Facoltà di Scienze Economiche e Aziendali (S.E.A.) Corso di Economia dell’Agriturismo e del turismo rurale Prof. Giuseppe Marotta Programma Parte prima – La politica comunitaria per lo sviluppo rurale 1. Lo sviluppo rurale: un quadro di riferimento 1.1 La Politica Agricola Comunitaria: obiettivi e strumenti 1.2 Evoluzione e crisi della PAC 1.3 La politica comunitaria per lo sviluppo rurale e il modello Campania 1.4 La nuova programmazione 2007-2013 e il FEASR 2. La multifunzionalità dell’agricoltura 2.1 La multifunzionalità: aspetti teorici e strumenti 2.2 Funzioni plurime e indicatori 2.3 Il modello agricolo europeo 2.4 Le politiche per l’agricoltura multifunzionale 1 Parte seconda – Offerta agrituristica ed agricoltura multifunzionale 1. Elementi di teoria della produzione congiunta 1.1 Definizione di offerta agrituristica 1.2 Agriturismo come produzione congiunta 1.3 L’offerta congiunta di prodotti agricoli e servizi agrituristici 1.4 L’impresa agricola multifunzionale 2. Il quadro normativo dell’agriturismo in Italia 2.1 La legge quadro sull’agriturismo 2.2 La legge di orientamento (l. n. 228/2001) 2.3 La legge regionale per l’agriturismo in Campania 2 Parte terza – Il mercato agrituristico 1. Lo sviluppo del mercato agrituristico 1.1 L’evoluzione della domanda e dell’offerta agrituristica in Italia 1.2 Il funzionamento del mercato agrituristico 1.3 La classificazione delle aziende agrituristiche 2. Il marketing mix dell’impresa agrituristica 2.1 I fattori critici dell’offerta agrituristica 2.2 Gli elementi del marketing mix 2.3 Il sistema qualità nei servizi agrituristici 2.4 Prodotti tipici e certificazione 2.5 AgricUltura, agriturismo, turismo rurale e turismo enogastronomico Orario delle lezioni Lunedì 9.00 - 11.00 Venerdì 9.00 – 11.00 Orario di ricevimento Lunedì 11.00 – 13.00 3 Testi di riferimento • Slide del corso - Falessi A., Marotta G, La politica comunitaria per lo sviluppo rurale. Il modello organizzativo della regione Campania, Milano, FrancoAngeli, 2003: cap. 1, par.1.5; 1.5.1; 1.5.2; 1.6. - Marotta G., La riforma della politica agricola comunitaria, Milano, Franco Angeli, 2005: capitolo 3. - Henke R. (a cura di), Verso il riconoscimento di un’agricoltura multifunzionale, Napoli, ESI, 2004: cap.1; cap. 2, par.2.4; 2.6; 2.7; 2.9; cap.3. - Daccò M., Marketing per l’impresa agrituristica, Milano, FrancoAngeli, 2000: cap.5; cap.9. - Agnoli F:, Agriturismo. Problemi giuridici e legislazione, Bologna, Edagricole: cap.6; appendice 1; appendice 2 Lettura consigliata: Nazzaro C. (a cura di), I progetti integrati rurali: il caso Campania, dispensa disponibile on line. 4 La Politica Agricola Comunitaria Nasce con il Trattato di Roma 1957 PAC Politica dei prezzi e dei mercati Sezione Garanzia Entra in vigore 1962 Politica delle strutture agricole FEOGA Sezione orientamento 5 Obiettivi della PAC (Art. 33 del Trattato C. E.) Sviluppo Redditi Agricoli (Economico - sociale) Stabilizzare i mercati prezzi redditi Assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola Garantire prezzi ragionevoli ai consumatori Salvaguardia Alimentare incrementare la produttività agricola puntando sul progresso tecnico e su un impiego efficace dei fattori produttivi e della manodopera garantire la sicurezza degli approvvigionamenti alimentari 6 Strumenti della Politica Agricola Comunitaria (Art. 34 del Trattato C. E.) orientare la produzione agricola OCM Organizzazioni Comuni di Mercato: gestiscono i mercati sottoposti alla regolamentazione comunitaria con l’obiettivo di: stabilizzare i mercati