UNA PREMESSA: il termine controllo • nell’uso corrente significa ispezione o verifica, e in ambito aziendale rinvia ad attività di osservanza di procedure predefinite e di auditing • nell’accezione inglese fa riferimento ad attività di guida e di regolazione di un sistema, per esempio aziendale. In questo caso non si tratta di verificare il rispetto di procedure predefinite ma di indirizzare la gestione e monitorare i risultati via via raggiunti I SISTEMI DI CONTROLLO L’approccio tradizionale Il controllo: • è una delle attività di governo del sistema aziendale • più precisamente, è uno strumento di guida del comportamento individuale e organizzativo in linea con gli obiettivi aziendali • presuppone la misurazione delle performance aziendali e la responsabilizzazione su parametri-obiettivo, spesso collegata all’attribuzione di incentivi monetari • presuppone e sviluppa la diffusione prima del linguaggio economico-finanziario, poi anche di indicatori di performance, ed in generale della cultura dei risultati in particolare esso: • non va inteso come una mera attività di verifica, ispezione, riscontro dei risultati e dei comportamenti organizzativi • non va inteso come un mero insieme di tecniche contabili • tende a configurarsi come una pratica aziendale istituzionalizzata (attraverso regole e routines), capace di incorporare e veicolare logiche e valori, dando luogo ad una specifica cultura aziendale ed inoltre: • si configura come un meccanismo operativo, in quanto strumento finalizzato a guidare i comportamenti organizzativi verso il raggiungimento delle finalità e degli obiettivi aziendali; • può trovare in alcune variabili del contesto istituzionale e organizzativo, fattori che ne promuovono l’introduzione e l’evoluzione • può assumere diverse configurazioni in rapporto alle contingenze ambientali ed organizzative Determinanti dell’introduzione del controllo: • la crescente complessità dei contesti produttivi e dei sistemi aziendali • il decentramento organizzativo e alla delega di responsabilità gestionali • le asimmetrie informative (da gestire) tra settori operativi e livelli gerarchici dell’impresa • la separazione tra proprietà e direzione e la diffusione della proprietà sui mercati azionari • il configurarsi di responsabilità dell’impresa verso una pluralità di stakeholders Determinanti della configurazione dei sistemi di controllo contesto amb ientale stabile turbolento sistema semplice Controllo a Controllo vista della strategia aziendale complesso Controllo della gestione bisogno di bisogno di organizzazione Controllo della gestione e della strategia strategia La gerarchia dei sistemi di controllo: • Pianificazione strategica: il processo con cui si formulano e si valutano le strategie aziendali in vista del raggiungimento degli obiettivi di fondo della gestione • Controllo di gestione: il processo attraverso il quale ci si assicura che le politiche ed i piani orientino effettivamente il comportamento organizzativo, risolvendosi in una acquisizione ed in un impiego efficiente ed efficace delle risorse e risolvendosi nella realizzazione del disegno strategico Differenze tra pianificazione strategica e controllo di gestione Caratteri Pianificazione strategica Controllo di gestione Orizzonte temporale Medio/lungo Breve Scopi Esplicitare i risultati attesi Guidare verso tali risultati Output del processo Obiettivi e strategie Politiche e piani Soggetti coinvolti Top management Staff di pianificazione Approccio Creativo Obiettivi operativi Programmi operativi entro i confini di politiche e piani Top management Middle management Staff amministrativo Analitico Tipo di processo Irregolare. Poco formalizzato Con largo uso di informazioni Regolare Formalizzato Con largo uso di informazioni da f La pianificazione strategica ha come output: obiettive e strategie, politiche e piani non è legata a scadenze e ritmi predefiniti si snoda attraverso una sequenza di attività quali: • analisi delle opportunità e delle minacce che si configurano nell'ambiente • analisi dei punti di forza e di debolezza dell'impresa • individuazione dei business in cui operare e dei fattori critici di successo da fronteggiare • definizione degli obiettivi da raggiungere e delle strategie da implementare, delle risorse da acquisire e delle politiche da adottare • definizione dei piani e dei progetti di medio e lungo termine da tradurre in attività attraverso la pianificazione operativa Il controllo di gestione • si concretizza attraverso