Ti voglio tanto bene Proposta didattica per l’ampliamento delle conoscenze lessicali nella lingua latina a cura di Laura Ricotti Barbara Di Roberto Liceo scientifico E. Fermi Cecina Progetto Poseidon - Corso Livorno 2011 Apprendimenti di Base Docenti L1 e L2, lingue classiche europee e moderne della scuola secondaria di primo e di secondo grado L’apprendimento del lessico: un problema da risolvere Secondo l’ottica cognitivista un apprendimento è significativo quando il materiale da apprendere si integra con gli elementi di conoscenza preesistenti mediante un’elaborazione concettuale, così da formare una rete ben organizzata di significati e relazioni. Apprendere non significa accumulare nozioni in modo isolato, senza relazioni con la struttura cognitiva preesistente, attraverso un processo di acquisizione o ricezione passiva; significa al contrario integrare le nuove informazioni con il bagaglio conoscitivo preesistente, assegnando loro un posto significativo nella propria struttura cognitiva. L’apprendimento del lessico Tanto più il processo di apprendimento è frutto di un percorso di ricerca, di una scoperta personale, tanto più facile sarà per il discente integrare le informazioni più recentemente acquisite con quelle preesistenti, riordinare le proprie conoscenze alla luce di queste ultime, modificare la propria visione di un problema in funzione di esse. L’apprendimento del lessico L’ottica cognitivista, orientata alla realizzazione di un apprendimento significativo, è particolarmente interessante in relazione all’apprendimento lessicale. L’espansione del lessico costituisce infatti un punto strategico per tutti coloro che si accostano all’apprendimento di una nuova lingua e dunque un importante elemento di riflessione per tutti i docenti che si misurano con questo problema. Come si può favorire nell’allievo l’apprendimento di nuove parole, che estendano le sue competenze linguistiche, in modo concreto e duraturo? Il problema è particolarmente sentito nel caso delle lingue classiche. Se per le lingue moderne, infatti, l’opportunità dell’uso dei termini di nuova acquisizione e la frequenza di utilizzo rendono immediatamente evidente l’utilità di questo processo e stimolano gli allievi a sperimentare soluzioni individuali, ben altro problema è l’acquisizione del lessico in latino, dove l’approccio alla lingua è necessariamente mediato dalla lingua letteraria, in tutta la sua complessità, ampiezza ed estensione, sia sul piano diacronico che sincronico. Quali strategie si possono dunque mettere in atto per favorire l’acquisizione del lessico latino da parte degli allievi? Il modello tradizionale mnemonico ha rivelato ormai i suoi limiti, in quanto costringe in generale ad una polverizzazione degli apprendimenti, non tiene conto del dato frequenziale e funzionale della lingua e della sua ricchezza idiomatica, e più in generale, presenta la lingua latina come una lingua astrusa e classificatoria, lontana non solo dallo stile di vita dello studente, ma anche priva di vitalità e profondità. Altre metodologie di apprendimento della lingua, di tipo induttivo, globale o euristico generalmente applicate alle lingue moderne ed estese alle lingue classiche, hanno rivelato aspetti interessanti, ma non hanno risolto in modo definitivo l’insormontabile ostacolo di trovarsi di fronte ad una lingua, non diremo morta, ma certamente priva di parlanti. Nell’epoca attuale, in cui assistiamo ad un profondo e radicale riassetto degli ordinamenti scolastici ed ad una profonda riduzione dello spazio dedicato al latino nelle programmazioni liceali, appare chiarificatore citare la definizione fornita del latino nella premessa alle indicazioni didattiche formulata dalla Commissione Brocca: “il latino… non può ignorare il suo statuto epistemologico di scienza storica, che accosta il mondo antico soprattutto attraverso il canale linguistico; se si aggiunge che quel mondo ci ha trasmesso il meglio di sé attraverso al letteratura, si