LA DISLESSIA EVOLUTIVA: CAPIRLA
E RICONOSCERLA PER OPERARE
PROGRAMMA
Introduzione: la dislessia e le sue
manifestazioni
 L’ipotesi del deficit fonologico
 I disturbi non fonologici connessi alla
dislessia
 Una nuova ipotesi: l’ipotesi del deficit di
memoria operativa

COS’È LA DISLESSIA?

La dislessia evolutiva è un disturbo
neurologico ereditario che interferisce con
l’acquisizione della lingua. A seconda del
livello di gravità, si manifesta con difficoltà
linguistiche sia di comprensione che di
espressione nella lettura, nella scrittura,
nello spelling e spesso anche
nell’aritmetica.
DISLESSIA ACQUISITA E DISLESSIA
EVOLUTIVA

Una prima distinzione:
◦ Dislessia acquisita: si manifesta in un soggetto che
era in grado di leggere normalmente e che inizia
improvvisamente a compiere errori dopo un
trauma.
◦ Dislessia evolutiva: si manifesta all’inizio del
processo di apprendimento della letto-scrittura.
Emergono da subito difficoltà nel riconoscere le
lettere e nel fissare e automatizzare le
corrispondenze grafema-fonema.
UN PO’DI STORIA…E MOLTE TEORIE
1872; Rudolf Berlin conia il termine “dislessia” per riferirsi
all’improvvisa perdita delle abilità di lettura da parte di un
adulto, in seguito ad una lesione cerebrale
 1895; James Hinshelwood “strana cecità delle parole”
 1896; William P. Morgan: Percy, 14 anni, intelligente ma
incapace di imparare a leggere
 1925; Samuel Orton: conia il termine “strephosymbolia”.
Ipotesi visiva della dislessia: difficoltà nell’associare la
forma grafica (visiva) delle parole a quella orale
 1960s: Alfred Tomatis: la dislessia è dovuta ad un
problema uditivo
 1970s: la dislessia è un disturbo di tipo linguistico. I
dislessici hanno difficoltà a riconoscere i suoni e ad
operare la conversione grafema-fonema (Frank Vellutino;
Isabelle Lieberman)

ALCUNI DATI:
La dislessia è un disturbo specifico
dell’apprendimento che interferisce in particolare
con l’acquisizione del linguaggio.
 È un disturbo neurologico (subnormale
attivazione dell’emisfero sinistro)
 È un disturbo ereditario (40-50%).
 Uno dei sintomi più evidenti è la difficoltà di
apprendimento della letto-scrittura, in particolare
di:
◦ parole irregolari
◦ non-parole

LE CORRISPONDENZE GRAFEMAFONEMA…

Difficoltà marcate quando c’è una corrispondenza
irregolare fra un grafema e il fonema
corrispondente
“G”
◦ gatto
◦ giallo
◦ ghiro
 “SC”

◦ scuola
◦ sciocco
◦ schiavo
“C”
◦ casa
◦ cibo
◦ chicco
 “GL”

◦ glicine
◦ aglio

“GN”
◦ gnomo
◦ ragno

Prestiti da lingue
straniere:
garage
o computer
o
LE CORRISPONDENZE GRAFEMAFONEMA…
Difficoltà molto più evidenti nelle lingue che
presentano più mapping grafema-fonema (e.g.
inglese)
 discrepanza crosslinguistica. È più facile
identificare un dislessico in sistemi linguistici
opachi.
 Percentuale di diffusione:
◦ 3-4% in Italia (www.aiditalia.org)
◦ 15-20% in the USA (www.dyslexia-usa.com).
 Nei sistemi linguistici trasparenti (e.g. Italia) è
maggiore il rischio che le difficoltà passino
inosservate

ASPETTI INCONCILIABILI

Due aspetti in apparenza inconciliabili:
◦ Bambino brillante e creativo, ottima proprietà di
linguaggio
◦ Incapacità e fatica nello svolgere compiti in
apparenza tanto semplici

Spiegazioni più immediata:
◦ Le difficoltà di letto-scrittura sono dovute a
scarso impegno e poco esercizio
◦ Le difficoltà vengono simulate per attirare
l’attenzione e per provocare
FRAINTENDIMENTI RISCHIOSI…

Rischio: pesanti ricadute emotive per il
bambino
◦ Invalidazioni e insuccessi > bassa autostima
◦ Calo della motivazione
◦ Strategie di evitamento
Comportamento svogliato, ansioso,
disattento
 L’apprendimento non è più sentito come
una piacevole sfida, ma come una meta
inarrivabile