cicli regolari di pianificazione operativa • che danno luogo ad attività di budgeting e di monitoraggio • che presuppongono un appropriata articolazione organizzativa Il modello di Anthony (anni ‘60 del secolo scorso) distingue tre sistemi di controllo, ordinati gerarchicamente: • pianificazione strategica • controllo direzionale • controllo operativo Il modello di Anthony riflette le caratteristiche delle imprese e dei sistemi produttivi del momento storico in cui è stato formulato • sviluppo dei sistemi produttivi e dei consumi di massa • crescita dimensionale delle imprese per cogliere le opportunità di mercato e sfruttare le economie di scala • le tecnologie e la struttura dei costi enfatizzano l’efficienza come variabile critica • le scelte strategiche riguardano la stabile individuazione delle combinazioni prodotto-mercato più vantaggiose • l’implementazione delle scelte strategiche sconta efficienza ed efficacia nell’esecuzione di compiti specifici …per cui • man mano che le dimensioni aziendali crescono, le scelte strategiche vanno tradotte in attività esecutive attraverso il filtro di una gerarchia direzionale intermedia coinvolta nei processi di delega e di controllo direzionale • occorre sviluppare un meccanismo operativo capace di esplicitare gli obiettivi, di motivare i responsabili al loro raggiungimento, di evidenziare gli scostamenti nell’azione e di stimolare i manager al riposizionamento successivo La pianificazione strategica (Anthony) • “è il processo di scelta intorno agli obiettivi dell’impresa, al cambiamento di questi obiettivi, ed intorno alle politiche che devono regolare l’acquisizione, l’uso e la disposition” delle risorse necessarie • tende a definire “il quadro fisico, finanziario ed organizzativo entro il quale le attività operative devono essere svolte” Il controllo direzionale (Anthony) • si muove nell’ambito delle strategie e delle linee-guida definite al livello superiore con l’obiettivo di perseguire gli obiettivi organizzativi in termini di efficienza e di efficacia • è “il processo attraverso il quale i managers assicurano l’acquisizione e l’uso efficiente ed efficace delle risorse nel perseguimento degli obiettivi organizzativi” Il controllo operativo (Anthony) • è il processo attraverso il quale ci si assicura che compiti specifici siano svolti in termini di efficacia e di efficienza” • si concentra su specifici compiti ed operazioni, relativi a processi suscettibili di essere programmati Il modello di Anthony è valido nei contesti tradizionali, in cui: • l’ambiente è stabile e prevedibile • le condizioni operative e le determinanti dei risultati sono (tendenzialmente) note e prevedibili • oggetto del controllo è la realizzazione dei piani operativi a strategie, risorse, obiettivi (tendenzialmente) dati - attraverso l’operare dei centri di responsabilità • nel corso/a valle dell’attività operativa il confronto “risultati-obiettivi”, centro di responsabilità per centro di responsabilità, sta alla base della verifica della attuazione dei piani e della valutazione del personale in posizione di responsabilità • il sistema contabile (costi, ricavi, reddito, redditività) fornisce al sistema di controllo i necessari parametri di misurazione Il modello di Anthony perde efficacia nei contesti attuali, in cui: • l’ambiente è meno stabile e prevedibile • le condizioni operative e le determinanti dei risultati sono meno note e prevedibili • oggetto del controllo è la guida del sistema aziendale lungo percorsi evolutivi di successo in base a strategie, risorse, obiettivi continuamente adattati • il successo dipende dalla costruzione di competenze distintive e dallo sfruttamento di vantaggi competitivi • il successo è un risultato del sistema e non dei singoli centri di responsabilità • gli indicatori di performance non sono forniti più solo dal sistema contabile I sistemi di controllo (soprattutto il controllo di gestione) A) si ispirano alla logica dei meccanismi di feed-back B) operano attraverso un succedersi sequenziale di fasi: controllo antecedente, concomitante, consuntivo A) I meccanismi di feed-back INPUT COME DA PIANO/BUDGET OUTPUT PROCESSO RISULTATI ATTUALI REGOLATORE FEEDBACK confronto tra piano/budget e consuntivo FEEDBACK La gestione dell’impresa riflette una molteplicità di sequenze OBIETTIVI → OPERAZIONI → CONTROLLO tali per cui - la determinazione degli obiettivi riflette una adeguata valutazione dei problemi gestionali e delle possibili soluzioni; - lo