Projet European Christmas tree Decoration Exchange Circolo Didattico Gallico anno scol. 2009/10 Nazione : Italia Regione : Calabria Provincia: R.C. Città: Reggio Calabria Nazione : Italia Regione : Calabria Provincia: R.C. Città: Reggio Calabria Circolo Didattico Gallico anno scol. 2009/10 " Dinnu tutti chi 'ji calabresi hannu 'a testa dura comu a nu muru, ma hannu nu cori randi comu a nu mari......“ ( Tutti dicono che i calabresi hanno la testa dura come un muro, ma hanno un cuore grande come il mare......) Everyone say that the calabresi are“stubborn person” but they have a big heart like the sea CALABRESELLA Nina ti vitt all'acqua chi lavavi e lu me cori si jinchiu d'amuri, mentre li panni a la sipaia 'ampravi ju t'arrubbai lu begghiu muccaturi. Calabrisella mia, Calabrisella mia Calabrisella mia, sciuri d'amuri. Io te lo dissi, me' caru papà, sta Calabrisella muriri mi fa’ Dintro a lu mio giardinu rosi bianchi nasciunu 'nta na festa di culuri, ma di li rosi tu rigina manchi sciatu dell'arma mia, sciuri d'amuri. Calabrisella mia, Calabrisella mia, Calabrisella mia, sciuri d'amuri. Io te lo dissi, me' caru papà, sta Calabrisella muriri mi fà. (due volte) Dintro a lu mio giardinu rosi bianchi nasciunu 'nta na festa di culuri, ma di li rosi tu rigina manchi sciatu dell'arma mia, sciuri d'amuri. Calabrisella mia, Calabrisella mia, Calabrisella mia, sciuri d'amuri. Io te lo dissi, me' caru papà, sta Calabrisella muriri mi fà. (due volte) Traduzione in italiano Nina ti ho visto alla fontana che lavavi, e il mio cuore è pieno d’amore Mentre i panni alla fontana lavavi io ti ho rubato il miglior fazzoletto. Calabrisella mia, calabrisella mia fiore d’amore Io te lo dissi caro papà Questa calabrisella morire mi fa. Dentro al mio giardino rose bianche Nasceva una festa di colori Ma delle rose tu sei la regina e manchi Fiato dell’anima mia, fiore d’amore. Ritornello Io te lo dissi caro papà Questa calabrisella morire mi fa. Tra un raggio di sole profumato di zagara, un aleggiare d’api, un gorgogliare argentino, di Tripodi Aurora Piccolo grande mondo dove lo sguardo posato unisce le coste alle montagne che si alternano lontano. Fascia di terra che si riflette nell’Azzurro dello Stretto e la Calabria s’ incontra alla Sicilia nell’incanto della Fata come Scilla rapì Cariddi. Vette azzurrine, spolverate di bianco quando l’aria è pungente, si stagliano nel cielo e, altre, scendendo al piano, adornate come spose, rivestite di spine colorate, fiancheggiano le strade serpentine. voli d’uccelli seguiti dai “Passi”, rapiscono, sotto corse di nuvole quando la terra si apre al sole di Maggio. Scorcio di terra splendente nel Verde, fasciato di catrame s’affaccia nel mondo: conche d’oro l’immergono nel suo interno e lo innalzano fuori,nel prestigioso nome. Piccolo immenso mondo, dove le campane che rintoccano sanno d’amicizia e il rispetto è dono d’amore, il culto sacro, eredità preziosa da padre in figlio. Gallico si estende in una ridente pianura situata sulla costa del MAR TIRRENO, circondata da amene collinette coltivate a vigneti ,agrumeti e oliveti con chiazze di querce, mandorli, peri, peschi , fichi d‘india, gelsi, cespugli di ginestre, agavi, cespugli di finocchio selvatico, di origano e siepi selvatiche. Fa parte del comune di Reggio Calabria; è situato nella parte nord della città, è costituito da una zona marina che si affaccia sullo Stretto di Messina (Gallico Marina) e da una collinare (Gallico Superiore). Ha una superficie pari a 8,97 chilometri quadrati, con una popolazione pari a 10.685 abitanti (dati fine 2006). È immerso tra il verde degli agrumeti e il mare con una spiaggia punteggiata di barche da pesca che consente una piacevole sosta, ricco di locali e ristoranti con specialità di pesce. Il clima è di tipo tipo temperato, caratterizzato durante il giorno da una gradevole brezza marina proveniente da Nord (sempre presente nel canale), mentre durante le ore notturne dalle correnti ascensionali che risalgono l'Aspromonte, specie lungo le vallate delle fiumare. L'inverno è mite e breve e le temperature raramente si avvicinano allo zero, con una media su base annua di 17.32 °C e una media annua delle precipitazioni piovose di 547,16 mm. Durante l'anno vi sono circa 300 giornate soleggiate su 365. Le origini di Gallico e del suo nome sono diverse . Secondo alcune fonti fu fondato dai Greci intorno all’anno 1000 A.C. quando questi, in seguito all’ondata migratoria, si collocarono alla periferia di