ABUSO SESSUALE INFANTILE Potenza, 12 Maggio 2012 Dott.ssa Maria Pina Pesce Psicologa e Psicoterapeuta Premessa • Dal 1996 l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato l'allarme sulla violenza come fattore eziologico e di rischio di una serie di patologie di rilevanza per la popolazione femminile riconoscendo, in tutto il mondo, la violenza di genere come il più grande problema di salute pubblica e di diritti umani violati. (World Health Organization) • Parlare della violenza a danno dei più deboli: bambini, anziani, donne significa affrontare un delicato problema sociale. • Il danno e le conseguenze che la violenza provoca sulla salute psicofisica sono incalcolabili. • Quello che ci si propone in questo breve dibattito è di sensibilizzare e stimolare in tutte le persone e operatori del settore un continuo interesse affinché gli atti di violenza e di intimidazione cessino di esistere. • Nella nostra società, nonostante le attenzioni dichiarate ai diritti e alla tutela delle fasce più deboli, assistiamo spessissimo ad atti di violenza efferata che raggiungono il loro culmine sui bambini, che per loro condizione di dipendenza dall’adulto attirano. Chi è l’uomo violento “I peggiori tiranni sono quelli che sanno farsi amare” – Spinoza- • L’uomo violento è un uomo “normale” non ha particolari segni distintivi come età, livello sociale o culturale, ciò che lo contraddistingue è l’appartenere ancora, in modo rigidamente stereotipato ad una cultura che per secoli ha visto dominante una mentalità maschilista. • L’autore è un uomo che non è riuscito, nella sua storia personale a costruire una identità maschile stabile, avverte l’intimità come pericolo per la perdita di sé, a questa angoscia risponde allontanandosi bruscamente, aggredendo e distruggendo l’altro. • Per il figlio della violenza la triste storia inizia sin dal concepimento poiché molte volte il concepimento stesso è frutto della violenza. Sia perché la donna pensa di sanare un rapporto di coppia con l’arrivo di un bambino, sia perché l’esplosione della violenza e i maltrattamenti fisici si concludono frequentemente con la violenza sessuale. • Il denominatore comune della violenza sui minori è un rapporto cosciente o inconscio di strumentalizzazione del bambino da parte del mondo adulto. • Per l’uomo violento il bambino non deve • piangere, non può essere oggetto di troppe attenzioni, non deve pretendere nulla, come se, assurdamente, dovesse “esserci ma senza esistere”. La violenza è un linguaggio che paradossalmente dice: “non comunico”. È all’interno di un rapporto di questo tipo che si inserisce il bambino. l'adulto è figlio del bambino che è stato . Cenni Storici • L’abuso sessuale a danno dei minori, è un fenomeno molto frequente nella società odierna. • Il problema della pedofilia sembra essere emerso con veemenza negli ultimi anni, sebbene forme svariati di abuso sessuale infantile si siano verificate in tutti i periodi della storia dell’umanità. Nell’antica Grecia, per esempio, era diffusa la pratica dell’infanticidio cosi come la pederastia, ovvero l’amore di un uomo adulto per un ragazzo che avesse oltrepassato la soglia della pubertà, ma che non avesse ancora raggiunto la maturità; questa pratica veniva considerata come un processo di socializzazione. • Nell’antica Roma mogli, figli e schiavi erano considerati una proprietà del Pater familias. I bambini potevano essere venduti come schiavi e inseriti nel giro della prostituzione La prima legge contro l’abbandono dei bambini e l’infanticidio risale al 374 d.c. • Nell’America coloniale, la concezione puritana dei bambini li considerava depravati per motivi innati • In Italia tra il ‘1800 e il ‘1900 minorenni vittime di abuso sessuale venivano detenuti in riformatorio ad indicare la loro compartecipazione attiva o la sottintesa capacità di seduzione diabolica. Definizione Abuso Sessuale • Nel 1999 l’OMS ha definito il maltrattamento all’infanzia: “tutte le forme di maltrattamento fisico e/o affettivo, abuso sessuale, incuria o trattamento negligente nonché sfruttamento sessuale o di altro genere che provocano un danno reale o potenziale alla salute, alla sopravvivenza, allo sviluppo o alla dignità del bambino nell’ambito di una relazione di responsabilità, fiducia o potere”. (Report of the consultation on child abuse prevention, 29-31 March 1999. Geneva, World Health Organization, 1999). Nel 2000 il Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia ha definito un ulteriore forma di violenza: la violenza assistita come: • “l’esperire, da parte del bambino, qualsiasi forma di maltrattamento compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative adulte o minori”. La violenza sessuale è una forma di violenza trasversale senza distinzione di frontiera, classe sociale, religione o cultura e che provoca un danno allo sviluppo, alla salute e alla dignità del bambino. • Il tipo di violenza che grava su un bambino maltrattato non è unico, ma, contemporaneamente o in tempi successivi, convergono su quel bambino diverse forme di violenza. È per questo che si parla di “abuso