svolgimento delle operazioni è orientato al raggiungimento degli obiettivi; - in sede di controllo si verifica la corrispondenza tra obiettivi predefiniti e risultati raggiunti, si valutano gli scostamenti, se ne individuano le cause e si predispongono le correzioni eventualmente necessarie negli obiettivi e nei piani. feed-back e feed-forward Al crescere dell’incertezza delle condizioni operative e della imprevedibilità dei risultati: • l'analisi degli scostamenti può essere effettuata, soprattutto in caso di operazioni di lunga durata per le quali tra il momento della definizione degli obiettivi e quello del conseguimento dei risultati intercorrono lunghi lassi di tempo, non solo a consuntivo tra obiettivi e risultati conseguiti ma anche confrontando obiettivi e risultati prevedibili in funzione di mutate condizioni operative • si cerca cioè di anticipare il momento della individuazione delle criticità e dell’avvio delle azioni correttive • si parla di feed-forward B) Il controllo antecedente, concomitante, consuntivo si configura diversamente B1) nella pianificazione strategica B2) nel controllo di gestione B1) Le attività di pianificazione strategica riguardano prevalentemente la fase preventiva ed in particolare: • l'analisi ambientale (opportunità e rischi) e aziendale (punti di forza e di debolezza) • la progettazione e la valutazione di strategie e di investimenti alternativi • attività di pianificazione a lungo termine, capital budgeting, elaborazione di obiettivi, piani, politiche funzionali alla realizzazione delle strategie nelle fasi concomitante e consuntiva sono meno regolari e meno sistematiche risolvendosi: • nel monitoraggio delle opportunità e dei rischi ambientali e dei punti di forza e di debolezza aziendali, della posizione di mercato dell'impresa, dei risultati economici, del successo delle politiche e delle strategie, della loro appropriatezza rispetto ai cambiamenti ambientali, della funzionalità delle risorse aziendali • nel supporto ad eventuali scelte di aggiustamento incrementale o di modificazione radicale delle strategie La pianificazione strategica quindi: • si caratterizza soprattutto come momento della progettualità e della innovazione • tende a valorizzare in questo senso anche gli input provenienti dai momenti del controllo concomitante e consuntivo • è un processo focalizzato sulla proiezione verso il futuro e sulla ottimizzazione dei percorsi evolutivi dell'impresa B2) Le attività di controllo di gestione • vengono implementate in termini di regolarità e di sistematicità • si risolvono in automatismi grazie ai quali il funzionamento del sistema aziendale acquisisce caratteri di trasparenza e di regolarità • si focalizzano sul passato e sul presente, ovvero sui momenti nei quali si sono formati o si formano i risultati di cui si cerca l'ottimizzazione Il controllo ex ante o preventivo • "si sostanzia nella definizione dei traguardi che si intende raggiungere (obiettivi) e delle azioni che si pensa di attuare per conseguirli (programmi)” periodo per periodo • "fornisce a chi ha la responsabilità di gestire l'azienda un quadro di riferimento capace di orientarne i comportamenti e le scelte, e misure di performance a cui confrontare i risultati che andranno maturando nel corso della gestione" • definisce piani e obiettivi ma è “controllo” perché implica la verifica della loro coerenza con gli obiettivi ed i piani definiti a livello di pianificazione strategica (critico da questo punto di vista è il consolidamento nel master budget dell'insieme dei budget settoriali) Controllo ex ante o preventivo Input - Storia - Strategia - Previsione variabili di contesto - Politiche interne - Vincoli esterni Processo - Calcoli di ottimizzazione - Negoziazione Output Per ogni responsabile organizzativo - Sistema di obiettivi: pochi, rilevanti, misurabili (quanto e quando), gestibili, espressivi di efficienza ed efficacia - Piani operativi: iniziative, priorità Il controllo concomitante • consiste "nel verificare l'allineamento delle azioni e dei risultati che effettivamente vanno maturando rispetto ai programmi e agli obiettivi definiti in sede di programmazione” • assicura al sistema aziendale gli automatismi necessari per assicurare un funzionamento improntato a caratteri di efficienza e di efficacia • quando crescono i caratteri incertezza ambientale e di variabilità dell'attività produttiva l'analisi degli scostamenti diventa un importante momento di individuazione dell'insorgere di opportunità