UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA “LA SAPIENZA” DIPARTIMENTO DI INFORMATICA E SISTEMISTICA CONTROLLORI A LOGICA PROGRAMMABILE ALESSANDRO DE CARLI ANNO ACCADEMICO 2006-07 AUTOMAZIONE 1 IMPIANTO DI PRODUZIONE DI PEZZI LAVORATI C CELLA DI PRODUZIONE ROBOT ROBOT D 4 CELLE DI LAVORAZIONE 5 NASTRI TRASPORTATORI OUTPUT 4 ROBOT 5 AZIONAMENTI PER LA MOVIMENTAZIONE DEI NASTRI TRASPORTATORI 4 ATTUATORI PNEUMATICI PER AZIONARE LE PORTE DI SCAMBIO B ROBOT NASTRO TRASPORTATORE ROBOT A CELLA DI PRODUZIONE INPUT 1 PORTA DI INGRESSO 1 PORTA DI USCITA ESEMPIO DI APPLICAZIONE - STRUTTURA DELL’IMPIANTO 2 AUTOMAZIONE 1 IMPIANTO DI PRODUZIONE DI PEZZI LAVORATI C D CELLA DI PRODUZIONE S5 AZ3 AT3 S6 AT2 ROBOT AZ2 AT4 B 5 AZIONAMENTI PER LA MOVIMENTAZIONE DEI S7 OUTPUT PER AZIONARE LE PORTE DI SCAMBIO DISPOSITIVI DI MISURA 12 LETTORI DI CODICI A S1 BARRE TRASPORTATORE AZ1 NASTRI TRASPORTATORI 4 ATTUATORI PNEUMATICI S10 S9 S4 AZ5 S8 S11 S12 S2 NASTRO AT1 S3 ROBOT AZ4 ROBOT COMPONENTI DI POTENZA ROBOT A CELLA DI PRODUZIONE INPUT 12 SENSORI DI PROSSIMITÀ IL PERCORSO SUI NASTRI TRASPORTATORI È SUDDIVISO IN 12 SEZIONI ESEMPIO DI APPLICAZIONE - STRUMENTAZIONE IMPIEGATA 3 AUTOMAZIONE 1 COMPONENTI DI POTENZA IMPIANTO DI PRODUZIONE DI PEZZI LAVORATI C D CELLA DI PRODUZIONE ROBOT PLC2 PLC5 ROBOT PLC4 ROBOT PLC3 B 5 AZIONAMENTI PER LA MOVIMENTAZIONE DEI NASTRI TRASPORTATORI OUTPUT DISPOSITIVI DI MISURA PC NASTRO TRASPORTATORE PLC1 ROBOT A CELLA DI PRODUZIONE 4 ATTUATORI PNEUMATICI PER AZIONARE LE PORTE DI SCAMBIO INPUT 12 LETTORI DI CODICI A BARRE 12 SENSORI DI PROSSIMITÀ DISPOSITIVI DI ELABORAZIONE 5 PROGRAMMABLE LOGIC CONTROLLER IN RETE 1 PERSONAL COMPUTER INDUSTRIALE ESEMPIO DI APPLICAZIONE - STRUMENTAZIONE IMPIEGATA 4 AUTOMAZIONEAUTOMAZIONE 1 1 IMPIANTO DI PRODUZIONE DI PEZZI LAVORATI C PLC5 ROBOT PLC4 ROBOT PLC3 ROBOT PLC2 5 AZIONAMENTI PER LA MOVIMENTAZIONE DEI NASTRI TRASPORTATORI D CELLA DI PRODUZIONE B COMPONENTI DI POTENZA OUTPUT DISPOSITIVI DI MISURA PC NASTRO A CELLA DI PRODUZIONE 12 LETTORI DI CODICI A BARRE 12 SENSORI DI PROSSIMITÀ DISPOSITIVI DI ELABORAZIONE TRASPORTATORE PLC1 ROBOT 4 ATTUATORI PNEUMATICI PER AZIONARE LE PORTE DI SCAMBIO INPUT 5 PROGRAMMABLE LOGIC CONTROLLER 1 PERSONAL COMPUTER INDUSTRIALE ESEMPIO DI APPLICAZIONE - STRUMENTAZIONE IMPIEGATA 5 AUTOMAZIONE 1 AUTOMAZIONE 1 IMPIANTO DI PRODUZIONE DI PEZZI LAVORATI C CELLA DI PRODUZIONE PLC3 OUTPUT PLC4 PLC2 ROBOT AZIONAMENTI PER LA MOVIMENTAZIONE DEI NASTRI TRASPORTATORI 4 ATTUATORI PNEUMATICI PER AZIONARE LE PORTE DI SCAMBIO DISPOSITIVI DI MISURA 12 LETTORI DI CODICI A BARRE 12 SENSORI DI PROSSIMITÀ PLC5 B 5 D ROBOT ROBOT COMPONENTI DI POTENZA PC NASTRO DISPOSITIVI DI ELABORAZIONE TRASPORTATORE PLC1 ROBOT A CELLA DI PRODUZIONE INPUT 5 PROGRAMMABLE LOGIC CONTROLLER 1 PERSONAL COMPUTER INDUSTRIALE ESEMPIO DI APPLICAZIONE - STRUMENTAZIONE IMPIEGATA 6 AUTOMAZIONEAUTOMAZIONE 1 1 IMPIANTO DI PRODUZIONE DI PEZZI LAVORATI W7 ROBOT ROBOT C W5 W8 W12 W10 DA S8 D TRASMETTE A PC ELABORA PERCORSO TRASMETTE A PLC5 TRASMETTE A PLC4 W1 W3 INDIVIDUA POSIZIONE TRASMETTE A PLC 5 W2 A INDIVIDUA PEZZO TRASMETTE A PLC4 W11 W4 ROBOT CELLA DI PRODUZIONE B DA W8 A W9 OUTPUT W6 W9 CELLA DI PRODUZIONE CELLA DI PRODUZIONE ROBOT CELLA DI PRODUZIONE INPUT COMANDA ATTUATORE AT4 ESEMPIO DI APPLICAZIONE – SEGMENTAZIONE DELL’IMPIANTO 7 AUTOMAZIONEAUTOMAZIONE 1 1 IMPIANTO DI PRODUZIONE DI PEZZI LAVORATI SPECIFICHE 15 VARIETÀ DI PRODOTTO OUTPUT D B OTTENUTE DA 4 TIPI DI LAVORAZIONE STRUTTURA 4 ROBOT DI LAVORAZIONE 1 PORTA DI INGRESSO 1 PORTA DI USCITA 5 NASTRI TRASPORTATORI NASTRO ROBOT CELLA DI PRODUZIONE ROBOT ROBOT C CELLA DI PRODUZIONE CELLA DI PRODUZIONE 4 PORTE DI SCAMBIO TRASPORTATORE A ROBOT INPUT CELLA DI PRODUZIONE ESEMPIO DI APPLICAZIONE - STRUTTURA DELL’IMPIANTO 8 AUTOMAZIONE 1 AUTOMAZONE CON P L C 9 AUTOMAZIONEAUTOMAZIONE 1 1 DEFINIZIONE DI PLC (IEC 1131.3) SISTEMA ELETTRONICO A FUNZIONAMENTO DIGITALE, DESTINATO ALL’USO IN AMBITO INDUSTRIALE, CHE UTILIZZA UNA MEMORIA PROGRAMMABILE PER L’ARCHIVIAZIONE INTERNA DI ISTRUZIONI ORIENTATE ALL’UTILIZZATORE PER L’IMPLEMENTAZIONE DI FUNZIONI SPECIFICHE, COME QUELLE LOGICHE, DI SEQUENZIAMENTO, DI TEMPORIZZAZIONE, DI CONTEGGIO E CALCOLO ARITMETICO, E PER CONTROLLARE, MEDIANTE INGRESSI ED USCITE SIA DIGITALI CHE ANALOGICI, VARI TIPI DI MACCHINE E PROCESSI DEFINIZIONE DI PLC SECONDO LE NORME IEC 10 AUTOMAZIONE 1 PROGRAMMABLE LOGIC CONTROLLER O PLC LA FILOSOFIA DEL PLC HA AVUTO ORIGINE ALLA FINE DEGLI ANNI ‘60 DA UNA SPECIFICA DELLA GENERAL MOTORS RELATIVA AI SISTEMI DI CONTROLLO DA UTILIZZARSI NEI SUOI IMPIANTI PER LA PRODUZIONE DELLE VETTURE PLC SIGNIFICA • GESTIONE AUTOMATICA DELLE PERIFERICHE I/O • INTERFACCIAMENTO DIRETTO CON PERIFERICHE DI QUALSIASI TIPO • GESTIONE “PARALLELA” DEL PROCESSO • INSIEME DI ISTRUZIONI ORIENTATO ALLA APPLICAZIONE • TECNOLOGIA COSTRUTTIVA DI TIPO INDUSTRIALE DEFINIZIONE DI PLC 11 AUTOMAZIONE 1 PROGRAMMABLE LOGIC CONTROLLER O PLC CONTROLLORE CON ARCHITETTURA GENERAL-PURPOSE DEDICATO AL CONTROLLO LOGICO SEQUENZIALE PROGETTATO PER L’USO IN UN AMBIENTE INDUSTRIALE E QUINDI CON CARATTERISTICHE DI • AFFIDABILITÀ • ESPANDIBILITÀ • SEMPLICITÀ DI PROGRAMMAZIONE • POSSIBILITÀ DI MIGRAZIONE FRA DISPOSITIVI DI PRODUTTORI DIVERSI STANDARD INDUSTRIALE, ANCHE SE MANCA L’INTERCAMBIABILITÀ DEI COMPONENTI DEFINIZIONE DI PLC 12 AUTOMAZIONE 1 MOTIVAZIONI DELLE SPECIFICHE DELLA GENERAL MOTORS • DOPO L’AUTOMAZIONE DELLA CATENA DI PRODUZIONE DELLE AUTOMOBILI, NACQUE LA NECESSITÀ DI UNIFICARE LE TECNICHE DI PROGETTO E DI REALIZZAZIONE DEL CONTROLLO RELATIVO AD OGNI SINGOLA MACCHINA DELLA CATENA • LA COMUNICAZIONE TRA LE MACCHINE VENIVA REALIZZATA CON TECNICHE COMPLESSE, SOPRATTUTTO PERCHÉ SI TRATTAVA DI MACCHINE PRODOTTE DA SOCIETÀ DIVERSE SPECIFICHE INIZIALI 13 AUTOMAZIONE 1 LE SPECIFICHE GENERAL MOTORS DEL 1968 DALLA LOGICA CABLATA ALLA LOGICA PROGRAMMABILE • FUNZIONAMENTO IN AMBIENTE INDUSTRIALE • INTERFACCIAMENTO CON SENSORI STANDARD • PROGETTO MODULARE • ELEVATA AFFIDABILITÀ • FACILITÀ DI PROGRAMMAZIONE E RIPROGRAMMAZIONE SUL CAMPO • LINGUAGGIO NATURALE INTERPRETATO • AMBIENTE DI SVILUPPO A BORDO • CAPACITÀ DI COMUNICAZIONE • RACCOLTA DATI E MONITORAGGIO SPECIFICHE INIZIALI 14 AUTOMAZIONE 1 LE SPECIFICHE GENERAL MOTORS IL PLC DOVEVA: • ESSERE FACILMENTE E RAPIDAMENTE PROGRAMMABILE E RIPROGRAMMABILE PRESSO L'UTILIZZATORE, CON TEMPI DI INTERRUZIONE • ESSERE REALIZZATO CON TECNICHE IDONEE AL FUNZIONAMENTO IN AMBIENTE INDUSTRIALE • ESSERE FACILMENTE MANUTENIBILE E RIPARABILE (INDICATORI DI STATO ED UN PROGETTO MODULARE DOVEVANO GARANTIRE UNA FACILE E RAPIDA RIPARAZIONE ) • OCCUPARE MENO SPAZIO E CONSUMARE MENO DEL PANNELLO A RELÈ CHE ANDAVA A SOSTITUIRE • ESSERE IN GRADO DI COMUNICARE CON UN SISTEMA CENTRALIZZATO DI RACCOLTA DATI • INTERFACCIARSI DIRETTAMENTE CON I SEGNALI STANDARD PRESENTI NEGLI IMPIANTI • A QUELLA MASSIMA RICHIEDENDO MODIFICHE E TEMPO DI ARRESTO MINIMI • ESSERE COMPETITIVO IN TERMINI DI COSTO DI ACQUISTO ED INSTALLAZIONE • AVERE UNA MEMORIA INTERNA ESPANDIBILE AD UN MINIMO DI 4000 ISTRUZIONI O DATI SPECIFICHE INIZIALI 15 AUTOMAZIONE 1 STORIA DEL PLC ANNI ‘70 IL MOTIVO PRINCIPALE PER IL QUALE NACQUE L’ESIGENZA DEL PLC FU LA NECESSITÀ DI ELIMINARE I COSTI ELEVATI PER RIMPIAZZARE I SISTEMI DI CONTROLLO COMPLICATISSIMI BASATI SU RELÈ. LE ESIGENZE DI INNOVAZIONE ERANO TALI DA RICHIEDERE CONTINUE VARIAZIONI DELLO SCHEMA RELÈ CON GROSSI RISCHI DI ERRORE AD OGNI VARIAZIONE BEDFORD ASSOCIATES PROPOSE UNA MACCHINA CHIAMATA MODULAR DIGITAL CONTROLLER (MODICON) AI MAGGIORI PRODUTTORI DI AUTO. ALTRE COMPAGNIE