all’infanzia” che comprende tutte le forme di maltrattamenti e violenze. • Le forme della violenza sessuale sono varie: Prostituzione infantile Turismo sessuale Pedopornografia telematica Violenza intrafamiliare Violenza extrafamiliare (conoscenti o sconosciuti) Prostituzione infantile e turismo sessuale • Il fenomeno della prostituzione risale al XV sec. La crescita economica nei paesi industrializzati e conseguente sviluppo del turismo internazionale ha ampiamente favorito la diffusione della prostituzione infantile. In Tailandia con la guerra del Vietnam; nei Rest and Recreation Centers (Centri di Riposo e Svago) venivano condotte giovani ragazze per “soddisfare” la “domanda sessuale” dei soldati. Con il passare del tempo c’è stata la richiesta di ragazze sempre più giovani fino ad arrivare alle bambine, vittime dell’attuale turismo sessuale. I “turisti del sesso” provenienti dai paesi più ricchi della Terra (Stati Uniti, Germania, Giappone, Australia, Regno Unito ecc.) raggiungono luoghi come Brasile, Tailandia, Filippine, dove la miseria spinge migliaia di famiglie a vendere le proprie figlie. Le bambine sono vendute a cifre irrisorie a intermediari che promettono di impiegarle come personale domestico. • Caratteristiche del turista sessuale secondo l’Ecpat (End child prostitution, pornography and trafficking): Maschio nel 90-95% dei casi Tra i 20 e i 40 anni Appartenente a diverse classi sociali Raramente con una patologia mentale Spesso è un professionista con un lavoro sicuro Ha una famiglia in patria che lo aspetta Nel suo paese non si sognerebbe mai di toccare un bambino/a Ha una vita sessuale normale e attua il comportamento sessualmente violento solo durante il viaggio. La violenza sessuale intrafamiliare In riferimento all’autore della violenza risulta difficile pensare che in Italia nel 90% dei casi la violenza sessuale si agisca in famiglia (Rapporto Censis 1998); le persone che più frequentemente agiscono violenza sono: il padre, il patrigno, lo zio, il nonno o il fratello maggiore. Del 10% restante l’8% è rappresentato da persone conosciute dal bambino, adulti dei quali il piccolo si fida (maestri, vicini, amici di famiglia) e soltanto nel 2% dei casi si tratta di uno sconosciuto La famiglia è un sistema legato dalle interazioni tra i suoi componenti. • La struttura famigliare di tipo disfunzionale ha confini chiusi, con connessioni fisse e rigide o addirittura in assenza di connessioni. Risultano piuttosto rigide, le relazioni, le regole e le norme. I membri non hanno diritto di tipo egualitario; il livello di potere più elevato è quello detenuto dal padre che di solito gestisce e domina i livelli inferiori: madre e bambini. • Nelle famiglie disfunzionali i genitori spesso vivono unioni infelici; il sesso tra i coniugi è insoddisfacente o assente; i padri sono spesso frustrati da problemi economici o lavorativi e tendono a far ricadere la loro sofferenza e il senso di impotenza sui figli o sulla moglie abusandone psicologicamente e sessualmente ; le madri sono spesso incapaci di adempiere alle loro funzioni genitoriali, continuamente spaventate e private di ogni autorità educativa sui figli, i quali a loro volta arrivano a emulare un padre spesso visto come un eroe. Nelle famiglie disfunzionali, inoltre, i genitori (spesso la madre) interagiscono con i figli come se questi fossero più grandi di quello che realmente sono, cercano in loro rassicurazioni, conforto e amore come se si trattasse di adulti con i quali instaurare relazioni paritarie o di sostegno invertito. • Le regole tipiche delle famiglie disfunzionali sono dunque,non democratiche, promuovono la strumentalizzazione delle persone, insegnano la negazione e la repressione della spontaneità emotiva. • La famiglia abusante è caratterizzata da un atmosfera di segreto che coinvolge tutti i membri, con collusioni, alleanze, negazioni, assenza di legami, paure e colpa. Anche i membri che non sono al corrente dell’abuso in realtà ne hanno consapevolezza a un livello inconscio. La famiglia maltrattante può essere definita e rappresentata come “scuola di violenza”, in cui gli individui imparano e rafforzano i comportamenti violenti che vengono percepiti come efficaci strumenti di controllo, di gestione delle relazioni e di espressione di sé. • Nei casi di abuso intrafamiliare, il fenomeno segue un iter piuttosto prevedibile: Prima fase: scoperta, l’informazione emerge attraverso la denuncia Seconda fase: negazione, tipicamente coinvolge l’intero sistema famigliare Terza fase: repressione, l’autore dell’abuso cerca di assicurarsi che non vengano alla luce ulteriori informazioni sui fatti A questo punto il sistema famigliare si chiude nel segreto Come ultima fase di solito si ha la ritrattazione, quando il bambino spaventato non è in grado di sostenere la posizione della denuncia e afferma di non ricordare o di non sapere. Le vittime e i loro vissuti • Vissuto di tradimento: dalle figure di cui si aspetta affetto e protezione. Questa sensazione riguarda anche il rapporto con la madre, percepita persona debole e non protettiva. • Sentimento di