Dott.ssa Michela Pensavalli
Psicologa- Psicoterapeuta
Cenni introduttivi
 E’ l’organizzazione senza dubbio la più frequente nella cultura occidentale,
essendo in relazione con le trasformazioni sociali che hanno caratterizzato la
post-modernità, il cui riflesso più ampio si attua nella “cultura
dell’immagine”.
 È in questo contesto che si produce una famiglia dapica, che si caratterizza
giustamente per l’enfasi che pone nell’immagine di se stessa, sottomessa al
giudizio e alla valutazione degli altri.
 Anche se l’organizzazione di significato personale di tipo disturbi alimentari
psicogeni prende il nome dalla patologia, essa non è definita semplicemente
dall’associazione con uno specifico tipo di disturbo.
Polarità nell’organizzazione dap
 Elemento invariante è una percezione di sé vaga ed indefinita,
da cui deriva la necessità di riferirsi all’esterno per ricavare un
senso di sé stabile e definito.
 Polarità
antagoniste, tra la necessità di approvazione
dall’esterno e la paura di poter essere da questo intrusi e/o
disconfermati: il pensiero dell’altro definisce il mio modo di
sentirmi.
F.D
Fobico
Dappico
INW
OUT
Depressivo
Ossessivo
F.I.
Outward- field dipendent
L’oscillazione emotiva di base è fra
ORGOGLIO e COLPA,
che mediano la valutazione positiva o negativa di sé nel
CONTESTO INTERPERSONALE IMMEDIATO.
L’attenzione al campo interpersonale (giudizio
dell’esterno) si traduce in una percezione vaga e
indefinita del senso di sé e quindi nell’oscillazione fra
bisogno di approvazione da parte di persone
significative e paura di poter essere intrusi o
disconfermati da tali persone.
Come si organizza la realtà?
 La caratteristica distintiva è la spiccata tendenza a reagire ad ogni
perturbazione dell’equilibrio tra queste polarità emotive con un’alterazione
dell’immagine corporea che si esprime con un comportamento alimentare
disfunzionale.
 L’oscillazione ricorsiva tra la necessità di riferirsi ad un polo esterno per
definire un proprio sé da un lato, e la delusione che tale riferimento
necessariamente comporta in termini di disconferma e di disapprovazione
percepiti o temuti, fa sì che questi individui, articolino una complessa
procedura semantica attraverso cui riordinare i dati dell’esperienza.
 Il “senso del Sé” si stabilizza attraverso criteri esterni.
Modelli di attaccamento
 Ambiente familiare che mette in atto una comunicazione ambigua e contraddittoria,
mirante a ridefinire emozioni e stati interni del bambino (“Enmeshed family” di
Minuchin, Patterns A4 o A/C di Crittenden).
 La storia di sviluppo mette frequentemente in evidenza un attaccamento del pattern
difeso EVITANTE nel sottotipo compiacente (A4), del pattern coercitivo o
resistente, oltre che, ovviamente, del pattern sicuro (B) e, in casi marcatamente
disfunzionali, del pattern disorganizzato o non integrato (D).
 Il contesto accudente si mostra con livelli più o meno alti di incostanza, ambiguità,
imprevedibilità, con difficoltà a sincronizzare i propri ritmi psicofisiologici con
quelli del figlio (alimentazione, sonno ecc.).
 Quest’ultimo fa fatica, quindi, a differenziare i propri ritmi psicofisiologici dalle
attivazioni emotive che avverte e incontra difficoltà nel riconoscere i pattern di
esperienza immediata. Ne deriva la tendenza a mettersi a fuoco sulle risposte e sulle
aspettative dell’ambiente in cui si viene a trovare attimo dopo attimo.
Stile di attaccamento: compulsive
compliant – A4
 Stile di attaccamento in cui, per cercare di mantenere la prossimità con la
figura di attaccamento, vengono evitate manifestazioni emotive
“sconvenienti” (che del resto vengono sempre ridefinite dal contesto
familiare) e amplificate nel loro esprimersi quelle che provocano
manifestazioni di accudimento.
 Famiglie invischiate.
