Approccio di Hansmann • Dal punto di vista economico e di analisi di filosofia del diritto, come ci si è approcciati alla “realtà” degli stakeholder? • Si tende a dare per scontato che in assenza di intervento pubblico, le grandi società siano organizzate in forma di • Imprese in mano agli investitori Così non è • • • • In realtà anche negli USA, le imprese non in mano agli investitori rivestono ruoli predominanti in diversi settori: Le imprese in mano ai dipendenti sono diffuse nel terziario (si pensi agli studi associati di commercialisti e avvocati) Le cooperative di produzione di proprietà degli agricoltori dominano il mercato della fornitura dei prodotti agricoli di base Vi sono società assicurative in mano ai loro stessi assicurati La maggior parte di ospedali, scuole, asili sono senza scopo di lucro così che tecnicamente non hanno proprietario alcuno Obiettivo dell’analisi • Studiare le ragioni alla base di questi diversi modelli proprietari • Spiegare perché un determinato modello si diffonda in modo diverso a seconda del settore industriale o del paese considerato Domanda chiave • cosa determina l’affermarsi di una forma di impresa piuttosto che di un’altra? Modello di riferimento • Si pone nella tradizione economica della teoria neo-istituzionalista: pone particolare attenzione ai costi di transazione e all’informazione (tema dell’incompletezza contrattuale) Tipo di imprese considerate • Quelle imprese la cui proprietà è nelle mani di più soggetti (società di capitali ad azionariato diffuso, società di persone (fra queste vi sono ad esempio imprese in mano ai dipendenti es. sono società di persone spesso gli studi associati di commercialisti), associazioni senza scopo di lucro, cooperative), sia perché particolarmente diffuse, sia perché presentano “problemi” anche sul piano del coordinamento nella costituzione e gestione Risultati - I • Come vedremo, l’analisi sviluppata e i dati e i casi studiati, indicano che il punto di vista “tradizionale” (cioè precedente a questa analisi e dominante al di fuori di essa) sulle forze che guidano la scelta (o l’affermarsi) della struttura organizzativa sia spesso fuorviante se non errato: es. l’intensità di capitale richiesta per avviare un’impresa in un settore industriale o il livello di rischio proprio di una determinata industria hanno un ruolo decisamente inferiore rispetto a quanto si creda nel determinare quale categoria di soggetti debba averne la proprietà Risultati - II • La proprietà dei dipendenti garantisce un livello di efficienza molto maggiore di quanto si creda normalmente e sarebbe molto più diffusa se non ci fosse un problema principale che le caratterizza (che di norma è visto come il suo principale pregio, ma genera costi molto elevati) ossia la possibilità di una attiva partecipazione al governo dell’impresa dei lavoratori Risultati - III • Le imprese senza scopo di lucro competono in modo efficace con quelle a scopo di lucro e non sono spiegabili solamente alla luce di spinte motivazionali di carattere ideale I risvolti di policy • In generale il quadro legislativo che regola le diverse forme proprietarie e le scelte di sussidiare, incentivare etc. una forma piuttosto che un’altra si sono spesso determinati al di fuori di una sistematica riflessione circa le funzioni svolte da ciascuna forma proprietaria e circa le ragioni (anche di pura efficienza economica) che portano le diverse forme ad affermarsi (sono state più spesso il frutto di tendenze e riflessioni di carattere politico o idelogico) • In generale si è dedicata particolare attenzione alle imprese in mano agli investitori perché queste sono le più diffuse e si sono dedicate alle altre forme leggi speciali o speciali regimi di regolamentazione che non ne favoriscono l’affermarsi la dove queste sarebbero preferibili Schema della discussione 1. Individuiamo i criteri generali secondo cui argomenta Hansmann 2. Approfondiamo dal punto di vista economico le sue argomentazioni 3. Discutiamo le ragioni che nei vari contesti hanno prodotto la nascita delle diverse forme d’impresa Chi sono i proprietari dell’impresa? 