L’Antico Regno comprende 5
secoli, durante i quali si
succedettero 4 dinastie
(dalla III alla VI).
Nell’Antico Regno la prima
piramide fu quella a gradoni.
La piramide a 6 gradoni
sovrapposti, aveva la forma
rettangolare.
All’interno conteneva un
labirinto di gallerie e pozzi, in
cui al centro c’era la camera
sepolclare.
L’ultimo sovrano della III dinastia, fece
costruire a Meidum l’ultima e la più
grande delle piramidi a gradoni.
Nella IV dinastia per vari motivi, il
sovrano Snofru ha lasciato oltre a
quella di Meidum, altre 2 piramidi:
quella a doppia pendenza detta
anche piramide romboidale, e la
piramide rossa entrambe a
Dahshur.
I successori di Snofru, facendo tesoro
dell’esperienza accumulata nei due
secoli precedenti, eressero le
piramidi più famose e le più grandi
della storia.
La più grande fu la prima eretta a
Giza: quella di Cheope.
I lati sono orientati secondo i
punti cardinali con una
precisione che ha sempre
stupito.
Il primo sovrano della v dinastia
Userkaf, fece costruire la
sua piramide a Saqqara,
accanto a quella di Djoser,
sovrano della III dinastia.
Durante la VI dinastia tutte le
piramidi hanno una buona
prospettiva con le stesse
dimensioni.
La costruzione di piramidi si
interrompe durante il primo
periodo intermedio.
I faraoni della XII dinastia
ripresero l’usanza di farsi
seppellire in piramidi.
Per costruire le piramidi, non
si usava più la pietra ma i
mattoni.
Durante il Nuovo Regno non
vennero più usate le
piramidi come monumento
sepolcrale, ma i faraoni in
tombe a camera scavate
nelle pareti rocciose di una
valle vicino a Tebe
chiamata poi Valle dei Re.
La mummificazione
La mummificazione è il metodo con cui gli antichi Egizi conservavano i
corpi dei loro defunti, preservandoli dalla decomposizione.
Questo risultato era particolarmente importante perché, secondo le credenze
religiose, la conservazione del corpo garantiva al defunto una vita eterna
nell’aldilà .
C’erano tre classi o specie di mummie e venivano preparate secondo il
prezzo che gli eredi erano disposti a pagare .
La prima classe era di solito riservata alla famiglia del faraone, la seconda
per i nobili e per i ricchi, la terza per i più poveri.
Il metodo della prima classe era il più costoso e laborioso, ma sicuramente era
quello che le conservava meglio.
Per prima cosa si estraeva il cervello, organo che per gli egizi non avevano
importanza sostanziale, tale operazione era compiuta con un ferro ad uncino
che veniva inserito nelle narici e con il quale si prelevava la materia celebrare.
Quindi era la volta degli organi interni presenti nel busto, che prima veniva
depilato e poi con una incisione addominale venivano sfilati tutti gli organi: in
questo caso però essi non venivano gettati ma richiusi in speciali vasi.
I vasi canopi portavano il nome dei quattro figli di Horus : Daumtef, con la testa di
sciacallo, conteneva lo stomaco; Hapy, a testa di babbuino conteneva i
polmoni; Amset a testa umana conteneva il fegato e Kebehsenuf a testa di
falco conteneva gli intestini. Il cuore importantissimo per gli egizi veniva
lasciato all’interno del corpo.
Il corpo quindi completamente eviscerato veniva deposto in una vasca di Natron,
una particolare sabbia che era ricca di un particolare sale minerale, e qui ci
restava per circa 70 giorni. Trascorso tale periodo il corpo veniva lavato
esternamente ed internamente, massaggiato con oli di palma e ginepro o vino
di datteri durante una particolare cerimonia religiosa, quindi lasciato esposto
per più giorni ad una corrente di aria calda, fino a completa essiccazione.
Il cadavere ora era pronto per l’ultimo procedimento: la cavità addominale veniva
riempita con bende di lino e con vegetali triturati, quali mirra, ginepro, cassia
ed altri aromi con significati religiosi. Tutte le cavità venivano chiuse con
batuffoli di lino, anche le cavità oculari, in caso venivano dipinte le iridi ; il
viso veniva perfettamente truccato: le labbra rosse di betel, kayal attorno a agli
occhi, le unghie dorate o smaltate di rosso.
Il cadavere era poi cosparso di resine ed oli essenziali e poi avvolto nelle bende di
lino impregnate di sostanze gommose, tra le quali si inserivano gioielli,
statuette di divinità, scarabei votivi ed amuleti di protezione per il viaggio nel
Duat che sarebbe per gli egizi l’aldilà.
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•
Il sesso della mummia era poi indicato dalle posizione delle braccia: incrociate
sul petto per i maschi, con un braccio lungo il corpo per le donne.
Il corpo quindi veniva deposto nel primo sarcofago di forma totalmente
antropomorfa, quindi in un altro e via di seguito fino ad otto.
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Per la seconda classe il procedimento era più semplice: si riempiva il corpo
del defunto, attraverso l’orifizio anale, di olio di cedro asiatico, quindi lo si
immergeva per quaranta giorni in un bagno salato. Trascorso tale periodo,
mediante compressione dell’ addome, si estraevano le viscere, liquefatte per
reazione chimica, attraverso il foro anale quindi, dopo un lavaggio, lo si
avvolgeva nelle bende e si riconsegnava ai parenti.
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La terza classe, che era la più economica e popolare, limitava la
mummificazione alla immersione del corpo in un bagno bollente di acqua e
“natron” (soda naturale) quindi, dopo essiccazione con aria calda ventilata,
avveniva l’avvolgimento in stuoie di juta .
