La comunicazione come discorso
La comunicazione è un’attività pervasiva che attraversa le
innumerevoli forma della vita umana.
Nello scambio fra due o più persone, la comunicazione si
configura come DISCORSO, ossia come l’attività sociale
con cui produciamo e condividiamo significati.
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La comunicazione è:
condivisione di significati e partecipazione nella costruzione di
percorsi di senso fra due o più soggetti.
La comunicazione non è:
un dato, ma è un processo che presenta caratteristiche di
stabilità e che è soggetta a continue variazioni e cambiamenti.
Il luogo della comunicazione è quindi nello spazio tra
ESSERE e DIVENIRE.
Essere una certa evidenza e simultaneamente trasformarsi in
qualcosa d’altro.
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La comunicazione è discorso, ossia etimologicamente
“correre qua e la”.
Comunicare è “discorrere” poiché nella comunicazione non vi
sono né ordine logico né necessità matematica, ma si passa da
un argomento all’altro in modo apparentemente casuale e
disordinato.
In questa prospettiva :
Discorso è una pratica sociale di produzione di senso in
riferimento a persone, eventi, idee e cose.
E’ dire qualcosa a proposito di qualcosa d’altro adottando un certo
punto di vista.
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La produzione dei significati è un processo relazionale
l’esito di pratiche sociali connesse in modo dialettico con altri
elementi della realtà.
Di conseguenza:
ogni discorso non è mai neutro ma è sempre la creazione di un
percorso di senso in funzione del momento contingente e delle
appartenenze sociali, istituzionali e culturali.
Il discorso non va inteso come la manifestazione di una
precedente realtà ma è costitutivo della realtà stessa nel momento
in cui la esprime.
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Le origini dello studio del discorso
Nel 1978 gli studiosi hanno attuato uno spostamento dell’attenzione dallo
studio della frase a quello del discorso e ciò ha consentito di conoscere meglio
una serie di fenomeni:
• il ricordo delle proposizioni di un testo è influenzato dal loro livello di gerarchia
• la differenza fra una informazione già data e una nuova è segnalata dal tempo di
lettura e di comprensione
• la struttura di un discorso organizzata secondo la grammatica delle storie favorisce il
ricordo e la sintesi
• l’organizzazione retorica di un discorso facilita l’abilità espositiva nel parlante e la
capacità di fare inferenze nel destinatario
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L’analisi del discorso segna il passaggio
DALLA
grammatica del testo: studio della coerenza semantica e sintattica fra le frasi
attraverso il riconoscimento delle relazioni locali fra di esse esistenti
(microstrutture )
ALLA
elaborazione del testo: considerazione ai rapporti fra testo e contesto poiché
la comprensione di un testo non dipende dalle singole frasi isolate, ma dalla
totalità del testo (macrostrutture).
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L’attenzione si focalizza ulteriormente
sul discorso in quanto processo
ossia come attività eminentemente umana che consiste nel comprendere,
produrre, riprodurre, comporre, ricordare, sintetizzare, scomporre e
riaggiustare le diverse componenti di un discorso.
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Il punto di vista della etnometodologia
• attenzione focalizzata sugli scambi interattivi e comunicativi fra due o più
soggetti nel corso della vita di tutti i giorni
• etno = conoscenza “etnica”, propria del senso comune; metodologia =
ragionamento pratico a cui fanno ricorso i membri di una società nel
costruire e valutare azioni ed eventi
• assunto di partenza: le attività attraverso cui le persone producono e
gestiscono le relazioni quotidiane sono identiche ai procedimenti usati dai
membri della comunità medesima per renderle “spiegabili” (accountable)
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Caratteristiche fondamentali delle pratiche quotidiane
Indessicalità
Riflessività
legame inestricabile delle pratiche
quotidiane (e del loro significato) con il
contesto d’uso
legame fra il “fare società” (le pratiche
concrete quotidiane) e lo “spiegare la
società” (le categorie per comprendere
tali pratiche)
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Programma dell’etnometodologia:
• analizzare le proprietà formali del ragionamento pratico
 i dati vanno inseriti nel loro contesto per essere
compresi e spiegati
 non vi sono norme ma “glosse”, che rendono
interpretabile il significato di quanto sta accadendo
 si ricerca il senso delle pratiche concrete quotidiane
 tali pratiche sono procedure da costruire, ricostruire e,
di volta in volta, portare a compimento
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Importanza attribuita dall’etnometodologia allo studio delle pratiche
discorsive e della conversazione
regole che governano la conversazione
Procedure ad hoc
Pratiche di glossa
collegano a un contesto specifico gli disambiguano la comunicazione e
aspetti razionali del proprio agire
mostrano come essa vada intesa
sociale, con particolare attenzione
da parte di chi vi partecipa
alle norme
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La psicologia discorsiva
Psicologia discorsiva: studio sistematico dei processi psicologici sottesi
all’attività discorsiva degli esseri umani.