1. Chi ha il diritto a esercitare un potere di controllo sull’impresa 2. Chi ha il diritto ad appropriarsi del supero netto di liquidazione Concetto di stakeholder nella teoria di Hansmann • Hansmann parla di Patron intendendo tutte le categorie di soggetti che intrattengono relazioni contrattuali con l’impresa sia come acquirenti dei prodotti (consumatori), sia come fornitori di manodopera (lavoratori), di materie prime (fornitori) ecc. • Proprietari dell’impresa sono sempre anche patron dell’impresa Diritto a esercitare un potere di controllo sull’impresa • Potrebbe consistere anche semplicemente nel diritto di nomina di amministratori che poi effettivamente dirigono l’impresa. Cioè nei casi di separazione tra proprietà e controllo, bisogna comunque avere ben chiaro di chi è la proprietà dell’impresa e chi ha questi “astratti” diritti legali e contrattuali di controllo (ad es. è degli azionisti anche se l’azionariato è così diffuso che la gestione dell’impresa è nelle mani di manager) Diritto a esercitare un potere di controllo sull’impresa • Gran parte del focus della teoria è proprio relativa a come si decide a chi attribuire i diritti (legali o contrattuali) di controllo • L’attribuzione di proprietà tende a seguire modelli chiari e ben definiti Cosa si intende per potere di controllo • Il potere di determinare quegli aspetti di policy dell’impresa che, a causa degli elevati costi di transazione (non è possibile stilare contratti che includano tutte le ipotesi prevedibili) o per imperfetta capacità di prevedere il futuro, non possono essere specificati ex ante in un contratto, ma devono essere lasciati alla valutazione discrezionale di coloro ai quali il potere è assegnato Nota: • Non tutte le imprese hanno dei proprietari: secondo la definizione di proprietà data da Hansmann, ad esempio, poiché i soggetti che hanno il controllo delle organizzazioni senza scopo di lucro NON hanno la possibilità di appropriarsi del supero netto di liquidazione, allora in quel caso non si può parlare di proprietari I due elementi che determinano la proprietà • In linea puramente teorica, l’attribuzione del supero netto di liquidazione potrebbe essere scissa da chi ha il potere residuale di controllo • In pratica, tuttavia, spesso ciò non accade. • Questo perché se non si appropriasse del supero netto di liquidazione, chi detiene il controllo sarebbe scarsamente incentivato a esercitare il proprio potere in modo da massimizzare il profitto. Alcuni esempi delle imprese di cui stiamo parlando - I Cooperative di produttori • Esempio della cooperativa agricola casearia di proprietà dei produttori di latte fresco (oltre il 45% di tutto il formaggio prodotto negli USA è prodotto da questo tipo di imprese) • Chi sono i proprietari? Coloro che forniscono il latte fresco. • Il latte fresco viene pagato a una cifra tale da consentire la realizzazione di un utile netto di esercizio dalla vendita del prodotto finito • L’utile viene quindi ripartito fra i soci proporzionalmente al loro contributo di latte • I soci votano sulla base di un criterio da stabilire (o una testa un voto o sulla base della materia prima apportata) • La cooperativa può anche acquistare latte da produttori che non diventano soci…, così come i soci possono apportare nella cooperativa anche altre risorse (es. capitale, che però apportano con una relazione contrattuale precisa che non determina la proprietà: può essere un semplice prestito ecc.) • Dunque il diritto di proprietà è riconosciuto a ciascun socio in ragione e proporzionalmente all’ammontare di latte venduto all’impresa Alcuni esempi delle imprese di cui stiamo parlando – II Cooperativa di consumatori • La struttura e la logica è simile alla precedente, salvo che la proprietà in questo caso (la partecipazione agli utili e il diritto di voto) è determinato a partire dall’ammontare acquistato dai consumatori-soci dall’impresa (e non da quanto essi vendono all’impresa). Alcuni esempi delle imprese di cui stiamo parlando – III Pensiamo a una società di capitali • I singoli soci (gli azionisti) apportano nell’impresa capitale che l’impresa utilizza per la sua attività (acquistare impianti ecc.) • Sui prestiti fatti dagli azionisti-proprietari viene pagato un interesse (così come viene pagata una somma di denaro agli agricoltori che contribuivano con la materia prima latte) • Al termine dell’anno, gli utili realizzati dalla società vengono distribuiti fra i proprietari sulla base della loro quota di azioni (quanto hanno contribuito nell’impresa) e anche i voti a disposizione sono proporzionali al possesso di azioni • Per