LA PROTEZIONE GIURIDICA
DEI PRODOTTI
AGROALIMENTARI DI
QUALITA’
IN ITALIA E NELL’UNIONE
EUROPEA
Dott.ssa Alessandra Molinari
Introduzione
• Asimmetria informativa fra produttori e consumatori nel
sistema agroalimentare circa gli attributi qualitativi del
prodotto (caratteristiche organolettiche, valore nutritivo,
salubrità)
• Soddisfazione insicura dei bisogni del consumatore
• Comportamenti di autodifesa contro l’incertezza qualitativa
Gli indicatori di qualità di tipo non istituzionale
•
•
•
•
Aspetto
Promozione
Prezzo
Reputazione del venditore e/o del punto vendita
 costi aggiuntivi per il consumatore (tempo, ricerca
ed acquisizione della conoscenza)
 costi aggiuntivi di penetrazione sul mercato per il
produttore (investimenti in promozione e reputazione)
 costanza nel tempo degli attributi
La reputazione
• Espansione delle quote di mercato
• Incremento del livello di competitività attraverso la
trasferibilità della propria reputazione
 causa dei processi di diversificazione delle imprese
alimentari e dello sviluppo delle marche commerciali GdO
• Importanza informativa: possibilità di qualificare con
elevata approssimazione un prodotto
Interventi non istituzionali
che mirano a favorire la trasparenza del mercato
•
•
•
•
•
Standard minimi di qualità
Disciplinare di produzione
Denominazioni d’origine
Norme sull’etichettatura
Regolamentazione attività
pubblicitaria
• Istituzione organismi di
controllo e mercati di
informazione
• Registrazione di marchi

mirano ad evitare un
progressivo degrado della
qualità media

tuttavia, l’esistenza di
market failures fa si che
l’intervento istituzionale possa
accrescere il benessere
complessivo
Perché si interviene a livello istituzionale
• Salvaguardia della salute dei consumatori
• Nascita del Mercato Unico
 ruolo principale per prodotti definiti tradizionali e
per prodotti agricoli destinati all’alimentazione umana
(dove rimane sempre una certa variabilità qualitativa)
I marchi collettivi:
la prima forma di tutela giuridica
• Washington 1911: revisione della Convenzione di Parigi 1883
• A differenza del marchio individuale, tale marchio appartiene alla collettività
• Ruolo: transizione dalla concorrenza perfetta alla concorrenza monopolistica
 differenziazione del prodotto
• Funzione: garanzia di qualità
• Diverse categorie di marchi collettivi  MELINDA/PRODOTTO BIOLOGICO
• Il successo del marchio dipende dalla capacità del titolare del marchio di
conquistare la fiducia del consumatore e non dalla qualità del bene
 esempio: marchio collettivo LANA VERGINE
• Necessità di un adeguato riconoscimento in sede internazionale
Libertà di circolazione
dei prodotti agroalimentari nell’Unione Europea
• La Comunità Economica Europea, costituita a Roma il 23
Marzo 1957, è fondata sul principio della libera
circolazione dei prodotti all’interno del mercato unico
europeo (art. 28 del Trattato)
 di difficile applicazione in presenza di normative
nazionali discordanti (circa la fabbricazione, la
composizione e la presentazione dei prodotti – soprattutto
alimentari)
Programma di riavvicinamento delle normative
• Seconda metà degli anni ’60: principio
dell’abolizione fra gli Stati membri dei
dazi doganali e delle restrizioni
quantitative all’entrata ed all’uscita
delle merci
• 1969 Direttiva 70/50/CEE:
soppressione delle misure di effetto
equivalente a restrizioni quantitative
all’importazione
• Tentativo di armonizzazione legislativa
RISULTATI INEFFICACI
• Costi onerosi in considerazione
della mole di direttive che sarebbe
stato necessario emanare
• Difficoltà di convincere i singoli
Stati membri a modificare le
proprie disposizione interne
• Necessità dell’unanimità nelle
deliberazione
Il ruolo della Corte di Giustizia
Attraverso una ricca giurisprudenza, la Corte di Giustizia ha
determinato le basi per l’osservanza dei principi sanciti nell’art.28
del Trattato
• 1974 Sentenza di DASSONVILLE : concetto di “misura equivalente”
 caso dello Scotch Whisky acquistato in Francia e rivenduto
in Belgio
• 1979 Sentenza CASSIS DE DIJON: principio del “mutuo
riconoscimento”