CRITERI PER LA DIAGNOSI


Rivolgersi all’Azienda Sanitaria (d’accordo con i
genitori) o a Centri Specializzati per i Disturbi
dell’Apprendimento
Organizzazione mondiale della sanità:
◦ Livello intellettivo nella norma (Q.I. > 85)
◦ Livello di lettura distante da quello di bambini di pari
età (-2DS)
◦ Assenza di disturbi neurologici o sensoriali
◦ Persistenza del disturbo nonostante scolarizzazione
e interventi adeguati
◦ Conseguenze sulla scolarizzazione o nelle attività
sociali in cui è richiesto l’impiego della lettoscrittura
TUTTAVIA…



DEFINIZIONE PER ESCLUSIONE La dislessia si
presenta in soggetti con intelligenza nella norma che
non presentano altri disturbi fisici, neurologici,
psicologici e socioeconomici
Dibattito 
◦ Definisce un campione di ricerca valido o
omogeneo
◦ Rischio di non individuare la dislessia nei soggetti
svantaggiati dal punto di vista intellettivo, sociale,
culturale
Ricerca fase di rapida crescita
LE MANIFESTAZIONI DELLA
DISLESSIA
Decodifica delle parole e del testo scritto.
Scarsa discriminazione di:
 Grafemi simili ma diversamente orientati nello
spazio
“p” e “q”; “d” e “b”, “u” e “n”
 Grafemi che differiscono per piccoli particolari
“m” e “n”; “c” ed “e”; “a”ed “e”; “f” e “t”
 Grafemi che corrispondono a fonemi simili sordi
e sonori
“f” e “v”; “t” e “d”; “c” e “g”; “l” e “r”; “s” e “z”
LE MANIFESTAZIONI DELLA
DISLESSIA
Decodifica sequenziale (da sinistra a destra)
Salti di parole, salti da un rigo all’altro (evidenti
difficoltà a procedere sul rigo e andare a capo)
 Inversioni di sillabe
“il” al posto di “li”; “talovo” al posto di “tavolo”
 Aggiunte e ripetizioni
“tavovolo” al posto di “tavolo”
Tendenza a privilegiare il procedimento intuitivo:
 Decodifica della prima lettera o di qualche
elemento, inventando il resto: fonte di errori
“asino”> “signora”
“repubblica”> “pubblicità”

IL MODELLO DI LETTURA A DUE VIE
Lettura
lettera per
lettera
“CASA”
C-A-S-A
Consente
la lettura di
parole e
non-parole
“SECIU”
S-E-C-I-U
IL MODELLO DI LETTURA A DUE VIE
Processa
la parola
come
un’unità
indivisibile
Consente
la lettura di
parole e
parole
irregolari
GARAGE
IL MODELLO DI LETTURA A DUE VIE
È favorita la
via lessicale e
il
procedimento
intuitivo:
lettura più
corretta di
parole
frequenti
Compromessa
nei dislessici
Difficoltà di
lettura di non
parole e parole
nuove o poco
conosciute con
spelling
irregolari
L’IPOTESI DEL DEFICIT FONOLOGICO
La dislessia è causata da un deficit cognitivo specifico
della rappresentazione e del processing dei suoni di una
lingua (e.g. rappresentazione, immagazzinamento e
recupero)
 Il 100% dei dislessici soffre di deficit fonologici (Ramus
2003)
 Scarsa consapevolezza fonologica: abilità metalinguistica
che riguarda la conoscenza esplicita dei suoni che
costituiscono le parole
 Già nei primi anni dell’infanzia i bambini a rischio
manifestano difficoltà (Rispens 2004)
 Spiega:

◦ Difficoltà di lettura e scrittura
◦ Difficoltà nella ripetizione di parole e non-parole
◦ Difficoltà nei test metalinguistici e di consapevolezza fonologica
TUTTAVIA…

Le difficoltà fonologiche dei dislessici rappresentano
solo la punta dell’iceberg
TUTTAVIA…

Le difficoltà fonologiche dei dislessici rappresentano
solo la punta dell’iceberg
Disturbi del
lessico
Disgrafia
Disortografia
Difficoltà di
comprensione
di frasi
complesse
Discalculia
Disturbi
dell’attenzione
Difficoltà nell’eseguire
più compiti
contemporaneamente
Difficoltà di
acquisizione di lingue
straniere
DISTURBI DEL LESSICO

Il lessico è generalmente meno sviluppato nei
dislessici
◦ Effetto di lunghezza della parola
◦ Effetto di frequenza della parola