Termine coniato da Salvador Minuchin per indicare famiglie, sempre
(secondo l’Autore) patogene, in cui le differenze individuali sono
pressocchè annullate da meccanismi di controllo che non è solo un controllo
spaziale, ma un controllo del comportamento e, in ultima analisi, del
pensiero. Le famiglie tendono a definirsi come perfette, la prova che ci si
vuole bene è che la si pensa tutti nello stesso modo.
Relazioni all’interno della famiglia dap
 Relazione coniugale genitoriale insoddisfacente, senza amore,
con mutuo disprezzo.
 Esteriormente, socialmente e formalmente presentazione di una
coppia stabile e felice.
 Attenzione alle apparenze sociali
Stile di attaccamento A4 (Compulsive compliant)
Stile di attaccamento in cui, per cercare di mantenere la
prossimità con la figura di attaccamento, vengono
evitate manifestazioni emotive “sconvenienti” (che del
resto vengono sempre ridefinite dal contesto familiare) e
amplificate nel loro esprimersi quelle che provocano
manifestazioni di accudimento.
Comunicazione all’interno della
famiglia
 L’importante è l’immagine
 “Sono io che definisco te” “ (es. Madre che definisce
bisogni del figlio)
 L’apparenza vale più della realtà
 Ricerca della perfezione in ogni scambio di
comunicazione e di comportamento
 Continue manifestazioni di ambiguità (attori)
 Abilità al camuffamento
 Identità collettiva ------ controllo dei membri “ Se non ti
comporti bene dalla nonna, non ti vorremo bene”
Comunicazione all’interno della
famiglia I
 Corrispondere alle aspettative vuol dire essere amabile “
Se ti comporterai bene tutti ti vorranno bene”
 Omologazione ----- difficoltà a differenziarsi
Il “doppio legame”
 Il doppio legame indica una situazione in cui, tra due individui
uniti da una relazione emotivamente rilevante, la comunicazione
dell'uno verso l'altro presenta una incongruenza tra il livello del
discorso esplicito (quel che vien detto) e un ulteriore livello
metacomunicativo (come possono essere i gesti, gli
atteggiamenti, il tono di voce), e la situazione sia tale per cui il
ricevente il messaggio non abbia la possibilità di decidere quale
dei due livelli, che si contraddicono, accettare come valido, e
nemmeno di far notare a livello esplicito l'incongruenza.
 Come esempio Bateson riporta l'episodio della madre che, dopo
un lungo periodo, rivede il figlio, ricoverato per disturbi mentali.
Il figlio, in un gesto d'affetto, tenta di abbracciare la madre, la
quale si irrigidisce; il figlio a questo punto si ritrae, al che la
madre gli dice: "Non devi aver paura ad esprimere i tuoi
sentimenti".
Il “doppio legame” dappico
 La/le persone di riferimento del dappico debbono dare il
massimo delle conferme affettive con la minima
esposizione
 L’altro è costantemente messo alla prova “Non mi porti
mai dei fiori…”
 La MASSIMALITA’ ----- è il massimo che si può
immaginare in un contesto, come minima condizione per
affrontarlo ----PERFEZIONE in ogni ambito e ad ogni
costo!
Infanzia
 Difficoltà a mettere a fuoco ricordi e immagini “proprie”. Il
clima familiare viene descritto sempre con toni enfatici, come
stupendo e sereno o, al controrio, come estremamente
drammatico (il dramma inizia quando si mette a fuoco il
cambio di immagine di uno dei genitori, generalmente quello di
sesso opposto). I bambini sono comunque come vogliono i
genitori: anche nel caso di personalità sociopatiche,
nell’intervista coi genitori si ritrova che “dimostravano
carattere” fin da piccoli.
Infanzia e relazioni familiari
 Comportamento genitoriale di accudimento incerto e confuso.
 Scarsità dei contatti fisici e assenza di manifestazioni affettive.
 Comportamenti intrusivi e mancanti di sintonia.
 Tendenza a definire costantemente i bisogni primari (fame-sazietà, caldo-freddo
ecc..) e non primari del figlio e le sue emozioni, indipendentemente dai segnali che
invia e dai suoi reali bisogni.