Scopo della psicologia discorsiva: analizzare in che modo i discorsi sono
costruiti, come si svolgono e che esiti pragmatici producono.
La psicologia discorsiva implica un superamento del cognitivismo: insiste più
sull’azione che sulla cognizione.
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L’attività umana porta gli individui a orientarsi attivamente verso date condizioni di
realtà, scegliendo concretamente una certa sequenza di azioni e mostrando un proprio
potere casuale.
Nello stesso tempo, essi formulano le proprie credenze e provano emozioni che rendono
comprensibili e spiegabili le loro azioni.
Tutto questo si manifesta in modo ostensibile nei discorsi fatti fra le persone.
Di conseguenza:
il discorso è un’attività inestricabile dalle categorie e dagli orientamenti mentali dei
partecipanti.
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La psicologia discorsiva ha quindi una natura costruttivistica in senso lato,
poiché le categorie, come pure le spiegazioni impiegate dai parlanti, sono da
loro «costruite» ed elaborate
La psicologia discorsiva ha portato a una revisione del concetto di
Atteggiamento
inteso come «posizionamento» e dispositivo comunicativo in quanto esprime il
proprio orientamento ideologico su un certo ambito.
Costituisce una «pratica valutativa», in quanto manifesta la propria posizione
nell’attribuire valori e nel fornire giudizi su ciò di cui si sta parlando.
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Billig ha posto in evidenza la funzione retorica del discorso
Quando le persone parlano non seguono le regole della logica formale, ma
fanno ricorso a mezzi comunicativi utili per convincere gli altri
Il discorso presenta un’organizzazione retorica nella:
• disposizione degli argomenti,
• nella scelta delle parole e delle frasi,
• nell’enfasi da porre a certi segmenti del discorso piuttosto che ad altri.
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La psicologia discorsiva oggi
Lo studio del discorso oggi assume un carattere interdisciplinare interagendo
con le:
• neuroscienze: rilevazione dei potenziali evocati al fine d’identificare le aree
cerebrali che partecipano in modo elettivo a specifiche attività discorsive
• linguistica computazionale: si applica su un dato corpus, ossia sulla
raccolta di protocolli di scambi che siano rilevanti ai fini di una particolare
ricerca, poi, facendo ricorso a precisi procedimenti statistici, la linguistica è in
grado di classificare un corpus secondo numerosi e distinti parametri discorsivi
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• informatica: sviluppo di agenti virtuali intelligenti, capaci di comunicare e di
conversare in modo analogo a quanto avviene in una conversazione naturale
• psicologia della cultura: diventare membro di una cultura significa capire e
partecipare ai discorsi di quella cultura . Conoscere i discorsi di una cultura
significa conoscere gli standard e le pratiche che regolano l’interazione
comunicativa fra i parlanti
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Il discorso come costruzione sociale della realtà
Costruzionismo sociale (socio-costruzionismo): pone in evidenza il
primato delle pratiche relazionali, sociali e conversazionali come fonte di
conoscenza.
La costruzione della conoscenza è un processo corale e collettivo, condiviso
dai partecipanti.
Il costruzionismo sociale è fatto coincidere da parte di alcuni studiosi con la
psicologia postmoderna, che sostiene che i soggetti procedono alla
creazione (più che alla scoperta) della loro realtà personale e sociale.
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Il costruzionismo sociale attribuisce grande importanza:
• al linguaggio
• al discorso
Il modo in cui le persone parlano di se stesse e del proprio mondo determina
la natura della loro esperienza.
