso per coloro che vivono un disagio psichico, ecc.): quali politiche locali? 2. LA CURA DEI PROCESSI COME “LAVORANO” I TAVOLI? • Rispetto alla conduzione dei tavoli dei Piani di zona, l’idea è quella di passare dalla metafora del tavolo di lavoro - inteso come stanza chiusa intorno a un gruppo - alla metafora dei processi mobili di scambio tra diversi gruppi di cittadini: di utilizzare cioè modalità che possano situare il gruppo di lavoro in luoghi diversi (girano per la società) e soprattutto con diverse strategie di scambio relazionale. - Allestire bene una cabina di regia del processo 2. LA CURA DEI PROCESSI COME “LAVORANO” I TAVOLI? - Mappare bene coinvolgibili i gruppi e le risorse locali Queste pratiche sono a integrazione del lavoro più tradizionale di ‘profilo di comunità’ e mirate soprattutto a rigenerare, intorno al tavolo, il confronto tra gruppi ed esperienze diverse interessati dal problema. In tal senso possono aiutare la letteratura e gli esempi sulla cartografia sociale partecipata , come pratica di ridefinizione collettiva di un problema e di coloro che ne sono toccati con l’obiettivo di allargare il coinvolgimento e di facilitare l’incontro tra diversi. 2. LA CURA DEI PROCESSI COME “LAVORANO” I TAVOLI? • Definire bene i livelli di partecipazione La partecipazione dei cittadini può essere pensata in diversi modi. Seguendo Arnstein (1994) potremmo identificare diversi livelli di partecipazione a seconda degli obiettivi posti: livelli bassi di partecipazione: informazione; consultazione su possibili risposte rispetto a 2 o 3 possibilità tecnicamente già definite; livelli alti: co-progettazione su possibili risposte ai problemi quando non ve ne sono di pre-esistenti; codecidere sulle possibilità. ancora sui livelli di partecipazione • Un altro modo di definire i livelli della partecipazione può essere mutuato dalla progettazione urbana partecipata della Sclavi in base al livello di reale di attivazione dei presenti rispetto ai problemi della comunità: livello 0, l’assenza dei cittadini: delega totale; livello 1, la presenza di addetti ai lavori: espertismo istituzionale e informazione dei cittadini, compresa la consultazione; livello 2, la presenza attiva dei cittadini: pensiero collettivo e ascolto attivo tra gruppi (la comunità indagante); livello 3, la presenza attiva che conta: risolvere problemi e progettare concretamente (problem setting e comunità decisionale sul futuro). quale grado di inclusivita’? • Per quanto riguarda la sperimentazione dei Piani di zona, sono definibili propriamente come tavoli sperimentali quelli afferenti ai contesti della co-progettazione e della co-decisione, seguendo Arnstein, o del livello 2 e 3 seguendo Sclavi. 3. LA MANUTENZIONE DEL PROCESSO CURARE I TAVOLI E I GRUPPI ATTIVATI • Le competenze di manutenzione dei gruppi sono in questo caso fondamentali. • Si tratta di gestire la partecipazione. Per dare qualche indicazione concreta, per manutenzione dei gruppi e dei processi possiamo intendere diversi tipi di strategie per la tenuta del percorso (adesione stretta di gruppi ristretti e capacità di allargare il loro giro), una capacità da collocare innanzi tutto in cabina di regia. alcune dimensioni fondamentali • compiere ricognizioni continue dei contesti in cui si intende intervenire; • allestire contesti conviviali come opportunità per agganciare chi si vergogna nel mostrare le proprie difficoltà, articolando le consuete opportunità di assembramento casuale che la vita sociale ci propone e creare contesti informali in cui ascoltarsi sia agevole e piacevole; • saper condurre anche gruppi molto numerosi (oltre ai gruppi piccoli e medi che caratterizzano questo tipo di laboratori e che evidentemente sono adatti alle cabine di regia). - La valutazione in itinere e non alla fine - La formazione utile ai gruppi In base ai diversi tipi di soggetti e di fiducia nei confronti delle istituzioni, è importante l’autoformazione sulle prassi innovative riguardanti l’oggetto di lavoro, poiché essa ‘sblocca’ i potenziali di proposta e di innovatività. Non solo “pensare” insieme, ma “fare” insieme • Provare insieme ciò che si propone come “buona politica per la comunità”, darsi obiettivi concreti e (scambiarsi cose, fare passeggiare nel quartiere, lavorare direttamente sulla produzione di risposte) è un modo di mantenere questi gruppi e di metterne alla prova la generatività rispetto al problema trattato. La valutazione degli interventi e dei servizi alla persona a) cos’è la valutazione? b) perché si valuta? c) cosa si valuta? d) quando si valuta? e) come si valuta? f) chi valuta? 