capisce l’importanza che deve avere lo strumento di studio accanto al suo oggetto, cioè la cultura e la civiltà romana”. Perché il latino? •perché fornisce la consapevolezza storica necessaria allo studio delle diverse realtà culturali e linguistiche europee •perché attraverso i testi rende possibile un accesso diretto e concreto ad un patrimonio di pensiero e di civiltà che sono parte integrante della nostro cultura e del nostro essere •perché sviluppa il senso storico, aiutando i giovani a recuperare il senso di continuità ed alterità rispetto al passato •perché matura la consapevolezza del rapporto con l’italiano, sotto il punto di vista lessicale, sintattico e morfologico e dunque favorisce la produzione in italiano, per quanto riguarda l’organizzazione del discorso e del pensiero. Torniamo al problema di partenza: come affrontare la questione del lessico nella prospettiva dell’apprendimento della lingua latina? Il problema dell’apprendimento lessicale del latino è in primo luogo legato alla presunta vicinanza fra il latino e la lingua italiana, che permette spesso di giungere, per confronto o in modo induttivo, al significato delle parole latine attraverso il lessico italiano. Questo approccio crea tuttavia, come l’esperienza insegna, numerosi fraintendimenti, soprattutto per lo slittamento semantico che molti termini hanno subito nel corso della loro storia. Tuttavia non è l’acquisizione della conoscenza di un singolo termine, che costituisce un apprendimento significativo, quanto piuttosto la possibilità di possedere i termini, non come unità astratte, ma come entità inserite in una struttura dotata di logica interna. Strategie operative •Parole chiave •Famiglie lessicali •Schede lessicali •Glossari DESCRIZIONE DEL PROGETTO Finalità del progetto: • ampliare il lessico nelle lingue antiche e moderne; • conferire il senso della profondità del lessico; • dotare gli alunni di strumenti per lo studio dei linguaggi settoriali; • suggerire l’idea della lingua come di un organismo dinamico in continua evoluzione; • usare la lingua come specchio della civiltà che la produce. Obiettivi generali • Riflettere su alcune “parole chiave” operando il confronto tra la lingua latina e gli esiti prodotti in altre lingue • Operare il confronto tra poesie diverse, lontane nello spazio e nel tempo, riconoscendo gli elementi che le accomunano, sia a livello lessicale (presenza di “parole chiave”) sia tematico • Riflettere sulla struttura morfologica delle parole • Saper utilizzare le competenze grammaticali, sintattiche e lessicali al fine della comprensione e della traduzione di testi in lingua originale Obiettivi specifici • Saper riconoscere nella poesia d’amore di Catullo alcuni archetipi tematici e linguistici propri della lirica d’amore di tutti i tempi • Saper ricavare dalle poesie di Catullo informazioni su alcuni aspetti della civiltà romana del I secolo a.C. • Saper individuare nella poesia di Catullo le parole proprie del linguaggio amoroso •Ampliare le conoscenze lessicali attraverso i linguaggi settoriali • Operare un confronto fra traduzioni diverse di uno stesso testo, individuando analogie e differenze e formulando una personale ipotesi di traduzione • Saper individuare gli elementi chiave del testo. FASI DEL PROGETTO · 1. Incontro con l’autore. Catullo e il suo “liber” 2. Lavorare sul testo 3. Percorso letterario “Baci e ancora baci” Catullo e il suo “liber” In questa fase vengono presentate le linee essenziali relative al contesto storico-culturale di riferimento, le poche notizie “certe” sulla biografia dell’autore, le caratteristiche del “liber” catulliano, in merito alla struttura dell’opera, ai temi, ai metri utilizzati, allo stile e al lessico. Conclusa la parte introduttiva, lo svolgimento del modulo inizia con la lettura metrica e la traduzione letterale di una scelta di carmi ritenuti particolarmente significativi e legati dal filo conduttore dell'amore del poeta per Lesbia, tratteggiato