Le pratiche discorsive
Tracciano l’orizzonte di
riferimento di ciò che le
persone considerano
come reale
Producono importanti
effetti pragmatici nella
gestione delle relazioni
di potere
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Analisi critica del discorso
(critical discourse analysis, CDA) [Fairclough 1989, 1991; van Dijk 1991]
La CDA è un indirizzo di studio che:
• partecipa attivamente ai dibattiti sociali
• si propone di scoprire le reti delle pratiche discorsive implicate nei
processi di decisione a livello sociale e istituzionale
• costituisce l’esito convergente di una successione di modelli
interpretativi del discorso proposti da diversi studiosi
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La CDA fa riferimento in particolare :
al dialogismo di Bachtin
alla prospettiva di Foucault
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Principali premesse teoriche all’analisi critica del discorso
1.Il dialogismo di Bachtin
Teoria del dialogismo: il significato di un testo non è determinato solo
dal suo autore, bensì dalla relazione con il suo destinatario
• concetto di eteroglossia (o eterofonia): evidenzia la trama polifonica
sottesa all’atto enunciativo
• il significato linguistico di una parola è una mera potenzialità; si
realizza soltanto quando quella parola incontra un “contesto di
enunciazione”, che è determinato nella sua unicità, per cui quella
parola diventa il “tema” e il fuoco di un atto comunicativo globale
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Il “Circolo di Bachtin”
Discorso
Generi primari
danno forma alla comunicazione
verbale così come si realizza
nell’immediatezza della vita
quotidiana
Generi secondari
impegnano i formati del flusso
culturale così come sono
variamente costituiti dalle modalità
di interazione istituzionale, dalle
pratiche letterarie e dai programmi
mass mediatici
“L’espressione organizza l’esperienza. L’espressione è ciò che
per prima dà all’esperienza la sua forma e la sua specificità di
senso” (Bachtin)
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2. La teoria sociale di Foucault
Foucault:
• era interessato all’origine dei processi discorsivi
• procede a una inversione fra soggetto e discorso: il soggetto deve
conformarsi alle condizioni dettate dal discorso prima di potersene servire.
Di conseguenza
• il significato non trae origine dal parlante, ma è generato dalle regole di
formazione dei discorsi
• l’identità sociale del soggetto è «frammentata» in funzione dei discorsi
praticati
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Foucault:
• si sofferma sulla importanza decisiva del potere, inteso come forma
capillare che pervade ogni tipo d’interazione sociale. Gli individui sono
sempre nella condizione di subire ed esercitare fra loro varie forme di potere
• la regolarità delle cose, una volta enunciata, attribuisce alla parvenza di
razionalità il valore di comando.
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In questo ambito, assumono particolare rilevanza due «tecniche discorsive»
dominanti:
a) la confessione (per esempio, il counseling e il colloquio nelle sue varie forme,
come il colloquio medico-paziente, la psicoterapia ecc.)
b) l’esame (ossia la rilevanza attribuita alla raccolta «discorsiva» d’informazioni
come pratica quotidiana, impiegata nei diversi ambiti sociali e istituzionali).
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L’approccio socio-cognitivo di van Dijk
• van Dijk: Analisi Critica del Discorso (ACD)
analizza, comprende e affronta i problemi sociali
Scopo: focalizzare il ruolo del discorso nella produzione e riproduzione
dell’abuso del potere e delle varie forme di disuguaglianza sociale
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• Van Dijk:
parte dall’assunto che esista un intreccio profondo fra struttura del discorso
e struttura della società: le pratiche discorsive
riflettono l’assetto
sociale
contribuiscono in modo costitutivo
a generare e a modificare l’assetto
sociale stesso
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Ogni discorso presenta una interfaccia socio-cognitiva, in quanto manifesta un
certo modo di rappresentarsi gli eventi umani.
van Dijk distingue fra:
- la conoscenza personale (che fa riferimento a eventi personali e specifici)
- la conoscenza di gruppo (caratteristica di una organizzazione, di un partito ecc.)
- la conoscenza culturale (condivisa da tutti i componenti di una certa società)
I discorsi, pertanto, sono simili a iceberg, in cui solo specifiche forme esplicite
di conoscenza sono espresse e in cui le conoscenze presupposte sono
implicite e date per scontate.