PROPOSERO SCHEMI BASATI SU COMPUTER. IL MODICON 084 FU IL PRIMO PLC AD ESSERE COMMERCIALIZZATO E PRODOTTO IN LARGA SCALA. EVOLUZIONE DEI PLC 16 AUTOMAZIONE 1 STORIA DEL PLC ANNI ‘70 LA PRIMA GENERAZIONE DI PLC ERA SOPRATTUTTO COSTITUITA DA SEQUENZIATORI RIPROGRAMMABILI (LOGICA REALIZZATA CON TECNOLOGIA ALLO STATO SOLIDO) MENTRE INIZIAVANO A COMPARIRE LE PRIME MACCHINE BASATE SU MICROPROCESSORE (SOLO PER PICCOLI SISTEMI) I MICROPROCESSORI DEL TIPO 8080 FURONO TRA QUELLI DI MAGGIOR SUCCESSO (PER PICCOLI PLC) E SONO ANCORA PRESENTI NEL MERCATO (ALLEN BRADLEY PLC3). L’EVOLUZIONE DEI MICROPROCESSORI HA PERMESSO LA COSTRUZIONE DI PLC SEMPRE PIÙ GRANDI, FINO A SOSTITUIRE COMPLETAMENTE LA PRIMA GENERAZIONE EVOLUZIONE DEI PLC 17 AUTOMAZIONE 1 STORIA DEL PLC ANNI ‘70 – INNOVAZIONI: • PER LA PRIMA VOLTA (1973) VENNE INCLUSA IN ALCUNI PLC LA CAPACITÀ DI COMUNICARE ATTRAVERSO BUS DEDICATI. QUESTA INNOVAZIONE CONSENTE DI COLLOCARE IL PLC IN UN PUNTO MOLTO DISTANTE DALLA MACCHINA CHE CONTROLLA • AGGIUNTA DELLA POSSIBILITÀ DI USARE IL PLC PER SPEDIRE E RICEVERE SEGNALI ANALOGICI CONTINUI – UN GRANDE PROBLEMA RIMASE LA STANDARDIZZAZIONE, CONGIUNTA ALLA CONTINUA VARIAZIONE DELLE TECNOLOGIE DI REALIZZAZIONE DEI PLC. NACQUERO MOLTISSIMI STANDARD, OGNUNO RELATIVO AD UN CERTO MARCHIO (O GRUPPO DI MARCHI) PROPRIETARI EVOLUZIONE DEI PLC 18 AUTOMAZIONE 1 STORIA DEL PLC ANNI ‘80 • IL PRIMO TENTATIVO DI DEFINIRE UNO STANDARD DI REALIZZAZIONE DEL PLC NACQUE DALLA GENERAL MOTORS, CHE FISSÒ IL PROTOCOLLO DI COMUNICAZIONE MAP (MANIFACTURING AUTOMATION PROTOCOL) • NASCE LA PROGRAMMAZIONE SIMBOLICA DEI PLC REALIZZATA ATTRAVERSO PERSONAL COMPUTER (INVECE CHE ATTRAVERSO DEI TERMINALI DEDICATI) • VIENE INTRODOTTO SUL MERCATO DI MINI E MICRO PLC CHE SONO MACCHINE DI BASSO COSTO, IN GRADO DI GESTIRE 8-10 I/O PER LA PICCOLA AUTOMAZIONE • VENGONO PROPOSTI ANCORA NUOVI PROTOCOLLI E OGNI PRODUTTORE CONTINUA A VOLER IMPORRE IL PROPRIO STANDARD EVOLUZIONE DEI PLC 19 AUTOMAZIONE 1 STORIA DEL PLC ANNI ‘90 • GRADUALE RIDUZIONE NELL’INTRODUZIONE DI NUOVI PROTOCOLLI E RAFFORZAMENTO DI QUELLI CHE HANNO RESISTITO AGLI ANNI ‘80 • LO STANDARD IEC 1131-3 (COMITATO ELETTRICO INTERNAZIONALE) CERCA DI IMPORRE UN LINGUAGGIO DI PROGRAMMAZIONE INTERNAZIONALE STANDARD BASATO SU UN INSIEME DI LINGUAGGI DI PROGRAMMAZIONE • ATTUALMENTE MOLTI PLC SUPPORTANO PIÙ STANDARD: • DIAGRAMMI A BLOCCHI FUNZIONALI (FUNCTION BLOCK DIAGRAMS) • LISTA DI ISTRUZIONI • TESTO STRUTTURATO • IL PC INIZIZNO A SOSTITUIRE I PLC NELL’AUTOMAZIONE INDUSTRIALE EVOLUZIONE DEI PLC 20 AUTOMAZIONE 1 STORIA DEL PLC ANNI ‘90 • NONSTANTE LE CAPACITÀ CRESCENTI DEI PC (ED I PREZZI DECRESCENTI) ALCUNE BARRIERE PERMANGONO ALLA SOSTITUZIONE COMPLETA DEI PLC DA PARTE DEI PC: • I PC NON SONO NATI PER L’AMBIENTE INDUSTRIALE (TEMPERATURE, ALIMENTAZIONI, VIBRAZIONI, CAMPI ELETTROMAGNETICI ECCESSIVI) • L’AUTOMAZIONE RICHIEDE L’ESECUZIONE REAL-TIME DEL PROGRAMMA (I SISTEMI OPERATIVI PIÙ DIFFUSI ATTUALMENTE SONO MULTITASKING, TRANNE IL DOS E L’OS9) CON TEMPI DI CICLO SPESSO TROPPO BREVI PER UN PC • IL LINGUAGGIO USATO NEI PLC È MOLTO DIFFERENTE (TIPO L’ASSEMBLER DEI PC), CON MOLTE ISTRUZIONI NATE PER SEMPLIFICARE L’ESECUZIONE DEI PROGRAMMI IN TEMPO REALE EVOLUZIONE DEI PLC 21 AUTOMAZIONE 1 PROGRAMMABLE LOGIC CONTROLLER O PLC • I PLC SONO DISPOSITIVI DI ELABORAZIONE DESTINATI A RIMPIAZZARE I CIRCUITI A RELÈ UTILIZZATI PER REALIZZARE L’AUTOMAZIONE DI UN IMPIANTO • I PLC SONO PRESENTI IN TUTTE LE FASI DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE, OVUNQUE SIA NECESSARIO UN CONTROLLO ELETTRICO DI UNA MACCHINA. ASPETTO ESTERNO DI UN PLC 22 AUTOMAZIONE 1 COMPONENTI FONDAMENTALI DI UN PLC ARMADIO (CESTELLO O RACK) - CONTIENE GLI ALTRI MODULI - ASSICURA LA CONNESSIONE ELETTRICA ATTRAVERSO IL BUS SUL FONDO DEL RACK MODULO PROCESSORE - SCHEDA A MICROPROCESSORE - CONTROLLA E SUPERVISIONA TUTTE LE OPERAZIONI ESEGUITE ALL’INTENO DEL SISTEMA COMPONENTI DI UN PLC 23 AUTOMAZIONE 1 COMPONENTI FONDAMENTALI DI UN PLC ALIMENTATORE - ALIMENTAZIONE PER TUTTE LE SCHEDE PRESENTI NEL CESTELLO TERMINALE DI PROGRAMMAZIONE - QUALSIASI PERSONAL COMPUTER DOTATO DI SCHEDA PER LA COMUNICAZIONE SERIALE (RS232 / RS485) COMPONENTI DI UN PLC 24 AUTOMAZIONE 1 COMPONENTI FONDAMENTALI DI UN PLC MODULI I/O - SCHEDE CHE PERMETTONO L’INTERFACCIAMENTO DEL MODULO PROCESSORE CON IL MONDO ESTERNO COMPONENTI DI UN PLC 25 AUTOMAZIONE 1 SCHEMA DI COMUNICAZIONE DI UN PLC 26 AUTOMAZIONE 1 SCHEMA FUNZIONALE DI UN PLC 27 AUTOMAZIONE 1 ISTALLAZIONE DI UN PLC IN UN ARMADIO 28 AUTOMAZIONE 1 ESEMPIO DI PANNELLO OPERATORE 29 AUTOMAZIONE 1 EVOLUZIONE STORICA IL PLC È NATO PER SOSTITUIRE SISTEMI DI AUTOMAZIONE REALIZZATI CON LOGICHE CABLATE A RELÈ ESEMPIO: COMANDO MOTORE CONSENSO IN PROSSIMITÀ MOTORE ON OUT INDICATORE ON EVOLUZIONE STORICA 30 AUTOMAZIONE 1 EVOLUZIONE STORICA SCHEMA DI AUTOMAZIONE A RELÈ R1 C C P R2 P AND R1 V+ M M I I R2 R2 EVOLUZIONE STORICA V- 31 AUTOMAZIONE 1 EVOLUZIONE STORICA FUNZIONI LOGICHE CON CONTATTI (RELÈ) FUNZIONE OR FUNZIONE AND FORMA CANONICA SP V+ EVOLUZIONE STORICA V32 AUTOMAZIONE 1 QUADRI A RELÈ • CON I QUADRI A RELÈ LA FUNZIONE CHE SI VUOLE REALIZZARE È DEFINITA RIGIDAMENTE DAL TIPO DI CONTATTO DI RELÈ CHE SI UTILIZZA (NORMALMENTE APERTO O NORMALMENTE CHIUSO) E DAI SUOI COLLEGAMENTI • OGNI MODIFICA DEL CONTROLLO COMPORTA QUINDI MODIFICHE AL CABLAGGIO O UN ADEGUAMENTO DEI RELÈ • UN MODESTO VANTAGGIO DELLA SOLUZIONE A RELÈ CONSISTE NEL FATTO CHE, TRATTANDOSI DI UN COMPONENTE DI POTENZA, ESSO PERMETTE L'INTERFACCIAMENTO DIRETTO DEL CONTROLLO CON IL CAMPO • IL RELÈ È UN OGGETTO INGOMBRANTE E POCO AFFIDABILE (È COMUNQUE UN DISPOSITIVO MECCANICO E QUINDI SOGGETTO AD USURA) QUADRI A RELÈ 33 AUTOMAZIONE 1 FASE QUADRI A RELÈ E10 . R0 E11 R1 E12 R2 R0 R1 NEUTRO A4.0 A4.1 R2 A4.2 R1 QUADRI A RELÈ 34 AUTOMAZIONE 1 REALIZZAZIONE CON PORTE LOGICHE • UNA QUALSIASI RETE LOGICA COMBINATORIA O SEQUENZIALE PUÒ ESSERE REALIZZATA CON SOLI AND, OR, NOT ED ELEMENTI DI RITARDO • ALLO STATO ATTUALE DELLA TECNOLOGIA SI POSSONO REALIZZARE RETI LOGICHE CABLATE IN MODO RIGIDO (SCHEDE CON COMPONENTI DISCRETI O REALIZZAZIONI MEDIANTE CIRCUITI INTEGRATI "CUSTOM" O "SEMI-CUSTOM") OPPURE CABLATE IN MODO FLESSIBILE MEDIANTE L'USO DI ARRAY LOGICI PROGRAMMABILI DALL'UTENTE REALIZZAZIONE CON PORTE LOGICHE 35 AUTOMAZIONE 1 PLC • PER SIMULARE IL COMPORTAMENTO INGRESSO/USCITA DI UNA RETE LOGICA CABLATA, OCCORREREBBE UN PROCESSORE VELOCISSIMO, PER COMPENSARE I LIMITI DI UNA ESECUZIONE IN SERIE (ISTRUZIONE DOPO ISTRUZIONE) DI CIÒ CHE LA RETE LOGICA ANALOGICA ESEGUE IN PARALLELO • IN REALTÀ È NOTO CHE UNA ESECUZIONE A TEMPO DISCRETO È SEMPRE POSSIBILE PURCHÉ EFFETTUATA A FREQUENZA SUFFICIENTEMENTE PIÙ ELEVATA DELLA DINAMICA PROPRIA DEL PROCESSO DA CONTROLLARE • È QUINDI UTILIZZABILE UN CALCOLATORE,DIMENSIONATO IN RELAZIONE ALLA COMPLESSITÀ DEL CONTROLLO ED ALLA DINAMICA DEL PROCESSO DA CONTROLLARE DALLE RETI LOGICHE AI PLC 36 AUTOMAZIONE 1 DEFINIZIONI DI CONTROLLORI LOGICI • UN CONTROLLORE LOGICO PUÒ ESSERE: • STATICO: LE EQUAZIONI SONO DI TIPO COMBINATORIO (LE USCITE DEL SISTEMA DIPENDONO SOLO DAGLI INGRESSI PRESENTI NELLO STESSO ISTANTE) • DINAMICO: LE EQUAZIONI SONO DI TIPO SEQUENZIALE (LE USCITE DIPENDONO DAGLI INGRESSI ATTUALI E DA QUELLI PRECEDENTI) • CABLATO: LO SCHEMA DI CONTROLLO È DEFINITO DALL'INSIEME DEI DISPOSITIVI (RELÈ, PORTE LOGICHE, ...) E DALLE LORO INTERCONNESSIONI • PROGRAMMABILE: LO SCHEMA DI CONTROLLO È DEFINITO TRAMITE UN PROGRAMMA MEMORIZZATO CONTROLLORI LOGICI 37 AUTOMAZIONE 1 SCHEMA FUNZIONALE DI UN PLC INPUT CPU OUTPUT ARCHITETTURA CLASSICA