 Comunicazione vaga, non esplicitata, indiretta, frammentaria, elusiva, imprecisa,
contraddittoria
 Mancanza di reale contatto comunicativo genitori-figli, possibili costruzioni
antitetiche degli stessi eventi da parte di genitori e figli.
 Tendenza a presentarsi come genitori completamente dediti alla cura dei figli.
 Ridefinizione delle emozioni in coerenza con i pattern familiari formali ai quali è
richiesto, implicitamente o meno, di adeguarsi.
 Relazione coniugale genitoriale insoddisfacente, senza amore, con mutuo disprezzo.
Relazioni all’interno della famiglia dap
 Relazione coniugale genitoriale insoddisfacente, senza amore,
con mutuo disprezzo.
 Esteriormente, socialmente e formalmente presentazione di una
coppia stabile e felice.
 Attenzione alle apparenze sociali
I modelli di attaccamento nell’O.S. Dap
Caratteristiche figura
materna
Figura genitoriale dominante
Controllante in particolare
comportamento alimentare.
Caratteristiche figura paterna
il
Attribuisce grande valore all’aspetto
fisico
Frequentemente assume
atteggiamenti adolescenziali,
ponendosi in competizione con la
figlia.
Usualmente percepito come
figura forte, significativa e di
riferimento nell’infanzia, diviene,
nell’adolescenza, fonte di
delusione per :
• Rifiuto contatti fisici con la figlia,
per paure sessuali
• Trasformazione dell’immagine
(riconoscimento sua debolezza)
• Alleanza con la figura materna
• Abbandono della famiglia, ecc.
“Amarsi è condividere le stesse opinioni, emozioni, bisogni …”
Lo sviluppo dell’identità
Invariante parentale
Ambivalenza o ambiguità
Invariante del bambino
Indefinitezza
L’atteggiamento dei genitori fa si che si stabilisca uno stile familiare
indefinito, caratterizzato da comunicazioni contraddittorie, con pochi
scontri emotivi e molte critiche e giudizi impliciti.
Queste famiglie mancano di spontaneità: nascondono i conflitti, non hanno
un’espressione diretta delle emozioni, né tanto meno esprimono
liberamente le loro opinioni. La finalità è sempre quella di proiettare
un’immagine coerente con le aspettative degli altri.
Ognuno finisce per contribuire al mantenimento di questa formalità
esteriore, in una situazione di reciproco controllo tipica della famiglia
invischiata (Minuchin et al., 1978)
Modelli di A. e sviluppo dell’identità
 La figura genitoriale che domina è la madre, la quale è particolarmente attenta al
benessere fisico, alla correttezza dell'alimentazione, alla gradevolezza
dell'aspetto fisico oppure al successo scolastico e lavorativo dei figli, ma non si
occupa della loro felicità
 Per questo motivo la madre non rappresenta una base sicura per il figlio, ma
attiva sentimenti di ambivalenza nei suoi confronti.
 Quindi, per un bambino in cui prevalgono questi tipi di sentimenti, diventa
arduo effettuare una lettura autonoma del proprio vissuto emotivo e corporeo.
 Le sensazioni biologiche risultando facilmente discriminabili grazie alla loro
componente biologica, rimangono le uniche possibilità di percezione attendibile
di sé, poiché diminuiscono l'affiorare alla coscienza di oscillazioni critiche che
convogliano sensi intollerabili di vuoto e/o incompetenza.
Sviluppo dell’identità
 Nelle organizzazioni cognitive personali lo strumento primario per costruire
la propria identità è rappresentato dal corpo, per il Dap ciò acquista maggior
significato in quanto il corpo rappresenta una modalità di conoscenza
peculiare.
 La rappresentazione di Sé nel Dap, è impegnata concretamente in azioni
tangibili (mangiare, camminare, correre) oppure come immagine corporea
che lo specchio riflette e gli altri percepiscono, e non anche come insieme
internamente ricco di progetti, interessi, sentimenti, memorie, valori e
pensieri.