17 a) Che cos’è la valutazione? il ciclo di vita del programma • il processo valutativo non è uno step in sè • va collocato all’interno di un’interazione a carattere circolare e ricorsivo con la fase della programmazione • L’OTTICA PROGETTUALE E STRATEGICA O PROGRAMMARE IN UN’OTTICA VALUTATIVA Lavorare in un’ottica progettuale efficace significa progettare, valutare e riprogettare sulla scorta delle valutazioni realizzate, tenendo sotto osservazione gli esiti dei propri interventi e i processi che conducono a determinati esiti. Versione MAGGIO 2007 Decisione, gestione e cambiamento, e il ruolo della valutazione evento turbolenza equilibrio evento decisione implement. (precedenti) valutazioni valutazione ex ante val. in itinere di varia natura di risultati e impatti gestione monitoraggio valutazione in itinere e intermedia adattamento sollecitazione valutazione in itinere ed valutazione ex post ex post di realizzazioni e di impatti ed ex ante risultati Che cos’è la valutazione? • La valutazione è un processo di riflessione e analisi dei processi di implementazione e gestione di programmi e interventi, e dei loro esiti, effetti e impatti, confrontati con gli obiettivi iniziali o istituzionali e coi bisogni reali che devono risolvere. • La valutazione rappresenta uno strumento di miglioramento della qualità, nell’organizzazione dei processi e nell’erogazione dei servizi. 5 20 b) perché si valuta? L’EVOLUZIONE DELLE PERFORMANCE NELLA P.A. E RELATIVI STILI DI GOVERNO • 1a FASE ANNI ‘80: • P.A. APPARATO BUROCRATICO • CULTURA NORMATIVO-ADEMPIMENTALE • PERFORMANCE = CONROLLO DI LEGITTIMITA’ • CITTADINO SUDDITO • STILE DI GOVERNO GOVERNMENT 6 21 2.a FASE ANNI ’90: • P.A. SISTEMA AZIENDALE CULTURA GESTIONALE DI SERVIZIO PERFORMANCE = EFFICIENZA MANAGERIALE CITTADINO CLIENTE STILE DI GOVERNO NEW PUBLIC MANAGEMENT 7 22 Verso una cultura del valore pubblico anni 2000 • PA reticolare Performance = Risultati Esiti impatti cittadino co-agente Dalla catena del valore alla costellazione del valore NETWORK GOVERNANCE 8 23 ALCUNE PAROLE-CHIAVE: valore, senso, responsabilità • CREARE VALORE all’interno di reti di relazione dense e ricche di scambi sociali per la costruzione dell’identità collettiva e l’autopromozione comunitaria. PRODURRE SENSO intercettando ed alimentando quei processi di attribuzione di senso da cui nascono mondi di significati condivisi, lavorando nel contempo sul rafforzamento delle reti simboliche dei soggetti del territorio e perciò sulla generazione/rigenerazione di legami sociali su base comunitaria. GENERARE RESPONSABILITA’ attraverso un “incremento di sociabilità” ( Marshall ) volta a ridurre le disuguaglianze e attivare percorsi di inclusione. 9 24 LA CATENA DEL VALORE/ DI SENSO • Strategie obiettivi risorse (input) interventi (output) risultati (outcome) impatto (outreach) 10 25 La valutazione degli interventi e dei servizi alla persona a) mero adempimento amministrativo (proceduralism) b) esigenze di rendicontazione sociale ( accountability) c) processo di apprendimento, produzione di conoscenza orientata al miglioramento e/o al cambiamento (learning) 26 La valutazione degli interventi e dei servizi alla persona Tra tutte le possibili definizioni di valutazione noi preferiamo quelle che valorizzano le funzioni di learning (apprendimento) Perché si valuta? La valutazione assume così una funzione strategica di conoscenza e apprendimento, uno degli elementi essenziali delle dinamiche di crescita del sistema locale dei servizi. In questo senso la valutazione è un processo di ricerca sociale e quindi sarebbe meglio parlare di ricerca valutativa 27 La valutazione degli interventi e dei servizi alla persona Assumere la valutazione come funzione strategica di conoscenza ed apprendimento è un approccio decisamente importante in un settore, quello dei servizi, in cui è essenziale non perdere di vista le finalità generali dell’intervento, l’inclusione sociale e lavorativa, la promozione del benessere, il sostegno ai processi di autonomia. 