EPROM ROM RAM DIFFERENZE CON SISTEMA A mP • REALIZZAZIONE DELLE PARTI • PARALLELISMO E STRUTTURA INTERNA • LINGUAGGIO NATURALE E SISTEMA OPERATIVO • LINGUAGGIO NATURALE E SISTEMA OPERATIVO SCHEMA FUNZIONALE DI UN PLC 38 AUTOMAZIONE 1 CARATTERISTICHE PECULIARI • GESTIONE DEGLI I/O: • COMPLETAMENTE AUTOMATICA • AFFIDATA AL SISTEMA OPERATIVO DELLA MACCHINA • ALL'INIZIO DEL CICLO DI ESECUZIONE DEL PROGRAMMA IL SISTEMA OPERATIVO LEGGE GLI INGRESSI E LI CARICA IN UNA SPECIFICA SEZIONE DI MEMORIA • IL PROCESSORE AVRÀ UN'IMMAGINE DEL PROCESSO IN QUEL MOMENTO • ACQUISIZIONE SINCRONA DEL PROCESSO • SCANSIONE CICLICA DEL PROGRAMMA • IN FUNZIONE DEL VALORE DEGLI INGRESSI VIENE CALCOLATO IL VALORE DELLE USCITE CHE VIENE DEPOSITATO IN UN’AREA DI MEMORIA FINCHÉ LA SCANSIONE DI TUTTI GLI INGRESSI NON È STATA EFFETTUATA CARATTERISTICHE DEI PLC 39 AUTOMAZIONE 1 MODALITÀ DI ESECUZIONE DI UN PROGRAMMA MODALITÀ CICLICA RETE LETTURA INGRESSI AGGIORNAMENTO USCITE TEMPO DI SCANSIONE INTERVALLO DI TEMPO NECESSARIO PER ESEGUIRE UN CICLO DEL PROGRAMMA IN SEQUENZA TEMPO DI ATTESA ESECUZIONE PROGRAMMA • LETTURA INGRESSI • ESECUZIONE PROGRAMMA • TEMPO DI ATTESA • AGGIORNAMENTO USCITE • GESTIONE DELLA RETE MODALITÀ DI ESECUZIONE DI UN PROGRAMMA IMPIEGATA 40 AUTOMAZIONE 1 • ELABORAZIONE PARALLELA INGRESSI 1) LETTURA DEGLI INGRESSI IN 2) ELABORAZIONE DEGLI INGRESSI E GENERAZIONE DELLE USCITE ELABORAZIONE OUT 3) ATTUAZIONE DELLE USCITE USCITE CARATTERISTICHE DEI PLC COPIA DEGLI INGRESSI COPIA DELLE USCITE 41 AUTOMAZIONE 1 ESECUZIONE DI UN PROGRAMMA IN UN PLC LETTURA INGRESSI E SCRITTURA IN MEMORIA ESECUZIONE DEL PROGRAMMA UN’ISTRUZIONE ALLA VOLTA MODALITA’ A COPIA MASSIVA DEGLI INGRESSI E DELLE USCITE SCRITTURA DELLE USCITE ESECUZIONE DI UN PROGRAMMA 42 AUTOMAZIONE 1 LA MEMORIA DI UN PLC È SUDDIVISA IN - MEMORIA RAM DI LETTURA E SCRITTURA - MEMORIA ROM DI SOLA LETTURA NELLA MEMORIA ROM RISIEDE IL SISTEMA OPERATIVO DEL PLC VIENE UTILIZZATA PARTE DELLA MEMORIA RAM PER IMMAGAZZINARE I DATI INTERMEDI PRODOTTI DAI PROGRAMMI DEL SISTEMA OPERATIVO OSSIA PROGRAMMI DI: • SUPERVISIONE DEDICATI AL CONTROLLO DELLE ATTIVITÀ DEL PLC • ELABORAZIONE DEI PROGRAMMI UTENTE • COMUNICAZIONE CON ALTRI PLC O CON L’APPARATO DA CONTROLLARE • DIAGNOSTICA INTERNA DEL PLC STESSO QUALI AD ESEMPIO IL CONTROLLO DI PARITÀ DELLA MEMORIA PER LA GESTIONE DEGLI ERRORI SUDDIVISIONE DELLA MEMORIA DI UN PLC 43 AUTOMAZIONE 1 SEZIONE DI INGRESSO/USCITA ELEMENTI PER UN’EFFICACE INTERFACCIAMENTO CON IL PROCESSO • STADIO DI ISOLAMENTO GALVANICO (IL PIÙ DELICATO DEL SISTEMA), REALIZZATO AD ESEMPIO CON OPTOISOLATORI • UTILIZZO DI CONTATTI A VITE PER VELOCIZZARE LE PROCEDURE DI INSTALLAZIONE • VISUALIZZAZIONE DELLO STATO PER IL DEBUG VISUALE DEL PROCESSO • INTERFACCIAMENTO CON SENSORI DC 5- 12 - 24 - 48 V AC 110 - 280 V • PER I SEGNALI IN ALTERNATA OCCORRE UNO STADIO DI RETTIFICAZIONE E DI LIVELLAMENTO, CHE SI PUÒ OTTENERE PER MEZZO DI UN PONTE A DIODI SEGUITO DA UN FILTRO • LO STADIO FINALE DEVE ESSERE REALIZZATO CON DISPOSITIVI DI POTENZA (TRIAC, RELÈ, TRANSISTORI 44 CARATTERISTICHE DEI PLC AUTOMAZIONE 1 SEZIONE DI INGRESSO/USCITA DISPONIBILITÀ DI SCHEDE I/O SPECIALIZZATE •REGOLATORE STANDARD PID •SCHEDA PER IL CONTEGGIO VELOCE (LETTURA DELL’USCITA DI •LETTURA E CONTROLLO DELLA TEMPERATURA •LETTURA DEGLI ESTENSIMETRI •SCHEDE PER IL CONTROLLO ASSI LA QUALITÀ DEL CONTROLLO DI UN MOTORE DETERMINA LA QUALITÀ DELLA LAVORAZIONE. GLI ALGORITMI DA IMPLEMENTARE PER REALIZZARE UN BUON CONTROLLO SONO MOLTO SOFISTICATI E DEVONO ESSERE ESEGUITI AD ELEVATO CAMPIONAMENTO 45 CARATTERISTICHE DEI PLC AUTOMAZIONE 1 MEMORIA DEL P L C AREA PER LA MEMORIZZAZIONE PERMANENTE DEI PROGRAMMI DEL SISTEMA OPERATIVO AREA DEL SISTEMA OPERATIVO (ROM) AREA DI LAVORO DEL SISTEMA OPERATIVO (RAM) AREA PER LA MEMORIZZAZIONE DI DATI INTERMEDI DA PARTE DEI PROGRAMMI DEL SISTEMA OPERATIVO ORGANIZZAZIONE DELLA MEMORIA DI UN PLC 46 AUTOMAZIONE 1 LA MEMORIA RAM È ANCORA SUDDIVISA IN ALTRE AREE LA PRIMA È L’AREA DI I/O IN CUI SONO IMMAGAZZINATI I DATI DI INGRESSO CHE GIUNGONO DA SENSORI, COME TERMOCOPPIE, . . . , OPPURE I DATI PROVENIENTI DA ALTRI PLC I DATI DI USCITA SONO I SEGNALI DI COMANDO DA INVIARE ALL’APPARTO OPPURE SONO DATI DA INVIARE AD ALTRI PLC AREA DEL SISTEMA OPERATIVO (ROM) AREA NELLA QUALE VENGONO MEMORIZZATI I VALORI RILEVATI PER GLI INGRESSI E I VALORI DA ASSEGNARE ALLE USCITE AREA PER LA MEMORIZZAZIONE DEL PROGRAMMA DA ESEGUIRE DURANTE LA FASE DI CONTROLLO AREA DI LAVORO DEL SISTEMA OPERATIVO (RAM) AREA DI I/O (RAM) AREA PROGRAMMI UTENTE (RAM) [PROM PER IL PROGRAMMA FINALE] ORGANIZZAZIONE DELLA MEMORIA DI UN PLC 47 AUTOMAZIONE 1 NELL’AREA DATI UTENTE VENGONO IMMAGAZZINATE LE VARIABILI TEMPORANEE DEL PROGRAMMA DI CONTROLLO DELL’APPARATO NELL’AREA FUNZIONI DI SISTEMA VENGONO GESTITE FUNZIONI DEFINIBILI DALL’UTENTE, COME I TEMPORIZZATORI, I CONTATORI E I PID AREA DEL SISTEMA OPERATIVO (ROM) AREA DI LAVORO DEL SISTEMA OPERATIVO (RAM) AREA PER LA MEMORIZZAZIONE DEL VALORE DELLE VARIABILI TEMPORANEE DEL PROGRAMMA UTENTE AREA PER L’ACCESSO DI FUNZIONI DI SISTEMA DEFINIBILI DALL’UTENTE (TIMER, CONTATORI,...) AREA DI I/O (RAM) AREA PROGRAMMI UTENTE (RAM) [PROM PER IL PROGRAMMA FINALE] AREA DATI UTENTE (RAM) AREA FUNZIONI DI SISTEMA (RAM) ORGANIZZAZIONE DELLA MEMORIA DI UN PLC 48 AUTOMAZIONE 1 UN PLC ESEGUE SECONDO UNA MODALITÀ CICLICA RICORSIVA UN PROGRAMMA UTENTE SCRITTO IN UNO DEI LINGUAGGI DEFINITI DALLE NORME IEC LO STOP ALL’ESECUZIONE DEVE ESSERE INVIATO DALL’ESTERNO LA SEGUENZA DELLE OPERAZIONI RISULTA LETTURA DEGLI INGRESSI E SCRITTURA DEL LORO STATO IN UNA PARTICOLARE AREA DI MEMORIA. GLI INGRESSI POSSONO PROVENIRE DA SENSORI DI VARIA NATURA, SIA ANALOGICI SIA DIGITALI, O DA ALTRI PLC. ESECUZIONE DEL PROGRAMMA DI CONTROLLO DI UN APPARATO LE ISTRUZIONI SONO ESEGUITE UNA DOPO L’ALTRA, PROCEDENDO DALL’ALTO VERSO IL BASSO, CON OPERANDI PRELEVATI DALLA MEMORIA E RISULTATI CONSERVATI IN MEMORIA IN AREE RISERVATE SCRITTURA DELLE USCITE, PRELEVANDO IL LORO STATO DA LOCAZIONI DI MEMORIA PARTICOLARI AD ESSE ASSOCIATE I DATI IN USCITA POSSONO ESSERE SEGNALI DI COMANDO DELL’APPARATO GESTITO DAL PLC O DATI DA SCAMBIARE CON ALTRI PLC. 49 ESECUZIONE DI UN PROGRAMMA AUTOMAZIONE 1 L’AREA DELLA MEMORIA RAM CON CUI PUÒ INTERAGIRE IL PLC È IN GENERE ORGANIZZATA AD ESEMPIO NEL MODO SEGUENTE : AREA INGRESSI FORMATA DA 32 WORD DA 16 BIT INDIRIZZABILI DA I1 A I32 PER INGRESSI DI TIPO DIGITALE AD UN BIT CIASCUN BIT DI OGNI WORD Ix:y PUÒ ESSERE COSÌ INDIRIZZATO I INDICA CHE LA WORD È DELL’AREA INGRESSI x INDICA L’INDIRIZZO DELLA WORD y INDICA IL BIT DA INDIRIZZARE AREA USCITE FORMATA DA 32 WORD DA 16 BIT INDIRIZZABILI DA U1 A U32 CIASCUN BIT DI OGNI WORD Ux:y PUÒ ESSERE COSÌ INDIRIZZATO DOVE: U INDICA CHE LA WORD È DELL’AREA INGRESSI x INDICA L’INDIRIZZO DELLA WORD y INDICA IL BIT DA INDIRIZZARE AREA UTENTE COSTITUITA DA 512 WORD DA 16 BIT INDIRIZZABILI DA W1 A W512 PER CIASCUNA È POSSIBILE L’INDIRIZZAMENTO DEL SINGOLO BIT AREA TEMPORIZZATORI COSTITUITA DA 16 WORD INDIRIZZABILI DA T1 A T16 AREA CONTATORI COSTITUITA DA 16 WORD INDIRIZZABILI DA C1 A C16 AREA PID RISERVATA A 4 STRUTTURE PID INDIRIZZABILI DA P1 A P4 ORGANIZZAZIONE DELLA MEMORIA RAM 50 AUTOMAZIONE 1 MEMORIA DEL P L C ORGANIZZAZIONE DELLA RAM AREA INGRESSI 32 word da 16 bit I1- I32 AREA USCITE 32 word da 16 bit U1- U32 AREA TEMPORIZZATORI AREA UTENTE 512 word da 16 bit W1- W512 ORGANIZZAZIONE DELLA MEMORIA RAM T1- T16 AREA PID P1- P4 AREA CONTATORI C1- C16 51 AUTOMAZIONE 1 CPU 1-BIT I PRIMI PLC AVEVANO UN SET DI ISTRUZIONI MOLTO RIDOTTO (AND, OR, NOT, IN, OUT) PER