Calomeno (Balconata) e hanno lasciato un notevole influsso linguistico, sia dal punto di vista lessicale che morfo-sintattico che sono ancora oggi notabili in molte parole dialettali . Secondo altre, risale all’epoca Romana poichè sulla costa di Gallico Marina, lungo la via Popilia, detta così dal console Popilio che la fece costruire, sorgeva “la colonna” che indicava una stazione di rifornimento e che fu distrutta nel medioevo durante l’invasione dei longobardi. Per quanto riguarda l’origine del nome “Gallico” ,si dice che esso derivi dal termine antico “HALYKOS” (fiume salato), nome dato alla località dai Francesi, che proprio qui si accamparono,durante la guerra contro gli Spagnoli. Un’altra ipotesi, è quella che, riferendosi alle “EGLOGHE” di Virgilio, fa derivare il nome dal generale romano, Caio Cornelio Gallo. Secondo ancora un’altra ipotesi, il nome Gallico si fa riferire a GLAUCUS “pescatore mitologico della Beozia, divenuto semidio per aver mangiato le alghe marine. Stando alle antiche tradizioni del posto, Gallico ha il suo nucleo originario nell’odierna frazione di Santa Domenica che sorge alle spalle di Gallico. Nei secoli passati la popolazione della vallata del Gallico, (oltre ad essere conquistata dagli antichi Fenici, dagli Arabi, dai Greci acc.. ) subì molte razzie di barbari, di pirati turchi e saraceni i quali, oltre a distruggere il paese rubavano qualsiasi cosa, sequestravano uomini, donne e bambini per portarli in altre terre come schiavi . Infatti , quando nel 936 gli Arabi scelsero le case di Sambatello come covo per le loro scorrerie nelle zone vicine, la parte marina di Gallico cominciò ad essere invasa dalle schiere Saracene mandate dalla Sicilia da Emiro, i quali assalirono la costa Calabra e si ritirarono portando con loro bottino e prigionieri. Nel 914 la costa calabra fu invasa di nuovo ad opera di Ibu Qurhub,che fece strage tra la popolazione. Finalmente, nel 950 i reggini, stanchi e affamati, assalirono il paese dove si erano arroccati i Saraceni e li scacciarono definitivamente. Tutti questi attacchi, che lasciavano gli abitanti in miseria, causarono nel territorio una sorta di flusso migratorio interno della popolazione che fu costretta a rifugiarsi nelle colline, al riparo di fortificazioni e rifugi. Come se non bastasse, nel corso dei secoli, gli abitanti di Gallico e delle zone limitrofe subirono molte calamità naturali : i terribili terremoti del 1783 e del 1908; le terribili pestilenze del 1884 e del 1916 ( febbre spagnola ); le alluvioni del 1827, del 1860 e del 1880 che distrussero continuamente il paese e la sua popolazione. Fu durante questi anni e precisamente dal 1861 fino al 1927, Gallico fu costituito comune a sé. Nel 1902 fu nominato per la prima volta sindaco Antonio Trapani Lombardo che dedicò tanta parte della sua vita e dei sui mezzi per ricostruire civilmente Gallico , ma nel 1927 Gallico fu privata della sua indipendenza e fu annesso al Comune di Reggio Calabria per costituire la “Grande Reggio”. Tracce del passato storico di Gallico possono essere rinvenute nella presenza di antichi palazzi ancora oggi esistenti. L’economia di Gallico è strettamente collegata alla conformazione del suolo, all’aspetto orografico, idrografico alla posizione geografica, alle eventuali ricchezze del suolo e del sottosuolo. Sicuramente i primi abitanti hanno lottato per strappare alla terra, alquanto montagnosa, ma soprattutto al mare che la circonda, tutto ciò che poteva dar loro la possibilità di vivere in condizioni sempre migliori. I gallicesi approfittando della ricchezza faunistica e flouristica dei fondali sono stati, nei secoli, dei bravi pescatori sempre pronti ad escogitare e perfezionare nuovi e proficui metodi di pesca . Inoltre, a causa dell’alto indice di disoccupazione, dovuto alla mancanza di industrie e al fenomeno dell’emigrazione, si sono rivolti ai prodotti del mare in modo artigianale e non, per dare un impulso all’ economia famigliare e a quella regionale, tant’è che l’industria conserviera del pesce, con tutti i suoi risvolti, è divenuta una delle voci più importanti dell’economia locale e regionale. Non a caso Domenico Modugno, visitando le nostre coste, abbagliato dalla bellezza del mare e dalla singolare e unica pesca del pescespada scrisse: Ma Gallico possiede un’altra ricchezza : gli agrumi . Essi sono il frutto di una terra ancora incontaminata, e il sapore ricco del sole, l’odore dei pascoli, i colori caldi dei paesaggi, si mescolano