28 valutare viene dal verbo latino Valére: dare valore • pertanto è un processo di attribuzione di valore • un sistema di costruzione di significati • un metodo per “costruire correggendo” 14 29 In sintesi la valutazione serve: per poter cambiare modificare l'agire; per non essere sommersi dal quotidiano e dalla coazione a ripetere; aiuta il singolo operatore a “reggere” le incertezze che affronta e a condividere le responsabilità delle scelte prese dal servizio; permette l’accumulo di memoria del servizio e mette lo stesso al riparo dalle disfunzioni prodotte dal turn over del personale; aiuta l'équipe di lavoro a sistematizzare le metodologie di lavoro e l’esperienza; permette il controllo dell’efficacia delle azione e la loro riproducibilità in altri contesti; può permettere un dialogo con l’esterno, con i non addetti ai lavori. 15 30 La valutazione degli interventi e dei servizi alla persona Assumendo questa logica la valutazione si distingue nettamente dalle azioni di verifica e controllo perché non si limita a individuare gli errori ma punta alla crescita ed al miglioramento Le attività di verifica e controllo possono pertanto far parte di un più generale processo di valutazione, ma sicuramente non lo esauriscono 31 La valutazione degli interventi e dei servizi alla persona Un po’ di teoria i diversi approcci alla valutazione (Stame, 2001) (Leone, 2001) 32 La distinzione tra modello e disegno della valutazione • I MODELLI valutativi sono le modalità diverse con cui gli elementi di base della valutazione vengono fatti interagire fra loro. Si distinguono in 4 grandi approcci: a) positivista sperimentale, b) pragmatista, c) costruttivista, d) realista. • Il DISEGNO della valutazione (detto anche “della ricerca valutativa”) invece è costituito dalle fasi e dalle procedure che consentono di realizzare concretamente un processo valutativo. 18 33 La valutazione degli interventi e dei servizi alla persona i diversi approcci alla valutazione positivista sperimentale l’elemento di analisi e rappresentato dagli obiettivi del programma, e la valutazione consiste nel vedere se e in che misura tali obiettivi siano stati raggiunti grazie al programma realizzato ( una variante di questo approccio è la cosiddetta “analisi controfattuale”) 34 paradigma controfattuale • è la logica che accomuna i metodi analitici utilizzati per l’attribuzione di causalità a un intervento. Ecco richiede di ricostruire credibilmente ciò che si sarebbe osservato sugli esposti all’intervento in assenza di loro esposizione allo stesso [Trivellato, 2009, 5]. • è detta ‘controfattuale’ la situazione ipotizzata come quella più probabile nel caso in cui un determinato evento, accaduto realmente, non si fosse mai manifestato. • Nella valutazione degli interventi pubblici il paradigma controfattuale, impiegato per stimare l’effetto (o l’impatto che la realizzazione di un intervento (situazione fattuale) ha prodotto su una determinata condizione/comportamento di un gruppo specifico di soggetti, al netto di ciò che si sarebbe osservato se quello stesso intervento non fosse stato attuato (situazione controfattuale). Si parla, infatti, di “effetti netti”. • Tale approccio ha la finalità di rispondere alla domanda se e quanto la relazione causa‐effetto ipotizzata tra l’intervento messo in campo e il cambiamento che esso è in grado di determinare funziona oppure no. 20 35 La valutazione degli interventi e dei servizi alla persona i diversi approcci alla valutazione pragmatista qualitativo l’elemento di analisi è rappresentato dagli standard di qualità, e la valutazione consiste nel dare un parere su quanto ci si avvicina o ci si discosta da tali standard (approccio che viene adottato nella costruzione delle carte dei servizi) 36 La valutazione degli interventi e dei servizi alla persona i diversi approcci alla valutazione costruttivista, del processo sociale l’elemento di analisi è rappresentato dal processo di costruzione di significato degli attori sociali individuati (stakeholder), e la valutazione consiste nel spiegare perché in quella situazione quel risultato è considerato significativo. 