CONSENTIRE L’ESECUZIONE DI OGNI ISTRUZIONE IN UN SOLO CICLO • CON QUESTE ISTRUZIONI È POSSIBILE IMPLEMENTARE QUALSIASI LOGICA COMBINATORIA O SEQUENZIALE • GIÀ NELLE PRIME VERSIONI ERANO PRESENTI LE ISTRUZIONI SET E RESET • IL NUMERO DELLE ISTRUZIONI IMPLEMENTABILE ERA LIMITATO E IL TEMPO DI ESECUZIONE DEL PROGRAMMA ERA LA SOMMA DEL TEMPO DI ESECUZIONE DI OGNI SINGOLA CELLA (OCCUPATA O NON) • GRANDE EFFICIENZA DI ESECUZIONE ED ELEVATE PRESTAZIONI • SCARSA FLESSIBILITÀ • ALCUNI PLC USANO LA TECNOLOGIA 1 BIT PER OTTENERE MIGLIORI PRESTAZIONI CARATTERISTICHE DEI PLC 52 AUTOMAZIONE 1 CPU MULTI-BIT LA NECESSITÀ DI NUOVE MACRO ISTRUZIONI HA SPINTO ALL’UTILIZZAZIONE DI CPU MULTI-BIT • POSSIBILITÀ DI INCLUDERE FUNZIONI DI CONTATORE, SHIFT REGISTER E TIMER. CON LA PRESENZA DI QUESTE FUNZIONI NON È PIÙ NECESSARIO AVERE SOLO FUNZIONI MONOCICLO. • IL TEMPO DI ESECUZIONE DI UN PROGRAMMA NON È PIÙ LEGATO AL NUMERO DI CELLE PRESENTI NELLA MEMORIA DEL PROGRAMMA. • NASCONO LE ISTRUZIONI PER MODIFICARE IL FLUSSO DI ESECUZIONE DEL PROGRAMMA JP, JPZ. • CON LA DIFFUSIONE DI mP PER PLC SEMPRE PIÙ POTENTI SONO STATE RESE DISPONIBILI ISTRUZIONI ARITMETICHE E DI CONFRONTO PER VARIABILI NON BOOLEANE, RENDENDO POSSIBILE PER IL PLC LA REGOLAZIONE DI UN PROCESSO (OLTRE ALLA NORMALE COORDINAZIONE PER LA QUALE SONO NATI). • NECESSITA L’USO DI UN INTERPRETE (O DI UN COMPILATORE). CARATTERISTICHE DEI PLC 53 AUTOMAZIONE 1 CPU MULTI-BIT CPU MULTI BIT LA NECESSITÀ DI NUOVE MACRO ISTRUZIONI HA SPINTO ALL’UTILIZZAZIONE DI CPU MULTI-BIT INIZIA LA PROGRAMMAZIONE STRUTTURATA ANCHE PER I PLC USO DELLE SUBROUTINE (BLOCCO FUNZIONALE CHE REALIZZA UNA FUNZIONE LOGICA E CHE PUÒ ESSERE RICHIAMATO OVUNQUE NEL PROGRAMMA) USO DEL LINGUAGGIO SIMBOLICO AL POSTO DI QUELLO ASSOLUTO (NECESSARIO PER LA PARAMETRIZZAZIONE DELLE SUBROUTINE) L’ALLARGAMENTO DEL SET DI ISTRUZIONI HA COSTRETTO I PRODUTTORI DI PLC AD USARE UNA METODOLOGIA MULTIPROCESSORE OGNI PROCESSORE INTRODOTTO È SPECIALIZZATO VERSO LA RISOLUZIONE DI DETERMINATI PROBLEMI (PROCESSORE LOGICO, PROCESSORE ARITMETICO, PROCESSORE PER LA COMUNICAZIONE, ETC.) CARATTERISTICHE DEI PLC 54 AUTOMAZIONE 1 SEZIONE DI INGRESSO/USCITA ESEMPIO DI SCHEMA DI CIRCUITO DI OPTOISOLAMENTO IN INGRESSO AL P L C R V+ R R R V- + R R SEGNALE R INDICATORE INDICATORE SEZIONE INGRESSO / USCITA - 55 AUTOMAZIONE 1 FILOSOFIA ORIGINARIA LINGUAGGIO NATURALE PER TECNICI NON ESPERTI • ORIENTATO ALLA SPECIFICA APPLICAZIONE • ESPRIMIBILE IN TERMINI DI RELÈ O PORTE LOGICHE NEUTRO FASE • SCELTO IN MODO DA DETERMINARE IL SUCCESSO DEI PLC IN QUANTO LA CONVERSIONE DEGLI SCHEMI A RELÈ SI PRESENTA MOLTO SEMPLIFICATA ED IMMEDIATA E1.0 R0 E1.1 R1 R0 R1 A4.0 • SCELTO IN MODO DA ELIMINARE L’INTERMEDIAZIONE DELL’ESPERTO INFORMATICO LINGUAGGIO ELEMENTARE DI PROGRAMMAZIONE 56 AUTOMAZIONE 1 FASE QUADRI A RELÈ E10 . R0 E11 R1 E12 R2 R0 R1 NEUTRO A4.0 A4.1 R2 A4.2 R1 QUADRI A RELÈ 57 AUTOMAZIONE 1 SIMBOLOGIA E SIGNIFICATO FISICO DEI COMPONENTI INTERRUTTORI: CORRISPONDONO ALL’INGRESSO DEL SISTEMA NEUTRO FASE E1.0 R0 E1.1 R1 R0 R1 CIRCUITO DI USCITA A4.0 BOBINA: CIRCUITO DI INGRESSO DEI RELÈ OUT 4.0 AC RELÈ R0 RELÈ R1 CIRCUITO DI INGRESSO IN 1.0 DC ESEMPIO DI UN QUADRO A RELÈ IN 1.1 DC 58 AUTOMAZIONE 1 SIMBOLOGIA E SIGNIFICATO FISICO DEI COMPONENTI CONTATTO: CIRCUITO DI USCITA DEI RELÈ ATTIVAZIONE: CORRISPONDE ALL’USCITA DEL SISTEMA NEUTRO FASE E1.0 R0 E1.1 R0 AC RELÈ R0 RELÈ R1 CIRCUITO DI USCITA R1 R1 OUT 4.0 A4.0 CIRCUITO DI INGRESSO IN 1.0 DC ESEMPIO DI UN QUADRO A RELÈ IN 1.1 DC 59 AUTOMAZIONE 1 SIMBOLOGIA E SIGNIFICATO FISICO DEI COMPONENTI OUT A4.0 AC RELÈ R0 RELÈ R1 CIRCUITO DI USCITA CIRCUITO DI INGRESSO SISTEMA COSTITUITO DA • 2 INGRESSI IN 1.0 DC IN 1.1 DC • INTERRUTTORE (IN1.0) • INTERRUTTORE (IN1.1) • 1 USCITA • LAMPADA (A4.0) SIGNIFICATO FISICO DEI COMPONENTI 60 AUTOMAZIONE 1 LE PRIME ISTRUZIONI DEL LINGUAGGIO LADDER, SONO STATE PROPRIO QUELLE DERIVATE DAI SISTEMI ELETTROMECCANICI (RELÈ, TEMPORIZZATORI, ECC) USATI IN ORIGINE DAI PROGETTISTI DI AUTOMAZIONE IL SET DI ISTRUZIONI DI BASE RIUNISCE LE ISTRUZIONI ASSOCIATE AGLI ELEMENTI COSTITUENTI UN RELÈ CONTATTO NORMALMENTE APERTO. È UN’ISTRUZIONE CHE PUÒ ESSERE ASSOCIATA AD UN BIT DI UNA WORD D’INGRESSO Ix.y, O DI UN BIT DI UNA WORD DI USCITA Ux.y, O DI UN BIT DI UNA WORD DELL’AREA UTENTE Wx.y, INFINE PUÒ ESSERE ASSOCIATO ALLO STATO DI UN TEMPORIZZATORE O DI UN CONTATORE. SE IL BIT AD ESSO ASSOCIATO VALE 1 (ON) IL PROCESSORE DEL PLC CHIUDE IL CONTATTO, IN CASO CONTRARIO LO APRE CONTATTO NORMALMENTE CHIUSO. È L’ISTRUZIONE DUALE DELLA PRECEDENTE, QUINDI QUANDO IL BIT AD ESSO ASSOCIATO VALE 0 (OFF) IL PROCESSORE CHIUDE IL CONTATTO, SE INVECE VALE 1, IL CONTATTO SI APRE ISTRUZIONI DEL LINGUAGGIO LADDER 61 AUTOMAZIONE 1 BOBINA. L’ISTRUZIONE SERVE A CONTROLLARE LO STATO DEL BIT AD ESSA ASSOCIATO, CHE A SUA VOLTA RAPPRESENTA UN’USCITA FISICA, Ux.y MARKER Wx.y. ISTRUZIONE POSTA ALLA FINE DEL RUNG E SE LE CONDIZIONI LOGICHE ALLA SUA SINISTRA SONO VERIFICATE, IL SUO STATO DIVENTA ON, ALTRIMENTI RIMANE OFF LATCH BOBINA. È L’ISTRUZIONE CHE FORZA LO STATO DI UNA BOBINA AD ON, ANCHE QUANDO LE CONDIZIONI LOGICHE ALLA SUA SINISTRA SONO OFF (NON VI È CONTINUITÀ ELETTRICA NEL RUNG). UN LATCH BOBINA. È LA DUALE DELLA PRECEDENTE E FORZA A OFF UN BIT DI RIFERIMENTO A CUI ERA ASSOCIATO UN’ISTRUZIONE DI LATCH BOBINA ISTRUZIONI DEL LINGUAGGIO LADDER 62 AUTOMAZIONE 1 SIMBOLOGIA E SIGNIFICATO FISICO DEI COMPONENTI NEUTRO FASE E1.0 R0 E1.1 R1 R0 R1 A4.0 SISTEMA COSTITUITO DA • 2 INGRESSI • INTERRUTTORE (IN1.0) • INTERRUTTORE (IN1.1) • 1 USCITA • LAMPADA (A4.0) SIGNIFICATI FISICO DEI COMPONENTI 63 AUTOMAZIONE 1 ESEMPIO NEUTRO FASE E1.0 R0 E1.1 R1 E1.2 R2 SISTEMA COSTITUITO DA • 3 SENSORI LOGICI • FINE CORSA (E1.0) • PROXIMITY (E1.1) • CONSENSO (E1.2) R0 • 2 ATTUATORI R1 A4.0 A4.1 • MOTORE (A4.0) • TELERUTTORE (A4.2) • 1 INDICATORE R2 A4.2 R1 • LAMPADA (A4.12) ESEMPIO 64 AUTOMAZIONE 1 LINGUAGGIO LADDER ESEMPIO DI LOGICA DI COMANDO NEUTRO FASE E1.0 R0 E1.1 R1 E1.2 R2 RICHIESTA: • IL MOTORE E LA CORRISPONDENTE LAMPADA DI INDICAZIONE SIANO COMANDATI SE IL SENSORE DI PROSSIMITÀ E QUELLO DI CONSENSO SONO ENTRAMBI ATTIVI (CONTATTI CHIUSI) • IL TELERUTTORE 4.0 SIA COMANDATO SE IL SENSORE DI FINE CORSA E' ATTIVO OPPURE IL SENSORE DI PROSSIMITÀ NON E' ATTIVO ESEMPIO IN LADDER R0 R1 A4.0 A4.1 R2 A4.2 R1 65 AUTOMAZIONE 1 SCHEMA LADDER/KOP EQUIVALENTE • NON VIENE VISUALIZZATO IL CIRCUITO DI INGRESSO CHE, PER LA STANDARDIZZAZIONE INTRODOTTA DAI PLC, È TRASPARENTE DAL PUNTO DI VISTA DEL PROGRAMMATORE • VIENE MODIFICATA SOLO IN PARTE LA SIMBOLOGIA PER RENDERLA PIÙ COMPATIBILE ALLE POSSIBILITÀ RAPPRESENTATIVE DEI PRIMI TERMINALI ESEMPIO IN LADDER/KOP NEUTRO FASE E1.0 R0 E1.1 R1 E1.2 R2 R0 R1 A4.0 A4.1 R2 A4.2 R1 66 AUTOMAZIONE 1 SCHEMA LADDER/KOP EQUIVALENTE NEUTRO FASE • I PRIMI PLC ERANO PROGRAMMABILI ATTRAVERSO UNA INTERFACCIA CHE RIPRODUCEVA LA STRUTTURA DEL DIAGRAMMA, UN "GRADINO” (RUNG) ALLA VOLTA • L'INTERFACCIA OPERATORE CONTENEVA UN INTERPRETE CHE TRADUCEVA GLI SCHEMI GRAFICI A SCALA IN ISTRUZIONI, CON UNA CORRISPONDENZA UNO A UNO TRA I SIMBOLI GRAFICI (CONTATTI, INGRESSI, USCITE, ECC.) E LE ISTRUZIONI. ESEMPIO IN LADDER/KOP R0 R1 A4.0 A4.1 R2 A4.2 R1 67 AUTOMAZIONE 1 ESEMPIO DI APPLICAZIONE SUI COMPONENTI FONDAMENTALI NELL’APPLICAZIONE LA LOGICA DI CONTROLLO RICHIEDE CHE VENGA AZIONATA LA POMPA (USCITA A1.0) PER FAR SÌ CHE IL LIVELLO DEL LIQUIDO VENGA RIPORTATO AL LIVELLO ALTO (SENSORE I1.1) OGNI VOLTA CHE IL SENSORE DI LIVELLO BASSO (I1.0) NON DÀ PIÙ SEGNALE GLI INGRESSI SONO SENSORI LIVELLO ALTO DI LIVELLO A FIBRE OTTICHE ENTRAMBI