PREMESSA:
L’ITALIA VERSO L’UNIFICAZIONE
L’Italia non conobbe mai, lungo tutto il corso della sua storia, l’esperienza di uno
Stato unitario. Essa infatti era stata unita politicamente solo ai tempi dell’impero
romano ma all’interno di un’entità statale di tipo universalistico e sovranazionale. In
seguito era sempre rimasta divisa o subordinata a sovranità straniere:
subordinazione che era diventata pressoché completa a partire dal ‘500.
Eppure, se uno Stato italiano non era mai esistito, un’idea di Italia, in quanto
comunità linguistica, culturale, religiosa e in parte anche economica, esisteva almeno
fin dall’epoca dei comuni. Nel ‘700, col diffondersi della cultura illuminista, questa
consapevolezza si era fatta più viva, e assieme ad essa si era manifestata in maniera
crescente l’aspirazione ad una rinascita, ad un rinnovamento culturale e morale di
tutto il popolo italiano.
L’eredità della rivoluzione francese
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E’ opinione comunemente accettata che la rivoluzione francese mutò volto all’Europa
occidentale. La radicale rottura col passato, la forza decisiva dei grandi movimenti
popolari, la spinta vittoriosa della “nazione in armi”, la dottrina politica della
sovranità popolare, la fede romantica nella “patria” dettero il colpo di grazia alle
tradizionali idee dell’equilibrio dinastico fra le potenze e dell’immutabilità
dell’ordinamento sociale.
In Italia, come altrove in Europa, la rivoluzione francese aveva sollevato inizialmente
un grande entusiasmo nella maggior parte degli intellettuali i quali, però, reagirono in
vario modo alle sollevazioni sociali e all’esperienza giacobina.
La vittoria dei più arditi principi egualitari dell’illuminismo e l’apparente
continuazione delle idee fondamentali della rivoluzione americana nel cuore dell’
Europa, fu ripresa per avanzare progetti di riforma nel campo economico sociale o in
quello costituzionale. Ma le discussioni degli intellettuali, anche se disapprovate dai
governi italiani, erano, tutto sommato, abbastanza innocue. Più pericolosa era,
almeno potenzialmente, la programmatica diffusione delle “idee giacobine” nelle
logge massoniche. Il triennio “giacobino”doveva lasciare una profonda traccia nel
futuro dell’Italia. Ma se i giacobini e i patrioti furono in grado di svolgere una funzione
così importante in quei brevi anni tempestosi,ciò fu dovuto ,in ultima analisi ai
successi degli eserciti francesi e allo scontro tra Bonaparte,i generali suoi colleghi e il
Direttorio.
La particolarità italiana
Nella rivoluzione francese si era già venuto a parlare di un fattore di identità e di
unificazione. In Italia però questo sentimento non era ancora presente. In
Spagna,Francia,Austria e Inghilterra si erano già venuti a creare,a partire dal ‘300,potenti
monarchie costituzionali che anticipavano il concetto di nazione. L’Italia invece era
suddivisa in piccoli stati assoggettati da paesi stranieri. La mancanza di uno spirito unitario
dal punto di vista economico e politico,aveva ostacolato la formazione di un sentimento
nazionale che avrebbe portato alla stabilizzazione del paese. Inoltre gli italiani guardavano
la religione non come uno strumento per costituire un’identità unitaria ma come un mezzo
per appartenere ad un’unica comunità della quale si condividevano credenze e valori.
L’Italia poteva essere considerata una nazione dal punto di vista letterario , infatti già dal
1100 la lingua di comunicazione dei commerci era l’italiano volgare utilizzato dallo stesso
Dante Alighieri nella Divina Commedia.
Il forte sentimento nazionale che l’Italia conoscerà gradualmente dopo le lotte per
l’indipendenza verrà nuovamente a mancare con la caduta del fascismo. Infatti esso fonda
i suoi ideali sul concetto di nazione, intesa come entità culturale e spirituale prima ancora
che etnica e territoriale. Successivamente con l’affermarsi dei due grandi partiti, il Partito
Comunista e la Democrazia Cristiana, il concetto di nazione assumerà sempre di più un
valore negativo a favore di una prospettiva internazionale. Solo a partire dal 1990, grazie
all'azione svolta dall'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, esso verrà
ripreso.