Difficoltà nei rapid naming tasks: ai bambini viene
chiesto di nominare il più velocemente possibile
figure di oggetti, colori, numeri (= accesso al
lessico). Uno dei predittori più significativi della
dislessia
DISTURBI DI COMPRENSIONE
DI STRUTTURE COMPLESSE


Difficoltà nel recupero dell’antecedente
corretto dei pronomi
◦ Minnie ha ballato insieme a Paperina
e poi  ha preparato la cena
◦ Per i dislessici: * = Paperina
Difficoltà nell’interpretazione di quantificatori che
richiedono la computazione di un’implicatura scalare
◦ Alcuni bambini hanno mangiato una caramella
(Per i dislessici: *Alcuni=tutti)
DISTURBI DI COMPRENSIONE
DI STRUTTURE COMPLESSE
Difficoltà nell’interpretazione di frasi negative
 Difficoltà nell’interpretazione di frasi relative
 Difficoltà nell’interpretazione di frasi passive
 Difficoltà nell’interpretazione dell’aspetto dei
tempi verbali

 I dislessici hanno difficoltà ad interpretare le frasi
complesse che richiedono risorse procedurali
elevate
COMORBIDITÀ CON ALTRI DISTURBI
Disortografia
 Disgrafia
 Discalculia
 Disturbi di attenzione
 Disturbi della sfera emotiva

LA DISORTOGRAFIA





Disturbo specifico della scrittura: incapacità di operare
correttamente la conversione fonema-grafema
Si associa spesso alla disgrafia
Errori sistematici (fonologici, non-fonologici)
◦ Fonologici: confusione di fonemi simili (vaso>faso),
aggiunte (matita>matitita), omissioni (casa>csa),
inversioni (il>li)
◦ Non-Fonologici: confusione di grafemi simili
(casa>cosa), omofoni (cugino>qugino) separazioni e
fusioni illegali (insieme>in sieme; a volte>avolte)
Punteggiatura scorretta
Eliminazione di aspetti ridondanti: accenti, doppie, “h”,
maiuscole
LA DISGRAFIA
È un disturbo motorio della scrittura: emerge nella
fase di personalizzazione e spontaneità della
scrittura (terza elementare)
 Manifestazioni:
◦ La mano scorre a fatica, l’impugnatura è scorretta
◦ Scarsa capacità di organizzazione dello spazio
(scrittura in salita o discesa, spazi irregolari tra
grafemi e parole, mancato rispetto dei margini)
◦ Pressione della mano incostante e ritmo alterato
◦ Difficoltà nella copia dalla lavagna (coordinazione
oculo-manuale)

LA DISGRAFIA

Manifestazioni:
◦ Difficoltà nella copia o produzione autonoma di
figure geometriche (angoli rotondi, figure non
chiuse)
◦ Le lettere: Le dimensioni non sono rispettate, la
forma è irregolare, i legami tra le lettere sono
scorretti
Tutto ciò rende la scrittura incomprensibile al
bambino stesso.
Dimensioni delle
lettere incostanti
Scrittura in
discesa e in
salita
Pressione
incostante
sul foglio
Mancato
rispetto dei
margini
LA DISCALCULIA

Equivalente della dislessia nella matematica
◦ Difficoltà a nominare termini, operazioni e concetti
matematici
◦ Difficoltà di lettura e scrittura di numeri e simboli
matematici
◦ Difficoltà di copia di numeri, operazioni e figure
◦ Difficoltà nel riconoscimento di piccole quantità
◦ Difficoltà nel calcolo orale (entro la decina) anche con
supporto
◦ Errori e lentezza legati al calcolo e alle operazioni
◦ Difficoltà nella memorizzazione delle tabelline
◦ Difficoltà nelle procedure complesse (ricordare i
riporti)
DISTURBI DELL’ATTENZIONE


Manifestazioni:
◦ Difficoltà a mantenere l’attenzione
◦ Difficoltà a portare a termine compiti lunghi
◦ Difficoltà ad organizzare la propria attività
◦ Difficoltà nel prestare cura ai dettagli
Spesso si accompagna a impulsività:
◦ Difficoltà a stare fermi
◦ Difficoltà ad attendere prima di parlare
◦ Difficoltà ad aspettare il proprio turno
◦ Difficoltà a stare tranquilli nei tempi di attesa
◦ Difficoltà a rispettare i ruoli e posticipare le
gratificazioni
L’IPOTESI DEL DEFICIT DI MEMORIA
OPERATIVA
L’ipotesi del deficit fonologico non è in grado di
spiegare tutte le difficoltà associate al semplice
disturbo di lettura e scrittura
 Osservazione: i dislessici sembrano avere difficoltà
in tutte le attività che richiedono un carico notevole
in termini di risorse procedurali e quindi di memoria
operativa
 Ipotesi del Deficit di Memoria Operativa

