La psicologia della Gestalt • La psicologia della Gestalt nacque in Germania, a Berlino e si occupò prevalentemente di percezione visiva. Gli esponenti principali furono: Max Wertheimer (1880-1943), Kurt Koffka (1886-1941) e Wolfgang Köhler (1887-1967). • La parola tedesca Gestalt può essere tradotta in italiano con forma, schema. 1 La teoria della Gestalt propone due leggi generali sullo studio dei fenomeni psichici: 1) I fenomeni psicologici, non solo quelli percettivi, avvengono in un campo; 2) I processi, per quanto le condizioni lo permettano, tendono a rendere lo stato del campo buono, nel senso di tendere all’equilibrio delle forze presenti. 2 • La caratteristica di questo tutto sarebbe determinata dalle relazioni reciproche tra gli elementi che formano l’oggetto; da qui la famosa massima: “Il tutto è più della somma delle singole parti”. • Per esempio, nonostante una melodia possa essere suonata in tonalità diverse, viene riconosciuta sostanzialmente identica, purché rimangano invariati gli intervalli tra le note; eppure é cambiato tutto, non é rimasta neppure una nota uguale nelle diverse melodie. 3 • Ciò che risulta importante per i gestaltisti, non sono gli elementi in sé di una configurazione, ma sono le relazioni tra le unità che compongono la struttura, quelle che venivano definite “qualità emergenti”. 4 • La formulazione di una teoria della percezione in termini gestaltisti può essere fatta risalire al 1912, anno di pubblicazione dello studio di Wertheimer sul movimento apparente. 5 Movimento apparente • Il moto apparente consiste nella percezione fenomenica di movimento, in assenza di movimento fisico. • Nell’esperimento di Wertheimer, immagini luminose stazionarie, presentate in rapida sequenza, davano luogo alla percezione di un unico punto luminoso in movimento; si osservava dunque una discrepanza tra piano fisico e fenomenico, tra la realtà e quello che in effetti vediamo. 6 Movimento apparente • Esempi di movimento apparente (Wertheimer 1912). 7 Le leggi di organizzazione percettiva • • • • • • Vicinanza Somiglianza Continuità di direzione Chiusura Buona forma o Pregnanza Esperienza passata 8 Vicinanza 9 10 Somiglianza (colore) 11 12 Somiglianza (forma) 13 Chiusura <><><><> 14 Continuità di direzione 15 C) Buona forma D) 16 PREGNANZA 17 PREGNANZA 18 a) b) c) 19 Esperienza passata 20 21 Rivalità tra fattori 22 Rivalità tra fattori VICINANZA contro CHIUSURA 23 CONTINUITA’ contro CHIUSURA 24 CONTINUITA’ contro CHIUSURA 25 W. Kandinsky, Punto linea superficie, 1926, trad. it. 1968, p. 104. 26 L’articolazione Figura/Sfondo • L’articolazione figura/sfondo è uno degli aspetti più importanti e primitivi dell’organizzazione percettiva. • Secondo gli psicologi gestaltisti è un fenomeno innato che si può osservare già nei neonati e negli animali. • Anche le persone cieche alla nascita che riacquistano la vista sono in grado di articolare lo spazio in figura/sfondo anche se avranno bisogno di un certo periodo per poter acquisire una maggiore abilità di articolazione. 27 L’articolazione Figura/Sfondo • Koffka ha mostrato che basta disegnare una figura su di un foglio perché si produca immediatamente e indipendentemente dalla nostra volontà la separazione tra figura e sfondo. • Lo studioso che per primo trattò questo problema fu lo psicologo danese Rubin. • Nel 1921 Rubin rilevò che anche quando tutte le parti di una regione sono collegate o raggruppate in modo corretto, le si può interpretare sia come un oggetto (figura) sia come superficie che sta dietro di esso (sfondo). 28 • E’ di Rubin (1921) quella che può essere considerata la più famosa immagine della psicologia: la coppa con i due profili 29 • Rubin formulò una serie di “leggi” che descrivono le condizioni in cui una regione tenderebbe a essere vista come una figura invece che come uno sfondo. 30 1. Contorno. Il contorno è una linea di demarcazione comune a due campi o superfici contigue. Il contorno separa la figura dallo sfondo, fa sempre parte della figura ed è spesso oggetto di rivalità tra queste due porzioni di spazio. 