garantire un reddito stabile agli agricoltori assicurare un approvvigionamento continuo 7 Il funzionamento è assicurato dal rispetto di 3 principi importanti 1) Unicità del mercato 2) Preferenza comunitaria 3) Solidarietà finanziaria 1) Unicità del mercato: eliminazione di ogni forma di ostacolo al commercio intra – comunitario e det. di un unico prezzo comunitario i prodotti agricoli europei sono “preferibili” a quelli importati 2) Preferenza comunitaria: grazie a politiche protezionistiche (prezzo minimo garantito; prelievo variabile; restit. alle esportazioni) la copertura delle spese legate all’applicazione della PAC ricade in 3) Solidarietà finanziaria: solido sui Paesi Membri, indipend. dalla distribuzione dei benefici 8 Insostenibilità della PAC (fine anni ‘70 inizio anni ’80) Sostegno accoppiato Esternalità negative Modello intensivo di agricoltura Eccedenze strutturali Crescita spesa di bilancio Gestione interventi di mercato Sussidi alle esportazioni dumping Difficoltà relazioni commerciali Esigenza di riforma della PAC 9 Principali tappe di riforma della PAC 1) Libro Verde 2) Riforma Mac Sharry 3) Agenda 2000 4) Riforma 2003 10 Riforma Mac Sharry (1992): verso il disaccoppiamento Gennaio 1991: presentazione di un documento non ufficiale sulla «Evoluzione e futuro della PAC» ribattezzato «Piano Mc Sharry» Riduzione prezzi garantiti Aiuti diretti Rafforzamento misure di controllo dell’offerta Reg. 2078: misure Misure di accompagnamento agroambientali Reg.2079: prepensionamento Reg. 2080: forestazione 11 La PAC del nuovo millennio 26 sett. 2003: vengono adottati 7 nuovi Regolamenti per l’agricoltura REG.(CE) N. 1782 \ 2003 (orizzontale) «Stabilisce norme comuni relative al regime di sostegno diretto nell’ambito della PAC ed istituisce un regime di sostegno a favore degli agricoltori» 12 I cardini della “nuova” PAC 1) disaccoppiamento 3) modulazione 2) condizionalità 4) Politica di Sviluppo rurale rafforzata Revisione di alcune OCM 6 Regolamenti verticali •Reg.(CE) n. 1783\2003 sullo Sviluppo rurale modifica il Reg. (CE)n. 1257\99 sul sostegno allo Sviluppo rurale da parte del FEOGA •Reg.(CE) n. 1784\2003 sull’OCM cereali •Reg.(CE) n. 1785\2003 sull’OCM riso •Reg.(CE) n. 1786\2003 sull’OCM nel settore dei foraggi essiccati •Reg.(CE) n. 1787\2003 sull’OCM nel settore del latte e dei prodotti lattiero-caseari •Reg.(CE) n. 1788\2003 per un prelievo nel settore del latte e dei prodotti lattiero-caseari Il primo pacchetto di Reg. non prende in considerazione settori quali il tabacco, olio d’oliva, cotone e luppolo, disciplinati solo nel nov. 2003. 13 1) Il disaccoppiamento Regime del pagamento unico Il regime di sostegno, applicato dal 1° gennaio 2005, è totalmente svincolato dalla produzione (decoupling integrale) e prevede il cosiddetto “pagamento unico (PU)” per azienda che sostituisce i premi previsti dalle varie OCM. Tale PU è indipendente dalla produzione, ma viene condizionato al rispetto delle disposizioni in materia di ambiente, sicurezza alimentare, salute e benessere degli animali. Ad ogni diritto deve corrispondere un ettaro ammissibile (superficie a seminativi e a prato pascolo) I Diritti possono essere trasferiti (Venduti) 14 2) La condizionalità (Volontaria obbligatoria) obiettivi • Garantire un’agricoltura “sostenibile” • Proteggere l’ambiente vegetale ed animale (mantenimento delle sostanze organiche del terreno, combattere il fenomeno dell’erosione dei suoli, ecc) •Tutelare il consumatore linee di intervento 1. Rispetto di 18 criteri obbligatori di gestione