Deglobalizzazione?
Corso Processi di globalizzazione
Milano 7 giugno 2010
Chiara Marchetti, Università di Milano
Globalizzazione: è un processo
espansivo ed irreversibile?
-Crisi economico-finanziaria
-Crisi ecologica
-Crisi sociale
Quali gli effetti di queste crisi sistemiche?
Mappa dei “costi” (diseguali) della
globalizzazione
1. Fame, malnutrizione, povertà
2. Concentrazione della ricchezza
3. Concentrazione del potere economico nelle multinazionali
4. Consumo di risorse naturali
5. Picco del petrolio e di altre materie prime
6. Nuove guerre e conflitti per le risorse
7. Riscaldamento globale
8. Perdita biodiversità
9. Profughi ambientali
1. Fame, malnutrizione, povertà/A
•La FAO stima in 963 milioni gli uomini, donne e bambini in condizioni di
insicurezza alimentare, tre quarti dei quali popolano quelle campagne dove gli
alimenti sono coltivati, allevati, raccolti, pescati e poi immessi nel sistema di
consumo.
•Crisi alimentare 2007-2008: rivolte e scontri in più di 40 paesi a causa
dell’aumento dei prezzi dei cereali (pane).
•Su 2.232 milioni di tonnellate prodotte nel mondo nel 2008
meno della metà è destinata a sfamare direttamente gli esseri umani.
•Circa la metà del consumo mondiale di cereali viene dirottato verso mangiatoie
animali e utilizzi industriali (traducibili in gran parte in carburanti vegetali).
• Competizione food-feed-fuel
1. Fame, malnutrizione, povertà/B
•Oltre 190 milioni di persone al mondo –ultimi dati dell’Organizzazione mondiale
del lavoro –sono stabilmente disoccupati (76 milioni sono giovani).
•Ci sono 1,2 miliardi di lavoratori che guadagnano meno di 2 dollari al giorno e
l’80% dei lavoratori nell’Africa sub sahariana e dell’Asia meridionale sono
“workingpoor”.
•Nella stessa area l’85% delle lavoratrici sono precarie. Dal 1997 al 2007 mentre i
fatturati globali crescevano del 4,2% l’anno, l’occupazione aumentava appena
dell’1,6%.
•Si stima che alla fine della crisi si ritroveranno senza posto più di200 milioni di
persone. L’Ocse stima che 42 milioni lo perderanno solo tra i Paesi ricchi
dell’area.
2. Concentrazione della ricchezza
Popolazione
(mil. abitanti)
Africa
% della pop.
mondiale
PNL (miliardi
di $)
% del PNL
mondiale
794
13,1%
495,4
1,8%
3.672
60,6%
7.172,6
25,5%
Oceania
31
0,5%
442,4
1,6%
Europa
727
12,0%
9.606,3
34,2%
USA e Canada
314
5,2%
8.933,6
31,8%
America Latina
519
8,6%
1.430,7
5,1%
6.057
100%
28.081
100%
Asia
Mondo totale
Nuovi consumatori – Myers e Kent
Elementi di consumo:
•Acquisto e uso di elettrodomestici: televisioni, frigoriferi,
lavastoviglie, lavatrici, condizionatori, tecnologie hi fi, videoregistratori, computer, palmari ecc.
•Consumo di carne, soprattutto di animali allevati con cereali.
•Prelevano e consumano grandi quantità d’acqua sia per
consumi personali e domestici che per irrigazione.
•Acquistano ed utilizzano automobili nuove.
3. Concentrazione del potere
economico nelle multinazionali
Multinazionali
•Le imprese multinazionali nel mondo sono circa 400;
•Controllano il 65% del commercio planetario, di cui il 42% avviene tra filiali della stessa impresa;
•Detengono il 50% della liquidità mondiale.
10 Top multinazionali (2009)
1. Royal Dutch Shell (Netherlands) 2. Exxon Mobil (USA)
3. Wal-Mart Stores (USA)
4. BP (UK)
5. Chevron (USA)
6. Total (France)
7. ConocoPhillips (USA)
8. ING Group (Netherlands)
9. Sinopec (China)
10. Toyota Motor (Japan)
4. Consumo di risorse naturali
Gli abitanti dei paesi più industrializzati pur rappresentando
appena il 20% della popolazione mondiale rivendicano per sé:
• 70% delle risorse energetiche;
• 85% della foreste;
• 81% della carta;
• 61% della carne;
• 75% delle riserve minerarie;
- di cui in particolare l’86% dell’alluminio,
- l’80% dell’acciaio e del ferro.
5. Picco del petrolio e di altre
materie prime
Aumento della pressione su tutta una serie di beni limitati.
• picco della produzione del petrolio: intorno al 2016 consumo di
• riserve d’acqua dolce: entro cinquant’anni.
• alcuni minerali non energetici utilizzati dall’industria potrebbero
esaurirsi in tempi relativamente brevi: entro pochi decenni per oro,
argento, rame, piombo, zinco, stagno, antimonio, cadmio,
entro cent’anni o più per alluminio e ferro, cromo, vanadio ed
altri.
