Capitolo 27
La politica economica
nell’era della globalizzazione
Politica Economica 2/ed – Introduzione ai modelli fondamentali
Roberto Cellini
Copyright © 2011 – The McGraw-Hill Companies srl
La definizione di globalizzazione
La globalizzazione è il processo in seguito al quale gli
Stati nazionali, e la loro sovranità, vengono
condizionati e connessi da attori transnazionali. A
questa dinamica, si accompagna la globalità quale
dimensione degli avvenimenti rilevanti e l’ideologia
del globalismo.
Gli avvenimenti di storia economica che hanno un legame con il
processo di globalizzazione sono:
• la crescente dimensione del commercio internazionale, con l’elevata
mobilità dei beni prodotti e dei fattori produttivi;
• la connessione globale dei mercati finanziari e del mercato del
lavoro; la dimensione della concentrazione economica;
• la ridotta efficacia delle politiche economiche condotte a livello
nazionale.
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Le cause della globalizzazione
• fine della contrapposizione, ideologica e
politica, tra economie di libero mercato ed
economie pianificate (caduta dei sistemi
comunisti)
– Da cui: superiorità del libero scambio a discapito di teorie
protezionistiche
• libera circolazione dei capitali finanziari
• convertibilità delle valute
• rivoluzione tecnologica verificatasi
nell’ambito delle tecnologie
dell’informazione e della comunicazione
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New economy
• uso intensivo e diffuso delle moderne tecnologie di
informazione e telecomunicazione (ICT);
• assoluta rilevanza delle conoscenze e delle informazioni
nel determinare il vantaggio competitivo;
• prevalenza della struttura del network ell’organizzazione
interna ed esterna dell’impresa;
• stimolo alla flessibilità produttiva;
• stimolo all’ampliamento della gamma produttiva
dell’impresa;
• delocalizzazione della produzione.
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La globalizzazione e le
performance di crescita
• Nell’ultimo decennio, gli indicatori economico-sociali
hanno registrano un miglioramento delle condizioni di
sviluppo in tutto il mondo, anche se con differenze molto
significative tra le diverse aree.
– Preoccupazione maggiore: l’accresciuta mobilità di beni e di
fattori, associata a rendimenti crescenti nella produttività dei
fattori, potrebbe arrestare il processo di convergenza e
determinare, viceversa, un’accentuazione del processo di
marginalizzazione di una parte dei Paesi meno sviluppati.
– L’attuale rivoluzione organizzativa è assai legata alle
caratteristiche di adattabilità del capitale umano disponibile; e il
capitale umano è distribuito in modo non omogeneo, sia fra
Paese e Paese, sia fra le regioni di uno stesso Paese.
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La globalizzazione e
la struttura produttiva
• diffusa de-industrializzazione nei Paesi
avanzati: è calato il peso del settore
dell’industria (sia in termini di contributo al
PIL, sia in termini di occupazione) ed è
aumentato il peso del settore dei servizi
• delocalizzazione di alcune fasi della
produzione manifatturiera
• decisa terziarizzazione delle economie
avanzate
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Gli investimenti diretti esteri e
le multinazionali
Si dice “multinazionale” un’impresa che opera in un dato
Paese e apre filiali sussidiarie (subsidiaries) in altri
Paesi, tramite investimento ex novo (green-field
investment) oppure acquisto di un’impresa
precedentemente esistente di cui si assume il controllo.
I flussi di capitale impiegati per l’investimento ex novo e per
l’acquisto a fini di controllo rappresentano gli investimenti
diretti esteri (IDE, o FDI, foreign direct investment).
Tendenzialmente, l’affermarsi delle imprese multinazionali diminuisce
l’efficacia delle politiche economiche nazionali, facendo insorgere,
con facilità, comportamenti strategici anche da parte delle autorità di
politica economica che spingono a esaudire la necessità di accordi
internazionali tra autorità di diversi Paesi (anche se spesso
difficilmente raggiungibili).
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La globalizzazione e la
dispersione salariale
• Lavoratori qualificati (skilled): producono beni ad alto
contenuto tecnologico tipici dei Paesi più avanzati.
• Lavoratori non-qualificati (unskilled o low-skilled):
producono beni a basso contenuto tecnologico e sono
quindi più esposti alla concorrenza diretta e indiretta.
L’evidenza empirica di tutti i Paesi avanzati testimonia una
diminuzione dei salari reali dei lavoratori low-skilled tra
gli anni ottanta e novanta dello scorso secolo, sia in
termini assoluti sia relativamente a quanto percepito dai
lavoratori ad alta qualifica professionale.
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La globalizzazione e i movimenti
speculativi di capitale
La mobilità dei capitali è un fenomeno
recente.
Questo causa con maggior frequenza crisi
valutarie in quanto la velocità di
trasmissione di capitali si presta a intenti
speculativi.
– da qui: necessità di intervento di una poltica
economica (es. Tassa di Tobin)
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La globalizzazione e
le crisi finanziarie
• Nel momento in cui un intermediario finanziario non è in grado di
recuperare i propri crediti, e quindi non è in grado di fare fronte ai
propri debiti verso altri intermediari, la crisi finanziaria si propaga.
• Quanto maggiore è l’integrazione (cioè le relazioni) tra soggetti di
diversi Paesi, tanto più rapidamente la situazione di crisi di un
soggetto si ripercuote su altri soggetti, anche di altri Paesi.
• Crisi originate nel settore finanziario finiscono con il deprimere i
livelli di produzione, di consumi e di occupazione.
• È ragionevole ritenere che in un contesto globalizzato una crisi
economico-finanziaria si propaghi ad altri Paesi in modo più rapido
di quanto avverrebbe in un mondo meno integrato.
occorre un governo globale dell’economia
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Una riflessione conclusiva
• Mutato rapporto tra economia e politica, con il prevalere
della prima sulla seconda.
• L’interdipendenza tra le diverse economie rende
ciascuna economia maggiormente esposta a shock
esterni; ciò determina altresì una minore autonomia
decisionale di ciascun Paese.
• Si impone la ricerca di nuovi strumenti di politica
economica.
• I problemi generati dalla cosiddetta globalizzazione
possono e debbono trovare soluzione in una politica
istituzionale, cioè in un disegno di nuove istituzioni, a
tutti i livelli, da quello locale a quello internazionale.
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