37 La valutazione degli interventi e dei servizi alla persona • A questo approccio possiamo ricondurre la valutazione “theory driven” ossia la valutazione basata sulla teoria ( TBE) nelle sua versione della valutazione realistica cosiddetta perché non si limita a dirci che un dato progetto ha ottenuto determinati effetti in una determinata misura ma si sforza di indicarci le teorie e i meccanismi che “spiegano‟ perché si ottengono determinati effetti, in quali circostanze e con chi. • Per la valutazione si devono affrontare le tre dimensioni di un progetto, programma o intervento: il suo contesto, i meccanismi che utilizza e i risultati che produce. • Infatti la formula della configurazione realista è la seguente: O=M+C 23 38 La rilevanza di questo approccio • Si tratta di approcci che particolarmente si adattano alle peculiarità nel campo dei servizi alla persona perché non si limitano a dirci che un dato progetto ha ottenuto determinati effetti in una determinata misura. • Per capire perché un programma funziona bene o male non basta accertare, ad esempio tramite l‟analisi degli impatti, se ha ottenuto gli effetti voluti, ma occorre ricostruire i diversi passaggi in fase di implementazione e individuare i fattori psicologici, sociali e organizzativi che fungono da mediatori dei risultati. • Non è vero che se un intervento viene implementato come previsto, secondo le logiche prestabilite possiamo attenderci quasi certamente gli esiti attesi: gli esiti dipendono dalle interazioni con i contesti e con 24 39 i meccanismi che gli interventi riescono ad innescare. Valutazione realistica • Si tratta quindi produrre un tipo di conoscenza maggiormente “trasferibile” dal momento che tutti hanno potuto constatare la impossibilità di replicare fedelmente date best practices in contesti diversi per caratteristiche socioeconomiche, istituzionali o culturali. • Inoltre il fatto di focalizzare l’attenzione sui meccanismi esplicativi che in date circostanze possono spiegare dei cambiamenti permette anche di lavorare ad un livello di astrazione maggiore e generalizzare i risultati ottenuti in alcuni lavori ad una serie più ampia di programmi sociali che condividono le stesse “famiglie di meccanismi” (Pawson). • Abbiamo concepito le valutazioni troppo spesso in maniera neutrale, concentrandoci sul singolo canale di finanziamento, dando scarsa o nulla attenzione alle teorie del cambiamento sociale implicitamente 25 40 presenti nei programmi e alle interazioni complesse che si realizzano La valutazione degli interventi e dei servizi alla persona L’importanza dei “metodi misti o multipli” o “della valutazione su misura” un intervento di valutazione deve essere costruito, a seconda delle esigenze specifiche, mescolando tecniche e approcci, al fine di garantire la massima pluralità dei punti di vista, favorire il confronto, aumentare la validità e la credibilità delle inferenze 41 c) cosa si valuta? Out-put ( la realizzazione) - risponde alla domanda “cosa è stato realizzato?” Out-come ( il risultato) - risponde alla domanda “ciò che è stato ottenuto, è buono? Out-reach ( l’esito) - risponde alla domanda “quello che è stato realizzato è servito?” 27 42 La valutazione degli interventi e dei servizi alla persona Individuazione dell’unità di analisi valutazione dei casi valutazione dei servizi valutazione delle politiche Naturalmente i tre livelli si intrecciano, ma una loro distinzione è assolutamente utile ai fini della costruzione di un disegno di valutazione 43 La valutazione degli interventi e dei servizi alla persona d) quando si valuta? Tipologie di valutazione valutazione ex ante su attività progettate ma non ancora realizzate, è la valutazione svolta prima dell’approvazione e/o della successiva implementazione di un progetto o di una attività si fa valutazione ex ante per aiutare i decisori a scegliere fra diverse soluzioni, fra progetti alternativi, o fra modalità di esecuzione alternative delle stesse attività valutazione ex ante è anche quella che nei processi di selezione viene attivata per individuare e/o scegliere una proposta piuttosto che un’altra 44 La valutazione degli