in tema di ambiente, salute, sicurezza alimentare, benessere degli animali ecc. 2. Obbligo di mantenere le superfici agricole in buone condizioni agronomiche ed ambientali; evitare l’abbandono delle terre 15 3) La modulazione definizione obiettivo Riduzione progressiva in termini percentuali dei pagamenti diretti corrisposti agli agricoltori titolari di aziende di grandi dimensioni a partire dal 2005 fino al 2013 Garantire il passaggio della maggior parte dei sostegni dalla Politica dei prezzi e del mercato alle Politiche di Sviluppo rurale 16 4) Potenziamento della Politica di sviluppo rurale (Reg. n. 1783 del 2003) Obiettivo: Nuovi e più consistenti finanziamenti da destinare agli interventi per lo Sviluppo rurale 1. Ampliamento della gamma delle misure di accompagnamento previste dal Reg. 1257\1999 2. Promuovere la qualità dei prodotti alimentari Priorità: 3. Maggiore sostegno per i giovani agricoltori 4. Applicazione di norme rigorose in materia di ambiente, sanità pubblica, benessere degli animali e sicurezza sul lavoro 5. Gestione di strategie integrate di Sviluppo rurale da parte dei partenariati locali (Progetti Integrati 17 Rurali) I FONDI STRUTTURALI COMUNITARI La base giuridica: ATTO UNICO EUROPEO (1986) Art. 130A: definisce gli obiettivi della coesione economica e sociale: Sviluppo armonioso della Comunità; Riduzione del divario tra le diverse regioni e del ritardo delle regioni meno favorite; Art. 130D: Annuncia la riforma dei fondi strutturali; Individua i FONDI come principali strumenti per realizzare la Coesione. 18 LA POLITICA di COESIONE: gli Strumenti Finanziari FONDI STRUTTURALI FESR FSE FEOGA Fondo di Coesione (Grecia, Spagna, Irlanda, Portogallo) COESIONE ECONOMICA E SOCIALE BEI SFOP 19 PRINCIPI DELLA RIFORMA DEI FONDI STRUTTURALI Concentrazione Concertazione (partenariato) Addizionalità Programmazione Assicurano il rispetto dei principi di: • Complementarità; • Sussidiarietà. 20 I NUOVI REGOLAMENTI Reg. 1260 del 21 giugno 1999: “Disposizioni generali sui Fondi Strutturali” Reg. 1257 del 17 maggio 1999: “Finanziamento sviluppo rurale FEOGA” 21 I NUOVI OBIETTIVI OBIETTIVO 1: Regioni in ritardo di sviluppo PIL/Ab. < 75% media UE; Ex obiettivo 1 e 6. OBIETTIVO 2: Zone con problemi di riconversione economica e sociale Zone con declino industriale – ex obiettivo 2; Zone rurali – ex obiettivo 5b; NOVITÀ Aree urbane; Zone dipendenti dalla pesca. OBIETTIVO 3: Risorse Umane Ex obiettivo 3 e 4. 22 Obiettivi e Fondi Reg. 2052/88 1 Reg. 2081/93 Sviluppo e adeguamento strutturale regioni in ritardo 1 Reg. 1260/99 Sviluppo e adeguamento strutturale regioni in ritardo 1 Fesr, Fse, Feoga-O Fesr, Fse, Feog a-O, Sfop Fesr, Fse, Feog a-O 2 2 Riconversione regioni colpite da declino ind.le Obiettivi Fesr, Fse 3 4 Lotta alla disoccupazione di lunga durata Fse Inserimento professionale giovani Fse 3 4 Riconversione regioni colpite da declino ind.le Fesr, Fse Sviluppo e adeguamento strrutturale e regioni in ritardo 2 Lotta a disoccupazione di lunga durata e inserimento profess.le giovani e persone minacciate di esclusione da mercato del lavoro Fse Riconversione economica e sociale zone con difficoltà strutturali Fesr, Fse, Feoga-G, Sfo p Adattamento lavoratori/trici ai mutamenti dei sistemi produttivi Fse 3 Riforme politiche e sistemi di istruzione, formazione e occupazione (fuori Ob. 1) Fse Sviluppo rurale attraverso: 5a Adeguamento strutture agrarie e forestali Feoga-O 5a adeguamento strutture agrarie forestali e d. pesca; Feoga-O, Sfop Feoga-G: Finanzia misure per lo sviluppo rurale (ex 5a e 5b) in: 5b sviluppo strutture zone rurali • zone rurali Ob. 2 Fesr, Fse, Feoga-O 5b Sviluppo zone rurali Fesr, Fse, Feog a-O 6 • zone rurali escluse dagli Ob. 1 e 2 Sviluppo agricoltura paesi del Feoga-O, nord Europa 23 Le INIZIATIVE COMUNITARIE 2000 – 2006: 1994 – 1999: 1. 