nelle più diverse sfaccettature,dall’entusiasmo dell’innamoramento alla delusione, dalla passione alla follia d’amore,dall’indignazione all’odio, per condurre gli studenti a individuare le parole-chiave del lessico degli affetti in Catullo Per giungere a definire le parole chiave presenti nel liber, si propone agli allievi l’analisi della frequenza dei singoli termini, attraverso l’uso di un generatore di immagini, che ne evidenzia graficamente la ricorrenza •sull’intero liber •sulle nugae •su una selezione di carmi Fase 1: Lettura e traduzione letterale, riflessione tematica, morfosintattica, stilistica e infine lessicale di una scelta di carmi: •Vivamus mea Lesbia, atque amemus , carme 5 •Miser Catulle desinas ineptire, carme 8 •Ille mi par esse deo videtur, carme 101 •Nulli se dicit mulier mea nubere malle, carme 70 •Dicebas quondam solum te nosse Catullum, carme 72, •Nulla potest mulier tantum se dicere amatam, carme 87 •Odi et amo, carme 85 •Iucundum, mea vita, mihi proponis amorem, carme 109 “Vivamus mea Lesbia, atque amemus” è un carme centrale nel Liber Catullianus per verificare la novità delle posizioni dei “poetae novi” rispetto al “mos maiorum” relativamente alla tematica dell'amore (esclusività dell’amore, noncuranza delle critiche rivolte agli innamorati e dell’ostilità da parte di chi non sa cosa significhi amare). In esso infatti risulta evidente come per Catullo l'amore costituisca l’esperienza esclusiva della vita, l’unica capace di dar senso alla vita stessa, tanto che “vivere” coincide con “amare”. A questa idea nuova e trasgressiva di dedicare la propria vita all'amore, e per di più ad un amore adulterino, si contrappone la morale tradizionale dei senes severiores, che non sanno che cosa significhi amare e per i quali l’amore è argomento frivolo. Per il civis Romanus l’unico modo per dar senso alla vita è infatti quello di porsi al servizio dello Stato, anteponendo l'otium al negotium. A questo proposito viene suggerita una lettura di approfondimento sull’anticonformismo di Catullo (da P. Fedeli, “Introduzione a Catullo”, Bari, Laterza, 1998). V. ad Lesbiam VIVAMUS mea Lesbia, atque amemus, rumoresque senum seueriorum omnes unius aestimemus assis! soles occidere et redire possunt: nobis cum semel occidit breuis lux, nox est perpetua una dormienda. da mi basia mille, deinde centum, dein mille altera, dein secunda centum, deinde usque altera mille, deinde centum. dein, cum milia multa fecerimus, conturbabimus illa, ne sciamus, aut ne quis malus inuidere possit, cum tantum sciat esse basiorum. Traduzione Analisi Percorso tematico Viviamo, mia Lesbia, ed amiamo, e ogni mormorio perfido dei vecchi valga per noi la più vile moneta. Il giorno può morire e poi risorgere, ma quando muore il nostro breve giorno, una notte infinita dormiremo. Tu dammi mille baci, e quindi cento, quindi mille continui, quindi cento. E quando poi saranno mille e mille, nasconderemo il loro vero numero, che non getti il malocchio l’invidioso per un numero di baci così alto. 1. Si procede a questo punto alla verifica sul testo di quanto premesso, attraverso l’individuazione delle parole-chiave (vivere e amare, senes severiores, lux e nox, basium, invidere) che consentono di identificare alcuni fra i principali temi della poesia catulliana, quali l’identità amore-vita, l’indifferenza ai rumores senum severiorum, la brevità della vita e della gioia di fronte al sonno eterno e di cogliere attraverso di essi le trasformazioni in atto nella civiltà del tempo (cfr. Materiale didattico 2: scheda lessicale “basium”). 2. Su alcune di queste parole (amo, cado, video, scio) si invitano gli studenti, suddivisi in gruppi di lavoro, a costruire delle famiglie lessicali organizzate per categorie grammaticali e a verificare la loro ricorrenza all’interno del “liber” utilizzando la funzione “conteggio parole” del word processor. 