6. Nuove guerre e conflitti per le
risorse
Crescente domanda di materie prime:
affermazione dell’industrializzazione e del modello di sviluppo
occidentale
2. aumento della popolazione
3. estendersi del consumo dei beni di lusso: auto, televisioni,
cellulari, computers, condizionatori, etc.
1.
Esempi di conflitti legati alle risorse
Afghanistan
Angola
Cambogia
Colombia
Congo (Rep. Dem. del)
Equador/Perù
Indonesia: Aceh
19791975-2002
1988-1997
194819961995
1976-
Oppio, lapislazzuli, smeraldi
Diamanti, petrolio
Legno, rubini, zaffiri
Petrolio, coca
Diamanti, oro, coltan, rame, cobalto, legno, caffè
Acqua
Gas naturale, legno
Indonesia: West Papua
Iraq
Israele/Siria/Palestina
Liberia
Myanmar
Nigeria
Papua Nuova Guinea
Sierra Leone
Siria/Iraq
Sud Africa/Angola
Sudan
Metà ’60199119671989194819901988-1998
1991-2001
1974-1975
1975
1956-
Oro
Petrolio
Acqua
Diamanti, legno
Droga, legno, gas naturale, pietre preziose
Petrolio
Rame, minerali
Diamanti
Acqua
Acqua
Petrolio, minerali
7. Riscaldamento globale
Secondo l’IPCC le aree che subiranno maggiormente gli effetti del
cambiamento climatico sono:
•Vietnam (500.000 h del delta fiume Rosso e 2 mil delta Mekong)
•Maldive (85% dell’isola principale)
•Africa (inondati 3 mil di ettari)
•Guyana (600.000 profughi ambientali)
Casi studio
•Pacific Small Island Developing States (PSIDS)
•Inuit
8. Perdita biodiversità
• “Lista rossa" delle specie minacciate (World Conservation Union,
IUCN): individua 16.119 singole specie a rischio
• 784 specie sono state dichiarate estinte, altre 65 sopravvivono solo
in cattività
• Un anfibio su tre, un quarto delle conifere del nostro pianeta, un
quarto dei mammiferi e un ottavo degli uccelli del pianeta sono
minacciati di estinzione
• Le stime indicano che l'attuale tasso di estinzione è fra le 100 e le
1000 volte superiore al tasso "naturale di riferimento"
9. Profughi ambientali
•UNDP: 344 milioni di persone a rischio di cicloni tropicali e 521
milioni a rischio inondazioni
•UNICEF: nel 2010 50 milioni soffriranno la fame a causa di
emergenze umanitarie e climatiche
•UNHCR: 2007 37milioni di profughi di cui 66,8% a causa di
catastrofi naturali
•Proiezione UNHCR nel 2050 200/250 milioni di profughi
ambientali
Deglobalizzazione – W. Bello
Non significa ritirarsi dall’economia internazionale, ma riorientare le economie dall’enfasi sulla produzione per
l’esportazione alla produzione per il mercato locale.
•Trovare la maggior parte delle risorse finanziarie all’interno del paese
•Realizzare misure di ridistribuzione fondiaria e del reddito
•Demitizzare la crescita e massimizzare l’equità al fine di ridurre drasticamente lo squilibrio ambientale
•Non lasciare le decisioni economiche strategiche al mercato, ma assoggettarle a una scelta democratica
•Sottoporre i settori privato e statale al costante controllo della società civile
•Creare un nuovo complesso di produzione e scambi che includa cooperative della comunità, imprese private e
statali ed escluda le multinazionali
•Promuovere il principio di sussidiarietà, incoraggiando una produzione di beni a livello nazionale e di comunità
•Subordinare la logica del mercato, il perseguimento dell’efficienza in termini di costi, ai valori della sicurezza,
dell’equità e della solidarietà sociale.
 Reincorporare l’economia nella società (Karl Polanyi)
Deglobalizzazione:
prospettiva ecologica
Gli effetti degli stili di produzione e consumo di una parte della
popolazione mondiale hanno ricadute globali, con punte in zone
particolari e specifiche del pianeta; una prospettiva ecologica della
globalizzazione assume come prioritario il senso del limite e della
sostenibilità, con uno sguardo alle generazioni future.
Deglobalizzazione:
prospettiva economica
Dopo l’ultimi crisi economica e finanziaria la deglobalizzazione è
diventata una prospettiva concreta per molte imprese del nord e del
sud del mondo; per es. a causa dell’aumento dei costi trasporto,
diminuisce proporzionalmente la convenienza della delocalizzazione
e dell’aumento dei flussi di merce su scala globale
Deglobalizzazione:
prospettiva sociale
La deglobalizzazione come progetto e movimento; diversi movimenti
sociali del nord e del sud del mondo hanno cominciato (alcuni hanno
continuato) a proporre ed esperire forme di deglobalizzazione che a
seconda dei contesti e dei soggetti vanno dalla decrescita al buen
vivir/sumak kawsay, dalla sovranità alimentare alla rilocalizzazione,
dalle transition towns alla promozione di filiere corte/chilometro
zero all’economia solidale/GAS/DES.
Decrescita – S. Latouche
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
Rivalutare
Ricontestualizzare
Ristrutturare
Rilocalizzare
Ridistribuire
Ridurre
Riutilizzare
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