L’INCLUSIONE SOCIO-LAVORATIVA NEL PROCESSO DI GUARIGIONE DALLA GRAVE PATOLOGIA MENTALE Psicoterapia di comunità Partecipazione sociale Sviluppo locale Raffaele Barone Simone Bruschetta La Psicoterapia di Comunità Definiamo dispositivi terapeutici comunitari: i contesti nei quali il paziente vive, lavora, si cura e si relaziona, abitati da gruppi di persone (operatori, familiari, pazienti, committenti) che condividono la titolarità e la responsabilità di un progetto terapeutico personalizzato costruito sui bisogni e sui desideri del paziente Un contesto di vita e/o di cura può essere definito dispositivo terapeutico comunitario in presenza di: una teoria di riferimento e un linguaggio condiviso tra clinici, operatori sociali, pazienti, familiari e committenti; un’organizzazione del lavoro che dia spazio alla narrazione collettiva della storia clinico-sociale del paziente e alla riflessione sulle relazioni tra tutti i soggetti coinvolti; una metodologia improntata alla condivisione democratica del potere decisionale sul trattamento nel suo complesso, sui progetti specifici e sulle attività quotidiane; un progetto inter-culturale, pluri-istituzionale e multimodale, in grado di incidere contemporaneamente sul nucleo familiare e sul contesto comunitario di riferimento del paziente; l’intenzione clinica di costruire un campo mentale comunitario che funzioni come campo gruppale, per agire in senso terapeutico piuttosto che antiterapeutico. Curare per Guarire Le attività ed i dispositivi di Inclusione Socio-Lavorativa rientrano, sempre e a pieno diritto, nella redazione del Progetto Terapeutico Personalizzato del paziente con grave patologia mentale. Curare per Guarire Le attività di Inclusione Socio-Lavorativa sono indirizzate alla cura della persona, principalmente attraverso il riconoscimento, la valorizzazione e lo sviluppo delle sue parti sane. Curare per Guarire La parte malata della personalità si esprime attraverso il senso di inadeguatezza ed impreparazione all’assunzione di responsabilità, rispetto alle conseguenze delle proprie azioni. Il senso di responsabilità scatena il senso di colpa verso il prossimo e di fallimento verso sé stessi (questi ultimi collegati al termine tecnico psicoanalitico di Super-Io tirannico e/o abusante). Da qui una deformazione del contatto con la realtà (con i ben noti sintomi deliranti ed allucinatori), che impedisce lo sviluppo di una corretta capacità di giudizio e di riflessione su sé stessi. Curare per Guarire Il lavoro è importante nella misura in cui riguarda la «responsabilità della produzione» ed è visto come forma di sostegno e di comunicazione riflessiva non verbale; in quanto richiede l’utilizzo del ragionamento da trasmettere a sé stessi ed agli altri in maniera intrinseca, attraverso le conseguenze delle azioni. Siccome producono degli effetti reali e siccome altre persone vengono profondamente influenzate dalle conseguenze, questi ragionamenti impliciti hanno un valore aggiunto, che la terapia verbale non possiede, e che prendono spesso la forma di veri e propri «atti parlanti». (Racamier; Hinshelwood) Curare per Guarire Prendersi cura delle parti sane nel processo di guarigione delle parti malate vuol dire, da parte degli operatori della salute mentale, svolgere una funzione di «Io-Ausiliario», rispetto ai bisogni reali e concreti del paziente. Curare per Guarire L’Io-Ausiliario aiuta il paziente a sostenere il «senso di responsabilità» (quest’ultimo collegato al termine tecnico psicoanalitico di «posizione depressiva»), attraverso quattro forme principali di sostegno, che saranno progressivamente interioizzate, sostituendo i sintomi psicotici con comunicazioni simboliche ed i comportamenti pericolosi con aziono significative. Curare per Guarire Le quattro forme di sostegno lavorativo (Hinshelwood): 1. 2. 3. 4. Aiutare a distinguere le responsabilità reali da quelle immaginarie, che potrebbero essere ben lontane dalla realtà Proporre delle soluzioni adeguate ai problemi da affrontare nella realtà quotidiana Valutare l’effettiva realizzazione (o fallimento) di un lavoro svolto Aiutare il paziente ad acquisire questa realistica capacità di auto-giudizio nei confronti della realtà Curare per Guarire Prendersi cura delle parti sane attraverso l’attivazione di dispositivi di inclusione socio-lavorativa, presuppone un lavoro di «tutoraggio» per mediare tra l’ambivalenza del paziente rispetto alla propria autopromozione e quella del contesto sociale rispetto alla sua inclusione. Gli operatori della salute mentale si assumono così un doppio compito Da un lato, Dall’altro lato, Lottare contro il senso di sfiducia e di insicurezza che pervade ogni paziente rispetto alla propria realizzazione personale, aiutandolo a superare le proprie difficoltà operative e relazionali attraverso un sostegno mirato allo sviluppo di nuove competenze psico-sociali. Assumersi la responsabilità dello sviluppo culturale ed economico