2. INTERREG II; OCCUPAZIONE: a. b. c. d. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. NOW; HORIZON; GIOVENTÙ; INTEGRA; LEADER II; ADAPT; PMI; URBAN; KONVER; REGIS II; RETEX; RESIDER II; RECHAR II; PEACE; PESCA. INTERREG III; 1. LEADER +; 2. EQUAL; 3. URBAN. 4. N.B.: I temi decaduti possono essere ripresi nei Programmi per gli Ob. 1, 2 e 3. 24 EFFICIENZA NELLA GESTIONE DISIMPEGNO AUTOMATICO rendicontazione delle somme impegnate entro 24 mesi; PREMIALITÀ 4% impegno per lo stato membro; riserva di efficienza ed efficacia; entro 31 marzo 2004 premio per la migliore performance. 25 NUOVO QUADRO NORMATIVO Gli Strumenti della Programmazione Obiettivo 1 Obiettivo 2 PSM PS Ob. 2 QCS DocUP PO (R o N) CdP CdP 26 LA POLITICA DI SVILUPPO RURALE IL II° PILASTRO DELLA PAC 27 RUOLO STRATEGICO DELLA POLITICA DI SVILUPPO RURALE • Dinamiche dei mercati • Nuove istanze della società • Integrazione U.E Insieme di processi UE Forte attenzione allo sviluppo delle aree rurali Centralità della politica di Sviluppo Rurale Configurazione delle Politiche Comunitarie per lo sviluppo P.A.C. Prezzi e Mercati Disaccoppiata Sviluppo Rurale I° Pilastro P.A.C. II° Pilastro P.A.C. FINALITÀ STRATEGICA 28 1257/99: REGOLAMENTO FEOGA PER LO SVILUPPO RURALE Implementa alcuni principi di CORK • 2078/92 • 2079/92 • 950/97 • 951/97 SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA 1257/99 • Ecc. SEMPLIFICAZIONE STRUMENTI Regioni Ob. 1 Regioni Ob. 2 • POR FEOGA - O • DocUP FEOGA - G • PSR FEOGA - G • PSR FEOGA - G • LEADER + FEOGA - O • LEADER + FEOGA - O 29 1257/99: NUOVO REGOLAMENTO FEOGA PER LO SVILUPPO RURALE Implementa alcuni principi di CORK CONCENTRAZIONE - INTEGRAZIONE Due modelli di intervento: 1. Filiera produttiva: Concentrazione sulla filiera … … integrando gli interventi sui diversi segmenti della filiera. Ottica di Comparto Ottica di Filiera 30 1257/99: NUOVO REGOLAMENTO FEOGA PER LO SVILUPPO RURALE 2. Aree Rurali in Ritardo: Concentrazione su aree territoriali … … integrando gli interventi in diversi settori Agricoltura – industria di trasformazione – Turismo Art. 33 rurale – Artigianato – Ambiente – Servizi alle popolazioni – villaggi rurali – ecc… Ampliamento sfera d’azione del FEOGA Ottica di Settore Ottica Territoriale integrata 31 1257/99: NUOVO REGOLAMENTO FEOGA PER LO SVILUPPO RURALE MOLTEPLICITÀ D’INTERVENTI TRE TIPOLOGIE: 1. Misure di ammodernamento dell’agricoltura; 2. Misure di diversificazione aziendale ed economica; 3. Misure di accompagnamento e di sostegno dei redditi 32 1. Misure di Ammodernamento dell’Agricoltura Investimenti nelle aziende agricole; Insediamento dei giovani; Formazione; Trasformazione e commercializzazione 33 2. Misure di Diversificazione Aziendale ed Economica Misure per lo sviluppo rurale: Villaggi rurali; Diversificazione dei redditi in agricoltura; Rivitalizzazione delle aree rurali. 34 3. Misure di Accompagnamento e di Sostegno dei Redditi Misure agroambientali; Prepensiopnamento; Forestazione; Indennità compensativa (estesa aree parco / protette). 