Le politiche delle comunità informali al Cairo Stato e società al Cairo 1) Disimpegno dello stato dalla società - Politiche di austerity: limitazione welfare - Limitate capacità estrattive (solo il 15% degli ingressi del governo viene dalla tassazione): economia di circolazione dipendente da rendite esterne. Crescita senza sviluppo - Assenza di canali istituzionalizzati di negoziazione governantigovernati (neutralizzazione partiti e “società civile”) Conseguenza: nuovo contratto sociale basato sul patrimonialismo / patronage Stato e società al Cairo 2) Subordinazione delle risorse dello stato alle esigenze di riproduzione del regime -Capacità regolative dello stato usate per ricompensare i sostenitori e sanzionare gli oppositori, non per regolamentare la società -Clients strategicamente collocati ai gangli di “una piramide discendente di subcontrattori politici all’interno della burocrazia” (C. Tripp, Contemporary Egypt: Through Egyptian Eyes, Routledge 1996) -Conseguente disordine, atropia nella sfera dell’applicazione delle politiche Connessione della società con lo stato attraverso networks personali: sistema di patrons come “continuazione delle politiche dello stato con altri mezzi” (P. Haenni, L’ordre des Caïds: conjurer la dissidence urbaine au Caire, CEDEJ, 2005) Stato e società al Cairo 3) Strategie di risk-avoidance l’opposizione al governo per minimizzare - Contenimento o prevenzione di questioni che potrebbero catalizzare un’opposizione (esempio sussidi sul pane 1977) - Tolleranza top-down giustificata dal calcolo politico secondo cui la repressione del dissenso sarebbe talvolta controproducente: astensione dall’azione contro le sfide alla propria autorità Anche governi formalmente non responsabili (unaccountable) devono in qualche modo assecondare l’opinione pubblica e le domande bottom-up, sebbene selettivamente. Sviluppo del settore informale • Il settore informale si sviluppa in associazione simbiotica con regimi politici che hanno limitato e ristretto la partecipazione politica della popolazione e che hanno strumentalizzato l’ambiente normativo subordinandolo alle proprie esigenze di mantenimento del potere. • Mentre il termine “informal politics” si riferisce ad un ampia gamma di attività e può sembrare troppo ambiguo, esso descrive un’arena che sopravvive e fiorisce a dispetto della sorveglianza dei governi e delle politiche corporative. • Al Cairo, sistemi informali di distribuzione delle risorse si sostituiscono ad alcune funzioni base del governo: assicurare l’accesso all’educazione, ai generi alimentari di base, alle istituzioni finanziarie e il diritto all’alloggio. L’informalità residenziale urbana al Cairo •Al Cairo, a partire dagli anni '60, si assiste ad un’urbanizzazione periferica che contravviene alle regolamentazioni esistenti in materia di: -misure dei lotti -standard di costruzione -edificabilita' della zona di costruzione. •Essa non si attua attraverso l'occupazione di terreni (salvo alcuni casi) ma si sviluppa intorno a un mercato parallelo, non ufficiale, di lotti da costruire a partire da piccoli proprietari privati di terre (in genere agricole) •Qualità delle costruzioni in genere elevata: non è urbanizzazione dell’estrema povertà (a parte in alcuni casi) Informalità urbana al Cairo Cause dell’informalità urbana: - Offerta non sufficiente di alloggi popolari da parte del settore pubblico - Mercato legale delle terre da costruzione e degli alloggi fortemente gonfiato dalla bolla speculativa del post-infitah (si stima che attualmente 1.8 milioni di unità abitative al Cairo sia vacante) - Sperequazione ricchi-poveri conseguente all’infitah - Regolamentazioni eccessivamente rigide, che rendono gli alloggi costruiti legalmente inaccessibili dal punto di vista economico alle classi popolari - Pianificazione urbana irrealistica (città nel deserto, continuo divieto a costruire su terre agricole, puntualmente aggirato) Dati sull’informalità residenziale urbana al Cairo • Secondo Galila El Kadi, tra gli anni ’70 e gli anni ’90, l’80% delle nuove costruzioni di unità abitative ha avuto luogo in aree informali. • Secondo David Sims, nel 1996 le aree residenziali informali (non regolamentari) al Cairo rappresentavano circa il 53% della superficie della città e ospitavano il 62% dei suoi abitanti. • Correlazione povertà-informalità esiste ma non è automatica: le aree residenziali informali non sono abitate solo da poveri ma anche dalla middle class operaia e impiegata nell’amministrazione. • Differenze sostanziali tra aree informali su terra precedentemente agricola e su terre desertiche precedentemente di proprietà statale. Caratteristiche