Soluzioni per una nuova Italia
Nacquero diverse ideologie volte al raggiungimento dell’Indipendenza.
Le principali furono:
Rivoluzionaria o insurrezionale
Federalista
MAZZINI
GIOBERTI, CATTANEO
Militare
Politica
GARIBALDI
CAVOUR
MAZZINI E L’OPZIONE RIVOLUZIONARIA
CRITICA
ALLA
CARBONERIA
MAZZINI
E LA
SUA VITA
Mazzini nasce e cresce a Genova dove l’odio per i piemontesi e la tradizione repubblicana
Egli, innanzitutto,
mette
in evidenza
vizi di
fondoiniziato
dell’impostazione
sono d’incentivo
all’attività
delle isette.
Mazzini,
alla Carboneriastrategica
nel 1827, lae
organizzativa
che
aveva fineallora
guidato
il corsoViene
dellearrestato,
rivoluzioni
italiane:
la necessità
di
diffonde
attivamente
con successo
in Liguria.
ma fugge
in esilio
in
affidarsiSvizzera,
all’appoggio
di sovrani
che
poi si rivelavano
regolarmente
in Francia
e quindi in
Inghilterra,
da dove diventa
il punto diinaffidabili,
riferimento dise non
traditori;un’originale
la fiduciaconcezione
eccessivadella
riposta
negli interventi
stranieri,
che si
traduceva
in da
rivoluzione
italiana. I suoi
primi scritti
sono
caratterizzati
attendismo
e in carenza
di iniziativa
la ricco
segretezza
delle trame
settarie,
una forma
di romanticismo
laico eautonoma;
democratico,
di reminescenze
foscoliane.
Egliche
è il
avvolgeva
di mistero
i reali
obiettivipolitico
dei moti
e ostacolava
una più
ampia
partecipazione
primo
a riflettere
sul problema
italiano.
Infatti Mazzini
all’età
di sedici
anni assistite
popolare;
e soprattutto
di una direzione
unitaria,
capace per
di agire
in una
all’episodio
in cui il’assenza
proscritti piemontesi
che si stavano
imbarcando
la Spagna
prospettiva
autenticamente
nazionale.
(fenomeno
di emigrazione
politica) accettano il denaro offerto loro da sua madre.
Successivamente egli analizza le cause del
fallimento dei tentativi rivoluzionari ,
giungendo ad elaborare un proprio
programma personale per conquistare libertà,
indipendenza e unione mediante la Giovane
Italia. Nell’Istruzione generale per gli
affratellati della Giovine Italia, vi è già
delineata la futura struttura di tale
organizzazione: sono ammessi solo membri
con meno di quarant’anni di età,
l’organizzazione si fonda su una congregazione
centrale e su congregazioni provinciali in
Italia, mentre i complessi e macabri rituali
delle sette sono ridotti a semplici parole
d’ordine segrete. Ma l’aspetto più significativo
è l’obbligo fatto allora ai membri della Giovine
Italia di appartenere ad altre sette al fine di
dirigerle verso gli stessi scopi della nuova
associazione. I principi informatori sostenuti
erano libertà, uguaglianza e umanità e gli
obiettivi politici dell’associazione erano unità
nazionale, indipendenza e repubblica.
Ideologia mazziniana
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•
Influenzato dai sansimoniani, Mazzini è molto lontano dal considerare positivamente i
conflitti sociali. Piuttosto crede nell’armonia delle diverse funzioni produttive,
nell’alleanza naturale di tutte le forze propulsive della società, in una specie di
cooperazione di mutuo soccorso pervaso da un’ispirazione morale e deista. Il suo
motto era “Dio e il Popolo” ,indice di una religiosità molto profonda che tuttavia non
aveva niente a che fare con la Chiesa cattolica né con alcun’altra Chiesa, ma con
l’utopia del progresso morale della salvezza collettiva dei popoli.
