Comunicazione digitale per il turismo
Perché non possiamo non dirci database
Se c’è una categoria di applicativi assolutamente
vitale per la “Web turistica” – ma oramai per la Web in
quanto tale – questa categoria è quella dei database.
23 febbraio 2011
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Comunicazione digitale per il turismo
Che cosa c’è in comune fra la raccolta di gusti,
preferenze. bisogni presso i visitatori di un sito web, la
gestione dei dati nelle procedure di e-commerce e la
possibilità che gli operatori turistici intervengano
direttamente sui propri dati nel sito ufficiale del loro
territorio?
Dietro queste opportunità sicuramente diverse tra
loro, ma solo apparentemente distanti, sta un’unica
soluzione digitale: il ricorso alle basi di dati (o data
base, più spesso database o semplicemente db).
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Wikipedia: Il termine Database, tradotto in
italiano con base di dati o anche basedati e,
con sempre meno frequenza, banca dati, indica un
insieme di dati riguardanti uno stesso
argomento, o più argomenti correlati tra loro,
strutturata in modo tale da consentire che i
dati possano venire utilizzati per diverse
applicazioni e, normalmente, possano evolvere
nel tempo. La base di dati, oltre ai dati veri e
propri, deve contenere anche le informazioni
sulle loro rappresentazioni e sulle relazioni
che li legano. Spesso, ma non necessariamente,
una base dati contiene le seguenti informazioni:
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• Strutture dati che velocizzano le operazioni
frequenti, tipicamente a spese di operazioni
meno frequenti.
• Collegamenti con dati esterni, cioè
riferimenti a file locali o remoti non facenti
parte del database.
• Informazioni di sicurezza, che autorizzano
solo alcuni profili utente ad eseguire alcune
operazioni su alcuni tipi di dati.
• Programmi che vengono eseguiti,
automaticamente o su richiesta di utenti
autorizzati, per eseguire elaborazioni sui dati.
Un tipico automatismo costituisce nell’eseguire
un programma ogni volta che viene modificato un
dato di un certo tipo.
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I siti web turistici rilevanti sono tutti dinamici. Il loro
contenuto sostanziale, cioè, è generato da database,
e proprio a questa condizione è aggiornabile anche in
remoto via browser.
Quest’ultimo punto dell’aggiornabilità del dato in
remoto via browser merita una considerazione
attenta ai nostri fini del territorio turistico.
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Significa infatti che sui contenuti di un sito turistico
dinamico può intervenire non soltanto il gestore
centrale,
ma chiunque – tipicamente, un singolo operatore nel
quadro di un sistema turistico – disponga di un
computer in rete, di un browser e delle credenziali
informatiche (in inglese si dice Permission)
necessarie e sufficienti (di solito la normale
accoppiata UserId + password) per intervenire sul
database.
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Un albergatore può aggiornare i suoi prezzi,
un organizzatore di mostre i suoi orari,
un museo i suoi orari e la sua nuova mostra,
un ristoratore il suo giorno di chiusura, etc.
e l’intero sistema ne terrà di per ciò stesso conto ai
fini della propria comunicazione, delle informazioni
che gestisce e che rende pubbliche su Web.
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Dei diversi metodi (o linguaggi di programmazione)
più comuni per la generazione di pagine web
dinamiche, una sommaria rassegna ha consentito di
distinguere, interpretando il tipo di estensione dei file
evidenziati a browser,
asp – linguaggio proprietario Microsoft
aspx – linguaggio proprietario Microsoft .net
cfm – linguaggio proprietario Cold Fusion
php – linguaggio open source.
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Forse oggi il prodotto più utilizzato per siti
professionali, anche piuttosto complessi purché di
dimensioni non gigantesche, è Adobe Dreamweaver.
(È l’applicativo utilizzato anche per le pagine web
dell’Università di Studi di Bergamo in gestione al
Cestit, Centro Studi per il Turismo e l’Interpretazione
del Territorio, dove si trovano fra l’altro strumenti
didattici relativi all’insegnamento di Comunicazione
digitale per il turismo.)
Si può provare Dreamweaver in regime shareware
per un breve periodo (attualmente un mese),
trascorso il quale il programma cessa di funzionare.
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D’altra parte, si possono creare siti web anche
facendo ricorso a vere e proprie piattaforme di
gestione contenuti (CMS, Content Management
System) già predisposte, in regime open source come
Drupal o Joomla, oppure proprietarie ma meglio
ottimizzate come QuickFly o mWeb.
Soluzioni del genere sono spesso le migliori per siti
web gestiti in condivisione da territori turistici – o
gruppi di operatori turistici – che non possano contare
su competenze capaci di far fruttare in autonomia
applicativi a pagamento del genere di Dreamweaver.
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Destination Management System (DMS)
Ricalca la sigla, popolare fra gli addetti ai lavori, di
Destination Management Organization – o
Destination Marketing Organization (DMO) – per
indicare le agenzie per la gestione o la promozione
turistica di quel genere che in Italia, fino agli ultimi
sviluppi legislativi, erano note come APT o IAT, e che
ora dovrebbero corrispondere agli enti di gestione dei
sistemi turistici.
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Destination Management System (DMS) secondo
Umberto Martini del gruppo eTourism.
Un DMS può essere definito come un sistema
informativo integrato di località, che consente
di raccogliere in modo centralizzato tutte le
informazioni inerenti alle attrattive turistiche
e ai servizi offerti, rendendoli disponibili per
la promozione e la commercializzazione
attraverso un sito web.
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Un DMS è una struttura nello stesso tempo
tecnologica ed organizzativa, che presuppone
• da una parte, la creazione di una rete ad
accesso riservato (protetto da login e password)
per gli operatori locali, attraverso la quale è
possibile inserire e modificare in tempo reale i
dati relativi all’offerta di servizi (data-base
dell’offerta);
• dall’altra, la creazione e la gestione di un
sito web, liberamente accessibile al cliente via
browser, nel quale sono rappresentati i prodotti
acquistabili in rete e le informazioni relative
alla località.
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