per creare quelle caratteristiche presenti solo nei prodotti “made in Calabria”. Gustare un frutto calabrese è una festa anche per il palato più esigente. Gallico, è anche ricco di tradizione e di folklore; durante l’anno infatti, si alternano e si susseguono feste dedicate alla Madonna di porto Salvo , alla Madonna delle Grazie, al mare ,a Sant’ Antonio…..ma quando si avvicina la festa dell’Immacolata, l’8 dicembre, cominciano le novene , il paese si prepara religiosamente e calorosamente all’arrivo del Santo Natale, contrassegnato ancora da profonde tradizioni e nonostante gli adolescenti siano più propensi al consumismo , i genitori e i nonni riescono a trasmettere loro il valore più importante dell’esistenza umana: il valore della famiglia . In quasi tutte le case oltre alla preparazione del tradizionale albero , ci si mette in movimento per preparare ancora una volta il presepe e raccontare simbolicamente la storia della Santa Natività e dei valori da essa derivanti. Ogni giorno gli zampognari con le loro zampogne e con le loro nenie passano di casa in casa cantando: Mo’ veni Natali Ora arriva il Natale Non haiu dinari, non ho denari, Mi pigghiu la pipa prendo la pipa E mi mentu a fumari. e mi metto a fumare.) Mentre le mamme e le nonne intanto si danno da fare per preparare i tipici dolci: “i petrali”, ( dolci di pastafrolla ripieni a forma di mezzaluna, con all'interno un ripieno ottenuto facendo macerare per molti giorni nel vin cotto e nel caffè zuccherato un tritato di fichi secchi, noci, mandorle, buccia di arancia e di mandarino. L'esterno è di solito guarnito con una spennellata di rosso d'uovo sbattuto e diavoletti colorati (piccole palline di zucchero colorate); alternativamente posso essere guarniti con glassa di zucchero, con cioccolato fondente o cioccolato bianco). “i fica chini” (sono fichi secchi imbottiti di noci, buccia di mandarino e di arancia e poi ricoperti di cioccolato fondente) “I fica a crucetta” (sono fichi fatti appassire al sole , imbottiti come i fichi ripieni e poi richiusi a forma di croce) “u turruni” (composto da un impasto di albume d'uovo, miele e zucchero, farcito con mandorle o nocciole, spesso ricoperto da due ostie). “ Scorci d’agrumi canditi” (sono bucce di diversi agrumi che vengono canditi e a piacere immersi nel cioccolato) I bambini si riuniscono nelle case a giocare a tombola o a carte o ad ascoltare le vecchie fiabe dai nonni e …………….. A tumbula Nc'e' 'u maritu cu 'a mugghjieri... Chi ‘nchjanàstivu: ‘nu dui ? N’o sapiti, o cavalèri ? Basta cu ‘u sapiti vui... Setti, ‘a zappa, e ‘u porceuzzu quattru, e undici i candìli... Ambu!- - E siti vui ‘nu puzzu Non inchìtimi di pillhu ! Eccu i diavuli du ‘mfernu... ...'Mu vi pigghjanu ! ... Chi vvòi ? Aspettàti: fici ternu! 'A facìmu 'na 'mbiscata ? Ma... nescìru 'u ciucciu e 'u boi ? Pari 'a fera da Nunziata !... La tombola C’è il marito con la moglie... Che avete estratto: un due ? Non lo sapete, cavaliere ? Basta che lo sappiate voi... Sette, la zappa, e il porcellino quattro, e undici le candele... Ambo ! - - E voi siete un pozzo ! Non riempitemi di chiacchiere ! Ecco i diavoli dell’inferno... Che vi piglino !... Che vuoi ? Aspettate, ho fatto terno ! La facciamo una mescolata ? Ma sono usciti l’asino e il bue ? Sembra la fiera dell’Annunciata... …scuola cominciano con grande gioia ed entusiasmo a preparare con le loro mani i regali per i genitori E finalmente arriva il grande giorno , in ogni casa fervono gli ultimi preparativi per i regali da mettere sotto l’albero, la cena della Vigilia e il pranzo di Natale! La cena di Natale prevede secondo tradizione che si mangino almeno 13 pietanze basate su alimenti poveri ed essenziali. Si comincia con diversi antipasti a base di magro e di fritture di pesce, il “pescestocco a ghiotta con il covolfiore, pasta con il capitone o con le vongole, i Crispeddhi, i Carciofi in tortiera,frutta secca di ogni genere, mandarini clementine , fichi d’india, petrali, torrone, panettone e di buon augurio non può mancare la pignolata con il miele; il tutto accompagnato da un buon CIRO’ bianco. A mezzanotte infine tutta la famiglia (lascia la tavola apparecchiata perché secondo la credenza popolare durante la notte, gli angeli che annunciano la nascita di Gesù, passano di casa in casa a mangiare e a benedire la casa) e tutti insieme ci si reca in Chiesa a pregare e ad aspettare GESU’. …… è finita la Santa Messa tutti in strada a festeggiare e a scambiarsi gli auguri di ……