DEL TIPO NC (NORMALMENTE CHIUSI PLC LIVELLO BASSO SE I SENSORI NON SONO IMMERSI NEL LIQUIDO FORNISCONO UN SEGNALE OFF SE IMMERSI NEL LIQUIDI FORNISCONO ON. ESEMPIO DI APPLICAZIONE USCITA POMPA 68 AUTOMAZIONE 1 VIENE MOSTRATA UN’APPLICAZIONE DELLE ISTRUZIONI DI BASE DEL LINGUAGGIO LADDER. IN PARTICOLARE SI VUOLE RIPRISTINARE IL LIVELLO DEL LIQUIDO IN UN SERBATOIO QUANDO QUESTO È SCESO AL DI SOTTO DI UN CERTO LIVELLO. COME È MOSTRATO IN FIGURA IL LIQUIDO FUORIESCE DA UN FORO POSTO SUL FONDO DEL SERBATOIO E PER RIPRISTINARNE IL LIVELLO SI PUÒ UTILIZZARE UNA POMPA. L’APPLICAZIONE DA REALIZZARE PREVEDE LA GESTIONE AUTOMATICA DEL RIPRISTINO DEL LIVELLO. A TAL FINE VENGONO UTILIZZATI DUE SENSORI A FIBRA OTTICA DEL TIPO NORMALMENTE CHIUSI (QUANDO SONO IMMERSI NEL LIQUIDO FORNISCONO UN SEGNALE OFF). LA POMPA È ATTIVABILE QUANDO IL LIQUIDO È SCESO AL DI SOTTO DEL SENSORE DI LIQUIDO BASSO, IL QUALE COMMUTERÀ IL SUO STATO AD OFF, MENTRE DEVE ESSERE DISATTIVATA QUANDO IL LIQUIDO SUPERA IL SENSORE DI LIVELLO ALTO PER EVITARE LA TRACIMAZIONE DEL LIQUIDO DAL SERBATOIO. PER LA GESTIONE DEGLI EVENTI: • SERBATOIO PIENO; • SERBATOIO SEMI PIENO; • SERBATOIO VUOTO. E DELL’ATTIVAZIONE E DISATTIVAZIONE DELLA POMPA SI UTILIZZA UN PLC SU CUI DEVE ESSERE IMPLEMENTATO UN PROGRAMMA PER LA LETTURA DELLO STATO DEI SENSORI E PER IL COMANDO DELLA POMPA. ESEMPIO DI APPLICAZIONE 69 AUTOMAZIONE 1 VIENE PRESA IN CONSIDERAZIONE LA SOLUZIONE DEL PROBLEMA MEDIANTE L’IMPLEMENTAZIONE DI UN PROGRAMMA IN LINGUAGGIO LADDER. COME DETTO I DUE SENSORI SONO NORMALMENTE CHIUSI E IL LORO STATO PUÒ ESSERE ON O OFF. QUINDI POSSONO ESSERE RAPPRESENTATI DA UN BIT ASSOCIATO AD UN CONTATTO NORMALMENTE CHIUSO, SI UTILIZZA UN MARKER PER ATTIVARE E DISATTIVARE LA POMPA A CUI È ASSOCIATA UN BIT DI USCITA COLLEGATO AD UNA BOBINA. IL PROGRAMMA È MOSTRATO NEL DIAGRAMMA LADDER IN FIGURA. IL MARKER (BOBINA) COMMUTA AD ON QUANDO ENTRAMBI I SENSORI SONO OFF OSSIA QUANDO NON SONO IMMERSI NEL LIQUIDO. QUESTO VUOL DIRE CHE IL LIVELLO È BASSO E ALLORA LA POMPA DEVE ESSERE ATTIVATA, INFATTI, IL CONTATTO NORMALMENTE APERTO ASSOCIATO AL MARKER W1.0 VIENE CHIUSA, L’USCITA U1.0 DIVENTA ON E LA POMPA VIENE ATTIVATA. QUANDO IL LIQUIDO SUPERA IL SENSORE DI LIVELLO BASSO, QUESTO COMMUTA AD ON APRENDO IL RELATIVO CONTATTO NORMALMENTE CHIUSO, MA LA POMPA NON SI ARRESTA PERCHÉ È CHIUSO IL CONTATTO NORMALMENTE APERTO ASSOCIATO W1.0. LA POMPA SI ARRESTA QUANDO IL LIQUIDO SUPERA IL SENSORE DI LIVELLO ALTO CHE INIBISCE IL CONTATTO NORMALMENTE CHIUSO (SI APRE) E QUESTO FA SI CHE LA CONDIZIONE LOGICA ALLA SINISTRA DEI DUE RUNG DIVENTA FALSA E LE BOBINE ASSOCIATE A W1.0 E U1.0 DIVENTANO OFF. APPLICAZIONE E ISTRUZIONI DEL LINGUAGGIO LADDER 70 AUTOMAZIONE 1 ESEMPIO DI APPLICAZIONE LO STATO W1.0 DI APPOGGIO VIENE USATO COME APPOGGIO PER INDICARE LO STATO DELLA POMPA SE LA POMPA È STATA PRECEDENTEMENTE ATTIVATA, DEVE FUNZIONARE FINCHÉ ANCHE IL SENSORE I1.1 DIVENTA ATTIVO SE I DUE SENSORI DIVENTANO ENTRAMBI ATTIVI (LIVELLO BASSO), LA POMPA VIENE ATTIVATA INDIPENDENTEMENTE DALLO STATO PRECEDENTE FASE NEUTRO I1.0 I1.1 W1.0 W1.0 W1.0 LIVELLO ALTO PLC LIVELLO BASSO U1.0 USCITA POMPA APPLICAZIONE E ISTRUZIONI DEL LINGUAGGIO LADDER 71 AUTOMAZIONE 1 IN QUESTO ESEMPIO VIENE MOSTRATA L’APPLICAZIONE DELLE ISTRUZIONI DI LATCH BOBINA E UNLATCH BOBINA PER LO SWITCHING REALIZZATO CON DUE INTERRUTTORI. VALE LA PENA RICORDARE CHE UN PROGRAMMA VIENE ESEGUITO DA UN PLC UN’ISTRUZIONE ALLA VOLTA PROCEDENDO DALL’ALTO VERSO IL BASSO. ESAMINIAMO IN DETTAGLIO IL PROGRAMMA MOSTRATO IN FIGURA. IN PRIMO LUOGO È OPPORTUNO NOTARE CHE AFFINCHÉ SIANO ESEGUITE LE ISTRUZIONI DI LATCH BOBINA E UNLATCH BOBINA DEVONO ESSERE VERIFICATE LE CONDIZIONI LOGICHE NEL RUNG ALLA SINISTRA DELL’ISTRUZIONE. IN PARTICOLARE PER ESEGUIRE LATCH BOBINA DEVE ESSERE ON I1.0, MENTRE PER ESEGUIRE UNLATCH BOBINA DEVE ESSERE ON I1.1. APPLICAZIONE E ISTRUZIONI DEL LINGUAGGIO LADDER 72 AUTOMAZIONE 1 IL DIAGRAMMA TEMPORALE MOSTRA IL FUNZIONAMENTO DEL PROGRAMMA. I1.1 DIVENTA ON PER PRIMO (RISPETTO A I1.0) QUINDI È L’ISTRUZIONE DI UNLATCH E IL MARKER W1.0 E OFF. QUANDO È ON I1.0 E E OFF È ESEGUITA L’ISTRUZIONE LATCH E W1.0 DIVENTA ON. RIMANE IN QUESTO STATO ANCHE QUANDO I1.0 DIVENTA OFF E FINO A QUANDO I1.1 DIVENTA ON E FA ESEGUIRE UNLATCH. QUESTO COMPORTAMENTO DEL PROGRAMMA È BEN EVIDENTE NEL DIAGRAMMA TEMPORALE DEI SEGNALI MOSTRATO NELLA SLIDE. È BENE RICORDARE COME SIA IMPORTANTE ALL’ORDINE IN CUI SONO INSERITI I DUE RUNG CONTENENTI LE ISTRUZIONI DI LATCH E UNLATCH, INFATTI, INVERTENDOLI IL RISULTATO CHE SI OTTERREBBE CAMBIA DECISAMENTE. APPLICAZIONE E ISTRUZIONI DEL LINGUAGGIO LADDER 73 AUTOMAZIONE 1 ISTRUZIONI DI LATCH E UNLATCH FASE NEUTRO I1.0 I1.0 W1.0 L I1.1 I1.1 W1.0 W1.0 U tempo SOLUZIONE PER LO SWITCHING CON DUE INTERRUTTORI DI INGRESSO LA SOLUZIONE SI PRESENTA MOLTO PIÙ SEMPLICE PERCHÉ NON C’È BISOGNO DI MEMORIZZARE LO STATO PRECEDENTE BISOGNA FARE MOLTA ATTENZIONE ALL’ORDINE NEL QUALE SONO STATI INSERITI I DUE RUNG INVERTENDOLI IL RISULTATO CHE SAREBBE COMPLETAMENTE DIVERSO APPLICAZIONE E ISTRUZIONI DEL LINGUAGGIO LADDER 74 AUTOMAZIONE 1 IL SET DI ISTRUZIONI MOSTRATO IN QUESTA SLIDE È RELATIVO ALLE ISTRUZIONI DI CONTEGGIO E TEMPORIZZAZIONE. TEMPORIZZATORE. IL SIMBOLO È MOSTRATO NELLA SLIDE. IN QUESTO TX RAPPRESENTA L’INDIRIZZO DEL TEMPORIZZATORE, X PUÒ ASSUMERE VALORI COMPRESI DA 1 A 16 ( IL NUMERO MAX VARIA DA PLC A PLC). XXXXX RAPPRESENTA L’INTERVALLO DI CONTEGGIO CHE PUÒ ANDARE DA 0 A 360000 ED È ESPRESSO IN CENTESIMI DI SECONDO (MAX 1 ORA). NEL RUNG MOSTRATO SE I3.2 DIVENTA ON (IL CONTATTO SI CHIUDE) IL CONTEGGIO HA INIZIO ED IL TEMPORIZZATORE CONTA LO SCORRERE DEL TEMPO FINO A XXXXX. AL TEMPORIZZATORE È ASSOCIATO UN BIT INDICATO CON TX CHE DIVENTA ON QUANDO È TERMINATO IL CONTEGGIO E QUNDI PUÒ ESSERE UTILIZZATO COMA MARKER DI EVENTI AD ESEMPIO PER ABILITARE UNA QUALCHE AZIONE. QUESTO TEMPORIZZATORE HA IL RESET AUTOMATICO QUANDO DIVENTA FALSA LA CONDIZIONE LOGICA ALLA SUA SINISTRA (I3.2 IN QUESTO CASO). ALCUNE ISTRUZIONI DEL LINGUAGGIO LADDER 75 AUTOMAZIONE 1 TEMPORIZZATORE A RITENUTA. A DIFFERENZA DEL PRECEDENTE, LO STATO DI QUESTO TEMPORIZZATORE SI CONSERVA ANCHE QUANDO LA CONDIZIONE LOGICA ALLA SINISTRA DIVENTA FALSA (I2.4 IN QUESTO CASO) È DEVE ESSERE RESETTATO DA APPOSITA ISTRUZIONE. IL VALORE DEL CONTEGGIO E CONSULTABILE ALL’INDIRIZZO TXR.ACC. CONTATORE AD INCREMENTO. IN QUESTA ISTRUZIONE CX È L’INDIRIZZO DEL CONTATORE, CHE VA DA 1 A 16 (IL NIMERO MASSIMO VARIA DA PLC A PLC), MENTRE XXX È L’INDIRIZO DA RAGGIUNGERE NEL CONTEGGIO, AL MASSIMO 1000. IL CONTEGGIO È INCREMENTATO DI UN’UNITÀ SE IL BIT I1.1 SUBISCE UNA TRANSZIONE ON-OFF. IL CONTEGGIO ATTUALE È CONSULTABILE ALL’INDIRIZZO CX.ACC. PER IL RESET DEL CONTATORE SI UTILIZZA UN’APPOSITA ISTRUZIONE DI RESET, EVENTUALMENTE ATTIVATA DA UNA CONDIZIONE LOGICA. ALCUNE ISTRUZIONI DEL LINGUAGGIO LADDER 76 AUTOMAZIONE 1 ISTRUZIONI DI TEMPORIZZAZIONE E CONTEGGIO FASE • TEMPORIZZATORE • TEMPORIZZATORE A RITENUTA NEUTRO I3.2 Tx xxxxx I2.4 TxR.acc TxR xxxxx TxR • CONTATORE AD INCREMENTO Cx.acc RES I1.1 Cx xxx Cx RES ALCUNE ISTRUZIONI DEL LINGUAGGIO LADDER 77 AUTOMAZIONE 1 APPLICAZIONE DEL TEMPORIZZATORE FASE NEUTRO I1.0 I1.0 T1 500 T1 T1 U1.0 U1.0 5 sec 5 sec 5 sec APPLICAZIONE DEL TIMER A RITARDO DI INSERZIONE SEMPLICE VISUALIZZAZIONE DELL’USCITA DI UN TIMER DOPO L’ATTIVAZIONE ALCUNE ISTRUZIONI DEL LINGUAGGIO LADDER 78 AUTOMAZIONE 1 IN QUESTO ESEMPIO DI APPLICAZIONE DI UN TEMPORIZZATORE, SI DEVE RAGGIUNGERE UN CONTEGGIO DI 5 SEC. IL TEMPORIZZATORE È ABILITATO DAL BIT I0.1 CHE DEVE RIMANERE