35 1257/99: DUE OBIETTIVI STRATEGICI 1. Sviluppo competitività filiere 2. produttive: Ottica efficientista e selettiva Dimostrazione redditività e sbocchi di mercato (potenzialmente competitivi) Sviluppo delle aree rurali in ritardo: Ottica di riequilibrio territoriale e di sostenibilità complessiva dello sviluppo economico e sociale dell’UE Disegno Complesso EFFICIENZA Sfide della competitività sui mercati globali CONIUGAR E EQUITÀ o Sostenibilità, modello di sviluppo e di integrazione. o Pari opportunità a tutte le aree per i benefici dell’UE 36 POR AGRICOLTURA 2000 – 2006 REGIONE CAMPANIA (II) Misure, Stato di Attuazione,Tempistica 37 Tabella 1 P.O.R. Agricoltura Campania 2000-2006 - Stato di attuazione: Costo totale, impegni di spesa e pagamenti (in Meuro). MISURA Finanziate Costo Tot. Impegni Pagamenti I/CT P/I P/CT 1.3 161 192 103,22 38,67 53,76% 37,46% 20,14% 1.4 16 128 104,40 21,51 81,56% 20,60% 16,80% Tot. Asse I 177 320 207,62 60,18 64,88% 28,99% 18,81% 4.8 2047 205,96 173,85 15,98 84,41% 9,19% 7,76% 4.9 30 178 61,50 7,38 34,55% 12,00% 4,15% 4.10 na na na na na na na 4.11 134 28,79 22,08 6,67 76,69% 30,21% 23,17% 4.12 241 115,86 81,60 24,61 70,43% 30,16% 21,24% 4.13 98 36,5 11,27 0,77 30,87% 6,83% 2,11% 4.14 104 19,88 10,95 0,9 55,10% 8,22% 4,53% 4.15 2134 73,7 53,35 33,87 72,39% 63,49% 45,96% 4.16 na na na na na na na 4.17 36 11,3 11,10 4,63 98,21% 41,72% 40,97% 4.18 na na na na na na na 4.19 na na na na na na na 4.20 449 127 104,29 54,61 82,12% 52,36% 43,00% Tot. Asse IV 5273 834,47 530,00 149,42 63,51% 28,19% 17,91% 4.22 na na na na na na na 4.23 na na na na na na na Totale 5450 1116,99 737,62 209,6 66,04% 28,42% 18,76% Fonte: Nostre elaborazioni su dati Regione Campania 31/12/2003. 38 IC LEADER + Liaisons Entre Actions de Développement de l’Économie Rurale. 39 IC LEADER + (2000 – 2006) Dopo LEADER I (1989-1993) e LEADER II (1994-1999) DEFINIZIONE: Programma di Iniziativa Comunitaria… a CARATTERE DIMOSTRATIVO (pilota)… …volto alla implementazione di INTERVENTI INTEGRATI di sviluppo rurale… …gestiti da parte di PARTENARIATI LOCALI… …secondo una LOGICA DI PROGRAMMAZIONE DI TIPO BOTTOM UP. Beneficiario: il GAL (Gruppo di Azione Locale), un insieme di partner pubblici e privati ( 50%) che partecipano alla elaborazione ed alla gestione dell’attuazione del PAL o PSL (Piano di Azione Locale o Piano di Sviluppo Locale) 40 DA LEADER II A LEADER + LEADER II LEADER + OBIETTIVI: OBIETTIVI: 1.Promuovere azioni innovative e diffonderle in tutta la CE 1.Mantenere il carattere sperimentale delle azioni di sviluppo con connotazioni più precise: Progetti di grande qualità; Effetti durevoli; Strategie concentrate su alcuni temi; Contributo all’occupazione. 2.Differenziarsi dai programmi strutturali (POP, DocUP) 3.Promuovere progettiin comune tra operatori rurali (cooperazione trasnazionale) 2.Sviluppare complementarietà con i programmi strutturali (POR, PSR, DocUP) 3.Promuovere la cooperazione tra territori di uno Stato Membro, fra Stati membri e anche fuori UE. 41 DA LEADER II A LEADER + LEADER II LEADER + ASSI PRIORITARI (SEZIONI): a. Acquisizione di competenze; b. Programmi di innovazione rurale; c. Cooperazione trasnazionale; d. Creazione di una rete. ASSI PRIORITARI (SEZIONI): I. Strategie di sviluppo rurale (territoriali, integrate e pilota); II. Cooperazione interterritoriale e trasnazionale; III. Creazione di reti. 42 IL PIANO DI SVILUPPO RURALE (PSR) CARATTERISTICHE ED APPLICAZIONE IN CAMPANIA. 43 IL PIANO DI SVILUPPO RURALE (PSR) SI COMPONE DI: 1. MISURA D: PREPENSIONAMENTO (0,540 Meuro); 2. MISURA E: SOSTEGNO A ZONE SVANTAGGIATE E A ZONE SOGGETTE A VINCOLI AMBIENTALI (25,425 Meuro); 3. MISURA F: MISURE AGROAMBIENTALI (46,876 Meuro); 4. MISURA H: IMBOSCHIMENTO DELLE SUPERFICI AGRICOLE (26,959 Meuro). 44