Luigia Camaioni, Tiziana Aureli e Paola Perucchini
OSSERVARE E VALUTARE IL COMPORTAMENTO INFANTILE
Capitolo 2
L’osservazione nella pratica
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Camaioni, Aureli, Perucchini, Il Mulino, 2004
Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
L’osservazione come fonte di dati
Uno dei possibili modi per ottenere informazioni sul fenomeno
o problema indagato
Aspetti da considerare
Qualità dell’osservatore
Distorsioni e correttivi
Qualità dell’osservazione
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Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
Qualità dell’osservazione
Osservazione
scientifica
Validità
Obiettività dei dati
Coincide con il
“guardare”
un fenomeno
in modo
sistematico
Affidabilità
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Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
Criteri dell’osservazione scientifica
Pianificata
È realizzata in
modi non casuali
rispetto a chi,
dove e quando
osservare
Selettiva
Rileva determinate
caratteristiche
del fenomeno
osservato
Documentabile
Fornisce materiale
che attesta
la sua utilizzazione
Controllabile
Può essere valutata
da chiunque esamina
i suoi prodotti
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Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
Validità
Capacità di uno strumento di rilevare ciò che si
propone di rilevare
Validità
di superficie
Validità
di contenuto
Validità
di costrutto
Capacità di
osservare in modo
vivido e autentico
le caratteristiche
di un fenomeno
Capacità di
osservare tutti
gli aspetti
interessanti di
un fenomeno
Capacità di
osservare
in relazione a
teorie ben
definite
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Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
Affidabilità
Capacità di rilevare i dati in modo preciso
Viene valutata tramite il confronto fra due osservatori
che effettuano la medesima rilevazione
Percentuale di accordo
k di Cohen
Statistica
designata a
correggere
l’accordo
rispetto al
caso
Indice
di accordo fra
osservatori
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Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
Affidabilità
Distorsioni
Parte di errore sistematico presente in
ogni rilevazione
Tecniche che riducono le distorsioni
Correttivi
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Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
Qualità dell’osservatore
L’abilità di
osservare
Capacità di utilizzare
le abilità percettive
e cognitive per
“leggere” la realtà
Il “ buon
osservatore ”
La fase di
addestramento
Qualità relative
alla sfera cognitiva,
comunicativa e
di personalità
Controlla
l’accuratezza e la
stabilità
dell’osservatore
ed eventuali carenze
dello strumento
osservativo
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Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
Distorsioni e Correttivi nei soggetti
Causa della distorsione
Reattività
Correttivo
Mascheramento totale
o parziale;
familiarizzazione
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Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
Distorsioni e correttivi nell’osservatore
Causa della distorsione
Condizioni psicofisiche
Caratteristiche personali
Aspettative
Correttivo
Diversi osservatori
Addestramento pre-osservazione
Categorie ben definite
Osservazione “cieca”
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Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
Distorsioni e correttivi negli strumenti
Causa della distorsione
Aggiustamenti del testo
Scarsa definizione delle categorie
Genericità, omogeneizzazione,
associazione
Correttivo
Registrazione contemporanea o
immediatamente successiva
Operazionalizzazione delle categorie
Valutazione di un tratto alla volta
Differenziazione dei punti estremi della scala
Definizione degli item in base a caratteristiche
osservabili
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Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
Esempi di distorsioni
Soggetti
Effetto Hawthorne
Osservatore
Effetto Rosenthal
Strumenti
Effetto alone
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Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
Il resoconto
Consiste in una descrizione che registra accuratamente
il comportamento così come esso si verifica
Può essere realizzato
in forma di:
Diario
Specimen
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Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
I vantaggi del resoconto
E’ utile
in quanto accompagna
le rilevazioni
quantitative conferendovi
vividezza, colore e
senso di realtà
E’ indispensabile
in fase preliminare di
studio, quando il
fenomeno da
osservare è poco
conosciuto
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E’ insostituibile
quando si cercano
informazioni specifiche
su un particolare
soggetto in relazione a
determinati
comportamenti in
particolari
circostanze
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Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
Gli svantaggi del resoconto
Rende
laboriosa
l’analisi
dei dati
Non consente
di replicare
i dati
Manca di
economia
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Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
Lo schema di codifica
Rileva soltanto quello che l’osservatore decide di
rilevare prima di cominciare a osservare
È costituito da una lista chiusa, predeterminata di codici che
corrispondono alle unità comportamentali che si desidera
rilevare e obbliga l’osservatore a rilevare quelle unità e
soltanto quelle
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Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
I vantaggi dello schema di codifica
Economia
e
maneggevolezza
Precisazione e
definizione anticipata
del problema
Quantificazione
dei
risultati
Obiettività
della
rilevazione
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Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