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In ogni discorso è rintracciabile una certa ideologia
Ideologia: ossia un sistema di credenze e di opinioni, condivise dai membri di
un gruppo, in grado di rappresentare e «spiegare» gli accadimenti.
Fra le diverse ideologie, il razzismo e il fondamentalismo costituiscono due
forme ideologiche particolarmente rilevanti e pericolose.
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microstrutture locali: indicano gli argomenti affrontati nel corso di un dato discorso
macrostrutture semantiche: ciò di cui parla il discorso (aboutness) e forniscono il
suo significato globale. Esse non sono direttamente
evidenti ma rimandano ai modelli mentali sottesi al
discorso
modelli del contesto
modelli degli eventi
le rappresentazioni che fanno
riferimento all’insieme delle
proprietà della situazione
discorsiva in atto
le rappresentazioni mentali
concernenti i fatti e i modi
con cui tali fatti sono
definiti e interpretati
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La prospettiva dialettica di Fairclough
Fairclough:
- mantiene una posizione improntata al realismo critico (o analitico)
riconoscimento che la conoscenza, pur essendo parzialmente costruita dal
soggetto, in quanto adotta un certo punto di vista, rimanda a eventi, situazioni
e pratiche sociali, che mantengono la loro consistenza e la loro solidità
- prevede un confronto continuo e uno scambio interdipendente fra:
forza ed efficacia
dei discorsi
condizioni del mondo
sociale dall’altro
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I discorsi sono una pratica sociale in tre sensi generali:
a) sono rappresentazioni della vita sociale caratterizzate da un certo
posizionamento
b) costituiscono generi, ossia modi di operare, d’interagire e di vivere la vita
sociale
c) caratterizzano stili, ossia modi di essere nella definizione della propria
identità
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La prospettiva dialettica di Fairclough (continua)
Strutture sociali astratte
Pratiche sociali
Eventi concreti
mediano la relazione tra
•
costituiscono forme relativamente stabili di azione sociale
• definiscono l’Ordine sociale
Si riflette nel
Ordine del discorso
prodotto dal modo in cui le rappresentazioni, i generi e gli stili s’intrecciano fra loro
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Enunciazione e argomentazione
Enunciazione e assunzione di prospettiva
Scuola di Praga: distinzione fra tema (delimita l’ambito del
discorso) e rema (vertice della significazione del discorso)
Rapporto fra enunciazione e assunzione di prospettiva:
selezione dei percorsi comunicativi e dei mezzi espressivi
adeguati alla situazione
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Argomentazione e retorica
• Argomento: prova per dimostrare la verità di un’asserzione
(conclusione), in base alla verità di un insieme di altre asserzioni
(premesse)
• Nuova retorica: combinazione fra attenzione al discorso e logica
• Passaggio da teoria della dimostrazione a teoria
dell’argomentazione: orientamento alla nuova retorica e alla
persuasione
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Analisi della conversazione
Si propone di individuare la “grammatica” della conversazione
e di rendere leggibili i diversi fenomeni comunicativi che sono
sottesi a questo processo ricorrente
Conversazione: forme più o meno familiari di interazioni discorsive in
cui due o più partecipanti si alternano spontaneamente a parlare e a
manifestare il proprio punto di vista
• attività polifonica che occupa buona parte del nostro tempo
• pratica comunicativa complessa e caotica in apparenza
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Organizzazione complessiva della conversazione
• variabilità e flessibilità della conversazione attività comunicativa
che si adatta a una gamma oltremodo estesa di situazioni e a una
grande varietà di contesti
• la conversazione ha una organizzazione complessiva che risponde
a una definita struttura e che segue precisi standard culturali
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Una conversazione è caratterizzata da diverse fasi:
• la sezione di apertura: comprende l’avvio della conversazione
grazie all’iniziativa di uno dei partecipanti con i saluti che possono
essere più o meno formali
 i saluti rispondono a definite regole di “buona cortesia”
 servono a stabilire il contatto informale di avvio
 implicano il riconoscimento immediato reciproco fra
persone con un sufficiente grado di vicinanza sociale
 diventa possibile giungere alla reciproca identificazione
come premessa per la prosecuzione della conversazione
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• sviluppo di uno o più argomenti a cui i partecipanti sono
interessati
 impegno comunicativo diretto e personale dei partecipanti,
soprattutto se sono due
 associazione libera: l’articolazione degli argomenti risulta
piuttosto casuale
 contiguità temporale con cui sono legati gli argomenti: garantisce
il valore di spontaneità e di libertà della conversazione
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 potenziale di continuità di un argomento affrontato entro un certo