ATTIVO PER TUTTA LA DURATA DEL CONTEGGIO. SE I1.0 DIVENTA OFF RESETTA IL TEMPORIZZATORE, OPPURE PUÒ BLOCCARE IL CONTEGGIO. IN QUEST’ULTIMO CASO SE I1.0 RIMANE ON PER UN TEMPO INFERIORE AL TEMPO DI CONTEGGIO IMPOSTATO IL TEMPORIZZATORE NON RAGGIUNGE IL TERMINE DEL CONTEGGIO E IL BIT AD ESSO ASSOCIATO RIMANE OFF. IL DIAGRAMMA TEMPORALE DEI SEGNALI MOSTRA PERFETTAMENTE IL COMPORTAMENTO APPENA ILLUSTRATO. IN PARTICOLARE QUESTO PROGRAMMA COMANDA L’USCITA U1.0 CHE PUÒ ESSERE ATTIVATA DOPO 5 SEC DALL’ABILITAZIONE DEL CONTEGGIO (I1.0 IN SOSTANZA È UN BIT DI ENABLE) E RIMANE ATTIVA FINO A QUANDO IL BIT DI ABILITAZIONE È ON. ALCUNE ISTRUZIONI DEL LINGUAGGIO LADDER 79 AUTOMAZIONE 1 APPLICAZIONE DEL CONTATORE FASE NEUTRO I1.0 I1.1 C1 4 I1.0 C1 RES I1.1 C1 C1 U1.0 U1.0 CONTEGGIO DEI FRONTI DI SALITA IN ARRIVO AL CONTATORE C1 DALL’INGRESSO I1.0 IL CONTATORE FORNISCE UN’USCITA U1.0 ATTIVA QUANDO IL NUMERO DEI FRONTI DI SALITA IN INGRESSO È MAGGIORE DI 4. IL CONTATORE DEVE ESSERE RESETTATO, E L’USCITA AZZERATA, QUANDO L’INGRESSO I1.1 È ATTIVO. ALCUNE ISTRUZIONI DEL LINGUAGGIO LADDER 80 AUTOMAZIONE 1 ESEMPIO DI APPLICAZIONE DI CONTATORE. IL CONTATORE C1 EFFETTUA IL CONTEGGIO DEI FRONTI DI SALITA. IL VALORE DEL CONTEGGIO DA RAGGIUNGERE È IMPOSTATO A QUATTRO E TALE CONTEGGIO VIENE RAGGIUNTO QUANDO IL CONTATORE IN INGRESSO VEDE UN NUMERO DI COMMUTAZIONI OFF – ON MAGGIORE OD UGUALE A QUATTRO. QUANDO CIÒ È VERIFICATO IL BIT CORRISPONDENTE A C1 DIVENTA ON E INDICA IL RAGGIUNGIMENTO DEL CONTEGGIO. NEL PROGRAMMA IN FIGURA IL BIT ASSOCIATO A C1 ATTIVA (CONTATTO NORMALMENTE APERTO) L’USCITA U1.0, QUEST’ULTIMA POI SARÀ ON FIN TANTO CHE I1.1 RIMANE OFF. INFATTI QUESTO BIT RAPPRESENTA LA CONDIZIONE LOGICA CHE ATTIVA L’ISTRUZIONE DI RESET DEL CONTATORE. QUANDO TALE ISTRUZIONE VIENE ESEGUITA HA L’EFFETTO DI RESETTARE IL CONTATORE E QUINDI DI PORTARE AD OFF IL BIT ASSOCIATO DI FINE CONTEGGIO E PROVOCA LA DISABILITAZIONE DELL’USCITA U1.0 IL DIAGRAMMA TEMPORALE DEI SEGNALI ASSOCIATI AI BIT I1.0, I1.1, C1 E U1.0 EVIDENZIA QUESTO COMPORTAMENTO. ALCUNE ISTRUZIONI DEL LINGUAGGIO LADDER 81 AUTOMAZIONE 1 ISTRUZIONI PER IL CONTROLLO DI FLUSSO FASE • ISTRUZIONI DI SALTO. ATTRAVERSO IL SALTO E LE CONDIZIONI DI ATTIVAZIONE ISTRUZIONE DI SALTO SI REALIZZANO STRUTTURE: A SOTTOPROGRAMMA IF-THEN-ELSE,DO-WHILE, REPEAT-UNTIL, FOR-NEXT. I3.5 I1.0 NEUTRO 200 200 JMP JSR 200 LBL 200 SBR I3.5 MCR SOTTOPROGRAMMA • MASTER CONTROL RELAY RET MCR I3.5 ZCL • ZONE CONTROL LAST STATE ZCL ALCUNE ISTRUZIONI DEL LINGUAGGIO LADDER 82 AUTOMAZIONE 1 QUESTO SET DI ISTRUZIONI RIUNISCE TUTTE QUELLE CHE DETERMINANO IL CONTROLLO DI FLUSSO DEL PROGRAMMA, OSSIA È L’INSIEME DI ISTRUZIONI CHE PUÒ TRASFERIRE IL CONTROLLO A UN’ISTRUZIONE DEL PROGRAMMA DIVERSA DA QUELLA SEGUENTE. ISTRUZIONE DI SALTO. (JMP) È L’ISTRUZIONE DI SALTO INCONDIZIONATO ALL’ETICHETTA IL CUI INDIRIZZO È XXX. SE QUESTA È PRECEDUTA DA UNA CONDIZIONE LOGICA SI REALIZZA UN SALTO CONDIZIONATO (SALTA SE…) E QUINDI SI POSSONO REALIZZARE ISTRUZIONI COMPLESSE DEL TIPO IF-THENELSE, DO-WHILE, REPEAT-UNTIL, FOR-NEXT. MASTER CONTROL RELAY. È UN’ISTRUZIONE CHE CONSENTE DI CONTROLLARE, ATTRAVERSO UN SOLO INSIEME DI CONDIZIONI, L’ESECUZIONE DI UNA ZONA INTERNA DI PROGRAMMA. IL SIMBOLO GRAFICO (MCR) È POSTO ALL’USCITA DEL RUNG, ALL’INIZIO DELLA ZONA DA CONTROLLARE, COME USCITA INCONDIZIONATA IN UN RUNG POSTO ALLA FINE DELLA ZONA DA CONTROLLARE. SE LA CONDIZIONE DI ABILITAZIONE DELL’ISTRUZIONE MCR È VERA ALLORA LA ZONA CONTROLLATA È ESEGUITA, SE TALE CONDIZIONE È FALZA LA ZONA DI PROGRAMMA NON È ESEGUITA E TUTTE LE BOBINE DI TALE ZONA SONO RESETTATE. ALCUNE ISTRUZIONI DEL LINGUAGGIO LADDER 83 AUTOMAZIONE 1 ZONE CONTROL LAST STATE. È SIMILE ALLA PRECEDENTE, MA CON LA DIFFERENZA CHE SE LA CONDIZIONE DI ABILITAZIONE È FALSA LE USCITE DELLE ISTRUZIONI NON ESEGUITE VENGONO LASCIATE NEL LORO ULTIMO STATO. SALTO A SOTTOPROGRAMMA. NEL SIMBOLO DI QUESTA ISTRUZIONE DI SALTO XXX RAPPRESENTA L’INDIRIZZO, O MEGLIO, IL NUMERO DEL SOTTOPROGRAMMA DA ESEGUIRE. UNA VOLTA TERMINATA L’ESECUZIONE DEL SOTTOPROGRAMMA IL CONTROLLO È RESTITUITO AL PROGRAMMA CHIAMANTE ALL’ISTRUZIONE SEGUENTE QUELLA DI SALTO. IL SET DI ISTRUZIONE SEGUENTI E QUELLO DI ELABORAZIONE DATI. ISTRUZIONE DI TRASFERIMENTO DI WORD. IL SIMBOLO GRAFICO È EVIDENZIATO IN FIGURA. MOV È ALLORA UTILIZZATA PER TRASFERIRE UNA WORD, OP1 È L’INDIRIZZO DELLA WORD DA TRASFERIRE MENTRE OP2 È L’INDIRIZZO DI DESTINAZIONE. OP1 PUÒ ESSERE ANCHE UN VALORE ASSOLUTO. ISTRUZIONI ARITMETICO/LOGICHE. XXX È IL CODICE DELL’ISTRUZIONE E PUÒ ESSERE ADD, MUL, SUB, DIV, AND DI DUE WORD BIT A BIT, OR DI DUE WORD BIT A BIT. OP1 È IL PRIMO OPERANDO ED È UN INDIRIZZO MENTRE OP2 È IL SECONDO OPERANDO E PUÒ ESSERE ANCHE UN VALORE ASSOLUTO. INFINE, RES E L’INDIRIZZO DI MEMORIA DOVE IMMAGAZZINARE IL RISULTATO DELL’OPERAZIONE. ALCUNE ISTRUZIONI DEL LINGUAGGIO LADDER 84 AUTOMAZIONE 1 ISTRUZIONI PER LA MANIPOLAZIONE DATI FASE • ISTRUZIONE PER IL TRASFERIMENTO DI WORD NEUTRO I3.5 I2.3 • ISTRUZIONE ARITMETICO/LOGICHE: xxx = ADD, MUL, SUB, DIV, AND, OR ALCUNE ISTRUZIONI DEL LINGUAGGIO LADDER MOV OP1 OP2 XXX OP1 OP2 RES 85 AUTOMAZIONE 1 ISTRUZIONI PER LA MANIPOLAZIONE DATI FASE • ISTRUZIONE DI COMPARAZIONE: yyy= EQU, NEQ, GEQ, LEQ, GRT, LES. NEUTRO I3.5 YYY OP1 OP2 I2.3 • REGISTRO SCORRIMENTO A DESTRA ALCUNE ISTRUZIONI DEL LINGUAGGIO LADDER RSD Wx Ix:y 86 AUTOMAZIONE 1 REGISTRO A SCORRIMENTO A DESTRA. È L’ISTRUZIONE CHE CONSENTE LO SHIFT VERSO DESTRA DEI BIT DI UNA WORD DELL’AREA DI MEMORIA UTENTE IL CUI INDIRIZZO È WX. IL PRIMO BIT DELLA WORD DIVENTA QUELLO IL CUI INDIRIZZO È, PER ESEMPIO, IX:Y. ANCHE IN QUESTO CASO L’ISTRUZIONE DI COMPARAZIONE È ESEGUITA SE È VERA LA CONDIZIONE LOGICA SUL RUNG, I2.3. ISTRUZIONI DI COMPARAZIONE. YYY È IL CODICE DELL’ISTRUZIONE E PUÒ ESSERE UGUALE EQU, DIVERSO NEQ, MAGGIORE O UGUALE GEQ, MINORE O UGUALE LEQ, MAGGIORE GRT O MINORE LES. OP1 È IL PRIMO DEI DUE OPERANDI DA CONFRONTARE ED È UN’INDIRIZZO, INVECE OP2 PUÒ ANCHE ESSERE UN VALORE ASSOLUTO. NEL CASO IN FIGURA, L’ISTRUZIONE DI COMPARAZIONE È ESEGUITA SE È VERA LA CONDIZIONE LOGICA SUL RUNG, I3.5. ALCUNE ISTRUZIONI DEL LINGUAGGIO LADDER 87 AUTOMAZIONE 1 ISTRUZIONI PER LA MANIPOLAZIONE DATI FASE NEUTRO I3.5 SEQ Out Word num I2.3 PID Kp Ki Kd rif var com • SEQUENZIATORE DI WORD • CONTROLLORE PID ALCUNE ISTRUZIONI DEL LINGUAGGIO LADDER 88 AUTOMAZIONE 1 ISTRUZIONI SPECIALI FASE • TRASMETTITORE DI WORD NEUTRO I3.5 I2.3 • RICEVITORE DI WORD ALCUNE ISTRUZIONI DEL LINGUAGGIO LADDER SEND num ind lun GET num ind lun 89 AUTOMAZIONE 1 SEQUENZIATORE DI WORD. L’ISTRUZIONE CONSENTE DI MEMORIZZARE IN UN VETTORE UN CERTO NUMERO DI WORD (UNA WORD PUÒ, AD ESEMPIO, RAPPRESENTARE LO STATO DI UN’USCITA ANALOGICA O DI UN’INSIEME DI USCITA DIGITALI DEL TIPO ON-OFF. ALLORA OUT È L’INDIRIZZO DOVE È MEMORIZZATA LA SEQUENZA DI WORD, WORD È L’INDIRIZZO DELLA PRIMA WORD DA SEQUENZIARE E NUM È IL NUMERO DI WORD DA SEQUENZIARE A PARTIRE QUELLA IL CUI INDIRIZZO È SPECIFICATO NELL’ISTRUZIONE. CONTROLLORE PID. È L’ISTRUZIONE CHE REALIZZA LA LEGGE DI CONTROLLO STANDARD PID. KP, KI E KD RAPPRESENTANO I GUADAGNI DELLE AZIONI PROPORZIONALE, INTEGRALE E DERIVATIVA, RISPETTIVAMENTE. SPESSO TALI VALORI SI TROVANO ESPRESSI IN TERMINI DI BANDA PROPORZIONALE BP, TEMPO DELL’AZIONE INTEGRALE TI E TEMPO DELL’AZIONE DERIVATIVA TD. RIF RAPPRESENTA L’INDIRIZZO DELLA LOCAZIONE DI MEMORIA DOVE È MEMORIZZATO IL VALORE DEL RIFERIMENTO DA INSEGUIRE, VAR È L’INDIRIZZO DOVE È MEMORIZZATO IL VALORE ATTUALE DELLA VARIABILE DA CONTROLLARE, INFINE, COM È L’INDIRIZZO DI MEMORIA IN CUI È MEMORIZZATO