L’IPOTESI DEL DEFICIT DI MEMORIA
OPERATIVA

Memoria Operativa: è il sistema cerebrale che consente
la memorizzazione temporanea e la manipolazione
delle informazioni necessarie per portare a termine
compiti cognitivi, come la comprensione linguistica, il
ragionamento e l’apprendimento.
confusione
blocco
lentezza
L’IPOTESI DEL DEFICIT DI MEMORIA
OPERATIVA

Memoria Operativa: è il sistema cerebrale che consente
la memorizzazione temporanea e la manipolazione
delle informazioni necessarie per portare a termine
compiti cognitivi, come la comprensione linguistica, il
ragionamento e l’apprendimento.
errore
LA MEMORIA OPERATIVA UMANA

La Memoria Operativa umana: Il modello di Baddeley
Controlla e
coordina i sistemi
subordinati e
l’attenzione
Immagizzamento
temporaneo e
manipolazione di
stimoli visuo-spaziali
Integrazione delle
informazioni
provenienti dai diversi
moduli
Immagizzamento
temporaneo e
manipolazione di
stimoli verbali
LA MEMORIA OPERATIVA UMANA

La Memoria Operativa umana: Il modello di Baddeley
Intatto nei dislessici
Compromessi nei dislessici
L’IPOTESI DEL DEFICIT DI MEMORIA
OPERATIVA
 Nei dislessici:
◦ La memoria operativa verbale è deficitaria
◦ La memoria operativa visuo-spaziale è nella
norma o addirittura superiore alla norma
Particolarmente efficace usare strategie di tipo
visivo in modo da facilitare il processo di
apprendimento
Cali di attenzione: minori risorse comportano
maggiore fatica
L’IPOTESI DEL DEFICIT DI MEMORIA
OPERATIVA
 Numerosi studi mettono in evidenza una correlazione


fra la performance nei compiti di memoria operativa e
le abilità di lettura e scrittura
Evidenza neurologica:
◦ Componente verbale: emisfero sinistro
◦ Componente visuo-spaziale: emisfero destro
Studi di magnetoencefalografia:
◦ Compiti visivi: dislessici e normodotati attivano il giro
temporale superiore e il giro angolare nell’emisfero
destro
◦ Compiti verbali: i normodotati attivano il giro
temporale superiore e il giro angolare nell’emisfero
sinistro, mentre i dislessici attivano le stesse aree
nell’emisfero destro
L’IPOTESI DEL DEFICIT DI MEMORIA
OPERATIVA
I dislessici hanno difficoltà significative nei compiti
che richiedono ingenti risorse di memoria operativa
verbale e capacità attenzionale
 McLoughlin et al. (2002): La dislessia è un disturbo
di inefficienza della memoria operativa, ereditabile
e determinato neurologicamente. Ha un impatto
particolare sulla comunicazione scritta e verbale,
ma anche sull’organizzazione, la pianificazione del
lavoro e l’adattamento al cambiamento.

IN CONCLUSIONE
Le difficoltà dei dislessici sono dovute ad una
limitazione delle risorse procedurali a disposizione
del bambino
 La dislessia ha una basa ereditaria, biologica e
neurologica: non è imputabile a pigrizia e
svogliatezza
 Il bambino dislessico non è un bambino incapace di
apprendere, ma un bambino che ha bisogno di
strategie diverse per l’apprendimento
 È fondamentale la motivazione: sfruttare a pieno
tutte le risorse, accettare le difficoltà e assumere un
atteggiamento positivo verso l’apprendimento

UN ANEDDOTO…
“Effetto pigmalione”, Robert Rosenthal
 Gli allievi prescelti mostravano in effetti un
miglioramento nel QI; le insegnanti
riportavano progressi sia nelle prestazioni che
nell’atteggiamento
 Molto spesso le aspettative di genitori e
insegnanti influiscono in modo determinante
sullo sviluppo degli alunni

PER CONCLUDERE…
Anche le migliori tecniche riabilitative
avrebbero scarsi risultati se non
tenessero conto dei bisogni, delle paure,
delle emozioni dei bambini e ragazzi che
vogliamo educare.
GRAZIE PER L’ATTENZIONE!
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Dislessia 2 (vnd.ms-powerpoint, it, 4571 KB, 11/16/10)