 caso del liquore francese Cassis de Dijon importato in
Germania
Problematiche giuridiche
• La giurisprudenza realizzata è applicabile a tutti i prodotti:
industriali ed alimentari
• Il principio del “mutuo riconoscimento” si è rivelato
inadatto per casi di prodotti alimentari dotati di
caratteristiche qualitative particolari che li distinguono da
altri prodotti similari e concorrenti
 Il problema fu affrontato nel 1987 con la Sentenza
SMANOR: denominazione di vendita “yogurt”
Conseguenze normative
• La sentenza SMANOR ha posto in conflitto fra loro due
Direzioni Generali della Commissione Europea:
– La Direzione generale del Mercato Interno
– La Direzione generale dell’Agricoltura
 L’indirizzo della Direzione generale dell’Agricoltura è stato
quello vincente, sfociato nell’adozione dei due regolamenti
2081/92 e 2082/92
Gli obiettivi della nuova normativa comunitaria
• Evitare l’appiattimento della produzione
• Impedire che il principio sancito del mutuo riconoscimento
generi confusione nel consumatore, minori possibilità di
scelta e contenziosi
• Permettere l’armonizzazione di specifiche normative
nazionali
Considerazioni introduttive
La Comunità Europea, nel quadro del riorientamento della politica
agricola comune, ha preso atto della funzione centrale
dell’informazione sul prodotto:
…“Data la diversità dei prodotti immessi sul mercato ed il numero
elevato di informazioni da fornire al riguardo, il consumatore deve
disporre, per operare una scelta ottimale, di informazioni chiare e
sintetiche che forniscano esattamente l’origine del prodotto”
…“è opportuno mettere a disposizione degli operatori economici
strumenti atti a valorizzare i loro prodotti e nel contempo a tutelare
il consumatore contro eventuali abusi garantendo la realtà delle
transazioni commerciali”
Il regolamento 2081/92
La “denominazione di origine protetta” (DOP) garantisce ai
prodotti la cui qualità e intero ciclo produttivo – dalla
produzione della materia prima all’ottenimento del
prodotto finito - dipende in maniera essenziale od
esclusiva da un ambiente geografico, l’uso di una
denominazione esclusiva in grado di identificare e
distinguere il prodotto in questione dalla categoria generica
di appartenenza
Il regolamento 2082/92
L’ “indicazione geografica protetta” (IGP) non prevede che
l’intero processo produttivo debba necessariamente
avvenire all’interno di un’area geografica ben definita, ma
può applicarsi a quei prodotti finiti che presentino un
legame geografico in termini di qualità e/o reputazione
anche solo ad una particolare fase dell’intero ciclo
produttivo
Effetti di mercato della nuova regolamentazione
– Garantire una più completa informazione dei consumatori
europei
– Offrire una protezione ai produttori che godono di particolari
condizioni produttive “tradizionali”  eliminando la possibilità di
una competizione allargata e sleale
– Maggiore segmentazione della domanda
Denominazioni di origine, indicazioni geografiche protette
e SAU (000 ha) nell’Unione Europea
aggiornato al 5 Ottobre 2005 – Fonte: portale dell’Unione Europea
aggiornato al 2004 salvo diversa indicazione - Fonte: Eurostat
1
2.253
2
3.153
3
4.297
2.664
1.926 6
1.384 (05)
144
4
128
4
67
17.020
91
25.238
3
3.631
12
3.374 (03)
29.631
93
3.716
3
17.069
29
151
15.097 (03)
84
3.905 (00)
Appare un netto
divario tra Nord
Europa
[Finlandia,
Belgio,
Danimarca,
Irlanda, Paesi Bassi,
Svezia] con poche o
nulle denominazioni e il
Centro-Sud Europa
che, al contrario,
contribuisce
fortemente al paniere
delle tipicità
Le denominazioni di origine e le indicazioni
geografiche protette nell’Unione Europea
SLOVACCHIA
SLOVENIA
POLONIA
M ALTA
UNGHERIA
LITUANIA
LETTONIA
CIPRO
ESTONIA
FINLANDIA
SVEZIA
IRLANDA
DANIM ARCA
REPUBBLICA CECA
LUSSEM BURGO
BELGIO
PAESI BASSI
AUSTRIA
REGNO UNITO
GERM ANIA
GRECIA
SPAGNA
PORTOGALLO
FRANCIA
ITALIA
aggiornato al 5 Ottobre 2005 – Fonte: portale dell’Unione Europea
0
0
0
0
0
0
0
0
0
1
2
3
3
3
4
4
6
12
29
67
84
91
93
144
151
Le tipicità alimentari italiane
aggiornato al 5 Ottobre 2005 – Fonte: portale del Ministero delle Politiche Agricole