31 2. Area più piccola e inclusione • L’area più piccola emerge come figura e quindi la croce bianca appare come figura 32 3. Definita/indefinita e Familiarità. La figura ha un’estensione definita, lo sfondo no; lo sfondo non ha una forma e sembra continuare al di sotto di quella parte che emerge come figura. Quando una parte del campo è facilmente riconoscibile come un oggetto familiare, l’altra parte diventa sfondo. 33 4. Verticale/orizzontale. Le parti verticali e orizzontali sono predominanti rispetto a quelle oblique. Emergerà come figura la croce verticale rispetto alla croce obliqua. 34 5. Inferiore/superiore. La parte di campo inferiore tende ad essere vista come figura, quella superiore come sfondo. Questo fattore potrebbe essere attribuito all’esperienza, in quanto quasi tutti gli oggetti poggiano saldamente sul terreno, in una posizione inferiore, rispetto a pochi altri (come i lampadari o il sole) che stanno in alto. 35 6. Convessità/concavità. La convessità tende ad avere la meglio sulla concavità; la prima di solito sta per la figura, la seconda per lo sfondo. Una figura convessa tenderebbe ad espandersi, a dilatarsi verso l’esterno, dal centro verso la periferia, in virtù di una sorta di forza centrifuga; una figura concava, al contrario, tenderebbe a contrarsi verso l’interno, dalla periferia al centro, con forza centripeta. 36 7. Distanza. La figura è più vicina, in rilievo, lo sfondo appare continuare dietro risultando in secondo piano e dunque anche più lontano. 37 8. Simmetria. La simmetria e la regolarità prevalgono in genere sull’asimmetria e sulla irregolarità Come vedremo meglio più avanti la simmetria avrà un ruolo centrale nell’organizzazione percettiva. 38 Spazio e tridimensionalità • Il nostro comportamento, l’interazione con gli altri, con l’ambiente, presuppongono la percezione di un mondo fisico, tridimensionale, dove le cose, gli oggetti hanno una collocazione nello spazio e si trovano a una certa distanza dall’osservatore, alcuni metri o vari chilometri. Questi oggetti hanno una loro corporeità e vengono distinti da altri più vicini o più lontani. 39 Spazio e tridimensionalità • Se però ci si sofferma a riflettere su quali siano i meccanismi preposti ad una percezione della tridimensionalità, si possono incontrare una serie di problemi. 40 Spazio e tridimensionalità • Se si inizia a considerare la struttura biologica del nostro apparato visivo e in particolare dell’occhio si osserva che la retina, posta nella parte posteriore dell’occhio, è una superficie bidimensionale che quindi non potrebbe fornire dati sulla tridimensionalità dello spazio e sulla distanza degli oggetti. 41 • Linee diverse che sottendono tutte lo stesso angolo visivo, vengono percepite della stessa forma e dimensione. Ma questo nella visione ordinaria non avviene perché di una stessa scena abbiamo innumerevoli proiezioni diverse: o siamo noi a muoverci o sono gli oggetti ad essere spostati. 42 Equivalenza di punti • Tutti i punti sulla retta nella stessa direzione sono proiettati nello stesso punto della retta; proiettano cioè la stessa immagine retinica. 43 Equivalenza di linee e figure • Linee e figure di dimensioni e orientamenti diversi che proiettano la medesima immagine retinica 44 La percezione della profondità è innata o appresa? 45 La percezione della profondità è innata o appresa? L’apparato sperimentale: grande struttura a forma di parallelepipedo, suddivisa in due parti. 46 L’esperimento di Gibson e Walk del 1960 • Bambini dai sei ai quattordici mesi venivano posizionati a metà circa di questa struttura, sul pavimento, in prossimità del precipizio visivo. • I risultati di Gibson e Walk dimostrano, in sostanza, che anche i bambini di pochi mesi d’età sono in grado di percepire la profondità. Questi dati sono stati confermati anche con specie diverse di animali: pure pulcini, caprette e agnellini evitano la superficie di vetro. 47 Indici fisiologici • Accomodazione o messa a fuoco (monoculare) • Convergenza (mononoculare) • Disparità binoculare (binoculare): Differenti proiezioni retiniche della stessa scena. 48 Indici pittorici Gli indici pittorici invece dipendono dalle caratteristiche strutturali dell’immagine e sono i seguenti: •i gradienti di densità microstrutturale •la parallasse di movimento •il chiaroscuro •la sovrapposizione •la grandezza familiare •l’altezza sulla linea dell’orizzonte •la prospettiva aerea •la prospettiva lineare 49