e di minacce e di sollecitazione di risposte che possono investire anche il piano delle strategie Controllo concomitante Input Processo Output Per ogni responsabile organizzativo - Obiettivi - Rendiconti - Riprevisioni ambientali - Riorientamenti strategici - Variazioni di vincoli - Reporting - Analisi scostamenti - Rinegoziazioni - Riproiezioni - Ritaratura degli obiettivi - Ritaratura dei piani Controllo ex post o consuntivo • è il momento della verifica dei risultati raggiunti rispetto agli obiettivi programmati • avviene tipicamente confrontando il bilancio d'esercizio (conto economico, stato patrimoniale, rendiconto finanziario) con il master budget • anch’esso si basa sulla rilevazione degli scostamenti, sulla loro analisi in vista della correzione di eventuali inefficienze o di una revisione degli obiettivi e dei piani strategici; ciò però avviene una volta predisposto il bilancio consuntivo, che quindi non può essere utilizzato per il nuovo ciclo di pianificazione operativa che se mai dovrà avvalersi di preconsuntivi • i risultati del controllo consuntivo alimentano i processi di apprendimento, i sistemi di valutazione ed i sistemi premianti Controllo ex post o consuntivo Input Processo Output Per ogni responsabile organizzativo - Obiettivi - Rendiconti consuntivi - Andamenti ambientali -Analisi scostamenti -Valutazione delle cause - Confronto - Apprendimento - Valutazione delle prestazioni dei responsabili La dimensione formale o materiale dei sistemi di controllo Nel supportare la guida dell'impresa ed in particolare nel rendere possibile il funzionamento del controllo in sede preventiva, concomitante e consuntiva, un ruolo fondamentale è svolto dai centri di responsabilità, dal budgeting, e dal reporting che del controllo rappresentano la dimensione formale (a cui in letteratura si fa riferimento anche come dimensione materiale), di carattere organizzativo e contabile. Nella dimensione materiale del controllo di gestione si distinguono • una componente statica: - la mappa delle responsabilità (dimensione organizzativa) (centri di responsabilità) - il sistema contabile di supporto (dimensione contabile) (budgeting) • una componente dinamica: il processo di controllo (dimensione informativa) (reporting) Il controllo di gestione opera attraverso tre dimensioni: organizzativa, contabile, informativa STRUTTURA ORGANIZZATIVA STRUTTURA TECNICOCONTABILE PROCESSO DEFINIZIONE OBIETTIVI MODALITÀ DI CONTABILITÀ GENERALE MODALITÀ DI CONTROLLO DISTRIBUZIONE E ASSEGNAZIONE DELLE CONTABILITÀ ANALITICA LORO RAGGIUNGIMENTO RESPONSABILITÀ REPORTING ECONOMICHE BUDGET ALL’INTERNO PREDISPOSIZIONE DELL'AZIENDA COSTI STANDARD AZIONI CORRETTIVE nella dimensione organizzativa si individuano diversi possibili centri di responsabilità: • centri di costo: i managers sono responsabili dei costi sostenuti per svolgere date operazioni (produttive, amministrative); si distinguono centri di costo standard (unità operative, per es.di produzione), per i quali si possono determinare gli input necessari per realizzare singole unità di prodotto, e discrezionali (unità di staff, per es amministrazione, ricerca e sviluppo), per i quali la relazione tra input e output non è facilmente individuabile • centri di ricavo: i managers sono responsabili per le quantità vendute o i ricavi conseguiti (direzioni commerciali, linee di prodotto); la responsabilità può riguardare le sole quantità vendute (responsabilizzazione sulle quantità o sui ricavi lordi) o anche i prezzi di vendita e costi commerciali quali le spese di pubblicità e le provvigioni di vendita (responsabilizzazione sui ricavi netti) segue sui centri di responsabilità • centri di profitto: i managers sono responsabili per i risultati di profitto (RO, ROI) di unità con attività di produzione e vendita (costi e ricavi), dati gli investimenti sostenuti nell’unità; si parla di centri autonomi quando l’unità scambia fattori e prodotti solo sul mercato o comunque a prezzi di mercato, e di centri semi-autonomi e fittizi quanto più frequenti sono gli interscambi con altre unità dell’impresa, sulla base di prezzi di trasferimento imposti internamente • centri di investimento: sono centri di profitto in cui i managers possono decidere il livello degli investimenti (chiedendo fondi alla DG) e sono quindi responsabili del loro rendimento (ROI) Ancora sui centri di responsabilità • fintanto che le attività dell'impresa sono chiaramente definite in termini di combinazioni produttive e queste