3. Al fine di un’ulteriore verifica si invitano poi gli studenti a servirsi del programma “word cloud” che consente di evidenziare, rappresentandole graficamente, le parole-chiave in relazione alla frequenza con cui esse compaiono nel testo in esame V. ad Lesbiam VIVAMUS mea Lesbia, atque amemus, rumoresque senum seueriorum omnes unius aestimemus assis! soles occidere et redire possunt: nobis cum semel occidit breuis lux, nox est perpetua una dormienda. da mi basia mille, deinde centum, dein mille altera, dein secunda centum, deinde usque altera mille, deinde centum. dein, cum milia multa fecerimus, conturbabimus illa, ne sciamus, aut ne quis malus inuidere possit, cum tantum sciat esse basiorum. Percorso tematico Baci e ancora baci Affrontiamo con gli studenti un'attività di traduzione contrastiva, proponendo loro una traduzione “d’autore” del carme di Catullo, quella di Quasimodo, e sollecitandoli a verificarne la fedeltà al testo; quindi si invitano a suggerire loro stessi delle personali ipotesi di traduzione. Viviamo, mia Lesbia, ed amiamo, e ogni mormorio perfido dei vecchi valga per noi la più vile moneta. Il giorno può morire e poi risorgere, ma quando muore il nostro breve giorno, una notte infinita dormiremo. Tu dammi mille baci, e quindi cento, quindi mille continui, quindi cento. E quando poi saranno mille e mille, nasconderemo il loro vero numero, che non getti il malocchio l’invidioso per un numero di baci così alto. Traduzione di S.Quasimodo Per verificare la persistenza attraverso il tempo di temi e forme della poesia catulliana viene poi proposta agli studenti la lettura della poesia di Jacques Prévert “Les enfants qui s'aiment”, in cui il poeta francese celebra lo sconvolgimento provocato dal primo amore, che trasferisce chi lo vive in una dimensione irreale, lontana dalle meschinità e dal moralismo del mondo. Les enfants qui s'aiment Les enfants qui s'aiment s'embrassent debout Contre les portes de la nuit Et les passants qui passent les désignent du doigt Mais les enfants qui s'aiment Ne sont là pour personne Et c'est seulement leur ombre Qui tremble dans la nuit Excitant la rage des passants Leur rage, leur mépris, leurs rires et leur envie Les enfants qui s'aiment ne sont là pour personne Ils sont ailleurs bien plus loin que la nuit Bien plus haut que le jour Dans l'éblouissante clarté de leur premier amour Jacques Prévert Dal confronto lessicale fra Catullo e Prévert si evidenziano alcuni parallelismi s'embrassent-basia nox-nuit soles-jour rumores senum severiorum-la rage des passants invidere-envie sottolineando, con il passaggio attraverso la traduzione italiana, la comune origine latina delle due lingue romanze. Si fa notare inoltre come in entrambi i testi compaia l'opposizione notte/giorno, che in Prévert allude alla contrapposizione fra il buio mentale dei benpensanti e la luce accecante dell'amore, mentre in Catullo rimanda al topos letterario dell'opposizione vita/morte e della caducità delle gioie della vita e dell'amore nel destino degli uomini. A tal proposito si segnalano a titolo di esempio due brani tratti dall'elegia latina e, fra i tanti esempi possibili nell’ambito delle letterature moderne, un breve passo ricavato dal dramma pastorale Aminta di Torquato Tasso, che richiamano il tema catulliano. • Tibullo • Properzio • Tasso Tibullo I, 1, 69-72 Interea, dum fata sinunt, iungamus amores: iam veniet tenebris Mors adoperta caput; iam subrepet iners aetas, nec amare decebit, dicere nec cano blanditias capite. Intanto, finché i fati lo permettono, congiungiamo i nostri amori: presto verrà la Morte con il capo cinto di tenebre, subentrerà la torpida vecchiaia, e più non sarà conveniente con i capelli bianchi amare e sussurrarci parole carezzevoli. (trad. di L.Canali) Properzio II, 15, 23-26 Dum nos fata sinunt, oculos satiemus amore: nox tibi longa venit, nec reditura dies. Atque utinam haerentis sic nos vincire catena velles, ut numquam solveret ulla dies! Finché i Fati ce lo permettono, saziamoci gli occhi di amore: viene per te una lunga notte, e il giorno