Il corpo del defunto veniva poi denudato e seppellito nella sabbia infuocata del
deserto. Passato un periodo di novanta giorni, il corpo era integralmente
essiccato; veniva riesumato, ripulito e strettamente fasciato con bende di fibra
vegetale, con le ginocchia ripiegate a forza sullo sterno.
I vasi canopi
I vasi canopi erano “contenitori” che servivano durante la
mummificazione per contenere organi del defunto. La parola canopi
deriva dal dio Canopo, che gli antichi Egizi rappresentavano su tali
vasi. Ogni urna presentava un volto di una divinità in base agli
organi che doveva contenere:
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·
Imset con la testa di uomo conteneva il fegato;
Hapi con la testa di babbuino conteneva i polmoni;
Duamutef con la testa di sciacallo conteneva lo stomaco;
Qebehsenuf con la testa di falco conteneva l’intestino.
Sui vasi erano riportati testi che ponevano ciascuno degli organi
sotto la protezione di una dea. In genere i vasi canopi erano fatti di
alabastro, ma se ne sono trovati sia di calcare che di terracotta e
anche di ceramica smaltata. Nella dodicesima dinastia (1990- 1780)
furono utilizzati i veri vasi canopi, protetti dalle quattro dee. I vasi
canopi venivano poi collocati nella camera sepolcrale presso al
sarcofago.
Le ushapti
Le ushapti erano piccole statuette di terracotta o argilla messe
vicino al cadavere nel sarcofago, che secondo la leggenda
dovevano eseguire i lavori del morto, per esempio nell’aldilà un dio
poteva chiamare il morto ai suoi lavori lassù; in quel caso le
ushapti li dovevano sostituire.
Sulle ushapti erano incisi dei segni geroglifici che venivano recitati
come preghiere ai funerali.
Nella lingua egiziana la parola “ushapti” significa “quelli che
rispondono”. Rappresentano anche forze costruttive che fanno
parte della pratica magica. Tra le ushapti ci sono anche le
cosiddette “statue del ka”. Oltre a essere destinate anch’esse
nel corredo funebre emanavano l’odore dei cibi lasciati sulla
tavola delle offerte. Infine venivano deposte in una scatola con
immagini che ricordavano la vita quotidiana del defunto.
IL LIBRO DEI MORTI
Il libro dei morti è una raccolta di testi funerari di epoche diverse,
contenente formule magiche, inni e preghiere che, per gli antichi
egizi,
guidavano e proteggevano l’anima (Ka) nel suo viaggio
attraverso la regione dei morti.
Queste formule dovevano essere pronunciate dall'anima per
scacciare i demoni che le ostacolavano il cammino
e per superare le prove poste dai 42 giudici del tribunale di Osiride,
dio degli inferi.
Questi testi indicavano inoltre che la felicità nell'aldilà dipendeva
dal fatto che il defunto avesse o meno condotto una vita virtuosa
sulla Terra.
Nel Regno Antico i primi testi funerari a noi noti furono incisi
sulle pareti interne delle piramidi e presero il nome di “testi delle
piramidi".
Nel Medio Regno fu d'uso farsi dipingere questi testi sui sarcofagi
e vennero chiamati “testi dei sarcofagi”.
Nella XVIII dinastia essi vennero scritti su papiri, molti dei quali
Questi papiri venivano collocati in cofanetti nelle tombe, deposti ne
sarcofagi o perfino fatti scivolare tra le bende della mummia.
Nel famoso libro dei morti redatto dallo scriba Ani,
il Ba è raffigurato sottoforma di uccello.
Vi è una formula per favorire l'unione del Ba alla sua mummia:
“il mio corpo è eterno, esso non perirà né sarà mai distrutto in
questa terra.”
il viaggio nell’ aldila‘
Gli antichi egizi amavano la vita e desideravano conservare i
piaceri terreni nell'oltretomba.
Essi credevano che ogni uomo fosse in possesso di due principi vitali:
il Ka, forza vitale che accompagnava l'uomo dalla nascita alla
morte;
e il Ba, simile a ciò che noi chiamiamo anima.
Per vivere in eterno, queste due parti dovevano rimanere unite al
corpo anche dopo la morte; perciò era importantissimo conservare i
corpi dei morti.
cibi, utensili e gioielli dovevano accompagnare il defunto nell‘
aldilà.
I poveri si facevano seppellire nel deserto dove i loro
corpi si essiccavano mentre più ricchi si permettevano il lusso di
farsi mummificare e seppellire in tombe speciali.
l’apertura della bocca era il principale rito nell'ultima fase della
mummificazione.
La famiglia del defunto recitava parole magiche, mentre il
sacerdote aspergeva d 'acqua le labbra del cadavere:
Gli Egizi credevano che solo con una vita buona e giusta
si poteva raggiungere la vita eterna: dopo la morte infatti il
defunto doveva
raggiungere (attraversando i dodici regni sotterranei nei quali
Abitavano vari mostri) il tribunale dove dichiarava
ad Osiride di non aver commesso azioni cattive in vita.
Poi il giudice severo Anubi ne pesava il cuore (sede dei sentimenti,
dell'intelligenza e della volontà) su una bilancia, confrontandolo
con la Piuma della Verità.
Se il cuore pesava più della piuma veniva gettato in pasto al
mostro Ammut (divoratore del morto) con la testa di
coccodrillo; nel caso opposto proseguiva il viaggio nel regno di
Osiride, entrava nel campo dei giunchi, dove erano stati creati gli
dei e dove si trovavano i beati e poteva coltivare il suo pezzo di
terra.
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