IL VALORE DELLA VARIABILE DI COMANDO DEL SISTEMA CONTROLLATO. ALCUNE ISTRUZIONI DEL LINGUAGGIO LADDER 90 AUTOMAZIONE 1 ESEMPIO DI PROGRAMMA IN LINGUAGGIO LADDER 91 AUTOMAZIONE 1 FUNCTIONAL BLOCK (FUP) LADDER DIAGRAM (KOP) E1.0 E1.1 A4.0 ( ) E1.0 1 AND E1.2 & A4.0 1 A4.1 2 E1.1 A4.1 ( ) E1.1 2 OR 1 E1.2 E1.1 V+ V- CONFRONTO FRA LADDER/KOP E FUNCTIONAL BLOK FUP 92 AUTOMAZIONE 1 SEQUENCIAL FUNCTIONAL CHART • FORMALISMO STANDARDIZZATO PER LA DESCRIZIONE E LA PROGETTAZIONE DEL CICLO OPERATIVO DI MACCHINE ED IMPIANTI • STANDARDIZZATO DAL COMITATO ELETTROTECNICO INTERNAZIONALE (IEC) COME STANDARD IEC- 1131-3 • ASSIMILABILE AD UN DIAGRAMMA DEGLI STATI • INDIPENDENTE DALLA TECNOLOGIA UTILIZZATA PER RENDERLO OPERATIVO • FORMALISMO ASTRATTO • SEMPLIFICA LA RAPPRESENTAZIONE STIMOLANDO LA SCOMPOSIZIONE IN SOTTO-PROBLEMI • IN OGNI SITUAZIONE OPERATIVA SOLO UN SOTTO-INSIEME DELLE INFORMAZIONI È INDISPENSABILE PER IL CONTROLLO 93 CARATTERISTICHE DOMINANTI AUTOMAZIONE 1 • STATO (FASE, TAPPA, PASSO) [1] • EVOLUZIONE TEMPORALE DEL FUNZIONAMENTO DI UN IMPIANTO COMPLESSO È DESCRIVIBILE MEDIANTE UNA SUCCESSIONE TEMPORALE DI SITUAZIONI OPERATIVE PIÙ SEMPLICI, NELLE QUALI È ATTIVO SOLO UN SOTTOINSIEME DEGLI INGRESSI E DELLE USCITE • DEFINIZIONE DIVERSA DI QUELLA TIPICA DELLE RETI DI PETRI • PER LE RETI DI PETRI AD OGNI STATO È ASSOCIATA UNA BEN PRECISA CONFIGURAZIONE DELLE USCITE • PER LE RETI DI PETRI CON CENTINAIA DI USCITE IL NUMERO DI STATI DIVENTA ENORME • DEFINIZIONE DI STATO NEL GRAFCET • UNO STATO È UNA CONDIZIONE OPERATIVA DELLA MACCHINA ALLA QUALE È ASSOCIATO UN BEN PRECISO ALGORITMO DI CONTROLLO (AZIONI), DIVERSO DA QUELLI ASSOCIATI AGLI ALTRI UNO STATO È UNA CONDIZIONE OPERATIVA • DURANTE IL TEMPO DI PERMANENZA IN UNO STATO LE USCITE DEL CONTROLLO POSSONO VARIARE IN RISPOSTA ALLE VARIAZIONI DEGLI INGRESSI O ALLO SCORRERE DEL TEMPO 94 CONCETTI DI BASE AUTOMAZIONE 1 • TRANSAZIONI • POSSIBILITÀ DI EVOLUZIONE DA UNO STATO AD UN ALTRO • AD OGNI TRANSIZIONE È ASSOCIATA UNA CONDIZIONE CHE DEVE ESSERE VERIFICATA AFFINCHÉ LA TRANSIZIONE AVVENGA • COLLEGAMENTI ORIENTATI • PERCORSI DI POSSIBILE EVOLUZIONE DEL CONTROLLORE NEL GRAFCET ESISTE UNA SINTASSI MOLTO PRECISA PER DEFINIRE GLI STATI, LE TRANSIZIONI ED I COLLEGAMENTI ESEMPIO TIMBRATRICE AUTOMATICA 0 PISTONE PNEUMATICO 1 TESTA DI TIMBRATURA OGGETTO DA TIMBRARE CONCETTI DI BASE 95 AUTOMAZIONE 1 ESEMPIO TIMBRATICE AUTOMATICA ATTESA ATTESA PEZZO NESSUNA AZIONE NESSUN COMANDO 11 ESECUZIONE TIMBRATURA COMANDO PISTONE AVANTI 22 TIMBRATURA O.K. EVACUAZIONE PEZZO 33 TIMBRO SU ESEMPIO DI CICLO DI LAVORO 96 AUTOMAZIONE 1 SINTASSI – STATI • AD OGNI STATO VANNO ASSOCIATE LE AZIONI DA INTRAPRENDERE QUANDO SI È IN QUELLO STATO – ALGORITMO DI CONTROLLO ATTIVO QUANDO IL SISTEMA SI TROVA IN QUELLO STATO • DUE STATI VANNO SEMPRE SEPARATI DA UNA TRANSIZIONE – TRANSIZIONI • AD OGNI TRANSIZIONE VA ASSOCIATA UNA SOLA CONDIZIONE CHE NE DETERMINA L’ATTIVAZIONE (PASSAGGIO AD UN NUOVO STATO) • DUE TRANSIZIONI SUCCESSIVE NON SEPARATE DA UNO STATO SONO PROIBITE – COLLEGAMENTI • PARTONO DA UNO STATO ED ARRIVANO AD UN ALTRO STATO • DI SOLITO LINEE VERTICALI, MA È OPPORTUNO INDICARE I COLLEGAMENTI CON FRECCE PER EVITARE AMBIGUITÀ CONCETTI DI BASE 97 AUTOMAZIONE 1 REGOLE DI EVOLUZIONE – INIZIALIZZAZIONE • OCCORRE DEFINIRE GLI STATI ATTIVI ALL’INIZIO DEL FUNZIONAMENTO – STATI INIZIALI • GLI STATI INIZIALI POSSONO ESSERE PIÙ DI UNO • SI INDICANO CON DUE QUADRETTI UNO DENTRO L’ALTRO • POSSONO NON ESSERE I PRIMI STATI DI UNO SCHEMA – ABILITAZIONE DELLE TRANSIZIONI • UNA TRANSIZIONE SI DICE ABILITATA QUANDO LO STATO DI PARTENZA È ATTIVO • UNA TRANSIZIONE NON ABILITATA NON VIENE TESTATA • UNA TRANSIZIONE DIVENTA ATTIVA QUANDO È ABILITATA E LA CONDIZIONE ASSOCIATA È VERA. • LA TRANSIZIONE ATTIVA DETERMINA IL CAMBIO DI STATO. IL CONTROLLO RELATIVO ALLO STATO PRECEDENTE VIENE INTERROTTO E VIENE ATTIVATO QUELLO RELATIVO ALLO STATO SUCCESSIVO CONCETTI DI BASE 98 AUTOMAZIONE 1 TIPI DI AZIONI m AZIONE A AZIONE CONTINUA n n AZIONE A CONDIZIONE AZIONE CONDIZIONATA m n AZIONE A A n C A TIPI DI AZIONI 99 AUTOMAZIONE 1 TIPI DI AZIONI AZIONE TEMPORIZZATA n LIMITATA NEL TEMPO NOT (Tx/n/d) Tx = Timer n. x Tx n = stato trigger n AZIONE A d = durata A Tx/n/d AZIONE TEMPORIZZATA RITARDATA TIPI DI AZIONI n AZIONE A d n C d A 10 AUTOMAZIONE 1 STRUTTURE DI COLLEGAMENTO SCELTA ALTERNATIVA NO STRUTTURE DI COLLEGAMENTO PARALLELISMO No 101 AUTOMAZIONE 1 STRUTTURE DI COLLEGAMENTO CONVERGENZA No STUTTURE DI COLLEGAMENTO SINCRONIZZAZIONE No 102 AUTOMAZIONE 1 STRUTTURE DI COLLEGAMENTO 3 T3-4 4 8 (T3-4)*(T10-11) = 0 NON BASTA SEQUENZE DA RENDERE MUTUAMENTE ESCLUSIVE AD ESEMPIO: AGISCONO SULLA STESSA PARTE DI IMPIANTO CON AZIONI DIVERSE 9 10 T10-11 11 17 18 MUTUA ESCLUSIONE TRA SEQUENZE STRUTTURE DI COLLEGAMENTO 103 AUTOMAZIONE 1 STRUTTURE DI COLLEGAMENTO 3 T3-4 (T3-4)*(T10-11)=0 NON BASTA 10 T10-11 4 11 8 17 9 18 MUTUA ESCLUSIONE TRA SEQUENZE STRUTTURE DI COLLEGAMENTO 104 AUTOMAZIONE 1 STRUTTURE DI COLLEGAMENTO 3 10 sincronizzazione T3-4 T10-11 4 11 S SEMAFORO 8 17 sblocco 9 MUTUA ESCLUSIONE TRA SEQUENZE STRUTTURE DI COLLEGAMENTO 18 105 AUTOMAZIONE 1 STRUTTURE DI COLLEGAMENTO 3 10 4 PUNTO DI SINCRONIZZAZIONE T4-5 11 5 12 6 T12-13 13 CONCETTI DI BASE 106 AUTOMAZIONE 1 STRUTTURE DI COLLEGAMENTO 3 10 4 T4-5 11 5 S semaforo 12 6 SINCRONIZZAZIONE DI SEQUENZE INDIPENDENTI STRUTTURE DI COLLEGAMENTO T12-13 13 107 AUTOMAZIONE 1 STRUTTURE SPECIALI 3 4 6 STRUTTURE SPECIALI 10 11 11 12 108 AUTOMAZIONE 1 • ESEMPI DI UTILIZZO DELLE STRUTTURE – SEQUENZA UNICA • SUCCESSIONE DI STATI CHE SI POSSONO ATTIVARE UNO DOPO L’ALTRO • ESEMPIO: PASSAGGIO A LIVELLO SU BINARIO UNICO A DOPPIO SENSO TRENO PRESENTE b a c TRENO IN ARRIVO ESEMPIO DI UTILIZZO DI STRUTTURE 109 AUTOMAZIONE 1 • SEQUENZA UNICA • PASSAGGIO A LIVELLO SU BINARIO UNICO A DOPPIO SENSO 1 ATTESA TRENO COMANDO: BARRIERE SU TRENO IN A OPPURE C 2 ARRIVO TRENO BARRIERE GIÙ TRENO IN B 3 TRENO IN TRANSITO BARRIERE GIÙ TRENO FUORI DA B 4 ALLONTANAMENTO TRENO BARRIERE SU TRENO IN A OPPURE C ESEMPIO DI UTILIZZO DI STRUTTURE 110 AUTOMAZIONE 1 ESEMPI DI UTILIZZO DI STRUTTURE – SEQUENZE ALTERNATIVE • ESEMPIO: SERRATURA A COMBINAZIONE • L’APERTURA È CONDIZIONATA DALLA DIGITAZIONE DI UN CODICE NUMERICO SU UNA TASTIERA • LA SUCCESSIONE DELLE CIFRE 6-7-8-9 PORTERÀ ALL’APERTURA • QUALUNQUE ERRORE NELLA SEQUENZA PORTA AL BLOCCO DELLA PORTA ED ALL’ATTIVAZIONE DI UN SEGNALE SONORO DI ALLARME. LA CONDIZIONE DI ALLARME PUÒ ESSERE DISATTIVATO SOLO MANUALMENTE DA OPERATORE ABILITATO CON CHIAVE • IL MECCANISMO DI ACCETTAZIONE DELLA COMBINAZIONE È ATTIVO SOLAMENTE A PORTA CHIUSA ESEMPIO DI UTLIZZO DI STRUTTURE 111 AUTOMAZIONE 1 SEQUENZE ALTERNATIVE • ESEMPIO: SERRATURA A COMBINAZIONE (6-7-8-9) 1 2 3 4 6 7 8 9 CHIUSURA 5 SBLOCCA ESEMPIO SEQUENZE ALTERNATIVE 6 ALLARME 112 AUTOMAZIONE 1 SEQUENZE SIMULTANEE • ESEMPIO: ISOLA DI FORATURA CON 3 POSTAZIONI • SE LA LAVORAZIONE È DIFETTOSA IL SISTEMA SI BLOCCA CON IL TASTATORE IN ALTO PER CONSENTIRE L’ESPULSIONE MANUALE DEL PEZZO DIFETTOSO • UN COMANDO CONSENTE LA ROTAZIONE DI 120° DELLA GIOSTRA LAVORAZIONE CARICAMENTO TASTATORE EVACUAZIONE ESEMPIO SEQUENZIALIZZAZIONE EVENTI 113 AUTOMAZIONE 1 ISOLA DI FORATURA 1 ATTESA TUTTO O.K 2 CARICAMENTO LAVORAZIONE 3 4 MISURA ED ESPULSIONE TUTTI FERMI 5 ROTAZIONE GIOSTRA FINE ROTAZIONE CONCETTI DI BASE >> 114 AUTOMAZIONE 1 1 tutto O.K. 2 caric. avanti caricato 3 caric. indiet. ESEMPIO DI UTILIZZO DI STRUTTURE 115 AUTOMAZIONE 1 1 tutto O.K. serraggio 4 serrato foratura 5 forato 6 risalita risalito 7 sblocco sezione lavorazione ESEMPIO DI UTILIZZO DI STRUTTURE 116 AUTOMAZIONE 1 1 tutto O.K. 8 misura non o.k. o.k. 9 risalita tastat. 