sono stabili, la tipologia presentata è sufficiente a rispondere alle esigenze di delega e di responsabilizzazione • quando la varietà e variabilità della domanda sollecita le combinazioni produttive in direzione della differenziazione e dell'innovazione, tale tipologia presenta limiti legati alla possibile compartimentalizzazione delle attività ed alla incapacità a fronteggiare le crescenti interdipendenze organizzative con adeguati strumenti di coordinamento; da qui il crescente ricorso alla responsabilizzazione per linee di prodotto, di progetto, di commessa, o a strutture di tipo matriciale. nella dimensione contabile è rilevante l’utilizzo del budget, che: • è uno strumento di programmazione operativa nel breve termine (normalmente l’anno) • è un documento contabile-amministrativo che con riferimento a specifiche unità operative assegna risorse ed obiettivi con riferimento ad operazioni da svolgere (rispettando date procedure operative) • può riguardare una specifica funzione gestionale (budget settoriali: commerciale, della produzione, degli approvvigionamenti, degli investimenti, delle altre aree gestionali) • può riguardare l’intera impresa con riferimento agli/consolidando gli aspetti economici, finanziari, patrimoniali della gestione (Master Budget, ovvero Budget economico, finanziario, patrimoniale) Il sistema dei budget: predisposizione ed articolazione OBIETTIVI GENERALI DEL PIANO OBIETTIVI GENERALI DEL BUDGET BUDGET COMMERCIALE BUDGET DEGLI INVESTIMENTI BUDGET DEL MAGAZZINO PRODOTTI BUDGET DI PRODUZIONE BUDGET DELLE QUANTITÀ VENDUTE E DEI RICAVI BUDGET DEI COSTI COMMERCIALI BUDGET DELLE QUANTITÀ PRODOTTE BUDGET DEI COSTI DI PRODUZIONE BUDGET DELLE ACQUISIZIONI DI PERSONALE E MATERIE BUDGET DELLE ALTRE AREE BUDGET GLOBALE AZIENDALE economico, finanziario e patrimoniale BUDGET DEI COSTI DELLE ALTRE AREE Il reporting • è il processo (informativo) con cui si attua il controllo concomitante e consuntivo • ha come prodotto un insieme strutturato di reports (rendiconti) che permettono di monitorare sistematicamente la gestione • consente di segnalare se la gestione è allineata agli obiettivi programmati (reporting informativo) • supporta i processi di valutazione del personale (reporting per la valutazione) Il reporting informativo • investe anche variabili non controllabili, ma rilevanti per i risultati della gestione (per esempio i prezzi dei materiali) • ha una periodicità legata alle esigenze di intervento rapido sulla gestione • tradizionalmente era focalizzato sui risultati economici e finanziari ed era contraddistinto sul piano tecnico dall'uso dell’analisi delle varianze: rilevazione delle varianze (scostamenti) tra risultati (economici e finanziari) programmati ed effettivi; nell'analisi delle cause elementari di queste varianze ( ∆ dei volumi dei fattori acquistati e consumati, dei prodotti ottenuti; del mix produttivo); nell'espressione delle cause degli scostamenti in termini monetari (∆ dei ricavi, dei costi, dei risultati economici); nell'individuazione del contributo delle varianze elementari al ∆ globale del risultato economico ma… • l'evoluzione delle attività produttive ha reso sempre meno efficace un'analisi delle varianze ex post, limitata ai risultati finali, in quanto tardiva e di per sé incapace di segnalare l’insorgere degli scostamenti tra obiettivi programmati e risultati conseguiti. • ciò ha sollecitato un’evoluzione dei sistemi di reporting che sempre più si sono focalizzati anche sul monitoraggio delle competenze distintive e dei vantaggi competitivi, ovvero delle determinanti dei risultati finali, con ricorso ad indicatori strategici ed operativi di carattere sia quantitativo che qualitativo (sistemi multidimensionali di reporting). Il reporting valutativo • Il reporting valutativo riguarda solo variabili controllabili da parte dei responsabili • è uno strumento da utilizzare con equilibrio, per evitare effetti indesiderati e fuorvianti: - in sede di pianificazione operativa, pressioni a definire obiettivi "bassi" e più facilmente raggiungibili ma poco sfidanti; - in sede di gestione, spinte a comportamenti "miopi" volti a privilegiare risultati individuali a scapito di risultati di insieme; - in sede di controllo, tentativi di presentare dati e informazioni "di comodo" intorno ai risultati ed alle condizioni operative compromettendo la trasparenza e la possibilità di prendere le decisioni necessarie alla luce di una adeguata conoscenza dei problemi e delle prospettive