interventi e dei servizi alla persona Tipologie di valutazione valutazione in itinere/on-going si realizza mentre il processo è ancora in corso, al fine di conseguire l’adeguamento e la correzione di eventuali deviazioni dal progetto originario o dagli esiti attesi serve per correggere la linea d’intervento in corso d’opera, utilizza spesso azioni di monitoraggio, che è parte di un percorso di valutazione ma non esaurisce le finalità della valutazione stessa 45 La valutazione degli interventi e dei servizi alla persona Tipologie di valutazione valutazione ex post normalmente si distingue in tre momenti distinti di output (di prodotto o realizzazione) risponde alla domanda se l’intervento è stato fatto di outcome (di risultato) risponde alla domanda come l’intervento è stato fatto in termini di esiti conseguiti di impact risponde alla domanda se è servito alla collettività 46 La valutazione degli interventi e dei servizi sociali e) come si valuta? Linee guida per una valutazione metodologicamente corretta (De Ambrogio,2004) 1. La valutazione deve essere guidata intenzionalmente, attraverso la costruzione di un piano: il disegno della ricerca valutativa che va costruito contestualmente alla progettazione dell’intervento, esplicitandone le domande ed i significati. Si parla anche di programmare in un’ottica valutativa 47 La valutazione degli interventi e dei servizi alla persona Linee guida per una valutazione metodologicamente corretta 2. Valutare non significa unicamente misurare ciò che è importante è sviluppare riflessioni, fornire interpretazioni, esprimere considerazioni e punti di vista che stimolino il confronto La valutazione è un giudizio basato sulla raccolta e sull’interpretazione di informazioni, e si configura pertanto come un processo di ricerca. 48 La valutazione degli interventi e dei servizi alla persona Linee guida per una valutazione metodologicamente corretta 3. La valutazione è un processo partecipato da più attori e quindi è un’attività su base multistakholders 49 La valutazione degli interventi e dei servizi alla persona Linee guida per una valutazione metodologicamente corretta 4. Il percorso di valutazione accompagna e sostiene i programmi durante tutto il loro ciclo vitale 50 La valutazione in pratica • La pratica valutativa deve essere guidata da un disegno della valutazione, ovvero • da un piano concettuale che la accompagni per tutta la sua durata in quanto: • il lavoro che il valutatore intraprende viene influenzato dagli scopi della valutazione, dalla struttura concettuale e organizzativa del programma, dalle risorse disponibili. 36 51 i quesiti della valutazione • La costruzione e definizione dei quesiti di valutazione rappresenta un passaggio assai importante all’interno di un disegno di ricerca valutativa. Per valutare un piano, un programma, un servizio o progetto occorre fare sempre delle scelte e selezionare con accuratezza cosa osservare e perché e cosa, viceversa, tralasciare: non si valuta tutto ma occorre individuare delle priorità e orientare l‟indagine sulla base di alcuni quesiti contrattati in genere con la “committenza”. • Essi riguardano: l’efficacia, l’equità, l’adeguatezza, l’utilità, la rilevanza, l’efficienza, l’impatto, i processi. ( v. Leone) 37 52 La valutazione degli interventi e dei servizi alla persona Come costruire un piano di valutazione o il disegno della ricerca valutativa Un percorso articolato in una sequenza correlata di passaggi logici interconnessi “c’è bisogno di un percorso, di un progetto valutativo, che leghi il contesto in cui si situa ciò che viene valutato, i vari attori sociali che hanno a che fare con esso, gli scopi della valutazione….la valutazione non può essere un’industria standardizzata, ma è un artigianato che lavora sempre su misura, se vuole lavorare bene” (Bezzi C. 2006) 53 il disegno della ricerca valutativa: la valutazione in pratica 1. Individuazione della finalità della valutazione 2. Identificazione dello scopo (la mission) dell'evaluando 3. Identificazione delle dimensioni da valutare. 4. Identificazione dei criteri di valutazione Fase ideativa/concertativa 5. Identificazione degli indicatori 6. Identificazione degli Strumenti e delle Fonti informative 7. Rilevazione sul campo 8. Analisi dei dati e delle informazioni raccolte. 