non tornerà. Oh! Volessi che una catena ci avvincesse così che nessun giorno ci potesse più separare. (trad. di Luca Canali) Torquato Tasso Aminta, coro I atto Amiam ché il Sol si muore e poi rinasce: a noi sua breve luce s'asconde, e 'l sonno eterna notte adduce. A questo punto gli studenti segnalano una canzone di Luca Carboni, “I ragazzi che si amano”, ispirata alla poesia di Prévert. Si chiede quindi loro di cercarne il testo e di individuare le analogie e le differenze rispetto al poeta francese e rispetto all'archetipo catulliano, organizzando in una tabella le corrispondenze lessicali e tematiche. Il lavoro prosegue con la lettura del Carme 109, a partire dalla decodificazione del messaggio: accanto al motivo delle promesse di Lesbia, su cui si innesta quello della preghiera che il poeta rivolge agli dei perché le diano la capacità di mantenere ciò che promette, Catullo sviluppa i temi centrali del foedus amoroso e della fides su cui esso si fonda. L'attenzione degli studenti viene richiamata in particolare sull'ultimo verso in cui Catullo, ricorrendo al linguaggio religioso-giuridico della tradizione romana, esprime la sua concezione dell'amore come foedus sanctae amicitiae, un patto cioè consacrato da un giuramento di cui sono garanti gli dei. Si tratta di un’espressione chiave del “liber” con la quale, in linea con la distinzione tra bene velle ed amare (c.72), Catullo rinnova la sua propensione per un amore che, pur non escludendo la passione della carne, si definisce prevalentemente sul piano della inviolabile (sancta) amicizia Traduzione CIX. ad Lesbiam IVCVNDVM, mea uita, mihi proponis amorem hunc nostrum inter nos perpetuumque fore. di magni, facite ut uere promittere possit, atque id sincere dicat et ex animo, ut liceat nobis tota perducere uita aeternum hoc sanctae foedus amicitiae. Analisi L'analisi lessicale si estende poi alle parole amor e amicitia: dopo averne evidenziata la comune radice, si sottolinea come, inaspettatamente rispetto agli esiti dei due termini nella lingua italiana, in Catullo il secondo abbia un significato più intimo e profondo del primo. Si fa notare come anche amicitia sia un termine desunto dal linguaggio giuridico, con la differenza che, mentre nei rapporti sociali e politici significa alleanza con obbligo di reciproco aiuto, qui indica la componente spirituale dell'amore e sta ad indicare una piena, solidale ed irreversibile comunanza di ideali e sentimenti. “Lesbia propone amore, Catullo contrappone amicizia: la struttura del carme, in particolare dell'ultimo verso, esige che amicizia sia il termine più forte, di maggior peso. Nessun lettore moderno può sperare di cogliere il senso dell'amicitia di un romano del tempo […] Amicitia era parola fondamentalmente politica, giustamente intesa come tale e suscettibile di precisa definizione”. (Clausen, “La nuova tendenza poetica”, in “La letteratura latina della Cambridge University, Milano 1993). A questo punto la riflessione si allarga ulteriormente ai verbi dell'amore catulliano: amare, diligere, bene velle, excruciari, uri, dolere, lugere, odisse. L’attività successiva consiste nella redazione di un glossario del lessico d’amore catulliano Attraverso la riflessione lessicale si fa notare agli studenti come per Catullo l'amore sia per la prima volta nella produzione poetica latina e con importanti esiti negli elegiaci di età augustea, dominato dalla contraddizione, da un conflitto interiore che si esprime con particolare evidenza nel celeberrimo carme 85 Odi et amo. CIX. ad Lesbiam IVCVNDVM, mea uita, mihi proponis amorem hunc nostrum inter nos perpetuumque fore. di magni, facite ut uere promittere possit, atque id sincere dicat et ex animo, ut liceat nobis tota perducere uita aeternum hoc sanctae foedus amicitiae. Eterno, anima mia, senza ombre mi prometti questo nostro amore. Mio dio, fa' che prometta il vero e lo dica sinceramente, col cuore. Potesse durare tutta la vita questo eterno giuramento d'amore.