Mazzini rappresenta il migliore esempio europeo di un nazionalismo rivoluzionario e
democratico aperto alla solidarietà con gli altri popoli oppressi. Per lui le nazioni in
lotta possono e devono affratellarsi nel comune obbiettivo del progresso civile e
morale dell’intera umanità.
Caratteristico dell’apostolato di Mazzini, è il legame imprescindibile tra teoria e prassi
o, per usare una famosa formula mazziniana, fra pensiero e azione. Nessuna pratica
insurrezionale ha un senso senza una fede che la ispiri; e nessuna teoria rivoluzionaria
può sostenersi senza risolversi in un’ azione concreta e costante.
Egli critica il federalismo in quanto è contrario alle autonomie locali e perché teme che
una struttura federale possa essere centrifuga. Essa, ridando vita alle rivalità locali,
spingerebbe l’Italia a retrocedere verso il Medioevo .
La questione sociale
Mazzini non ignora la grave questione sociale italiana che era soprattutto un
problema contadino ma egli pensa che questa dovesse essere affrontata e
risolta solo dopo il raggiungimento dell’unità nazionale e non attraverso lo
scontro di classe, ma attraverso la loro collaborazione. Egli difende il diritto di
proprietà come base dell’ordine sociale e soprattutto considera pericolosa
qualsiasi teoria che tendesse a dividere la collettività nazionale e a rompere
l’unità spirituale del popolo.
CAMILLO BENSO CONTE DI
CAMILLO BENSO CONTE
DI CAVOUR
CAVOUR
Il tempo storico non è un tempo
matematico;non è sempre uguale a
sè stesso:a volte corre, a volte sta
fermo…come le fasi della vita.
(Prof. De Luca)
La storia italiana infatti è un
alternarsi di lento correre del
tempo e improvvise
accelerazioni.
Così l’unificazione italiana: in
due anni si arriva al Regno
d’Italia.
In questo quadro si colloca la figura chiave del
Risorgimento Italiano, Camillo Benso Conte di
Cavour.
Per capire Cavour…
due concetti importanti
MODERNIZZAZIONE
INTERNAZIONALIZZAZIONE
MODERNIZZAZIONE
a) ECONOMIA:
•Politica liberoscambista
• Industrie siderurgiche,
meccaniche e della seta
•Deficit spending
•Banca Nazionale
Infrastrutture:
Canale Cavour
Traforo del Frejus
In
Inghilterra
non ci sono
più distanze
grazie alle
strade
ferrate..
PERCHÈ NON AVVICINARE
ANCHE L’ITALIA?
b) POLITICA:
•L’ideale politico di Cavour era quello di
un liberalismo moderato.
•Vedeva nello sviluppo produttivo la
premessa indispensabile per il progresso
politico e civile.
• Creare uno stato incanalato in un
sistema monarchico-costituzionale
fondato sulla libertà individuale e sulla
proprietà privata.
• Connubio con Rattazzi: prevedeva l’accordo tra l’ala
moderata progressista del centro-destra e l’ala moderata
democratica del centro-sinistra al fine di isolare gli
estremismi.