turno, tale da essere proseguito anche nel turno successivo
 inerzia comunicativa dell’argomento, predispone l’altro a
continuare nel medesimo ambito
 fuoco comunicativo, la cui condivisione è la premessa per
l’individuazione del percorso di senso
 cambiamento di argomento, segnalato e marcato sul piano
comunicativo a livello verbale e non verbale
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• sezione di chiusura: di norma, è prevista una conclusione
dolce, con la presenza di coppie adiacenti simmetriche
 la ripetizione simmetrica di frasi di commiato serve a
gestire il momento della chiusura che comporta
un’esperienza di separazione, anche se momentanea
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L’avvicendamento dei turni
Si ha una conversazione quando si ha un avvicendamento dei turni:
in una conversazione a due, il partecipante A parla, poi si ferma, l’altro
partecipante B inizia a parlare e poi si ferma, riprende A e così via
secondo una sequenza del tipo A-B-A-B ecc.
• le sovrapposizioni fra i due parlanti coprono meno del 5% del parlato
Sistema a gestione locale: consente un’alternanza regolare e fluida
dei turni
• ogni parlante è responsabile della costruzione del turno, inteso come
l’unità minima di parole compresa fra due possibili segnali di intesa fra i
partecipanti
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• Punto di rilevanza transizionale (PRT): punto in cui i partecipanti
possono avvicendarsi nel turno
• tale passaggio è regolato dalla norma della minimizzazione della
pausa fra i turni (gap)
• i PRT sono governati da una serie di regole che consentono uno
spazio di negoziazione fra i parlanti medesimi
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Principi che regolano i PRT:
• conservazione del turno
 aumento dell’intensità vocale; profilo di intensità ascendente
 incremento della velocità di articolazione
 uso di pause piene (il parlante segnala che ha finito un pensiero
ma che non ha ancora terminato di parlare)
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• Cessione del turno
 uso di pause vuote che si alternano ai segmenti di suono
 rallentamento del ritmo dell’eloquio
 abbassamento della tonalità della voce
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• Richiesta di turno
 uso di segnali vocali caratteristici quali gli inizi balbettanti (slutter
start), inseriti nella conversazione mentre il parlante continua a
tenere il suo turno
 incremento del ritmo dei cenni di assenso del capo e dei commenti
vocali non verbali
 se ciò non bastasse, aumento del volume della voce in modo da
superare, per intensità, quella del parlante
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• Rifiuto del turno
 uso di segnali di ritorno (back-channel system) che diano un
sostegno positivo alla prosecuzione del turno da parte del
parlante, quali
o cenni di assenso del capo
o espressioni facciali di approvazione
o uso dello sguardo e di vocalizzazioni quali “ah, aha”
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• Conversazione continua o discontinua
È data dalla frequenza e dalla durata dei periodi di silenzio fra un
turno e quello successivo
 silenzio interno: pausa che non va interrotta da altri
 silenzio situato in un punto di transizione: interruzione della
continuità del parlato
 silenzio prolungato:rende difficoltosa la conversazione, crea
imbarazzo, indica atteggiamento negativi
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Questo sistema consente di evitare le sovrapposizioni. Qualora si
verifichino, entra in gioco un sistema di risoluzione rapida (uno dei
parlanti si ritrae e la persona designata a parlare sintetizza la parte
resa incomprensibile dalla sovrapposizione)
Sistema variabile di segnali non verbali (sguardo, espressioni facciali,
qualità soprasegmentali della voce): regola l’alternanza dei turni
Processo di negoziazione comunicativa: far convergere e sintonizzare
interessi, stili, atteggiamenti, tratti di personalità differenti in un’attività
di mutua partecipazione
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Sequenze complementari: processo conversazionale a gestione
locale; coppie comunicative domanda/risposta, saluti/saluti,
invito/accettazione, scusa/minimizzazione. Alcune proprietà:
• sono normalmente adiacenti fra loro
• sono prodotte da parlanti diversi
• prevedono una distinzione di ordine fra la “prima parte” e la “parte
complementare” (o complemento)
• costituiscono routine comunicative, in quanto una prima parte
richiede necessariamente il complemento
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Il concetto di “preferenza”
E’ da intendersi a livello comunicativo come marcatezza:
• i complementi preferenziali sono “non marcati” (semplici e
fluenti)
• i complementi non preferenziali sono “marcati” (più elaborati
e complessi)
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Secondi turni non preferenziali
Sono marcati a livello comunicativo da una serie di indizi:
• indugio tramite le pause e gli inserti
• prefazione come l’annuncio di turni non preferenziali
quale ‘beh’, la manifestazione di scuse ecc.
