Intervista a una grande
matematica
Sophie Germain
Terrazzan Elisa
Matr. 3810134
Breve presentazione
Sophie Germain nasce a Parigi nel 1776.
Grande matematica francese, fece della matematica la sua
vita.
Orientò i suoi studi verso il campo della teoria dei numeri e
dell’elasticità.
Non trovò mai, nel corso della sua vita, adeguati
riconoscimenti per il suo lavoro.
Si spegne nella sua città natale, il 27 Giugno del 1831, all’età di
55 anni stroncata da un tumore al seno.
Muore pochi giorni prima che le venga riconosciuta la laurea
honoris causa dall’Università di Gottinga.
Scegliere di intervistare
Sophie..
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Perché fu una donna straordinaria,non
solo per i contributi che seppe portare
alla matematica e alla fisica.
Perché fu una donna perseverante e
caparbia nella sua vita.
Perché la sua storia mi colpisce in
quanto donna, visto che esserlo per lei fu
davvero un problema.
Perché seppe convivere con una doppia
identità.
Iniziamo l’intervista…
Signora Germain, pensando a lei e alla sua vita, mi
viene subito in mente la parola Rivoluzione. Cosa le
suscita questa parola?
Rivoluzione credo sia una parola che accompagni tutta la mia
vita.
1776, l’anno in cui sono nata, segna l’inizio della Rivoluzione
Americana.
1789, anno in cui scopro l’amore per la matematica, segna l’inizio
della Rivoluzione Francese.
..e nella sua vita?
Tutta la mia vita è stata ed è una vera e propria rivoluzione ,
perché mi sono avvicinata alla matematica ,mondo riservato ai
soli uomini sfidando le convenzioni e i pregiudizi del tempo.
Se ha desiderio, ci racconti, allora qualcosa della
sua vita. Allora quando ha conosciuto il mondo
della matematica?
Mi sono avvicinata al mondo della matematica a 13
anni.
Come avvenne questo incontro?
Avvenne piuttosto casualmente. Mi rifugiavo, a quei
tempi, sempre più spesso nella grande biblioteca di
mio padre Ambroise- Francoise. Mio padre è un ricco
mercante parigino, amante di politica e cultura. Per
questo si dotò di una grande biblioteca, fonte del suo
sapere. Qui trovai un libro che seppe suscitarmi
l’amore per la matematica.
Perché dice che si rifugiava sempre più spesso
nella biblioteca del padre?
Perché fu quello un periodo difficile della nostra vita. Mio
padre ci allontanò da Parigi, visto le turbolenze iniziate
dopo la convocazione degli Stati Generali. Ci mandò nella
casa di campagna. Per sfuggire alla noia, alla solitudine e
per sfuggire all’ ossessione della mia famiglia verso la
politica e il denaro decisi di trovare una via d’uscita nella
lettura.
Che ragazza era a quel tempo?
Una ragazza timida e goffa, ma che non accettava fino in
fondo il suo destino di futura donna borghese. Poi non
riuscivo a capire e a condividere l’interesse di mio padre
verso la politica e il mondo liberale.
Ma torniamo al suo incontro con la matematica. Quel
giorno entrò nella biblioteca di suo padre e cosa
successe?
Mi imbattei un libro che segnò l’inizio della mia folgorante
passione per la matematica, “Historie des Mathematiques” di
Jean-Etienne Montucla. È un’opera che raccoglie biografie di
grandi matematici, tra cui quella del matematico Archimede.
Ci racconti brevemente la storia narrata…
Nella biografia si parla di Archimede, dei suoi studi e, alla
fine, della sua tragica morte. Archimede morì mentre i
Romani assediavano Siracusa. La leggenda narra che
Archimede , assorto nella risoluzione del suo problema di
geometria, mentre scriveva le sue formule sulla sabbia, non
diede ascolto al soldato romano, che, irritato, lo trafisse con
la sua daga.
Che cosa la colpì di questa storia?
Rimasi colpita da quella storia pensando che la matematica
dovesse essere davvero una disciplina affascinante per
decidere di perdere la propria vita.
Così allora cosa decise di fare?
Decisi di dedicarmi con tutta me stessa allo studio della
disciplina.
Quante era forte questa passione?