INTERNAZIONALIZZAZIONE
VIAGGI
• Francia
• Inghilterra
• Svizzera
• Belgio
CULTURA
• Legge Democrazia in
America di Tocqueville
• Cosmopolitismo culturale e
interpretazione borghese
Far diventare la causa italiana una
causa europea
Guerra di Crimea:
• Invia 18000 uomini al comando
del generale La Marmora
• È un trampolino di lancio per la
Conferenza di Parigi dove la
questione italiana viene affrontata
a livello internazionale
ACCORDI DI
PLOMBIERES
•Firmati da Napoleone III e
Cavour in segreto
•Si formano 3 Regni:
Alta Italia  Piemonte, Lombardo-Veneto, Emilia-Romagna
Centro  Toscana, Province pontificie
Regno meridionale  Regno delle due Sicilie
•Premessa II Guerra d’Indipendenza
•La Francia combatterà solo in caso di attacco austriaco al
Piemonte
L’OPZIONE
FEDERALISTA
La ricerca dell’unità nazionale in
chiave FEDERALISTA
Per parlare di federalismo è necessario fare
una distinzione:
Stato federato
( es. USA):
• una federazione è un
accordo tra più stati che non
cedono interamente la
propria indipendenza
• mantengono istituzioni
proprie e leggi particolari
• sono sottoposti ad un
governo centrale
Stato confederato
(es. Svizzera):
• in una confederazione si hanno
autonomie e individualità maggiori
• gli stati si uniscono solamente in
vista di un obiettivo comune
• ogni decisione va presa
all’unanimità
• ogni stato mantiene la propria
sovranità
Nel 1800 emerge in Italia l’opzione federalista
legata al concetto di nazione:
Che cos’è la NAZIONE?
La nazione è quello spazio fisico, concreto, che permette al
popolo di prendere forma.
Nazione
Popolo
La questione nazionale:
La questione nazionale si afferma in Italia agli inizi del 1800 dopo
l’occupazione napoleonica, e il concetto di NAZIONE era
considerato “alla moda” dai giovani dell’epoca.
In Italia, tuttavia, mancava ancora la nazione intesa come
concetto fisico; essa era presente solo dal punto di vista
culturale,religioso e linguistico.
La corrente moderata, federalista,
monarchica:
• Si sviluppa in Piemonte
•
È in linea con il cattolicesimo liberale
che rivaluta il ruolo del Papa in
politica
•
L’esponente principale è Gioberti:
Scrisse nel 1843 il “De primato
morale e civile degli italiani” ,in cui si
propone di ottenere l’indipendenza
dallo straniero, non attraverso
l’azione rivoluzionaria, ma attraverso
un accordo tra gli stati italiani per
giungere ad una confederazione,
presieduta dal Papa e difesa da un
esercito fornito dal Regno di
Sardegna.
Corrente democratica, federalista,
repubblicana:
• Si sviluppa in Lombardia
• Il principale esponente è Cattaneo, la
cui formazione laica e illuminista lo
portava a diffidare della mistica
romantica mazziniana.
•
•
•
Cattaneo crede nel dare importanza
soprattutto alle autonomie locali
attraverso le riforme, in funzione di
una affermazione successiva dello
Stato
È importante la partecipazione dei
cittadini nella repubblica
Non si può fare affidamento sul Papa,
perché ha una funzione universale e
non italiana.
L’eroe dei due mondi
La giovinezza e l’esperienza
sudamericana
•
Giuseppe Garibaldi nacque a Nizza, il 4 Luglio 1807. Ben presto si
avvicinò alla vita di mare, e grazie a uno dei suoi viaggi venne a
conoscenza di Mazzini e della sua Giovane Italia. Deciso a seguire
le orme di quest’ultimo, Garibaldi nel 1832 si arruolò come
marinaio e partecipò alla rivolta di Genova per impadronirsi del
porto. L’esito negativo della rivolta nel 1834 lo costrinse a fuggire
a Marsiglia, dove passò alcuni mesi prima di venire a conoscenza
di essere stato condannato a morte. Garibaldi allora decise di
abbandonare la Francia; si recò dapprima a Tunisi e
successivamente decise di andare in Sud America.
•
La prima tappa della sua esperienza sudamericana fu il Brasile,
dove partecipò attivamente alla rivolta contro il governo
centrale, dal quale aveva anche ricevuto un ordine d’espulsione
dal paese. Nel 1839, durante il combattimento brasiliano,
Garibaldi conobbe Anita, che ben presto sarebbe diventata sua
moglie e che sicuramente ha avuto un ruolo molto importante
nella sua vita. Trasferitosi definitivamente in Uruguay, egli
partecipò alla rivolta argentina e inoltre formò la Legione Italiana
(nota per la caratteristica uniforme rossa). I 12 anni che Giuseppe
Garibaldi trascorse in Sud America furono molto importanti per la
sua formazione, sia a livello militare sia a livello umano.