comuni delle aree di residenza informale: - Sovraffollamento - Carenza di servizi (scuole, ospedali) - Condizioni igieniche carenti (mancano sistemi fognari, raccolta immondizie, pavimentazione stradale) • Urbanizzazione irregolare ma non invisibile. Politiche di laissez faire: - rinuncia al monopolio sulla creazione dello spazio pubblico rafforzamento della dipendenza politica della popolazione (no diritti ma concessioni: scattano meccanismi clientelari) • Patologizzazione del fenomeno: ‘ashwaiyyat come aree abitate da criminali, non più esseri umani ma bestie, malattia da estirpare • Cambio di direzione del governo, che riconosce il problema: - Terremoto del 1992 Assedio di Imbaba (in cui la Gamiyya Islamiyya aveva proclamato uno “stato islamico”) Mutamento del clima internazionale: sostenibilità urbana • Imperativo internazionale: riqualificazione quartieri informali. Governo reagisce: partecipativa dei - Apprezzando migloramenti infrastrutturali (perché rafforzano i meccanismi clientelari top-down) - Ostacolando l’approccio partecipativo (perché promuovendo l’accountability e meccanismi di responsabilità istituzionale minaccia la discrezionalità su cui le logiche di patronage sono articolate) L’esempio di Manshiyat Nasr Creata negli anni ’60 da Nasser per riallocare popolazione del centro storico in via di riqualificazione 400-500.000 mila abitanti Sistema fognario inadequato alla popolazione (ideato per 175.000 persone) Insufficiente accesso all’acqua potabile; perdite; interruzioni al servizio Seria carenza di scuole (servirebbero ulteriori 763 classi elementari, 620 medie, 495 superiori) Carenza di personale medico (32 dottori a fronte di 48 necessari); solo 2 ambulanze Mancano almeno 39 stazioni di pompieri L’esempio di Manshiyat Nasr 33 leghe regionali (75% origine dal Sud del paese) 35 NGOs, solo 27 attive di cui: - 17 sono Community Development Associations (locali) - 6 organizzazioni religiose (fondate da personalità esterne a MN) - 4 fondate da accademici o personaggi in vista esterni a MN Struttura gerarchica Nulla rappresentazione di donne Limitato il campo e le aree di azione L’esempio di Manshiyat Nasr CDAs: sostegno per funerali e matrimoni, supporto a orfani e vedove. Base di partecipazione volontaria, cariche spesso “ereditarie” rivestite da personaggi benestanti. Org. Religiose: sensibilizzazione religiosa, alfabetizzazione, supporto a strati bisognosi. Cariche detenute da leader religiosi esterni a MN. Org. “intellettuali”: attività di sviluppo (educazione, salute, piccole medie imprese/microcredito). Management professionale, staff stipendiato; finanziamenti anche dall’estero. (2 associaz. Per comunità locale, 1 per zibbaleen, 1 per donne). L’esempio di Manshiyat Nasr Dal 1998: progetto di riqualificazione partecipativa promosso dal Governatorato del Cairo e da GTZ (Cooperazione Tecnica Tedesca). Inizio difficile per sovrapposizione di aree di responsabilità con altre agenzie governative (ex. Organizzazione Generale Pianificazione Fisica, Ministro dello Sviluppo Locale); tempi di attuazione del progetto si dilatano. Riuscita del progetto incerta. Resistenze da parte del contesto politico. L’esempio di Manshiyat Nasr Sviluppo è come una partita a baseball. Difficoltà a coinvolgere autorità locali e gruppi di interesse/associazioni di comunità nel processo decisionale e di implementazione dell’upgrading. Sfiducia. Pubblica amministrazione a MN “punita”; frequente cambio del capo distretto. Ambizioni personali di parte dello staff GTZ. CONCLUSIONI Gli attori politico-sociali informali contribuiscono in maniera fondamentale alla trasformazione dell’economia e del territorio urbano e si fanno carico – su base colettiva (esempio le gamiyyat) o individuale di rispondere alle necessità di base della popolazione cui lo stato ha abdicato. Se dunque è indubbio che l’operato degli attori della politica informale al Cairo costituisce una forma di resistenza silenziosa e di “quieto avanzamento dell’ordinario”, essa si trasforma in politica di piazza solo quando le proprie conquiste vengono minacciate o quando un leader carismatico riesce a galvanizzare le aspettative popolari (come a Imbaba). L’informalità è anche parte integrante dell’autoritarismo egiziano: un regime autoreferenziale, inefficiente dal punto di vista dell’implementazione delle decisioni politiche, endemicamente e sistemicamente corrotto, che fa della discrezionalità e del clientelismo le chiavi della sua persistenza al potere (e della sua incapacità dal punto di vista dello sviluppo politico-sociale) L’informalità è sintomo e strumento della perpetrazione delle logiche dello stato autoritario.