L’amore per la matematica pervase tutta la mia vita. Iniziai
da autodidatta a studiare il latino e il greco, per poter così
leggere i classici della matematica in lingua originale.
Così mi approcciai allo studio dei trattati di matematica di
Etienne Bezout, Newton, Euler…
Quale fu la reazione della sua famiglia di fronte alla
sua scelta?
La mia famiglia non accettò volentieri la mia scelta, cercando di
contrastare in tutti i modi la mia scelta e arrivando a proibirmi
di studiare la matematica.
A cosa è dovuto questo rifiuto?
Secondo una futile credenza che asserisce che il lavoro di
mente per una donna, soprattutto del mio ceto borghese, non
è salutare, anzi addirittura pericoloso. Lo studio della
matematica è sconveniente per una ragazza.
Così ,allora ,cosa successe?
Mio padre iniziò a proibirmi lo studio della matematica.
Così studiavo di nascosto di sera. Allora mi sequestrò le
candele, ma io riuscivo a nasconderle sotto la gonna o a
fabbricarle. Mio padre, allora, mi ritirò abiti e carbone,
così io studiavo avvolta nelle coperte.
E alla fine?
Non mi diedi mai per vinta e alla fine mio padre accettò la mia
decisione di studiare matematica, anche se continuò a
giudicare strani i miei interessi.
Chi furono i suoi maestri?
Libri, libri e ancora libri..Anche quando i miei genitori mi
permisero di studiare matematica, non c’era nessuno che
potesse darmi la preparazione e lo studio che cercavo: né gli
insegnanti con la loro matematica da signorine, né
intellettuali, amici di famiglia.
1794: cosa le ricorda?
1794 è l’anno dei miei 18 anni e l’anno di apertura della Ecole
Polytechnique, istituzione destinata alla formazione degli
scienziati e dei matematici. Mi fu ovviamente negato l’accesso,
perché la legge vietava l’ingresso alle ragazze.
Allora cosa decise di fare?
Non mi diedi per vinta, non accettai questa ingiusta situazione.
Decisi a tutti i costi di entrare nel mondo della scuola per
soddisfare il mio desiderio di conoscenza.
Così assunsi un’altra identità.
Ci spieghi meglio…
Diventai agli occhi del mondo Antoine-August Le Blanc, uno
studente ritiratosi dai corsi della scuola. Riuscivo, in questo
modo ,ad avere gli appunti, a inviare i miei lavori sotto falsa
identità ai professori.
Come visse questi anni di formazione?
Avevo trovato un modo per coltivare i miei studi, anche se
mantenere una doppia identità comportava per me notevoli
difficoltà. Vivevo con il timore di essere scoperta. Svelare la mia
identità avrebbe causato la fine dei miei progetti.
Cosa gli lasciarono quegli anni di studi?
Furono davvero importanti, le mie conoscenze crescevano.
L’identità di Antoine-August Le Blanc mi aveva permesso di
lasciare i miei studi disorganizzati, per lezioni stimolanti
tenute da grandi matematici, come Lagrange.
Come terminò quel periodo?
Fui ,ahimè ,scoperta! Il maestro Lagrange volle
incontrare il suo allievo Antoine, così
improvvisamente diventato un allievo brillante nei suoi
studi.
Così i suoi studi si conclusero…
No, anzi. Attendevo ire, scandali, invece Lagrange non
potè che complimentarsi con me, invitandomi, viste le
mie intuizioni, a proseguire i miei studi.
Allora ci fu un maestro nella sua vita..
Sì, alla fine arrivò..in realtà due furono i due grandi mentori
dei miei studi. Oltre a Lagrange, grande maestro fu anche il
matematico Friedrich Gauss.
Gauss ebbe, allora ,modo di conoscere i suoi studi sulla
matematica?
No, ancora una volta, temendo di non ottenere risposta, decisi
di celarmi dietro l’identità Antoine-August Le Blanc. Fu
sempre Antoine a scrivere le lettere, fu Antoine a sollecitare
l’interesse di Gauss verso i numeri primi, fu lui che iniziò lo
studio sul teorema di Fermat per timore di subire il ridicolo
che la società rivolgeva alla donna studiosa.
Poi, anche qui la scoperta della sua identità..