ACETI DIVERSI DA ACETI DI VINO
ITALIA
TOTALE UE
% ITALIA
2
2
100,00%
39
0,00%
22
9,09%
18
0,00%
ALTRE BEVANDE
ALTRI PRODOTTI DI ORIGINE ANIMALE (UOVA, MIELE,
LATTIERO-CASEARI DI VARIO TIPO, ESCLUSO IL BURRO
ETC)
2
BIRRE
CARNE FRESCA
2
101
1,98%
CARNI TRASFORMATE
28
76
36,84%
FORMAGGI
31
155
20,00%
OLI E GRASSI/OLIO DI OLIVA
37
90
41,11%
OLI ESSENZIALI
1
1
100,00%
14
0,00%
143
30,07%
9
0,00%
OLIVE DA TAVOLA
ORTOFRUTTICOLI E CEREALI
43
PESCI, MOLLUSCHI E CROSTACEI
PRODOTTI DI PANETTERIA. PASTICECERIA, CONFETTERIA,
BISCOTTERIA
3
17
17,65%
PRODOTTI NON ALIMENTARI E DI ALTRO TIPO
2
10
20,00%
TOTALE
151
697
DOP e IGP: il paniere italiano
aggiornato al 5 Ottobre 2005 – Fonte: portale del Ministero delle Politiche Agricole
FORMAGGI
CARNI
TRASFORMATE
ORTOFRUTTICOLI
E CEREALI
OLI E GRASSI
OLIO DI OLIVA
ALTRI PRODOTTI
(103)
(48)
55 prodotti
19 prodotti
INTERREGIONALI
25 prodotti
52 prodotti
Ripartizione per
macroaree degli
areali di
produzione
aggiornato al 5 Ottobre 2005 –
Fonte: portale del Ministero delle
Politiche Agricole
Localizzazione territoriale degli areali di produzione
aggiornato al 5 Ottobre 2005 – Fonte: portale del Ministero delle Politiche Agricole
Ortofrutticoli e
cereali
Emilia Romagna
Veneto
Lombardia
Toscana
Sicilia
Lazio
Piemonte
Campania
Puglia
Calabria
Trentino Alto Adige
Marche
Umbria
Abruzzo
Valle d'Aosta
Friuli Venezia Giulia
Molise
Sardegna
Basilicata
Liguria
ITALIA
Oli e grassi
Formaggi
Olio di oliva
Totale prodotti
interessati da
questa regione
Altri
prodotti
Salumi
6
7
1
6
7
2
1
6
2
1
1
1
1
0
0
0
0
0
2
1
2
3
2
4
6
3
0
3
5
3
1
1
1
3
0
1
1
0
0
1
3
5
9
2
2
3
9
2
2
1
4
1
1
0
2
1
1
3
1
0
9
6
8
4
0
2
2
0
0
4
2
3
2
1
2
2
1
0
0
0
5
0
0
3
0
3
0
1
1
1
0
1
1
2
0
0
1
1
0
0
25
21
20
19
15
13
12
12
10
10
8
7
6
6
4
4
4
4
3
2
43
37
31
28
12
151
Prodotti
interregionali
9
10
10
6
0
6
5
3
1
1
5
4
4
2
0
2
3
1
1
0
Totali prodotti
strettamente
interessati da
questa regione
16
11
10
13
15
7
7
9
9
9
3
3
2
4
4
2
1
3
2
2
2
3
8
8
15
Bacini territoriali di
approvvigionamento
15
6
5
6
4
4
6
4
secondo il disciplinare di
produzione
per produzioni di salami e
prosciutti DOP
aggiornato al 5 Ottobre 2005 – Fonte:
portale del Ministero delle Politiche Agricole
Testi di riferimento
•
Boccaletti S., Moro D. (1993), “La difesa delle produzioni agroalimentari tradizionali nella CEE”, in “Rivista di
politica agraria. Rassegna dell’agricoltura italiana”, fascicolo 2.
•
De Stefano Francesco (a cura di) (2001), “Qualità e valorizzazione nel mercato dei prodotti agroalimentarari
tipici”, Edizioni scientifiche italiane, Napoli
•
Magni c., Driussi S. (1998), “L'asimmetria informativa fra produttori e consumatori nel sistema
agroalimentare”, in “Rivista di politica agraria. Rassegna dell’agricoltura italiana”, fascicolo 6, volume 16, pagine
19 - 37
•
Mancini M. C. (2003), “Le produzioni alimentari tipiche”, Ed.MUP Monte Università Parma, Parma.
•
Nomisma (2001), “VIII Rapporto Nomisma sull'agricoltura italiana : prodotti tipici e sviluppo locale : il
ruolo delle produzioni di qualità nel futuro dell'agricoltura italiana”, Ed. Il Sole 24 ore, Milano.
•
Pilati L., Flaim R. (1994), “Il ruolo dei marchi collettivi in agricoltura”, Rivista di Economia Agraria, n.3
Links di riferimento
•
•
•
•
http:// www.politicheagricole.it
http://www.europa.eu.int
http:// www.inea.it
http:// www.naturalementeitaliano.it
Letture consigliate
• Antonelli G. (2000), “Volumi di offerta e marketing. Il caso dei
prodotti agro-alimentari tipici”, Economia Agroalimentare, fascicolo 2,
volume 5, pagine 47 - 80
• Carboni R.; Quaglia G.B. (2001), “ I prodotti tipici italiani:
problematiche e prospettive di un settore in crescita”, Economia
Agroalimentare, fascicolo 2, volume 6, pagine:41 - 54
• Pantini D. (2000), “Prodotti tipici e potenzialità socio-economiche”,
Agricoltura Nuova, fascicolo 9, volume 42, pagine 20 - 22
• Turri E., De Rosa M. (2000), “Informazione e consumi alimentari. Il
caso delle produzioni tipiche”, Economia Agroalimentare, fascicolo 3,
volume 5, pagine 216 - 236
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