12 tastatore su 10 13 11 ESEMPIO DI UTILIZZO DI STRUTTURE tast. su espuls. espulso risalita tastat. espuls. man. esp. indietro 117 AUTOMAZIONE 1 • MUTUA ESCLUSIONE TRA SEQUENZE – SCARICO DI DUE VAGONI • IL CARICO AVVIENE IN ZONE DIVERSE PER I DUE VAGONI • LO SCARICO È IN COMUNE A A carico attesa B scarico B ESEMPIO DI UTILIZZO DI STRUTTURE 118 AUTOMAZIONE 1 • MUTUA ESCLUSIONE TRA SEQUENZE – SCARICO DI DUE VAGONI • IL CARICO AVVIENE IN ZONE DIVERSE PER I DUE VAGONI • LO SCARICO È IN COMUNE A A carico attesa B ESEMPIO DI UTILIZZO DI STRUTTURE B scarico 119 AUTOMAZIONE 1 • MUTUA ESCLUSIONE TRA SEQUENZE – SCARICO DI DUE VAGONI • IL CARICO AVVIENE IN ZONE DIVERSE PER I DUE VAGONI • LO SCARICO È IN COMUNE A carico attesa B ESEMPIO DI UTILIZZO DI STRUTTURE B scarico 120 AUTOMAZIONE 1 • MUTUA ESCLUSIONE TRA SEQUENZE – Scarico di due vagoni • Il carico avviene in zone diverse per i due vagoni • Lo scarico è in comune A carico attesa B scarico B ESEMPIO DI UTILIZZO DI STRUTTURE 121 AUTOMAZIONE 1 • MUTUA ESCLUSIONE TRA SEQUENZE – SCARICO DI DUE VAGONI • IL CARICO AVVIENE IN ZONE DIVERSE PER I DUE VAGONI • LO SCARICO È IN COMUNE A carico attesa B A scarico B ESEMPIO DI UTILIZZO DI STRUTTURE 122 AUTOMAZIONE 1 scarico di due vagoni carica A 2 se pieno avanza carrello posizione attesa A posizione attesa B attesa 3 s3 scambio in A avanza 14 posizione scarico 5 scarico sema foro 1 15 ritorno carrello ritorno carrello posizione carico A ESEMPIO DI UTILIZZO DI STRUTTURE scarico T/15/10s 16 posizione attesa A 7 scambio in B avanza posizione scarico T/5/10s 6 attesa 13 =1 4 carica B 12 se pieno avanza carrello ritorno carrello posizione attesa B 17 ritorno carrello posizione carico B 123 AUTOMAZIONE 1 INTRODUZIONE A STATEFLOW STATEFLOW: È UNO STRUMENTO DI SVILUPPO GRAFICO PER SISTEMI BASATI SULLA TEORIA DELLE MACCHINE A STATI FINITI INGRESSO 1 USCITA 1 SISTEMI DI CONTROLLO LOGICI SISTEMI DI SUPERVISIONE È COMPLETAMENTE INTEGRATO CON SIMULINK E L’AMBIENTE MATLAB USCITA 2 INGRESSO 2 CHART ESEMPIO DI UTILIZZO DI STRUTTURE 124 AUTOMAZIONE 1 A/ Evento [condizione] {azione condizionata}/ azione B/ C/ entry: during: exit: on evento: STATO: CONDIZIONE DI FUNZIONAMENTO DELLA MACCHINA CARATTERIZZATO DA : • GERARCHIA • ETICHETTA • AZIONI: • IN ENTRATA • DURANTE • IN USCITA • SU EVENTO TRANSIZIONE: CONDIZIONE DI CAMBIAMENTO DELLO STATO DELLA MACCHINA CARATTERIZZATA DA: • EVENTO: INDICA QUANDO LA TRANSIZIONE DIVENTA ATTIVA • CONDIZIONE: UNA VOLTA CHE L’AZIONE È ATTIVATA, SE VERA, VIENE EFFETTUATA LA TRANSIZIONE • AZIONE CONDIZIONATA: ESEGUITA SE LA CONDIZIONE È VERA • AZIONE DELLA TRANSIZIONE: ESEGUITA SE LA TRANSIZIONE È EFFETTUATA ESEMPIO DI UTILIZZO DI STRUTTURE 125 AUTOMAZIONE 1 A PADRE/ eventoA [cond_A] {az_cond_A} /Az_A [cond_B] {Az_B} [cond_C] B C D H HISTORY JUNCTIONS: • CONSENTE DI CONSERVARE LO STATO DELLA SOTTO-MACCHINA QUANDO IL PADRE RIDIVENTA ATTIVO ESEMPIO DI UTILIZZO DI STRUTTURE GIUNZIONI: PERMETTONO DI REALIZZARE LA STRUTTURA SEMANTICA IF……THEN……ELSE OVVERO LA SELEZIONE. • SE IN UN RAMO DELLA SELEZIONE NON È SPECIFICATA LA CONDIZIONE, ALLORA È DI DEFAULT, CIOÈ È VERA SE TUTTE LE ALTRE SONO FALSE • AZ_A È COMPIUTA SE TUTTA LA TRANSIZIONE È EFFETTUATA • AZ_COND_A È COMPIUTA SE OCCORRE EVENTOA A COND_A È VERA (NON OCCORRE CHE LA TRANSIZIONE SIA EFFETTUATA) 126 AUTOMAZIONE 1 PARALLELISMO SUPER/ B/ A/ IN UNA MACCHINA SOLO UNO STATO PUÒ ESSERE ATTIVO C/ T2 C/ T1 D/ PIÙ MACCHINE POSSONO FUNZIONARE IN PARALLELO D/ T1 E/ ESEMPIO DI UTILIZZO DI STRUTTURE 127 AUTOMAZIONE 1 EVENT • GLI EVENTI SONO DEFINITI NELL’EXPLORER DELLO STATEFLOW • POSSONO ESSERE – LOCAL – INPUT FROM SIMULINK – OUTPUT TO SIMULINK • EVENTI IMPLICITI – ENTER (STATO) STATO ATTIVATO – EXIT(STATO) – STATO DISATTIVATO – CHANGE (STATO) STATO CHE CAMBIA VALORE DATA ESEMPIO DI UTILIZZO DI STRUTTURE I DATI SONO DEFINITI NELL’EXPLORER DELLO STATEFLOW POSSONO ESSERE LOCAL INPUT FROM SIMULINK OUTPUT TO SIMULINK COSTANT TEMPORARY DI TIPO BOOLEANI DOOBLE, INT, … 128 AUTOMAZIONE 1 TRAMITE STATEFLOW È POSSIBILE REALIZZARE UN FLUSSO DI STATI E RAPPRESENTARE LE POSSIBILI TRANSIZIONI AL FINE DI SIMULARE LA LOGICA DI CONTROLLO DEL POSTERSHOW. I COMPONENTI FONDAMENTALI PER L’USO DI STATEFLOW SONO ESSENZIALMENTE DUE: 1. LA FINESTRA MODEL EXPLORER IN CUI SONO MEMORIZZATE I PARAMETRI, LE VARIABILI LOCALI, GLI INPUT E GLI OUTPUT. 2. IL BLOCCO CHART: PERMETTE L’INTERAZIONE CON L’AMBIENTE SIMULINK PRENDE IN INGRESSO UN GENERATORE DI IMPULSI PER IL CLOCK DEL PLC. ESEMPIO DI UTILIZZO DI STRUTTURE 129 AUTOMAZIONE 1 MODEL EXPLORER COSTANTI INPUT VARIABILI LOCALI OUTPUT PARAMETRI ESEMPIO DI UTILIZZO DI STRUTTURE 130 AUTOMAZIONE 1 SIMULAZIONE IN STATEFLOW ESEMPIO DI UTILIZZO DI STRUTTURE CLOK OUTPUT INPUT BLOCCO CHART 131 AUTOMAZIONE 1 Il blocco CHART simula ciò che avviene all’interno del circuito integrato del POSTERSHOW. Il suo obiettivo è quello di COORDINARE tutti gli eventi e le interazioni tra gli stati del dispositivo. SIMULAZIONE DEL FUNZIONAMENTO DI UN PLC CHE TEMPORIZZA UNA MOVIMENTAZIONE ESEMPIO DI UTILIZZO DI STRUTTURE 132 AUTOMAZIONE 1 Il blocco CHART simula ciò che avviene all’interno del circuito integrato del POSTERSHOW. Il suo obiettivo è quello di COORDINARE tutti gli eventi e le interazioni tra gli stati del dispositivo. Simula il funzionamento di un PLC che temporizza la movimentazione del poster e delle giostre ESEMPIO DI UTILIZZO DI STRUTTURE 133 AUTOMAZIONE 1 IL BLOCCO CHART È CARATTERIZZATO DA DUE EVENTI PRINCIPALI: • SALITA. • DISCESA UN’ULTERIORE DISTINZIONE VIENE FATTA TRA : • SALITA INIZIALE • DISCESA INIZALE GLI ALTRI STATI SONO: • FERMATA • ATTESA QUESTI STATI VENGONO RAGGIUNTI NEL MOMENTO IN CUI SI DECIDE, ATTRAVERSO IL RIFERIMENTO, DI ATTIVARE LA MOVIMENTAZIONE. DETERMINA LA FERMATA DELLA MOVIMENTAZIONE. DETERMINA L’INTERVELLO DI TEMPO FRA SALITA E DISCESA. ESEMPIO DI UTILIZZO DI STRUTTURE 134 AUTOMAZIONE 1 • DIAGRAMMA DI SEQUENZA NOME 1 OGGETTO NOME 2 ATTORE MESSAGGIO ATTIVITÀ DELL’OGGETTO MESSAGGIO RICORSIVO ESEMPIO DI UTILIZZO DI STRUTTURE 135 AUTOMAZIONE 1 LINGUAGGIO SIEMENS STEP5 BOOLEAN LANGUAGE (AWL) STRUTTURA DEL PROGRAMMA U UN E E 1.0 1.1 = A 4.0 ON O E E 1.2 1.1 = A 4.1 ISTRUZIONI LOGICHE 1 ISTRUZIONI DI ESECUZIONE ISTRUZIONI LOGICHE 2 ISTRUZIONI DI ESECUZIONE LE ISTRUZIONI LOGICHE NON HANNO ALCUN EFFETTO SULLE USCITE: AGISCONO COME CONDIZIONI SULLE ISTRUZIONI DI ESECUZIONE SINTASSI CODICE OPERATIVO U UN = LINGUAGGIO SIEMENS TIPO DI VARIABILE E E A INDIRIZZO FISICO 1.0 1.1 4.0 136 AUTOMAZIONE 1 LINGUAGGIO SIEMENS STEP5 • AMBIENTE DI PROGRAMMAZIONE UTILIZZATO DALLA SIEMENS NEI PLC DELLA SERIE UNIVERSALE S5XXXU (DOVE XXX = 100, 101, 115, 135, 150 • L'AMBIENTE DI PROGRAMMAZIONE STEP5 METTE A DISPOSIZIONE DEL PROGRAMMATORE DIVERSE INTERFACCE DI PROGRAMMAZIONE DENOMINATE • AWL CHE CORRISPONDE ALLA PROGRAMMAZIONE CON LISTA DI ISTRUZIONI • FUP CHE CORRISPONDE MEDIANTE SCHEMA LOGICO ALLA PROGRAMMAZIONE • KOP CHE CORRISPONDE ALLA MEDIANTE SCHEMA A CONTATTI PROGRAMMAZIONE LINGUAGGIO SIEMENS 137 AUTOMAZIONE 1 FRAMMENTO DI PROGRAMMA TIPO TESTO STRUTTURATO PER IL COMANDO DI 3 VALVOLE DI CONTROLLO TORRE (RO04) PROGRAM VAPORE (RO02) RI01 BRINE (RO01) RO 04 ( RI 01 67.0) (3.33) RO 02 ( RI 01 67.0) 3.33 RO01 100 ( RI 01 3.33) 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 APPLICAZIONE E ISTRUZIONI DEL LINGUAGGIO LADDER IN RI01 STM M01 IN M01 IN 67.0 SUB IN – 3.33 MUL OUT RO04 IN M01 IN 67.0 SUB IN 3.33 MUL OUT RO02 IN M01 IN 3.33 MUL IN 100 SUB IN –1 MUL OUT RO01 138