• spiegazione come giustificazione del proprio rifiuto
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Marcatezza comunicativa: consente all’interlocutore di gestire in
modo meno dirompente sul piano relazionale l’esplicitazione del
rifiuto a un invito o a una domanda
L’analisi delle sequenze complementari pone in evidenza che nella
conversazione compaiono dei vincoli comunicativi che occorre
tenere presenti
I vincoli si possono trasformare in opportunità: offrono gradi di libertà
ai partecipanti grazie ai quali sono in grado di declinare le loro
mosse a proprio vantaggio per raggiungere i loro scopi
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Le sequenze preferenziali e la correzione
Correzione: serve a mantenere la continuità della conversazione e
ad affrontare eventuali incomprensioni
Ordine di correzione previsto dalle sequenze preferenziali:
• autocorrezione spontanea
• correzione sollecitata attraverso l’iniziatore di correzione nel
turno successivo
• correzione richiesta dall’interlocutore
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Le pre-sequenze
Scambi conversazionali che prevedono dei turni preliminari
L’appello iniziale (preliminare) di A precede il turno successivo in
cui spiega la ragione dell’appello medesimo
La logica comunicativa è la seguente: a) una domanda preliminare
volta ad accertare se è soddisfatta una certa precondizione, b1)
l’indicazione che tale precondizione è soddisfatta, c1) attuazione
della proposta e dell’invito da parte del parlante; oppure: b2) la
precondizione non è soddisfatta, c2) l’invito da parte del parlante
non si realizza
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Organizzazione conversazionale dei pre-annunci:
a) il turno preliminare serve ad attivare l’attenzione, l’interesse e la
partecipazione dell’interlocutore
b) la risposta di quest’ultimo risulta positiva
c) il parlante ha modo di esprimere al meglio la notizia preannunciata
I pre-annunci, oltre a focalizzare l’attenzione dell’interlocutore,
servono a garantire al parlante il turno successivo e a consentirgli uno
spazio notevole proporzionale all’importanza della notizia da riferire
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Le pre-richieste
• Sono funzionali per la gestione delle richieste che costituiscono
uno scambio delicato fra i partecipanti, in quanto, accanto al loro
accoglimento, possono dare luogo a forme di rifiuto
• Hanno un preciso valore di negoziazione comunicativa: precedono
la richiesta e danno la possibilità al parlante di valutare se formulare
o meno la richiesta medesima in funzione della risposta
dell’interlocutore
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Variazioni culturali nella conversazione
La conversazione è un sistema comunicativo universale ( si ritrova
presso tutte le culture); tuttavia, un’analisi comparata della
conversazione pone in evidenza la presenza di rilevanti e sistematiche
variazioni culturali
• in termini di loquacità e di frequenza nell’attività del conversare
(culture loquaci vs culture del silenzio)
• in termini di gerarchia sociale (maggiore/minore peso dello status
sociale)
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Variazioni culturali nella conversazione (continua)
• in termini di gestione delle coppie adiacenti (forme di precedenza
nel rivolgersi i saluti e nella coppia domanda/risposta sono differenti
nelle diverse culture)
• nella sezione di chiusura (formule di ringraziamento
doverose/proibite)
• in termini di pausa fra un turno e l’altro
• in termini di sovrapposizione dei turni
Le diverse culture elaborano e sviluppano dei sistemi locali
di conversazione (presenza di importanti e significative
differenze), fermo restando un impianto di fondo universale
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