Filosofia e cultura ebraica 2. Dal Medioevo al Rinascimento: i filosofi ebrei tra Spagna, Francia e Italia Lezioni d'Autore Moshè Maimonide fornisce alla riflessione ebraica le basi filosofiche per confrontarsi con le Sacre Scritture e con gli strumenti della filosofia. In Spagna, Italia e Francia meridionale, gli studiosi ebrei traducono Galeno, Aristotele, Avicenna, Averroè, Euclide; scrivono e discutono di scienza, di filosofia, dei rapporti tra filosofia e rivelazione, di come conciliare la scienza con la fede. Allegoria della Cabala, S.Michelspacher, Cabala, Spiegel der Kunst und Natur, Augsbourg, 1615 La Cabala e le sue declinazioni Il termine ‘cabala’ (o cabbala, ebr. qabbālāh), dalle origini fino al XII secolo definisce la tradizione religiosa orale (Talmud e midrashim). In area tedesca askenazita: il pensiero cabalistico si richiama a Saadia Gaon e alla tradizione rabbinica. In Spagna e in Provenza: la Cabala è influenzata dalla filosofia neoplatonica, attraverso Shelomoh Ibn Gabirol. I cabalisti e la concezione del divino XIII sec.: - Si afferma la filosofia maimonidea. - I filosofi ebrei si avvicinano ad Aristotele. - I cabalisti sviluppano una concezione del divino alternativa ai neoplatonici. Le sefiroth, i dieci “attributi divini” rappresentano l’aspetto dinamico di Dio e sono in relazione tra loro. Le metafore antropomorfe contenute nei testi religiosi sono una rete di simboli che consentono l’accesso al divino. La concezione del Male Il discrimine tra filosofia e cabala è nella concezione del Male. La cabala non ritiene che il Male sia mancanza di Bene, ma concepisce il Male come forza positiva. Lo Zohar (Libro dello splendore) Libro sacro dei cabalisti, è una delle fonti della cabala accanto alla Bibbia e al Talmud. Scritto in aramaico. Noto a partire dalla fine del XIII secolo, fino ad allora il termine ‘cabala’ veniva declinato da ciascun autore nel contesto della sua dottrina. Gli studiosi ebrei di Spagna, XIII sec. (1/2) Yehuda ben Shelomoh ha Coen ibn Matqah scrive una Esposizione della scienza (di impronta aristotelica mediata attraverso gli scritti di Averroè): tratta di fisica, matematica, astronomia. Yosef Falaquera traduce e commenta numerosi testi neoplatonici; scrive trattati di etica e di psicologia e si sforza di definire i campi autonomi di scienza e religione. Gli studiosi ebrei di Spagna, XIII sec. (2/2) Isaac ibn Latif divide il mondo degli intelletti, il mondo delle idee, il mondo materiale. Critica sia Aristotele sia Tolomeo: dei cieli e dell’universo i filosofi hanno solo una conoscenza di tipo logico, basata su sensazione, sillogismo e dimostrazione. Abraham Abulafia studia Maimonide, scrive opere sia filosofiche sia di impianto mistico intorno alle profezie e al messianismo. Gli studiosi ebrei di Francia XIII –XIV sec. (1/2) Samuel beh Yehuda ibn Tibbon traduce Galeno, Aristotele e la Guida dei perplessi. - Il genero, Anatoli diviene medico presso la corte di Federico II a Napoli, traduce dall’arabo numerose opere scientifiche e scrive Il pungolo degli studenti, sermoni filosofici. - Il figlio, Moshè ben Tibbon traduce dall’arabo testi di matematica e astronomia e scrive un commento al Cantico dei cantici influenzato dalla filosofia neoplatonica. Gli studiosi ebrei di Francia XIII-XIV sec. (1/2) Gershon ben Shelomoh, La porta del cielo trattato scientifico di fisica, astronomia e metafisica aristotelica. Yehuda ben Moshè ben Daniel Romano, traduttore alla corte di Roberto d’Angiò. Vicino alla Scolastica. Sul tema della creazione segue la lezione di Maimonide: l’ipotesi dell’eternità del mondo presenta tali e profondi problemi, anche logici, da far risultare accettabile