 Di conseguenza, nel momento in cui viene a mancare il riferimento emotivo
la persona è costretta a ricorrere a sensazioni legate direttamente al corpo.
Sviluppo dell’identità
 Il senso di vuoto che segue un distacco emotivo da una persona
affettivamente importante, ne è un esempio. Il vuoto psichico può
essere scambiato per vuoto fisico e l'individuo può quindi avvertire
una sensazione di fame.
 I cambiamenti degli stati corporei rimangono, in particolar modo, per
colui che ha un'organizzazione Dap, l'insieme d'impulsi più
discriminabili ed affidabili per decodificare e ordinare la percezione
di sé. Concentrarsi sul corpo permette comunque di distogliere
l'attenzione dalle difficoltà psicologiche, che il Dap non è pronto ad
affrontare (B. Bara, 1996).
Fanciullezza e adolescenza
 Man mano che si ha l’emergenza del pensiero
logico/astratto, si relativizza la figura dei genitori. Più
questo processo è graduale, minore è il rischio di
scompensi (in un contesto nel quale ci si definisce
sull’esterno, il cambiamento di rapporto con una
figura di riferimento corrisponde a un cambiamento
del modo di sentirsi, percepirsi e pensarsi). Il distacco
nella famiglia DAP è comunque sempre problematico.
Fanciullezza e adolescenza
 Man mano che si ha l’emergenza del pensiero logico/astratto, si relativizza
la figura dei genitori. Più questo processo è graduale, minore è il rischio di
scompensi (in un contesto nel quale ci si definisce sull’esterno, il
cambiamento di rapporto con una figura di riferimento corrisponde a un
cambiamento del modo di sentirsi, percepirsi e pensarsi). Il distacco nella
famiglia DAP è comunque sempre problematico.
 La ricerca di disponibilità e, quindi, della conferma da parte delle figure più
significative esprime il costante bisogno di avere la certezza di essere amati,
benvoluti, accettati. D’altra parte, ottenere affetto e riconoscimento percepiti
come indispensabili per esprimersi adeguatamente comporta la ricerca di
non deludere gli altri.
 A volte anche in questo periodo, il mangiare troppo o troppo poco,
rappresenta l’unica possibilità di libera scelta.
Fanciullezza e adolescenza
 L’obesità diventa una forma di rassegnazione-protesta, l’essere
magra e quindi carina (o in forma fisica per un maschio)
l’unica chance per farsi notare dal proprio padre nelle sue rare
comparse.
 Il cibo e l’aspetto fisico diventano il campo neutro in cui il
fanciullo può controllare il suo ambiente ed esporre le sue
esigenze.
Età adulta
 Il passaggio all’età adulta è sempre piuttosto ritardato. I soggetti
DAP mostrano una percezione di sé vaga ed indefinita (da cui la ben
nota definizione e modulazione del senso di sé sul giudizio
dell’esterno) elaborata come senso di vuoto ed inattendibilità
personale.
 Lo stile attributivo ( che non è comunque costante ma varia nel corso
del ciclo di vita) è piuttosto importante anche nel determinare il tipo
di patologia cui si va incontro: in attribuzione esterna si ha uno stile
anoressico, in attribuzione interna uno stile bulimico/obeso.
L’organizzazione della personalità dap
 ATTITUDINE VERSO DI SE’:
A. È oscillante tra il valore assoluto e la critica più
spietata, con una stima assai confusa della propria efficienza.
B. Vi è di conseguenza una estrema vulnerabilità alle disconferme, specie in
campo affettivo, ed una esagerata sensibilità ai momenti di approvazione.
L’organizzazione della personalità dap
 ATTITUDINE VERSO LA REALTA’:
A.
È basato sull’ambiguità.
Il mondo è la fonte del possibile
riconoscimento da sempre atteso, ma anche delle possibili e temutissime delusioni.
È meglio che tutto rimanga nella possibilità. Per questo si tende ad evitare il
contatto con la realtà elaborando programmi meravigliosi che non si metteranno mai
in atto.