La prima guerra d’indipendenza
•
•
•

Dopo l’esperienza sudamericana,essendo venuto a conoscenza delle
proteste diffuse in tutta Europa,decise di tornare in Italia per poter così
partecipare alla prima guerra di indipendenza italiana,inizialmente
mettendosi a disposizione del governo provvisorio formatosi in
Lombardia , in seguito contribuendo alla creazione della repubblica
romana con le sue doti militari.
Egli infatti si dimostrò un abile comandante capace di sconfiggere i
Borboni a Velletri e i Francesi a Civitavecchia. L’esperienza Romana fu
importantissima sia dal punto di vista militare,per alcune vittorie
ottenute da un gruppo di ribelli su un esercito organizzato,sia dal punto
di vista politico perché,due giorni prima dell’arrivo dei francesi,venne
stilata,da un’assemblea costituente,la prima costituzione democratica
non di stampo giacobino elaborata da italiani.
Resosi conto dell’impossibilità di riuscire a difendere la
repubblica romana dall’esercito francese decise di andare a
Venezia con 400 volontari per difendere l’ultimo governo
autonomo rimasto in Italia,che cadde,dopo un lungo
assedio,il 26 agosto del 1848.
La perdita di Roma fu per lui un duro colpo in quanto sin
dalla prima volta che l’aveva vista ne era rimasto affascinato
tanto da affermare che senza Roma non vi sarebbe potuta
essere l’Italia Unita.
La seconda guerra d’indipendenza
e la spedizione dei Mille
•
•
•
Nel 1857, anno che egli passò principalmente negli USA come ospite di Antonio
Meucci , Garibaldi aggiunse il suo nome alla lista dei sostenitori della Società
Nazionale, un’ organizzazione che aveva intenzione di riunire l’Italia sotto il
comando di Vittorio Emanuele II.
Il 2 Marzo del 1859 fu il giorno del colloquio con Cavour, per organizzare al meglio
l’esercito di volontari provenienti da tutto il territorio italiano e pronti a combattere
per l’indipendenza. A Garibaldi fu affidato il comando dei volontari, che presero il
nome di «Cacciatori delle Alpi». La pace di Villafranca del 11 Luglio, segnò la fine di
questa guerra e il raffreddamento del rapporto tra Garibaldi e il governo, a causa
della cessione della sua città natale, Nizza, alla Francia.
Nel 1860, egli organizzò una spedizione con l’obiettivo di conquistare il Regno delle
due Sicilie. Dopo aver raccolto un gruppo di volontari, composto da circa mille
uomini, Garibaldi partì da Quarto, presso Genova, e sbarcò con «I Mille» nel porto di
Marsala dove si proclamo dittatore della Sicilia in nome di Vittorio Emanuele II.
Grazie al suo piccolo esercito, riuscì a risalire fino a Napoli, abbandonata dal re
Francesco II, e a conquistarla grazie all’aiuto dell’esercito del Regno di Sardegna.
Garibaldi incontrò Vittorio Emanuele II il 26 ottobre 1860 e gli consegnò la sovranità
sul Regno delle due Sicilie.
La terza guerra d’indipendenza
•
Nel 1866 Garibaldi arruolò nuovamente dei volontari per combattere nella terza guerra d’
indipendenza dove fu l’unico contingente italiano ad ottenere una vittoria e fu durante
questa guerra in cui scrisse il famoso telegramma in cui rispose “Obbedisco” all’intimazione
del comando supremo italiano di ritirarsi dal Tirolo.Conclusasi la guerra,condusse le sue
ultime battaglie,nel 1870,proprio a fianco ai Francesi,che qualche anno prima avevano messo
fine al suo sogno romano,vincendo ancora numerose battaglie sui Prussiani che tentavano di
porre fine alla neonata repubblica francese.
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