integrare il capitale raccolto dai soci l’impresa può anche ricorrere al prestito da soggetti che non diventano proprietari, cioè non hanno diritto di voto né si appropriano degli utili (es con l’emissione di obbligazioni che avranno un certo tasso fisso di remunerazione) Esistono cioè forti similitudini fra società di capitali e cooperative • Nella descrizione precedentemente fatta, la società di capitali non si discosta molto (se non per il tipo di risorsa apportata nell’impresa) dalla cooperativa di produzione • Esistono tuttavia differenze: Le differenze: • 1) nelle società normalmente i conferimenti dei soci non sono decisi/contrattati annualmente (come spesso accade nelle cooperative di produzione), ma sono piuttosto permanenti (sebbene ci sia la possibilità di cedere la quota…) Spesso tuttavia accade che questa differenza sia assottigliata: che sia consentito ai soci/azionisti di uscire a intervalli predeterminati (fondi di investimento) o che ai patron delle cooperative sia chiesta una collaborazione di lungo periodo… • 2) spesso nelle cooperative la regola di assegnazione dei diritti di voto è: “una testaun voto”, nelle società di capitali è “una azione-un voto”. • Ciò non è tuttavia una condizione necessaria In sintesi • Una società di capitali può essere intesa come una particolare forma di cooperativa, intendendo per cooperativa un’impresa in cui la proprietà viene assegnata a un gruppo di patron e soggetti che forniscono capitale di credito sono semplicemente una classe di patron dell’impresa Al tempo stesso • L’approvvigionamento di capitale è semplicemente una delle molte relazioni commerciali a cui la proprietà può essere legata. • La proprietà dell’impresa non si accompagna necessariamente all’apporto dei capitali • Ovviamente i proprietari dell’impresa sono anche coloro che possiedono di fatto i capitali di quell’impresa (dopo che questa ad esempio con le risorse finanziarie raccolte ha acquistato terreni ecc.), • Ma questo è diverso dal dire che i proprietari debbano essere investitori di risorse finanziarie nell’impresa… Impresa e patron • A livello puramente teorico, un’impresa potrebbe essere di proprietà di un soggetto (un puro imprenditore) che fonda l’impresa prendendo a prestito l’intero capitale di cui ha bisogno e stringendo contratti con tutti i patron che apportano risorse nell’impresa. • In questo caso, questo soggetto non apporta alcuna risorsa in senso stretto di sua proprietà nell’impresa “limitandosi” a controllare l’attività dell’impresa e percependo la differenza fra il ricavo e la remunerazione di tutti fattori utilizzati Questo tipo di imprese sono una rarità • Normalmente le imprese sono in mano a un gruppo di soggetti che intrattiene con l’impresa relazioni commerciali connesse al loro apporto di una qualche risorsa e che poi stringono altre relazioni con altri gruppi di patron Occorre spiegare 1. Perché la proprietà viene generalmente attribuita ai patron dell’impresa 2. Quali fattori determinano lo specifico gruppo di patron cui viene attribuita la proprietà in ogni specifica impresa A tal fine • Vediamo l’impresa come un nesso di contratti • L’impresa è cioè il comune sottoscrittore di una serie di contratti • Alcuni contratti riguardano legano l’impresa con i fornitori di materie prime, altri sono contratti di lavoro, altri sono contratti di prestito con gli obbligazionisti • Nelle imprese organizzate come imprese individuali, è il proprietario singolo che sigla i contratti • Nelle imprese di capitali o di persone è una entità giuridica • I contratti dell’impresa la impegnano a compiere certe azioni (quali il pagamento dei fornitori, la consegna dei beni prodotti ecc.) • Ma tali contratti lasciano in genere una certa discrezionalità: La discrezionalità nei contratti • Un contratto di lavoro lascia una certa discrezionalità nella definizione degli specifici compiti che devono essere svolti dal lavoratore • un contratto di prestito da a un’impresa una certa discrezionalità rispetto all’uso dei fondi ottenuti • Un contratto di vendita attribuisce all’impresa una certa autonomia sulle modalità di produzione da implementare per produrre il bene Diritto residuale di controllo • Il diritto di esercitare questo potere discrezionale è una componente primaria del controllo dell’impresa ed è per definizione una prerogativa dei proprietari dell’impresa