Costruzione di uno schema di codifica
Approccio induttivo/empirico
Approccio deduttivo/razionale
Le categorie vengono
derivate
dalle osservazioni
Le categorie vengono
derivate da
teorie di riferimento
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Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
Caratteristiche delle categorie
Ampiezza
Categorie molari e molecolari
Categorie momentanee e durevoli
Organizzazione
Categorie mutuamente esclusive ed esaustive
Categorie cooccorrenti
Omogeneità
Categorie al medesimo livello di descrizione
Distinguibilità
Categorie distinguibili l’una dall’altra
Operazionalità
Categorie riferite a comportamenti osservabili
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Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
Strategie di rilevazione
Registrazione
per eventi
Registrazione
per intervalli
Il tempo
di osservazione
viene diviso in
unità temporali che
contengono la
categoria
relativa all’evento/
comportamento
verificatosi
L’evento/
comportamento
viene codificato
tutte le volte
che si presenta
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Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
La tecnica del Q - sort
Consiste di un insieme di item, denominato Q – set, che contiene
la descrizione dettagliata dei comportamenti relativi all’aspetto,
la dimensione o il costrutto psicologico da valutare
Compito dell’osservatore è
decidere il grado di
somiglianza di ciascun item
col comportamento del
soggetto osservato
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Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
Costruzione del Q - set
Individuazione di
categorie operazionali
che descrivono i
comportamenti
relativi all’aspetto da
valutare
Definizione degli item
che costituiscono il
Q - set
Tali descrizioni
costituiscono il “vocabolario”
del Q – set
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Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
Ordinamento degli item
Gli item vengono classificati in gruppi secondo un criterio di somiglianza
Gruppo A
simili
Gruppo n. 9 Gruppo n. 8
molto simili
simili
Gruppo B
né simili né diversi
Gruppo n. 7
non
abbastanza
simili
Gruppo n. 6
più simili che diversi
Gruppo C
diversi
Gruppo n. 3
Gruppo n. 2 Gruppo n. 7
abbastanza
diversi
molto diversi
diversi
Gruppo n. 5
né simili né diversi
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Gruppo n. 4
più diversi che simili
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Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
L’Attachment Q - sort
Applicazione della tecnica Q – sort alla
valutazione del legame di attaccamento
Ogni item è stato valutato
da esperti relativamente
ai costrutti di sicurezza,
dipendenza, socievolezza
Gli item derivano dalla
teoria dell’attaccamento e da
osservazioni sul campo
Sulla base di tale valutazione
è stato ottenuto il
“profilo criterio”
di ciascuno dei tre costrutti
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Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
Vantaggi e svantaggi dell’Attachment Q-sort
Vantaggi
• Valuta l’attaccamento in base al
comportamento del bambino in situazioni di
vita quotidiana
• Non pone il bambino in situazione di disagio
• Consente di costruire il profilo di sicurezza
del bambino a diverse età (da 1 a 5 anni)
• Può essere utilizzato anche da osservatori
non esperti (madri e/o educatrici)
Svantaggi
L’affidabilità delle rilevazioni di osservatori
non esperti non è soddisfacente se
confrontata con quella di osservatori esperti
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Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
Questionari e scale di valutazione
Vengono utilizzati dall’osservatore per valutare i soggetti osservati
Sono composti da una lista finita di item, a risposta preferibilmente chiusa
Sono indispensabili
nella prima infanzia
Il bambino piccolo non possiede le
capacità cognitive e linguistiche richieste per
superare gli item di un test tradizionale
Sono disponibili anche
per l’osservazione
“indiretta”
Adulti non esperti come genitori ed
educatori hanno maggiori opportunità di
osservare il bambino rispetto a una persona
estranea
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Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
Costruzione di scale di valutazione
Gli item criteriali
Vengono scelti in base a una
teoria di riferimento
Vengono scelti in base a
osservazioni empiriche
es. “Scale di valutazione
comportamentale”di Laicardi
( 1998 )
es. “Scale dello sviluppo
psicologico” di Uzgiris e Hunt
(1975 )
Teoria piagetiana
Diari delle madri
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Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
Validità e affidabilità
Validità
Affidabilità
 di contenuto
 discriminante
 concorrente
 predittiva
 correlazione tra osservatori e genitori
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Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
Criteri per l’uso di scale e questionari
Interrogare
genitori ed educatori
sui comportamenti
attuali del bambino
Chiedere
informazioni a genitori
ed educatori sui comportamenti
emergenti del bambino
Spiegare
lo strumento a genitori
ed educatori e chiedere loro
di osservare i comportamenti
del bambino prima
di compilarlo
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Capitolo 2. L’osservazione nella pratica
Finalità degli strumenti
Prevenire
Lo strumento consente di
individuare in tempo le difficoltà
e di intervenire in modo mirato
Diagnosticare
Lo strumento permette di
effettuare una diagnosi del tipo
e gravità del ritardo o disturbo
Lo strumento migliora:
- la sensibilità degli operatori alle
differenze individuali;
- la sensibilità di genitori in
riferimento agli aspetti
psicologici considerati
Educare
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