Sociologia della cultura
Luca Salmieri
Trasmettere la cultura:
socializzare, educare, crescere
Per riprodursi la cultura ha bisogno di circolare, di diffondersi, soprattutto
di trasmettersi da una generazione all’altra.
La trasmissione è:
• intergenerazionale, dalla generazione adulta alla più giovane,
• istituzionale, poiché interessa specifiche agenzie e istituzioni, la
famiglia e la scuola
In che modo la cultura si trasmette da una generazione all’altra?
Modello del condizionamento
Vs
Modello dell’interazione
Modello del condizionamento
la cultura plasma l’individuo a sua immagine, lasciando alle azioni
individuali un limitato campo di azione
Durkheim e Parsons hanno concepito la socializzazione in termini di
integrazione degli attori nel sistema sociale, attraverso l’influenza degli
adulti sui bambini e l’incorporazione da parte di questi dei valori in cui si
sviluppa il loro percorso di vita.
Per Durkheim la socializzazione è la «costituzione di uno stato interiore
e profondo che orienta l’individuo in un senso definito per tutta la vita» .
Già nella primissima infanzia gli elementi cardine della coscienza
collettiva si traducono in azioni conformi che scolpiscono i tratti salienti
della personalità.
Le differenze nelle società complesse dipendono:
•
dalla specializzazione dei ruoli,
•
dallo spazio di autonomia che l’individuo occupa al termine del suo
inserimento sociale (man mano che l’individuo procede nella vita, le sue
relazioni si estendono dalla famiglia a gradi più ampi e diversificati che
consentono lo sviluppo delle specificità individuali).
•
Identificazione e individuazione: nella prima ego si riconosce
simile ad altre figure; nella seconda, ego sviluppa sé stesso e la propria
originalità.
Modello del condizionamento
In Durkheim domina il concetto di trasmissione: è convinto che il
bambino e il giovane non abbiano le possibilità innate di ribaltare le
norme sociali.
Ma Durkheim è anche convinto che il condizionamento non debba
risultare da processi coercitivi e autoritari.
L’homo duplex è calato in una dualità in cui decide in riferimento a
sé stesso, ma riconosce le cose anche sub specie eternitatis.
L’ego dunque si sublima, sacrificando la componente istintiva e
passionale (qui Durkheim anticipa Freud) a favore di norme sociali
che garantiscano la convivenza.
Modello del condizionamento
Etnologia e antropologia.
Ruth Benedict ha sostenuto che la personalità degli individui è il
prodotto della cultura in cui nascono.
Per Abram Kardiner ogni cultura sviluppa una «personalità di
base», una configurazione di tratti psicologici primari, funzionali alla
riproduzione dei valori e delle pratiche socioculturali.
Le istituzioni primarie – figure familiari, sistema di parentela,
sistema sociale – plasmano la personalità degli individui nella fase
infantile: soddisfazione, punizione e inibizione guidano i bambini
all’incorporazione dei valori e dei significati della cultura in cui
vivono.
Le istituzioni secondarie agiscono in seconda battuta:
armonizzano e trasferiscono le tensioni derivanti dagli effetti
negativi delle istituzioni primarie sulla psiche dell’individuo. Le
leggende, i rituali di gioco e le narrazioni del mondo trasmettono le
imposizioni sociali in maniera più accettabile.
Kardiner ha individuato nelle differenze tra i singoli lo spazio
adeguato per spiegare il cambiamento nei valori. L’incorporazione
della cultura nelle società complesse è una continua alternanza tra
un ceppo culturale dominante e le diverse subculture.
Modello del condizionamento
Parsons
Per Parsons lo sviluppo psicologico procede di pari passo con
l’acquisizione delle regole sociali e dei valori culturali. Crisi orale,
crisi anale, crisi edipica, crisi adolescenziale. Ogni riequilibrio
coincide con la fissazione di uno dei quattro imperativi funzionali
dello schema AGIL.
Tutto si gioca nei primissimi anni dell’infanzia. L’individuo
acquista un minimo di autonomia soltanto dopo aver subito
passivamente l’imprinting sociale.
La corrispondenza tra i valori trasmessi dai genitori e quelli
incorporati dai bambini sembra avvenire quasi per magia nei primi
mesi di vita.
Il tutto appare chiuso in un sistema assiomatico, con una stretta
corrispondenza tra funzioni psicologiche e funzioni sociologiche.
Modello del condizionamento
Merton
Merton ritiene che la socializzazione conformista e l’autonomia
individuale possono coesistere.
Si può aderire ai valori dominanti di una cultura e al tempo stesso
seguire norme minoritarie; si può crescere adattandosi ai valori di
riferimento di un gruppo sociale e poi aspirare ai valori di un altro
gruppo, nell’attesa e nella speranza di farvi parte.
Merton a tale proposito ha coniato il concetto di socializzazione
anticipata. Essa serve a preparare gli individui a status futuri nelle
loro sequenze di status.
Modello dell’interazione
Piaget, Mead (psicologia) e poi le teorie proposte in seguito da Berger e
Luckmann sostengono che il bambino e l’adolescente sono capaci di
ampliare in modo autonomo l’interazione con gli altri e di impiegare il
proprio bagaglio cognitivo per affrontare situazioni sempre nuove.
Jean Piaget (1896-1980) è per una prospettiva duale: lo sviluppo
mentale del bambino ha sempre una doppia dimensione, psicologica e
sociale. Ma a differenza di Parsons, tale corrispondenza non può
discendere dalle sole forze dell’incorporazione passiva.
L’equilibrio deriva da assimilazione e accomodamento.