impotenza: il bambino sente di non essere in grado di controllare quanto accade nella sua vita. In qualsiasi momento può capitare che l’adulto lo renda oggetto dei propri desideri. Il senso di impotenza spesso è misto alla sensazione di essere stato connivente nella dinamica della violenza. Vissuto di sessualizzazione traumatica: Masturbazione manifesta ed eccessiva Esibizione dei genitali Tentativi di introduzione di oggetti nei genitali Aggressività sessuale Comportamenti e giochi notevolmente sessualizzati. • Il vissuto di sessualizzazione è forse tra i disturbi più importanti provocati dalla violenza sessuale per le conseguenze che determinerà nel futuro della vittima. Il bambino mostra conoscenze di atti e linguaggi sessualizzati che non corrispondono alle cognizioni relative alla sua età e cultura. • Inoltre il vincolo che la violenza crea tra il sentirsi scelto/desiderato/erotizzato da parte dell’adulto e il sentirsi strumentalizzato e prevaricato fino all’annientamento si tradurrà, sia nell’età giovanile sia nell’età adulta, in condotte spesso devianti che lo porteranno a nuove esperienze di vittimizzazione. • Una strategia che viene utilizzata dalla vittima per affrontare il trauma è quella dell’identificazione con l’aggressore: attuando il comportamento sessuale che ha subito passa da una posizione passiva ad una attiva, cercando cosi di controllare l’ansia e l’angoscia del trauma dell’abuso. Alcuni bambini possono oscillare tra l’identificazione con il ruolo di vittima e l’identificazione con il ruolo di aggressore. • Esiste, infatti, una correlazione significativa tra l’abuso sessuale subito nell’infanzia e lo sviluppo della pedofilia in età adulta. Sembrerebbe che l’aver subito esperienze di abuso porti alcuni individui a riproporre attivamente in età adulta l’abuso subito da bambini. Il danno psicologico L’età evolutiva costituisce un periodo dello sviluppo molto delicato, in cui si costituiscono le basi della personalità, pertanto fattori nocivi possono intaccarla in modo profondo. • Il concetto di danno psicologico trae origine dal principio giuridico altrum non laedere. • Il danno psicologico, quindi, si riferisce al danno che l’evento può aver provocato sul soggetto in termini di oggettiva alterazione stabile e duratura dell’equilibrio della personalità, con riferimento alla sua efficienza e all’adattamento dell’individuo. Per poter parlare di danno psicologico occorre accertare la consistenza e la persistenza del disturbo. Inoltre non è necessario identificare una patologia della personalità , ma è sufficiente anche una alterazione di una sola o di più funzioni dell’Io. Tre sono le condizioni da accertare: • la “apprezzabilità giuridica”, cioè che il danno sia almeno di minima entità; • Il rapporto cronologico e causale tra l’evento lesivo e il danno (nesso causale); • La relazione di adeguatezza qualitativa e quantitativa tra fatto illecito che ha causato il danno e danno stesso. Valutazione e Intervento Psicologico • La valutazione nei casi di violenza sessuale su un bambino, quindi, non è semplice. Bisogna tener presente che non tutti i bambini vittime di abuso sessuale presentano evidenti segni di lesione o si trovano in condizione da richiedere intervento medico. Ne consegue, pertanto, che numerosi casi di abuso restano ignoti alle autorità. L’esame fisico, dunque, da solo raramente è sufficiente a formulare una diagnosi certa. • Quando non ci sono indicatori fisici chiari (lesioni genitali o anali) gli indicatori psicologici sono in gran parte aspecifici. Si tratta di segnali o comportamenti sospetti che devono sempre essere correlati ai racconti e alle affermazioni del bambino nonché alla valutazione del contesto relazionale. • Non è semplice per un bambino “raccontare” una violenza subita. • La rivelazione è un momento fondamentale perché è la chiave di svolta nella vita del bambino. Spesso accade nel momento in cui il bambino sente di essere in una situazione protetta. Spesso la rivelazione è frammentata per cui bisogna essere cauti e attenti nell’accogliere messaggi del bambino. I bambini parlano attraverso frasi che possono sembrare sconnesse, o attraverso i disegni, i giochi che se ben interpretati segnalano l’origine del disagio. Il bambino va aiutato ad elaborare il senso di impotenza e di tradimento, la vergogna e i sensi di colpa, il vissuto di stigmatizzazione e il dolore per il lutto dei rapporti persi. È indispensabile lavorare simultaneamente sul bambino, sulla madre e sulla ricostruzione del loro rapporto. • La psicoterapia in questi casi deve essere altamente personalizzata. Il setting terapeutico si pone come spazio in grado di ristrutturare e di fornire un contenimento. Il terapeuta può, inoltre, funzionare come punto di riferimento per i genitori, per facilitare il contatto e un rapporto adeguato con i figli. In conclusione … Combattere il fenomeno della violenza significa, prima di tutto, avere il coraggio di rintracciare nell’atto violento non unicamente l’intenzionalità di un singolo, ma una responsabilità sociale a cui tutti noi siamo chiamati a rispondere.