B. I rapporti con le persone significative sono comunque destinati alla delusione.
Da una relazione “importante” non si esce mai con le idee chiare. Si
tende sempre ad attribuire significati oscillanti tra il deludere gli altri o il
rimanere deluso dagli altri, mantenendo l’indefinitezza e l’incertezza.
Coerenza sistemica
La sua coerenza sistemica è caratterizzata dall’incertezza e
dall’indeterminatezza, dove da una parte le variazioni degli stati corporei
restano l’insieme di impulsi più discriminabile e affidabile per decodificare
e ordinare la percezione di sé, e dove l’enfasi familiare sugli aspetti formali e
superficiali della realtà contribuisce a rendere l’aspetto estetico il criterio
essenziale nella valutazione di sé.
LETTURA
DELLA
ESPERIENZA
Esterna,
ambigua,
contesto
dipendente
EMOZIONI
DI BASE
PRINCIPALI
Vergogna
Inferiorità
Delusione
POLARITÀ
TACITE
ATTEGGIAMENTO
RISPETTO AL
CAMPO
PERCETTIVO
Approvazione/ Dipendente
disapprovazione
MESSA A
FUOCO
TIPO DI
ATTACCAMENTO
Dall’esterno A4, B, C, D
I sintomi: lo squilibrio del sistema
 L’equilibrio interno legato al giudizio esterno
 La delusione e la disconferma che ne consegue determina uno scompenso
nell’itinerario di sviluppo, con destabilizzazione dell’immagine di sé, senso
di vaghezza, di inconsistenza, di incapacità, di inaffidabilità e di
incompetenza personale.
 ANORESSIA
 BULIMIA
 OBESITA’
Mantenimento e scompensi
Il problema del giudizio
Le situazioni che provocano turbolenza emotiva,
organizzazione, sono quelle che implicano GIUDIZI.
in
questa
L’insicurezza che caratterizza l’immagine di sé e la ricerca continua di
conferme, fa si che l’attenzione selettiva si concentri sugli atteggiamenti e
sulle considerazioni delle persone che appaiono più sicure e di successo
Da esse possono derivare però sia le sospirate approvazioni che le temute
disconferme, con continue oscillazioni che generano CONFUSIONE E
ANSIA.
Le persone che sembrano gratificanti, però, vengono messe alla prova per
vedere se veramente capiscono, procurandosi così l’inevitabile
DELUSIONE o restando nell’incertezza.
Situazioni a rischio scompenso:
Tutte le situazioni in cui il soggetto ravvisi esposizione a
giudizi:
- DEBUTTO (sessuale, lavorativo…)
- CONFRONTO (maturità, scelta universitaria…)
- AUMENTO DELLE RESPONSABILITA’ (maternità,
promozioni sul lavoro, matrimonio…)
Bibliografia
•Arciero G. (2002). Studi e dialoghi sull’identità personale. Riflessioni
sull’esperienza umana. Bollati Boringhieri
•Bara B. (1996-2005). Nuovo Manuale di Psicoterapia cognitiva. Vol. II. Bollati
Boringhieri
•Beck, A.T., (1976). Cognitive therapy and emotional disorders, tr. it. Principi di
terapia cognitiva, Astrolabio, Roma, 1984
•Bowlby, J. (1969-1980). Attachment and loss: vol. 1 Attachment. New York.
Basic Books. Trad. it. (1972-1983) Attaccamento e perdita. Vol. I-II-III Torino:
Boringhieri
•Bowlby, J. (1988). A secure base. New York. Basic Books. Trad. it. (1990) Una
base sicura. Milano: Cortina
•Dodet, M. (2001). Psicoterapia cognitiva post-razionalista: il modello, la
clinica, la formazione, Studi di psichiatria, vol. 3, n. 2.
•Guidano V., (1988). La complessità del Sé. Bollati Boringhieri, Torino
•Nardi B. (2001). Processi psichici e psicopatologia nell'approccio cognitivo :
nuove prospettive in psicologia e in psichiatria clinica. Franco Angeli
•Reda M.A. (1998-2003). Sistemi cognitivi complessi e psicoterapia. Carocci
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Organizzazione Dap - Scuola di Specializzazione in Psicoterapia