L’assimilazione è incorporazione di un evento in uno schema cognitivo
già acquisito;
L’accomodamento consiste nella modifica della struttura cognitiva e
dello schema comportamentale per accogliere nuovi eventi fino a quel
momento ignoti.
La socializzazione procede lungo un percorso di interpretazione
soggettiva del repertorio culturale di volta in volta disponibile
La concezione di Piaget è un’importante rottura rispetto alle teorie
funzionaliste del condizionamento sociale.
Modello dell’interazione
Mead situa la socializzazione nell’incrocio tra dinamiche attive e
interattive.
Reazione adattiva all’altro e anticipazione del risultato dell’atto. Tra
queste due fasi si situa protagonismo del bambino
Gioco come principale fonte d’interazione dei bambini.
Differenza tra play e game
Il gioco di gruppo – game – è il risultato della capacità di astrarre dai
ruoli e dagli atteggiamenti degli altri in generale e non in modo diretto,
come avveniva con i genitori. Si sviluppa una dialettica tra l’«Io» e il
«Me».
Dall’equilibrio di queste due facce del «Se» dipende il
consolidamento dell’identità sociale e il compimento del processo di
socializzazione.
Berger e Luckmann (1966) distinguono tra socializzazione primaria e
secondaria e fanno corrispondere quest’ultima all’apprendimento di
saperi specializzati e di ruoli specifici.
Socializzazione
La socializzazione è il processo attraverso cui gli individui entrano a far parte della
società integrandosi in modo più o meno completo in uno o più gruppi e in una comunità.
Mentre nella comunicazione mediatica le rappresentazioni culturali vengono diffuse in
modo selettivo e sulla scorta di scelte di marketing, di economia, di spettacolo e così via,
nei processi di socializzazione la cultura è trasmessa da una generazione all’altra non
solo attraverso la comunicazione, ma anche grazie all’imitazione, all’identificazione
all’adattamento, le emozioni.
La socializzazione si fonda dunque sull’apprendimento e l’appropriazione interiore dei
significati e delle regole generali di una società. Ma è anche un adattamento alle
strutture e alle relazioni sociali che via via nel corso della vita caratterizzano lo sviluppo:
infanzia, adolescenza, giovinezza, ma anche diverse fasi della vita adulta.
In sociologia si distingue tra socializzazione primaria e secondaria: la prima concerne
come agenzie di socializzazione soprattutto la famiglia, mentre quella secondaria vede
accrescersi il ruolo di agenzie quali il gruppo dei pari, la scuola, il mondo del lavoro e
altri ambiti in cui si apprendono ruoli più specializzati. Recentemente hanno assunto un
ruolo importante anche i mezzi di comunicazione di massa e l’allungamento della
transizione nella vita adulta ha portato a parlare di moratoria psicosociale.
Infine, nelle società contemporanee è possibile parlare anche di socializzazione
terziaria (in relazione al prolungarsi della transizione alla vita adulta) o addirittura di
socializzazione continua (in relazione all’estensione delle fonti e dei contesti di
informazione) e ri-socializzazione (per quanto riguarda i ruoli nella terza età).
Socializzazione
La socializzazione non può però essere vista soltanto come il passaggio di consegne
da una generazione all’altra, in quanto consente anche, in modo indiretto, la persistenza
e il mantenimento di aspetti centrali di una data cultura.
Essa è però diversa dalla istituzionalizzazione che rappresenta il processo in base al
quale all’interno di una società alcune relazioni e azioni sociali vengono oggettivate e
quindi date per scontate e basilari per un determinato gruppo di individui.
Alla base dell’istituzionalizzazione vi è la consuetudinarietà che produce schemi fissi.
L’istituzionalizzazione contribuisce a garantire la persistenza e la conservazione
culturale indipendentemente dall’interiorizzazione, mentre abbiamo visto che
l’interiorizzazione è un processo importante della socializzazione.
Una volta che alcune relazioni e azioni sociali sono state istituzionalizzate esse
esistono sottoforma di sapere sociale che può essere trasmesso in quanto tale, anche
senza dover mettere per forza in gioco l’interiorizzazione.
Tuttavia vi sono alcune forme di persistenza culturale che per essere istituzionalizzate
hanno anche bisogno di essere legittimate. Esistono infatti diversi gradi di
istituzionalizzazione e quando il grado di istituzionalizzazione è basso o quel sistema di
regole e azioni sociali è poco persistente dal punto di vista culturale oppure necessita di
essere legittimato. Il processo di legittimazione fornisce giustificazioni e spiegazioni
che rendono soggettivamente plausibili le regole e le azioni sociali che sono state
istituzionalizzate. È un processo che ha funzioni cognitive e valutative: spiega l’ordine
istituzionale e al tempo stesso lo giustifica.
Famiglia e scuola
Bourdieu considera la socializzazione un processo biografico di
incorporazione delle disposizioni sociali – habitus – prodotte dalla
famiglia di origine e rinsaldate dall’insieme dei campi attraversati
dall’individuo nel corso della sua vita. Il ruolo del capitale culturale e
sociale è fondamentale
Bernstein
Gruppi sociali diversi adottano forme di comunicazione differenti: il
codice del linguaggio «ristretto» basato sull’uso di un lessico
contestualizzato presuppone un’omogeneità e una condivisione di
significati particolari attribuiti ai termini: è quello impiegato dalle famiglie
operaie.
Mentre il codice «elaborato» è connesso a significati decontestualizzati, validi universalmente, che possono essere negoziati in
base alle differenti aspettative e al tipo di interlocutori. I sistemi scolastici
adottano il codice «elaborato» e così favoriscono i figli delle classi
elevate.
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