l’ipotesi della creazione. Gli studiosi ebrei d’Italia (1/2) Moshè ben Shelomoh da Salerno scrive un Glossario filosofico dal quale si evince la vicinanza e lo scambio con i filosofi cristiani. → Al di là dell’appartenenza religiosa, in Italia la filosofia del XIII secolo era un terreno comune per tutti i filosofi, a partire dal pensiero arabo ed ebraico. Gli studiosi ebrei d’Italia (2/2) Zerayah b. Shealtiel Gracian traduce Galeno, Avicenna, Averroè, Maimonide, Aristotele e i filosofi neoplatonici. Distingue nettamente, con Averroè, tra conoscenza religiosa e conoscenza filosofica. Hillel ben Shemuel, medico, traduce molti trattati di medicina, sia antichi sia a lui contemporanei, e si richiama a Tommaso d’Aquino sostenendo l’individualità e l’immortalità dell’anima. XIV secolo: Gersonide (1288-1344) Filosofo, talmudista e scienziato. Scrive un trattato di astronomia e commenti al Talmud, alla Torah e ai Profeti, spesso lavora per committenti cristiani e i suoi testi vengono tradotti in latino. Ne Le guerre del Signore affronta tutti i principali problemi filosofici del tempo. L’impianto dell’opera è dichiaratamente scientifico. Yosef Caspi (1279-1340) Viaggia in Spagna, in Egitto e in Marocco, per approfondire i suoi studi e ampliare le sue conoscenze. Studia la matematica e i testi di Euclide, l’astronomia araba, l’Etica di Aristotele, la Bibbia, poi la Fisica e la Metafisica. Arriva infine a Maimonide. Moshè Narboni (XIII-XIV sec.) Famoso per la sua erudizione. Scrive commentari e opere filosofiche. Affronta il problema della conoscenza del mondo da parte di Dio e quello della conoscenza umana del mondo e di Dio, (questioni che accomunano i filosofi delle tre religioni in questo periodo storico). I suoi commenti a Maimonide saranno noti e studiati nei secoli successivi. XV sec.: il declino del giudaismo in Spagna 1391: moti antiebraici nelle principali città spagnole. → Molti Ebrei scelgono di fuggire, altri ancora di convertirsi al cattolicesimo per evitare la morte o la schiavitù. → 1492 è decretata l’espulsione di tutti gli Ebrei dai territori spagnoli. XV sec.: Le conversioni e le dispute All’interno delle comunità ebraiche si apre il dibattito sulla filosofia aristotelica, accusata di aver aperto la strada ‘filosofica’ alle conversioni. Si accendono le dispute tra filosofi ebrei convertiti al cattolicesimo, come Yehoshua Lorqi (Geronimo da Santa Fé), e Yosef Albo. Le persecuzioni si sono inasprite e le conversioni massicce hanno messo in crisi anche l’unità interna delle comunità ebraiche, che si sfaldano nel giro di pochi decenni. La cultura filosofica ebraica in Italia In Italia gli studiosi ebrei, come gli eruditi cristiani, si aprono a nuovi orizzonti filosofici. Ebrei e cristiani devono essere collocati insieme nel comprendere Umanesimo e Rinascimento, perché affrontano gli stessi problemi con gli stessi strumenti e hanno rapporti fra di loro, anche personali, spesso molto stretti. Isaac Abrabanel Isaac Abrabanel (1437-1508) Ponte tra la filosofia medievale e l’Umanesimo. La sua produzione filosofica e i commenti ai testi sacri furono scritti quasi tutti in Italia. La figura di Abrabanel è importante per la sua erudizione, il suo confronto continuo con la contemporaneità politica e civile e per la trasmissione della cultura ebraico-spagnola in Italia e in Europa. Giudaismo e Umanesimo in Italia 1409: l’università di Padova apre le sue porte agli studenti ebrei. Nel Rinascimento → studi del pensiero ebraico; il Rinascimento permea la filosofia ebraica. I luoghi della nuova cultura sono: Firenze (Giannozzo Manetti, Pico della Mirandola), Venezia, Ferrara e Mantova. FINE Lezioni d'Autore