delle comunità locali, promuovendone il benessere sociale in sinergia al benessere personale del paziente che vi appartiene. Pensiamo ai Servizi di Salute Mentale come a dei nodi di una rete più ampia di servizi comunitari alla persona, alle famiglie ed alle organizzazioni sociali. Riteniamo fondamentale la partecipazione alla definizione, al monitoraggio ed alla valutazione del Progetto Terapeutico Personalizzato di ogni paziente, di molti altri soggetti, rispetto a quelli, essenzialmente clinici, burocraticamente competenti. Nuovi soggetti come i familiari e le loro associazioni, gli imprenditori, le cooperative sociali, gli Enti locali, le agenzie pubbliche e private; e forse prime fra tutte, come suggerisce il Libro Verde sulla Salute Mentale della Commissione Europea: le organizzazioni dei pazienti e la comunità dei ricercatori. Pensiamo i Dipartimenti di Salute Mentale come delle agenzie di sviluppo culturale ed economico della nostra società I DSM potrebbero ritrovarsi nelle migliori condizioni politiche, istituzionali e professionali, per dare senso ai cambiamenti epocali in atto ed alle ripercussioni di questi cambiamenti nelle nostre comunità di vita. Ciò rende necessaria però una costante opera di ridefinizione e rinegoziazione collettiva e comunitaria nella mission di ciascun singolo servizio, di ogni singolo Dipartimento così come del Servizio Sanitario Nazionale del suo complesso. Questa opera di co-costruzione collettiva è da portare avanti attraverso politiche di concertazione sociale sia sui diritti alla cura, alla casa, al lavoro e più in generale alla partecipazione sociale, sia sul ruolo che la salute mentale deve avere nell’economia civile delle nostre comunità, ma soprattutto sul posto che deve occupare in queste comunità chi soffre di grave patologia mentale. La possibilità che i cittadini hanno di dare un senso alla propria vita, in una prospettiva di utilità e di creatività per la propria comunità di appartenenza, è alla base dello sviluppo di benessere e di salute mentale comunitaria. “La Salute Mentale è uno stato di benessere nel quale il singolo è consapevole delle proprie capacità, sa affrontare le normali difficoltà della vita, sa lavorare in modo utile e produttivo ed è in grado di apportare un contributo alla propria comunità”. “La Salute mentale è il capitale umano, sociale ed economico su cui fondare tutte le altre politiche di interesse pubblico, quali quelle relative ai diritti umani, all’assistenza sociale, all’educazione ed all’impiego” OMS (2001), rapporto sulla Salute Mentale: Nuova visione, nuove speranze OMS (2005), dichiarazione sulla Salute mentale per l’Europa: Affrontare le sfide, creare le soluzioni Una pratica psicoterapeutica basata sulla Salute Mentale di Comunità, propone oggi di: Sostenere una politica sociale e culturale che permetta di continuare a considerare innanzitutto come cittadino, chi ha sofferto o soffre di grave patologia mentale, alla stessa stregua di tutti gli altri lavoratori, e non solo come paziente/expaziente psichiatrico cui garantire una benevola pensione di disabilità o un saltuario sussidio economico. Pensare, anche con l’aiuto degli stessi pazienti, un sistema di cura comunitario che metta al primo posto le esigenze di integrazione e collegamento tra l’ambiente domestico o residenziale nel quale essi vivono, i contesti comunitari ed istituzionali della società civile ed i contesti produttivi nel quale prendono forma le dinamiche economiche territoriali. Teoria delle Reti Sociali La pratica psicoterapeutica community based, comporta, come sostiene Franco Fasolo, la salvaguardia delle reti sociali che attraversano il soggetto con disagio mentale, al fine di prevenire in esse la morte selettiva dei cosiddetti legami deboli e l’irrigidimento dei legami forti; attraverso la creazione di una resistente area di legami intermedi tra la «rete primaria dei legami forti» con la «rete secondaria dei legami deboli». Teoria delle Reti Sociali Prendersi cura dei legami sociali vuol dire lavorare su quell’elemento connettivo specifico per le reti sociali, rappresentato dalla «partecipazione sociale» ai contesti culturali, politici ed economici di vita, sviluppando quel sentimento di appartenenza ed identità sociale, detto appunto «cittadinanza». EUROPA2020 STRATEGIA DI LISBONA Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva Per conseguire un futuro sostenibile, dobbiamo sin d’ora guardare oltre il breve termine. L’Europa deve ritrovare la strada giusta e non deve più perderla. È questo l’obiettivo della strategia Europa 2020: più posti di lavoro e una vita migliore. Essa dimostra che l’Europa è capace di promuovere una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, trovare il modo di creare nuovi posti di lavoro e offrire un orientamento alle nostre società. Bibliografia di riferimento Barone R., Bellia V., Bruschetta S. (2010) “Psicoterapia di Comunità” FrancoAngeli, Milano.