9. Valutazione vera e propria (espressione di un giudizio) 10. Individuazione delle strategie di miglioramento 11. Restituzione dei risultati della valutazione agli stakeholders Fase esplorativa/realizzativa Fase riepilogativa/restitutiva 39 54 La valutazione degli interventi e dei servizi alla persona Come costruire un piano di valutazione 1. Individuazione della finalità della valutazione quali sono le sue motivazioni di fondo 2. Esplicitazione dello scopo dell’intervento (o della politica) la mission, il paradigma di riferimento, gli indirizzi di riferimento di una politica, la funzione di riferimento di un servizio 55 La valutazione degli interventi e dei servizi alla persona Come costruire un piano di valutazione 3. Identificazione dei criteri di valutazione le dimensioni da valutare, gli aspetti salienti del progetto o della politica oggetto dell’intervento di valutazione 56 La valutazione degli interventi e dei servizi alla persona Come costruire un piano di valutazione 4. Identificazione degli indicatori gli elementi, le variabili che misurano la realizzazione di un determinato obiettivo La valutazione degli interventi e dei servizi alla persona Come costruire un piano di valutazione 5. Identificazione degli strumenti per rilevare gli indicatori e delle fonti informative 58 Come costruire un piano di valutazione 6) Raccolta ed elaborazione dei dati la cassetta degli attrezzi : i vari strumenti per la raccolta e lettura dei dati 59 • Come costruire un piano di valutazione 9) Valutazione vera e propria • Attribuzione di significato ai dati raccolti • Formulazione del giudizio valutativo: dal dato rilevato ( fase empirica) all’unità interpretativa ( fase ermeneutica) • La valutazione è un processo ragionato La valutazione è un giudizio argomentato 45 60 Come costruire un piano di valutazione • 10) Individuazione delle strategie di miglioramento • la valutazione è sempre a supporto del processo decisionale. Si può dire: • VALUTARE PER DECIDERE 46 61 Come costruire un piano di valutazione • 11) RESTITUZIONE DEI RISULTATI AGLI ATTORI INTERESSATI • IN PARTICOLARE NELLA VALUTAZIONE PARTECIPATA DI TIPO “EMPOWERING EVALUATION” 47 62 f) chi valuta? • VALUTAZIONE FORMATIVA O COMPETENTE (AUTOVALUTAZIONE) • VALUTAZIONE STRATEGICA O SOMMATIVA • VALUTAZIONE PARTECIPATA • GLI ATTORI DELLA VALUTAZIONE: OPERATORI, BENEFICIARI, STAKEHOLDERS, VALUTATORI 48 63 INDIPENDENTI. Good governance • un’arena di gioco tra una pluralità di attori in vista di un governo condiviso dei beni comuni. In questa ottica i poteri pubblici non godono più di autosufficienza nella definizione delle strategie di sviluppo locale: si rende necessaria una più ampia mobilitazione di soggetti non tanto sul piano della regolazione normativa (ASPETTI PROCEDURALI) quanto soprattutto su quello della costruzione di una visione comune ispirata ad obiettivi condivisi.(DIMENSIONE STRATEGICA) 49 64 Public governance • come amministrazione condivisa del governo locale orientato a produrre valore pubblico diffuso ( in cui il cittadino è riconosciuto come attore), sostituisce sia il modello tradizionale del semplice government il quale è basato sulla centralità gerarchica dell’autorità pubblica e sulla preminenza degli aspetti giuridicoformali delle istanze di controllo sia quello più recente del New Public Management, modulato su ingegnerie di tipo aziendale e su procedure tecnocratiche 50 65 sempre sulla governance • Agire in una logica di governance vuol dire realizzare un’azione di governo attraverso un processo di decisione interattivo, complesso, basato su un approccio multidimensionale attraverso la reciproca intesa tra gli attori ed una metodologia concertativa finalizzata ad un processo condiviso di costruzione collettiva delle politiche pubbliche. E’ suggestiva la proposta di considerare la governance come una forma di “governo a distanza” non tanto del lasciar fare ( ritiro dello Stato) quanto 51 piuttosto del fare insieme ( amministrazione 66 L’attore strategico Facilitatore/catalizzatore dei processi Attivatore/coordinatore di strategie Negoziatore/regista di risorse Costruttore di visioni condivise 52 67