Ebbi paura per la vita di Gauss, temevo per lui la stessa sorte
di Archimede quando i francesi invasero la Prussia, riuscì a
salvargli la vita, e così fui costretta a rivelare la mia vera
identità
Quale fu la risposta di Gauss?
Elogi per il mio coraggio e per il mio talento. Vi leggo una parte
della sua lettera di risposta: “Quando una persona di sesso
femminile che, secondo il nostro giudizio e i nostri pregiudizi
maschili, deve urtare in difficoltà infinitamente superiori a quelle
che hanno incontrato gli uomini per giungere a familiarizzarsi
con le spinose ricerche della matematica,…ella deve senza
dubbio possedere un nobile coraggio, un talento straordinario e
un genio superiore”.
Si riconosce nelle parole dell’amico e del collega Gauss?
Sì, credo che la tenacia, il coraggio abbiano contribuito allo
sviluppo del mio talento. Leggendo l’opera degli Enciclopedisti
ero sempre più convinta che i miei contributi scientifici
avrebbero prima o poi superato i pregiudizi sociali.
Quali sono le sue passioni?
Mi sono occupata di teoria dei numeri, ramo della matematica
che studia le proprietà dei numeri interi. In particolare mi sono
occupata della dimostrazione del Teorema di Fermat.
Cosa riuscì a scoprire?
Scoprì l’esistenza di particolari numeri primi per il quali dato il
numero p, deve essere numero primo anche 2p+1. Di questa
categoria fanno parte 2, 3, 5, 11, 23, 29, 41..Con questi numeri
sono riuscita, in questo modo, a dimostrare che l’equazione
non ammette soluzioni per tutti i numeri primi minori di 100.
Con chi condivise queste sue scoperte?
Le esposi a Gauss, ma non ottenni più risposta..
Ha altre passioni?
Sì, mi sono occupata di fisica, in particolare di studio di
vibrazioni elastiche.
Come mai decise per questo cambio di rotta?
Da una parte mi mancò il confronto con Gauss che sapeva
stimolarmi nella mia ricerca; dall’altra parte decisi di
partecipare ad un concorso bandito nel 1809 dall’Accademia
delle Scienze. Il concorso, voluto dallo stesso Napoleone,
richiedeva di trovare una spiegazione ai fenomeni osservati da
Chladni. Cospargendo di sabbia una lastra di vetro, alla
vibrazione prodotta dall’archetto, la sabbia si sposta lungo i
nodali creando splendide figure.
Vinse il concorso?
Fui l’unica a presentare una dimostrazione della piastra, ma per
ben 2 volte il mio lavoro fu rifiutato. Al terzo vinsi, ma non mi
presentai a ritirare l’ambito premio, la medaglia d’oro di 1kg.
Perché?
I giudici non hanno saputo apprezzare il mio lavoro e la
comunità scientifica non ha saputo rivolgermi il giusto rispetto.
Ora alcune domande
veloci..
La sua più grande soddisfazione..
Essere stata la prima donna ad entrare all’Accademia delle
scienze, privilegio riservato solo alle mogli degli scienziati
membri.
Il suo rimpianto..
Non aver potuto conseguire la laurea perché non avevo
completato i miei studi superiori.
Cosa direbbe alla comunità scientifica..
Di credere di più nel talento delle donne, che possono dare
notevoli e brillanti spunti al progresso scientifico e
matematico.
Cosa direbbe all’intera società…
Di abbattere i pregiudizi e aprire il mondo della matematica alle
donne. Non è materia per soli uomini.
Cosa direbbe alla scuola…
Di interrogarsi sul metodo e sui contenuti su cui si basa la
formazione di una donna nella nostra società. Una donna è in
grado di fare matematica. Basta con la matematica “per
signorine”.
Il libro più bello…
Ovviamente di matematica.
Il libro inaccettabile…
Il libro di Francesco Algarotti “Neutonianismo per le
dame”…frivola letteratura che offende l’intelligenza femminile.
Insegna contenuti di fisica per permettere alle dame di
intrattenere i loro ospiti, visto che gli unici interessi delle
donne sembrerebbero, secondo la società, l’amore e la
galanteria.
Cosa vuol dire ad una donna che vuole studiare
matematica…
La matematica trae origine dalla passione…Questa muove
tutto il resto.
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Intervista a una grande matematica Sophie Germain